Addio Maria/2 – Italia e Bielorussia orfanatrofi simili

Il circo mediatico ci propina da settimane l’immagine di una coppia in lotta contro la burocrazia per salvare una bambina dalle atrocità che essi sostengono abbia subìto nell’istituto che la ospita in patria.


Qualche tempo fa i due, senza fornire prove serie delle accuse (non lo sono certo i due disegni, nè il video mai visto), nascondono la bambina. La Bielorussia blocca immediatamente i viaggi degli altri bambini che periodicamente soggiornano in Italia. Un atto dovuto, in quanto chiunque altrimenti potrebbe trattenere un bambino con sè affermando, senza provare, di essere a conoscenza di violenze inflitte nella madrepatria.
Parte la campagna mediatica, che stavolta coinvolge tutti, non solo media mainstream, ma anche Beppe Grillo e lo stesso OLI. Si omette di dire che i due non sono affidatari della bimba, semplicemente la ospitano ogni tanto, così come avviene per migliaia di bambini dell’est Europa. Anzi da più parti i rapitori vengono chiamati “genitori”, le loro madri “nonne”, dando l’immagine di una famiglia unita alla quale veniva strappata una figlia. Viene ipocritamente alimentata l’idea che trattati internazionali sui diritti dei minori, avvocati, ricorsi etc. possano forse permettere alla bimba di restare in Italia.
In realtà bastava parlare con un qualsiasi assistente sociale per capire quanto fosse certo che l’unica cosa legalmente possibile era il ritorno in patria della bambina. Ma nessuno lo dice chiaramente ed anche le decisioni del Tribunale vengono riportate in modo assolutamente distorto, con enormi titoli “Maria resta in Italia”, mentre il dispositivo indicava chiaramente che la bimba sarebbe tornata in Bielorussia prima possibile. Infatti la bimba viene rimpatriata.
Anche in questi giorni i media parlano dell’annunciato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo senza evidenziare che di norma è il rapimento ad essere considerato una violazione dei diritti.
Si dirà che è stato fatto per il bene della bambina, ma nulla autorizza una coppia a nascondere un minore, nemmeno l’eventuale fondatezza di gravi accuse. Nessuno può strumentalizzare eventi drammatici, magari per colmare il vuoto di un figlio desiderato e mai avuto. Per proteggere bambini maltrattatati l’unica cosa seria da fare è denunciare i fatti e coinvolgere i servizi sociali, le autorità italiane e quelle del Paese d’origine, che possono assicurare un intervento immediato per porre fine alle violenze e un sostegno adeguato per il futuro.
Nessuno in un Paese civile può autoassegnarsi il diritto di decidere le sorti di un bambino che non è il proprio figlio. Inoltre l’eventualità che in un orfanotrofio vengano commesse violenze sui minori non autorizza assolutamente a dubitare della capacità della Bielorussia di proteggere la bambina; anche in Italia non è affatto raro che negli istituti avvengano maltrattamenti di ogni tipo, così come in famiglia e in parrocchia.
(Fabrizio Tringale)