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  • OLI 271: CITTA’ – Panorami cittadini aspettando il Salone Nautico

    Fra tre giorni si aprirà il Salone Nautico che, quest’anno, compie 50 anni, ben portati , anche se un po’ in defaillance ultimamente, complice la crisi. Il 2010 però sarà edizione di fasto e in fondo quella confusione, quegli ingorghi , anche se il traffico fa imbufalire, inorgogliscono i genovesi. Che una volta l’anno si sentono importanti, ascoltano stupiti tante lingue e si fanno in quattro per fornire spiegazioni, aiutare i turisti stranieri ad arrivare alla meta.
    Anche la città si mette in ghingheri, si è lavorato pure i festivi per mettere in ordine parte delle aiuole che conducono alla Fiera e così piazzale Kennedy è stato, si fa per dire, ripulito almeno da reti con materasso annesso e motorini con targa abbandonati. Chapeau all’Amministrazione (finalmente!).
    I visitatori, che solitamente parcheggiano verso Boccadasse, ammirano beati, se il tempo è generoso, quella meraviglia di passeggiata che è Corso Italia.
    Peccato che non riescano a mettere piede in riva al mare. Tutto sbarrato da una fila di stabilimenti balneari che chiudono inderogabilmente il 15 settembre e per calpestare la riva del mare bisogna e si consiglia d’arrivare sino al Borgo perché l’altra spiaggia libera, due in tutto su chilometri di percorso, è quella di S.Giuliano, interdetta comunque da una cancellata. Questione di sicurezza, l’ha voluta il Municipio: barboni, drogati, extracomunitari. Ma una volta non si andava in spiaggia ad amoreggiare, a “veder le stelle”? Ricordi lontani, desueti.
    Eppure esiste un’altra spiaggetta libera, è vicino alla Fiera, confina con il grande piazzale, alle spalle di Giacomo, un tempo ristorante di fasto, accanto a malinconiche, scalcinate, giostre per bambini. Verso il mare una casetta prefabbricata, recintata pulciosamente: chi gli avrà dato il permesso di costruirla? Accanto, un po’ arretrato, nascosto da cespugli, un fatiscente fabbricato, concessione demaniale anch’esso, dove qualche pensionato prende il fresco d’estate, puzzolente in questi giorni perché hanno fatto le acciughe sotto sale.

    E poi, voilà la spiaggia! Vecchie barche abbandonate, materassi e reti annesse, sedie rotte, pezzi di giostre, copertoni, cartacce, bottiglie, sacchetti, piatti, bottiglie di plastica: dappertutto spazzatura, un bel biglietto da visita della città. Un’immagine d’inciviltà, di non rispetto per un bene di tutti.
    Un tratto di concessioni demaniali, i cui titolari reclamano più che giustamente l’intervento pubblico, ma non sentono pure loro il dovere di tener pulito intorno senza incolpare i soliti giovani, i soliti drogati, i soliti stranieri?
    Insieme ai volontari di Legambiente sabato mattina, 25 settembre c’erano anche Gemma, una bagnante e Carla, a passeggio, capitata lì per caso: volentieri hanno accettato guanti e sacchetto e hanno raccolto il possibile, accatastando legna e una ventina di sacchi, sotto lo sguardo scettico e incredulo di tanti curiosi nullafacenti. Anche se poi qualcuno ha ringraziato.
    Intanto chissà se l’Amiu è andata almeno a portare via la rete del letto.
    (Bianca Vergati)





