Un dialogo – Uso, riuso e abuso

L’altra sera, all’uscita da Villa Croce, dove avevo assistito, o meglio, partecipato, ai “Figli dell’Uranio”, mentre parlavo delle emozioni provate, in quei tre quarti d’ora, dai miei cinque sensi, per non parlar dei piedi, dopo altrettanto tempo di coda per entrare -prenotazioni niente?-, ho ripensato ad alcune cose, che con lo spettacolo c’entrano marginalmente. Sono questioni che rimugino da qualche tempo e poiché le vivo, schizofrenicamente, quasi ogni giorno, per i ruoli che ho svolto e svolgo nel mio mestiere, ho pensato di descriverle sotto forma di dialogo.


Partecipano:
Il Conservatore (anche un po’ genovese) ed il Creativo (ovviamente internazionale, ma sempre genovese), all’uscita dello spettacolo di Greenway.
Il Creativo: Che spettacolo affascinante! Ecco come bisogna fare per smuovere i genovesi! Basta con i commessi viaggiatori! Queste sono le strade da percorrere. Un vecchiume di villa che si trasforma in una fantastica riflessione su chi siamo e da dove veniamo, con l’aiuto di quel diabolico Greenway!
Il Conservatore: Chissà quanto è costato…
Il Creativo: Con questi eventi i costi non importano. I soldi per la cultura non sono mai buttati via. Se si trovano finanziamenti, pubblici o privati che siano, ben vengano queste cose.
Il Conservatore: Dillo a me, che vivo e lavoro con quanto il mio Ministero, faticosamente, riesce a strappare dai bilanci dello stato. A proposito, hai firmato contro i tagli alla cultura della Finanziaria?
Ritornando ai Figli. Sto pensando a quanto è costato l’allestimento ed a “quanto tempo ci vorrà per pulire, contessa”.
Il Creativo: Sempre il solito sessantottino nostalgico e, in questo caso, proprio fuori luogo! Si tratterà di rimuovere l’allestimento e ridare il bianco. Non mi sembra così sconvolgente.
Il Conservatore: In una villa ottocentesca. Un piccolo gioiello, restaurato qualche anno fa dal Comune ed inserito in un piacevole parco. Con mostre che, pur nel loro piccolo, sono sempre state di grande interesse.
Il Creativo: Sarà, ma una tale coda di gente non l’avevo mai vista a Villa Croce.
Il Conservatore: E’ vero e questo mi fa piacere, però m‘inquieta sapere che la villa, pur non essendo una grande architettura, è stata sicuramente massacrata dagli impiantisti, che pure hanno fatto un lavoro egregio per realizzare effetti di così grande suggestione e lo sarà nuovamente per rimetterla in pristino.
Il Creativo: Non puoi mica pensare sempre di mummificare i tuoi beni culturali. Anche tu parli sempre, fin troppo, di tutela e valorizzazione. Se un bene tutelato non vive con la gente e per la gente, lo dici anche tu, rischia di morire.
Il Conservatore: Va bene, ma c’è modo e modo. Vedi, qui, a Genova, osservo cose che non mi sembrano particolarmente azzeccate dal punto di vista della valorizzazione.
Il Creativo: Ricominci coi mugugni. Ma ti ricordi cos’era la città quando ce la tiravamo da impegnati? Quante birrerie c’erano? E Giavotto, all’Accademia? E dove ci si poteva incontrare? Ed i rilievi nel Centro storico per gli esami, altro che percorsi di sopravvivenza, altro che Vietnam! Non mi dirai che non ti va bene niente, tu che godi a passeggiare nel Porto Antico e ci fai anche le visite guidate. E so benissimo come voti.
Il Conservatore: Quest’ultima battuta mi piace poco. Lasciami vivere i miei rapporti complessi con chi ho votato e che, non so per quanto, oggi governa la città.
