Atenei – Non mancano finanziamenti alle università burla

“Le mille università dalle facili cattedre”: l’articolo (Repubblica, 26 ottobre 2006) è di M. Pirani. Uno pensa: roba di universitari. Invece no. C’entra la recente Finanziaria, le proteste vibrate dei docenti e dei sindacati universitari, cui sempre Repubblica nelle pagine locali del Lavoro ha dato spazio. Un articolo da leggere quello di Pirani la cui morale è: il malcontento dei professori è ragionevole e forse ci sta anche la protesta. Ciò che provoca imbarazzo è il silenzio rigorosamente osservato dalle associazioni universitarie di categoria e sindacati delle medesime di fronte allo spreco e alla dispersione degli investimenti, ai riconoscimenti ministeriali di università private con relativi finanziamenti pubblici (stato e enti locali).


Università burla – sarebbero decine – dove il corpo insegnante è composto da clan familiari, parenti, amici e sodali politici che, a riconoscimento statale ottenuto, e grazie a sponsor che non mancano mai, possono essere chiamati a far parte delle università vere. Quelle dove, stando le loro qualità, la loro carriera non avrebbe neppure potuto iniziare. Questa è solo una delle varie sciagure che hanno colpito le nostre università nel silenzio di associazioni e sindacati delle categorie universitarie che da sempre sostengono di garantire gli interessi dei loro associati nel quadro della difesa della qualità dell’istruzione superiore.
Accuse pesanti quelle di Pirani a cui, ad oggi, solo il ministro Mussi (Repubblica, 27 ottobre) ha dato pubblicamente una risposta seria (merita di essere letta per capire ancora meglio in quale sfascio sia costretto ad operare) il cui senso è: Pirani dice cose verissime. Io, in quattro mesi, ho cercato di evitare il peggio ma non è stato facile perché non di pratiche si tratta ma di leggi.
Altre risposte? Solo personali, scrive ancora Pirani su Repubblica del 31 ottobre. In pubblico solo silenzio. Un silenzio che non è frutto di distrazione. Piuttosto un silenzio omertoso risultato di scambi complessi dove entrano anche le strategie di carriera e di potere del personale amministrativo universitario che contribuiscono non poco alla decadenza del tempio del sapere.
(Manlio Calegari)