Filosofia – L’anima non nasce dai cartoons

Su Repubblica del 12 settembre compariva un articolo a tutta pagina: “Adesso anche gli animali hanno un’anima. Per un italiano su due sono come l’uomo” che dava conto di una indagine patrocinata dal Festival della Filosofia di Modena, centrato quest’anno su “Il confine sempre più fragile tra uomo e animale, la nuova e problematica frontiera tra naturale e artificiale e il rapporto tra esseri umani e altri esseri viventi”.


Nel corso del Festival (100.000 visitatori quest’anno) molti interventi di antropologi, filosofi, sociologi, religiosi affrontavano i temi della relazione tra uomo, animale e cosmo, della condivisione della condizione di creatura, dei doveri reciproci tra democrazia e scienza e di una umanità inclusiva di ogni forma di vita.
E’ dai primordi della nostra storia che ci dibattiamo in questo dilemma oscillando tra la più spietata indifferenza utilitaristica e la consapevolezza, che a volte ci trafigge come una lama, del terreno comune (capacità di gioia, di sofferenza, di gioco, di affettività, di comunicazione, di lutto, di apprendimento, di memoria, di intelligenza) che ci lega a loro.
Ma il punto è la banalizzazione che di tutto ciò fa il citato articolo. Infatti rispetto ai risultati della indagine per cui il 49 % degli intervistati attribuisce agli animali “un’anima”, nel senso lato e non ecclesiale che questa espressione può significare, l’articolista commenta che “sul punto più controverso e immateriale gli italiani sembrano seguire più il verbo di Walt Disney che quello di San Tommaso” e sentenzia: “Ma non facciamola troppo complicata: più che delle speculazioni intellettuali, questa teologia animale popolare e spontanea è figlia di qualche decennio di cartoni animati, pieni zeppi di bestie parlanti, pensanti, senzienti”.
La questione è dentro di noi da millenni.
Plutarco (46 d.c. – 120 d.c.): Bisogna essere gente alquanto stupida per affermare che gli animali non provano né piacere né collera né paura, che ignorano sia l’anticipazione che il ricordo. Margherite Yourcenar (1903 – 1987): Se non avessimo accettato, nei corso delle generazioni, di veder soffocare gli animali nei vagoni-bestiame, o spezzarvisi le zampe, come succede a tante mucche e cavalli mandati al mattatoio in condizioni assolutamente infernali, nessuno, neppure i soldati addetti alla scorta, avrebbe sopportato i vagoni piombati degli anni 1940- 1945.
(Paola Pierantoni)