Certo che Genova è cambiata in meglio, ma, tra le tante cose positive, c’è una domanda che, forse ingenuamente mi faccio. Abbiamo restaurato splendidamente edifici che erano in rovina o mal utilizzati, li abbiamo riportati a nuova vita, abbiamo impegnato soldi e fatiche per restaurarli, perché dobbiamo ostinarci ad usarli per “qualunque “manifestazione passi in mente al creativo di turno?
Il Creativo: Adesso mi offendi. Anche tu hai fatto allestimenti, creativi, in edifici molto delicati: Palazzo Spinola, Palazzo Reale, il Ducale, la Commenda, anche, se mi ricordo bene, la Loggia di Banchi. Non mi dirai che te e Semino non avete osato molto.
Il Conservatore: Vedi, c’è una differenza fondamentale ed è proprio questa che oggi mi crea disagio. Con Mario, con Ezia, con Giovanna abbiamo fatto allestimenti, alcuni riusciti, altri no, che cercavano, sempre e comunque, di rispettare l’ambiente in cui erano inseriti. Per noi l’edificio, la sala, lo spazio in cui andava inserita una mostra non era un contenitore indifferente, ma lo stimolo per inventare il percorso espositivo. Per carità, le mode passano, i dirigenti, gli assessori, i gusti cambiano, ma qui non si tratta di tempi e modi diversi, si tratta di sostanza. Si tratta di rispetto.
Il Creativo: Credo di aver capito dove vuoi andare a parare.
Il Conservatore: Mi hai sentito, l’altro giorno, rispondere all’amico Spadavecchia che mi chiedeva se mi era piaciuta la mostra da lui all’allestita al Ducale. Gli ho risposto che l’allestimento mi poteva anche piacere, se l’avessero fatto… ai Magazzini del Cotone. E’ mai possibile, gli ho detto in modo un po’ veemente, che si debba trattare l’Appartamento Ducale, con le sue peculiari caratteristiche storiche artistiche, come un qualsiasi volume da riempire? E tamponare la loggia? Per non parlare della Cappella! Ma lo stesso discorso vale per la Commenda di Prè, con i banchetti del Festival della Scienza. O, ancora, chiudere l’ingresso alla città dal porto, Porta Siberia, per farne un museo. Pur con il rispetto dovuto a due grandi concittadini che di quel museo sono protagonisti. E ritorno a Villa Croce, nella quale non ho capito se lo spettacolo di Greenway aveva come unica possibilità di essere realizzato quella di essere allestito proprio lì.
Il Creativo: Devi darmi delle altre possibilità, perché, se riconosci che bisogna continuare, magari un po’ meglio organizzati- hai visto la biglietteria di Palazzo Rosso, con il Festival?- la strada che Genova ha percorso, da qualche parte bisognerà pure trovare degli spazi.
Il Conservatore: Ma ci sono, e sono davanti ai nostri occhi! Se occorre andarci piano ad utilizzare gli spazi storici, abbiamo migliaia di metri quadri, di caratteristiche diverse e meno connotati dal punto di vista storico artistico, che potrebbero funzionare benissimo. Quanto è possibile utilizzare degli edifici del porto?
Il Creativo: Non posso certo ricordartelo io, che sono un creativo e, per definizione, di economia non capisco un’acca, ma si tratta di volumi commerciali, per i quali la riprivatizzazione significa recupero di soldi per le casse degli Enti pubblici! Di questi tempi non è possibile pensare ad edifici destinati solo alla cultura, bisogna mantenerli! Un conto è battersi contro la sciatteria pubblica e la mancanza d’attenzione verso i nostri beni culturali, su questo ti do ragione, un altro è pensare che la cultura non debba necessariamente autosostentarsi per sopravvivere. Così vuoi, tu e non io, che per mestiere sono alternativo, rovesciare il mondo.
Il Conservatore: Appunto…
Il Conservatore ed il Creativo si allontanano nel buio di Villa Croce:sono saltati i lampioni del viale-, uniche luci le braci delle loro pipe fumanti.
(Guido Rosato)