Politica & affari. A Sanremo si cambia dopo 50 anni di scandali
La svolta è a suo modo storica. Sanremo, comune conquistato per la prima volta dal centro-sinistra, era fino a pochi giorni fa la roccaforte di Scajola, il raffinatissimo Richellieu del Cavaliere, a suo tempo costretto a dimettersi da ministro dell’Interno per aver definito “rompicoglioni”, appena morto, il consulente giuridico Biagi (continuava a disturbare politici e prefetti chiedendo invano protezione, finché le br lo hanno assassinato).
Ma era da mezzo secolo almeno che la cosiddetta Città dei fiori costituiva un simbolo inattaccabile del potere bianco: mai era entrato nel palazzo Bellevue un sindaco che non fosse di centro-destra.
E ciò nonostante in questo lungo arco di tempo l’amministrazione sanremese si fosse guadagnata i gradi di capitale ligure del malaffare politico: licenze edilizie comprate e vendute, aste truccate per la gestione del casinò, bustarelle dietro le quinte del Festival, sindaci e assessori arrestati o incriminati uno dopo l’altro. E da sempre, perché già negli anni Settanta, primi scandali di regime, Taviani assicurava che la sua regione era esente dal virus della corruzione, “fino alla provincia di Imperia”.
L’inversione di rotta segnata da queste amministrative nel ponente ligure, scompiglierà le carte, per fortuna, anche sul tavolo di un’informazione fin troppo legata ai poteri locali, alla loro capacità di condizionare, di assicurarsi silenzi e distrazioni. Sono risapute, benché mai pubblicate sui giornali, le storie del corrispondente da Sanremo di un importante quotidiano che si rese irreperibile la notte dello scandalo del casinò, non “sentendosela” di trasmettere i particolari dell’arresto dei suoi amici; come è nota la vicenda -vero gangsterismo politico- del giovane cronista spedito a Sanremo col compito di mettere in piazza i troppi sotterfugi della città: ci provò con tenacia, sollevando non pochi vespai. Poi una sera accettò un invito a cena al roof garden, una bevuta di troppo, un passo alla roulette dove perse. Da quel momento fu ricattato.
Che finisca questo costume, durato fin troppo, è uno dei motivi per cui viene salutato con speranza l’ingresso del nuovo sindaco indipendente Borea, con la giunta ulivista. Si stenta a capire invece l’aria da funerale (forse il caldo) con cui il Tg3 annuncia la caduta di un passato solo da dimenticare.
(Camillo Arcuri)