Nautica – Ma nessuno difende chi non ha la barca

Le parole spese da D’Alema nella sua appassionata difesa della nautica vengono riportate dai nostri giornali cittadini con bella evidenza, ma senza soverchi commenti. Eppure, volendo, si presterebbero a più di una osservazione.


D’Alema dice che “non c’è nulla di riprovevole nell’avere una barca”. Quanto a questo, non c’è nulla di riprovevole nemmeno nell’avere un’automobile, un camion, un SUV, un trattore, una Harley Davidson, una roulotte, un camper. Ed anche più esemplari di ciascuno dei generi citati.
Il punto è che quando D’Alema afferma che quello nautico “è anzi un consumo da incoraggiare” dice davvero troppo poco. Dovrebbe infatti aggiungere a quali condizioni, con quali regole, questo consumo può essere incoraggiato.
Ma dato che, come osserva l’articolista del Secolo XIX, “la nautica italiana cresce del 7-8% all’anno, a ritmi cinesi”,”il governo non si sogna di metterle i bastoni tra le ruote”. Si può capire. Gli interessi intorno allo sviluppo di questo settore sono moltissimi, da quelli edilizi a quelli produttivi e del lavoro, a quelli degli utilizzatori.
Le obiezioni potrebbero essere molte; e non solo di tipo ambientale (yachts sempre più numerosi e sempre più grandi inghiottono voracemente lo spazio sui litorali, innescano la proliferazione dei porticcioli, occupano con la loro ormeggiata presenza baie e baiette trasformando i nostri bagni in mare nel malinconico sguazzo in un parcheggio acquatico), sottraendo spazi di libertà e di godimento del mare ai più. Come in molti altri casi anche qui vi sono opposti interessi da contemperare, e questo è il compito principe della politica. Cresce però la spiacevole sensazione che una delle parti in causa abbia sempre meno avvocati difensori.
(Paola Pierantoni)