Mar de la Plata – Sudamerica contro l’uragano Alca

Una volta tanto, il Presidente Bush non solo ha pronunciato una frase mediamente comprensibile, ma ha visto anche giusto. Al suo arrivo a Mar del Plata, per la “IV Cumbre de las Américas”, che riuniva 34 capi di stato, rivolgendosi al Presidente argentino Kirchner ha detto: “Non è facile ospitare tutti questi paesi e, in particolare, non è facile ospitare me”.
Alla fine della giornata, gli eventi gli avrebbero dato ragione.


Una lunga giornata distinta dalla “Cumbre de los pueblos de América” in opposizione a quella ufficiale, una riunione con più di 30.000 partecipanti, proteste pacifiche e anche disordini provocati dai tentativi di oltrepassare la “zona rossa”, le recinzioni di ferro con cui sono stati chiusi 250 isolati intorno alla sede dell’incontro.
La stampa con poche eccezioni ha dato una versione di colore, ponendo al centro dell’attenzione solo le dichiarazioni di Diego Armando Maradona e il discorso fiume del presidente del Venezuela Chavez. Ma ha sottaciuto gli aspetti più rilevanti dell’evento.
La “Cumbre de los pueblos de América”, una specie di contro-vertice ”ha richiamato centinaia di organismi sociali, gruppi umanitari e ambientalisti, sindacati, organizzazioni dei disoccupati e movimenti indigeni, intellettuali e artisti”. (Maurizio Matteuzzi, il Manifesto, 4 novembre). E’ stato convocato, non per protestare genericamente contro la riunione dei capi di stato, ma per opporsi, come scrive Pagina 12, un giornale di Buenos Aires, all’ ondata conservatrice che “si è abbattuta sull’America Latina, come un uragano di quinto grado, distribuendo miseria (200 milioni di poveri attuali, quasi la metà nell’indigenza) e concentrando la ricchezza in poche mani”. Per opporsi, in particolare, all’ALCA (Area de Libre Comercio para las Américas), un progetto di integrazione regionale sostenuto dagli Stati Uniti. Un “libero commercio” di stampo neoliberale, interamente asimmetrico, che porrebbe le deboli economie latinoamericane in condizioni di ancor maggiore dipendenza, incompatibile con altri accordi di integrazioni regionali (Mercosur) e che renderebbe più difficili le attività delle aziende europee nella regione.
Al vertice dei capi di stato, sebbene un gruppo di 29 paesi guidati dagli Stati Uniti fosse propenso a riprendere in considerazione le negoziazioni sull’ALCA, che da quasi due anni sono in letargo, il rifiuto degli altri cinque paesi (Brasile, Argentina, Venezuela, Paraguay e Uruguay) che insieme rappresentano il 75 percento del prodotto lordo dell’America del Sud, ha di fatto bloccato questa iniziativa.
Quindi, per Bush, al minimo della credibilità nel suo paese, il risultato della “Cumbre” è anche stato un clamoroso fallimento politico nella regione considerata da sempre “il suo cortile interno”. Ci vuole una buona dose di ottimismo, ma forse è un segno di che un altro mondo è possibile.
(Oscar Itzcovich)