  • OLI 271: ECONOMIA – Una “strana” agenzia di rating

    Si chiama “Transnationale”, si pronuncia alla francese “transnasional”, si legge in tante lingue tra le quali un ottimo italiano. Sarà per la sua origine francese, patria della nascita dell’uso del computer a fini informativi, ma si tratta di un sito di quelli da tenere tra i preferiti: una classificazione a tutto tondo di oltre 13mila aziende nel mondo, non limitata ai soli dati finanziari ma, anzi, piuttosto al livello di rating etico.
    Un primo sguardo a it.transnationale.org lascia ben impressionati: molte informazioni e poca grafica, rapido e zeppo di contenuti. In basso, un collegamento alle informazioni sul sito, a cosa serve e come si usa. I dati sulla valutazione etica sono disponibili in forma gratuita, così come la composizione dell’arco sociale di proprietà. Per fare una prova, una a caso, si cerca Mediaset.
    Il risultato è: sede in Via Paleocapa a Milano, email di un referente, i marchi detenuti (Canale 5, Cuatro, Digital + (22%), Italia 1, Jumpy, Publitalia, Rete 4, Rete Europa). Più sotto i quattro azionisti (Abu Dhabi Investment Authority, Fininvest, Lehman Brothers Holdings, Putnam LLC), un conto corrente nel paradiso fiscale del Liechtenstein. Alcune informazioni sono solo disponibili per gli abbonati, peccato, anche se è facile intuire il lavoro di raccolta dati e di elaborazione che sta dietro un programma simile. Tra gli azionisti di Mediaset c’è Fininvest, il cui azionista al 100% è il Presidente del Consiglio dei ministri, dott. Silvio Berlusconi. Certo, non il presidente, solo il proprietario totale. Quindi il Silvio nazionale è proprietario del 34,3% di Mediaset, che detiene il 100% di Canale 5 (ad esempio). Un bel sistema di verifica, questo sito!
    Resta da verificare la freschezza delle informazioni contenute, per questo sarebbe bello ricevere un feedback proprio dai lettori. Per concludere, il pensiero ispiratore di questo immenso lavoro è di Ghandi: “Lo sfruttamento del povero può essere fermato, non eliminando alcuni millionari, ma rimuovendo l’ignoranza dei poveri ed insegnando loro a non cooperare con gli sfruttatori. Ciò convertirà anche questi sfruttatori.” (Mohandas K. Gandhi, Haryan, 28 luglio 1940).
    Lo ha detto il Mahatma, non servono altre parole, buona navigazione.

    (Stefano De Pietro)

  • OLI 271: PAROLE DEGLI OCCHI – Lavoro 1957

    Foto (C) Giorgio Bergami
    Italsider – Cabina di laminazione, 5 ottobre 1957
  • OLI 270: COSTITUZIONE ITALIANA – Umberto Terracini: la missione dell’Assemblea Costituente

    Dal discorso che il Presidente dell’Assemblea Costituente, Umberto Terracini, tenne in occasione dell’apertura della discussione sul progetto di Costituzione della Repubblica Italiana, il 4 marzo 1947

    Enrico De Nicola firma la Costituzione con alle spalle
    Alcide De Gasperi e Umberto Terracini

    “La imminente discussione, onorevoli colleghi, deve assolvere – oltre che quello costituzionale – un altro compito, che non dirò gli sovrasta, ma certo gli sta a paro. Essa deve dare conforto a tutti coloro – e sono incommensurabilmente i più, fra il popolo italiano – che nell’istituto parlamentare vedono la garanzia maggiore di ogni reggimento democratico; a tutti coloro che, soffrendo in sé – nel proprio spirito – di ogni offesa ed ingiuria che venga portata contro il principio rappresentativo e gli istituti nei quali esso storicamente oggi s’incarna, voglion però a buon diritto, e si attendono, che questi non vengano meno al proprio dovere: che non è solo quello di elaborare testi legislativi e costituzionali, ma anche di essere in tutti i propri membri esempio al Paese di intransigenza morale, di modestia di costumi, di onestà intellettuale, di civica severità, ed ancora, me lo si permetta, di reciproco rispetto, di responsabile ponderatezza negli atti e nelle espressioni, di autocontrollo spirituale ed anche fisico, di sdegnosa rinuncia ad ogni ricerca di facili popolarità pagate a prezzo del decoro e della dignità dell’Assemblea.
    È certo difficile, dopo tanta immensità di umiliazione nazionale, ritrovare d’un tratto quell’incontrollabile equilibrio interiore senza il quale non può darsi alcuna consapevole e conseguente attività politica, e cioè attività in servizio del bene pubblico. Ma ciò che per tanti, più prostrati dalla miseria e meno ferrati nel sapere, può ancora essere una meta da raggiungere, per noi – che abbiamo osato accogliere l’offerta di farci guida del popolo – per noi ciò deve essere, o dovrebbe essere, certamente una meta già conquistata. Io amo, dunque, pensare, onorevoli colleghi, che l’alta impresa cui oggi muoveremo i primi passi, impegnandovi ogni nostra forza d’ingegno, ogni nostro moto di passione, ogni nostro fervore di fede, riuscirà a dare prova ai nostri ed ai cittadini di tutti i Paesi del mondo che l’Assemblea Costituente italiana è pari alla sua missione, e degnamente rappresenta il popolo che l’ha eletta, un popolo probo, eroico, incorrotto”
    (Umberto Terracini)

