Società – Donne discriminate dal sano buon senso

Perché non era stata curiosa di conoscere il sesso dei bambini che aveva portato in pancia? Perché il genere era così distante da lei? Perché diceva che sarebbe stata una sorpresa? Non aveva forse aspettative? Se fosse stata femmina la poteva sentire più sua. Certo: un tassello di sé. Se fosse stato maschio poteva sentirlo più suo. Certo: del suo compagno. Pelle di lui. Ed era una di una vastità così intesa, di una potenza così grande ciò che accadeva dentro di lei, che le parole mancavano. Inafferrabili a spiegare. Non poteva raccontare la grandezza. “E’ la sola cosa che dà il senso del miracolo”, le venne spiegato. Lei rinasceva con i sui figli. E sapeva, dopo averli messi al mondo, che sicuramente un creatore c’era, anche se non agli indirizzi conosciuti.


Voleva che i suoi figli diventassero persone. Poteva essere un progetto? Chi li educava alla religione, chi alla competizione, chi allo studio. Lei sognava che diventassero solo persone. I contorni erano precisi: nel rispetto delle specificità, se non addirittura nell’esaltazione delle specificità di genere, li avrebbe condotti sulla strada dell’eguaglianza. Era l’uguaglianza davanti alla legge. Era il diritto di voto. E alla rappresentanza. Il diritto all’aborto. Al divorzio. Allo studio. Al lavoro. Era la tutela del più debole.
Era quel sacco di roba lì, per il quale non aveva combattuto, ma che le era stato consegnato e tanto bastava. Alle soglie del terzo millennio lei, come donna, aveva solo vantaggi. Ed era scontato, a fronte di una semina così ricca, il raccolto sarebbe stato eccezionale.
Ma sul lavoro accadevano cose strane: a parità di mansioni il collega maschio guadagnava di più, cresceva. E il sindacato taceva. A casa gli spazi per sé non venivano negati. Ma andavano spiegati. Giustificati. Quanto poteva sacrificare per la “carriera”? Fino a che prezzo? Non che avesse arretrato. Ma il sano buon senso le aveva indicato la strada: lasciarsi alle spalle qualcosa.
Con gli anni il sano buon senso si era insediato un po’ ovunque. Aveva impregnato lei e le donne che la circondavano, capaci di clonarsi fino a richieste esaurite. Le straniere spesso venivano in Italia sole. I figli di cui raccontavano erano rimasti lontani, pezzi di un trasloco infinito, disumano. Il sano buon senso proponeva loro l’accettazione di uno strappo lacerante. I livelli del sano buon senso si erano stratificati plasmandosi alle storie personali di ognuna a seconda della provenienza. Del raccolto rimanevano storie che poco avevano a che vedere con quanto era stato seminato.
La politica continuava ad alimentare l’inganno: rivendicava parità di diritti per le donne, ma negava loro rappresentanza. Solo il trenta percento. Ci sarebbero voluti minimo cinquanta anni per sperare in qualcosa di più. Il sano buon senso del suo leader era inquadrato in TV. E azzerava tutto.
E per le persone? Due secoli. Almeno.
(Giulia Parodi)