    (a cura di Aglaja)
  • OLI 270: VERSANTE LIGURE – La Città dei Dritti

    Da Dei ci siam trovati
    nella Città dei Dritti
    dei Business Ben Oliati
    da Cesare protetti.
    Invece siam spaesati
    in quella dei Diritti
    noi, poveri sfigati
    e pitreisti afflitti.

    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA

  • OLI 270: DIRITTI – Se giocare non a tutti è permesso

    S’indovina il tramonto nello sfavillio tra i rami mossi da una una brezza leggera, ma il sole non arriva nel giardino silenzioso e ombreggiato, mentre voci e risate lontane giungono sommesse: è la Casa-rifugio del Sacro Cuore vicino al Gaslini, estremo riparo per giovani vite e le loro famiglie. Alberi ombrosi e campetto da gioco sono luoghi che le poche e non più giovani suore superstiti hanno riservato ai piccoli malati molto gravi, qui si gioca e si scherza, quando c’è la forza e il coraggio, con un pallone o il barbecue.
    La “casa madre” di Lucca ha però deciso diversamente per questi spazi aperti che spariranno, mentre al loro posto sono previsti una palazzina a tre piani e 37 box. Tutto è nato dal muraglione di cinta sbrecciato da riparare, e poi si sa che parcheggiare per quelle strette vie inerpicate è da sempre complicato: ecco dunque l’offerta imperdibile per l’istituto religioso in tempi di crisi. Dismettere e realizzare. Corre voce a fin di bene, s’intende. Perché a quanto sembra il nuovo edificio resterà con la stessa funzione, ossia accoglienza e suorine, le quali invece sussurrano non esserci tutta questa necessità, a Dio piacendo, perché gli ospiti non sono poi così tanti.
    In Comune nulla trapela, in Municipio neppure è passato il progetto, eppure altre proposte di posti auto nelle vicinanze erano state fatte in passato senza risultato, mentre un’agenzia immobiliare ha già messo in vendita questi box e promette l’inizio lavori al primo settembre. Si aspettano chiarimenti, che saranno senz’altro esaustivi. Intanto, che dire, tempi duri per le vocazioni e il verde per i giochi di ragazzini malati, ormai un lusso per la nostra sanità, i nostri politici e il clero di turno.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 270: CITTA’ – Dal Drop in al Drop out

    La prima volta è stata più o meno due mesi fa: entrata col sacchetto della spazzatura in mano nell’”isola ecologica” di Vico dei Fregoso (che avevamo magnificato in Oli … ) mi accorgo improvvisamente che tra un cassonetto della spazzatura e l’altro, seduti per terra, ci sono tre o quattro ragazzi. Faccio un passo indietro, imbarazzata, non dico loro nulla e rapidamente me ne vado. Ma cosa ci fanno, per terra, tra i rifiuti, dei ventenni, maschi e femmine? Possibile che al degrado non ci sia limite? Ne parlo con conoscenti che abitano in centro storico, meno ingenui di me, che mi dicono che si tratta di droga. Le isole ecologiche in centro storico, non solo dietro Via del Campo, ma anche alle Vigne e altrove, sono diventate il luogo più appartato e sicuro per “farsi”, e per scambiarsi le dosi. In qualche caso sono anche diventate luoghi di prostituzione, sempre legata al mercato della droga. Il fenomeno è in intensificazione, e ormai due volte su tre quando vado a depositare la spazzatura c’è l’incontro, si fa per dire, con questi gruppetti di ragazzi. Alcune operatrici dell’Amiu a cui chiedo notizie in proposito mi guardano sconsolate, e mi dicono di avere già da tempo segnalato questo problema, senza che finora nessuno sia intervenuto.

    Diciamo che non è una cosa accettabile, né per gli abitanti, né per chi lavora all’Amiu. E nemmeno per i ragazzi ammucchiati per terra, tra lo sporco e la puzza. Chissà quando qualcuno vorrà occuparsene.
    Mi viene in mente il progetto di aprire nella zona del “Ghetto” il Drop in La Boa: ne parlammo su Oli 242 del 16 dicembre 2009. Si trattava di un “Luogo di accoglienza per tossicodipendenti che vivono in strada con pochi o nulli contatti con servizi pubblici o del privato sociale specializzati sulle dipendenze patologiche.” A seguire c’era stato il solito coro di ostilità e polemiche, più o meno pilotate, per contrastare un progetto che “avrebbe portato un degrado nel quartiere” (sic!). Dopo di che silenzio.
    Nel frattempo il quartiere è stato dotato del nuovo servizio “Drop out” dell’isola ecologica.

    (Paola Pierantoni)

  • OLI 270: SOCIETA’ – Velo integrale, il centro destra perde la bussola

    Dall’articolo de La Stampa del 15 luglio “E la battaglia contro il niqab parla l’arabo”, si evince che il centro destra (e lo stesso giornale), per sostenere la propria proposta di proibire il velo integrale in Italia, prende esempio dai paesi arabi, che hanno proibito il velo, licenziato le donne con il velo, non le fanno salire in taxi, entrare nei ristoranti, avvicinarsi alla spiaggia. Il centro destra non vive un momento particolarmente felice, ma non ci si aspettava che la confusione fosse a questi punti: da una parte sostiene che tutti i paesi del Medio Oriente sono governati da regimi non democratici, dall’altra ci invita a prenderli come punto di riferimento per le nostri leggi.
    Ahmad Gianpiero Vincenzo, presidente dell’Associazione Intellettuali Musulmani Italiani, afferma che: “con una legge contro il burqa si otterrebbe solo che le donne in questione, per fortuna molto poche in Italia, resterebbero segregate in casa. Piuttosto andrebbero varate norme che garantiscano l’assistenza sociale contro le discriminazioni ed i comportamenti forzati all’interno delle famiglie”.
    A parte intellettuali musulmani, sinistra italiana, francese ed araba, è stato lo stesso presidente Barak Obama, l’8 giugno 2009, nel suo famoso discorso del Cairo ad invitare i paesi occidentali a non ostacolare i musulmani nella pratica della loro religione, criticando quei paesi che dettano “gli abiti che una donna deve portare”. Coerentemente, alcuni giorni fa, il portavoce del Dipartimento di Stato USA, Philip Crowley, ha dichiarato l’opposizione di Washington al disegno di legge volto a proibire l’uso del velo integrale nei luoghi pubblici in Francia: “non crediamo sia opportuno legiferare su ciò che le persone hanno diritto o non hanno diritto di indossare in conformità con le loro credenze religiose”. Ed ha aggiunto che negli Stati Uniti adottiamo altre misure per raggiungere un equilibrio tra sicurezza da un lato e il rispetto della libertà religiosa e dei suoi simboli dall’altro.
    Il centro destra, portato alla confusione da atteggiamenti xenofobi e islamofobi di alcuni suoi personaggi, sembra aver completamente perso la bussola: ma siamo così convinti che in questioni di libertà e democrazia sia meglio seguire i regimi arabi piuttosto che gli Stati Uniti d’America?
    (Saleh Zaghloul)
  • OLI 270: INFORMAZIONE – Razzismo editoriale

    Gli uomini non sono tutti buoni, si sa. Dai tempi di Caino e Abele, c’è sempre chi si distingue per riuscire a compiere atti condannabili, metà della scienza umana è dedicata proprio allo studio delle regole di convivenza. Però, tra la cronaca di un reato e l’istigazione al razzismo dovrebbe correre molta acqua, specialmente se l’organo di informazione è un giornale come il Secolo XIX. Invece, ecco bella fresca di giornata una razzicronaca, per fortuna almeno non firmata (*). Vi si descrive un Caino straniero che, nell’ordine è marocchino per ben due volte, con permesso di soggiorno, extracomunitario, nordafricano e magrebino. Naturalmente ubriaco e pedofilo. Non è importante in questo articolo spiegare cosa abbia fatto, non perderemo tempo a descriverlo, così come dall’altra parte avrebbe dovuto avere rilievo solo il fatto in sé stesso, rispetto alla ben scarsa importanza del descrivere l’attore secondo tutte quelle caratterizzazioni geografiche, politiche e di stato civile. Un improbabile mea culpa della testata sarebbe d’obbligo.
    E visto che le “repetita iuvant”, ecco un altro esempio di incipit dal sapore razzista, sempre in un articolo del Secolo ed. di Savona di lunedi 19 luglio (**): Savona. Non solo balordi o delinquenti abituati a vivere ai margini della legge, magari extracomunitari, albanesi o marocchini. Ci sono anche i «nuovi poveri», italiani, soprattutto sessantenni, dietro agli automobilisti sorpresi con la polizza assicurativa dell’auto falsa o scaduta. Insomma non si capisce se siano i marocchini ad essere delinquenti o i nuovi poveri italiani ad essere marocchini, si lascia libertà di scelta. Qui l’unica certezza è la confusione mentale del giornalista che meriterebbe una nota di biasimo da un certo numero di ambasciate straniere in Italia.
    Non serve dire altro, se non che il Movimento del primo marzo espone la sua Mostra sui diritti, dove si tratta tra gli altri punti  proprio del problema della stampa “distrattamente razzista”, molto più pericolosa di quella dichiaratamente nazista in quanto il dolcetto avvelenato ti arriva proprio dalle mani di chi ti fidi e si fa paladino di quei valori che poi infrange con tanta leggerezza. La mostra si tiene il 24 luglio, la sera di sabato, alla Villa Imperiale, all’interno della Festa del Perù. Sarà un bel leggere esempi di altri razzarticoli.
    * http://www.ilsecoloxix.it/p/savona/2010/07/18/AM3WmlsD-ubriaco_soccorso_molesta.shtml
    ** http://www.ilsecoloxix.it/p/savona/2010/07/16/AMYZHXsD-falsi_assicurati_boom.shtml

    (Stefano De Pietro)

  • OLI 270: EVENTI – Incontro con il Nobel Shirin Ebadi

    Giovedi 22 luglio 2010, ore 15.00, presso la Sala di rappresentanza della Regione Liguria in Piazza De Ferrari, si terrà un incontro pubblico con il premio Nobel Shirin Ebadi  dal titolo “Iran, Genova: pace e diritti globali, una sfida per il futuro”.
    L’incontro è organizzato dal Centro delle Culture di Genova e altre associazioni genovesi. Coordinatrice del dibattito, Mariam Molavi, della Comunità iraniana genovese.

    L’evento è all’interno della Settimana dei diritti a Genova (http://www.genovaurbanlab.it/spip.php?article1023).