Autore: Redazione

  • Se a “prendere l’amianto” è l’Ansaldo

    Sono un po’ più vecchio di quegli operai dei cortei dell’amianto nei giorni scorsi. Anche a me l’hanno dato. Mi mancavano pochi mesi ai 35 anni e mi hanno detto “guarda che lo riconoscono anche a quelli delle macchine utensili”; io ero tra quelli e quando mi hanno dato il via mi son dimesso. Alla fine ci ho guadagnato 4 mesi; tutto regolare. Di quelli dei cortei ne conosco parecchi: ci sono andato per salutare, chiedere della famiglia, della salute, le solite cose di cui si parla quando da un po’ non ci si vede. Quasi tutti pensano che alla fine un soluzione si troverà ma li avvilisce di fare una figura di merda, passare per ladri.

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  • VERSANTE LIGURE



    TANTI TRUCI PERUGINI

    Per illegali arresti,
    verbali falsi e affini
    non sono affatto giusti
    innocui pensierini
    ma i fatti belli tosti
    dei Truci Perugini.


    Che cos’è un mandato? Un apostrofo rosso
    tra le parole “T’arresto”


  • Istruzione – A scuola come sul Piave

    Ho deciso di passare Natale nella trincea. Non quella della memoria di cui parla la bella mostra alla Borsa di via XX Settembre, ma in quella che mi appartiene e mi rappresenta: la mia scuola.
    Devo dire che fisicamente non è molto diversa da una trincea classica. Ci sono un sacco di spifferi e di freddo, colpa del riscaldamento che durante la mattinata si abbassa sino a spegnersi nel pomeriggio (eh! queste vecchie stufe le spengono per risparmiare!) e colpa dei grandi finestroni da ex ospedale che sono vecchi di cinquant’anni e chiudono male (ma dai che alla truppa un po’ di freddo gli fa bene! li sveglia!). I vetri sono sporchi ma lo considero un pregio, visto che le tende sono tutte strappate: nella bella stagione entra un sole così forte che fa male agli occhi e devi spostarti tutto il tempo per evitare la cottura delle poche sinapsi rimaste.

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  • Diossina – Chissà chi lo sa

    Venerdì 12, incontro al margine dello sciopero.
    Lui a me: “Sei in pensione?” (In realtà lo sa benissimo ma da un po’ non ci si vede)
    Io: “Da quattr’anni.”
    Lui: “Ricevo il vostro giornalino”.
    Io taccio anche perché non mi va che chiami la NL giornalino.
    Lui (che per la cronaca fa il sindacalista) insiste “Ma a cosa serve leggere il giornale?”
    Io prendo tempo e lui “Fammi un solo esempio di una cosa che hai letto negli ultimi 10 giorni su Berlusca, i giudici, l’economia o quel che ti pare che già non sapevi”.
    La prendo larga e sul filo del patetico. “Sai, vivo solo; il giornale è… un un modo per dialogare col prossimo: conferme, domande…”.
    A questo punto lui mi ha guardato con una espressione stupita, quasi imbarazzata; comunque non favorevole.

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  • Precari – La scelta di Giulio

    Giulio fissava le rotaie dei treni. Due fettucce lucide di pioggia e polite, nel buio chiazzato di luce della Stazione Brignole. Le seguiva con lo sguardo fino a che entravano nella galleria e scomparivano in un’oscurità impenetrabile, se non con l’udito. Poteva sentire sferragliare i treni anche quando ormai non li vedeva più, inghiottiti dalla fretta di arrivare alla meta. Lui non aveva fretta. Aveva poco con sé, un bouzouki ed un’armonica a bocca, una borsa con qualche vestito e niente più. Non sapeva ancora se alla fine sarebbe partito, o se stava lì soltanto per farsi cullare dai lamenti ferruginosi dei treni.

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  • Salerno-Catanzaro – Manovre per una riforma senza giustizia

    19 ottobre 2007. “Why not”, l’indagine del pm di Catanzaro Luigi De Magistris a carico di politici calabresi, funzionari regionali, imprenditori e di un generale delle Guardia di Finanza per associazione a delinquere, corruzione, truffa e finanziamento illecito ai partiti viene avocata dalla Procura generale perché il pm “non potrebbe essere più imparziale nei riguardi del ministro della Giustizia Clemente Mastella”. Infatti, il ministro, coinvolto nell’inchiesta, ha appena chiesto il trasferimento del magistrato.

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  • Femminismo – Distinguere il potere dalla politica

    Un articolo di Ida Dominijanni sul Manifesto del 2 dicembre parla della riflessione aperta dalla filosofa femminista Luisa Muraro sul “miraggio del potere nel deserto della politica”.
    Il paradosso da cui prende avvio il discorso è quello “di una libertà femminile che cresce (meno subordinazione all’uomo e al destino biologico, più lavoro, più partecipazione alla vita pubblica, più istruzione, più autonomia) dentro una crisi di civiltà che mette a rischio la tenuta della democrazia, la coesistenza pacifica dei popoli e delle razze, la forza contrattuale della forza lavoro, la qualità stessa dei rapporti umani”.

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  • Università – Per fortuna c’è la Svizzera

    Fra le tante bad news che riguardano l’Università, si segnala una buona iniziativa, il premio “Energica..mente”, organizzato da un volenteroso professore d’Ingegneria a Genova. Premio assegnato martedì 2 dicembre ai migliori allievi di Facoltà nello studio e nello sport, voluto proprio per sfatare il clichè dello studente di Ingegneria, pantofolaio, sgobbone, tutto libri e poco moto. Sono stati premiati bei ragazzoni che vanno forte in canottaggio, pallacanestro, arti marziali, atletica, pallanuoto e persino un’esile fanciulla, possente vogatrice.
    Una bella sommetta per il primo, milleduecento euro, altri cinque, cento euro ciascuno e per gli ultimi sei una bella.. felpa!

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  • Genova città dei Diritti?

    Dieci giorni dedicati ai diritti sono stati una iniziativa importante in termini di contenuti e per l’esigenza di richiamare l’attenzione sui sistemi di valori civili trascurati dai molti media e ignorati dai più siano essi cittadini o amministratori.
    Disturba solo l’enfasi di alcuni particolari con cui è stata presentata l’iniziativa quali, ad esempio: “Genova capitale dei diritti umani e civili che converte le sue ferite in progetti di impegno, in identità più alte”.
    “Capitale” è un appellativo abusato che non si vorrebbe più sentire pronunciare. La città si è infatti autoproclamata nel tempo: “Capitale delle Partecipazioni Statali” – “della portualità” – della siderurgia” – del nucleare” – “della elettronica” e via discorrendo. Ma ogni volta un fallimento ha chiuso il breve ciclo di presunta supremazia tra l’indifferenza di chi poteva e nella sofferenza di chi traumaticamente veniva espulso dal ciclo produttivo.
    “Genova città dei diritti”, ma la sentenza recentissima su una parte del G8 ci ha lasciato l’amaro in bocca, confessiamolo! I due filoni su cui la Procura continua a scavare (porto – mensopoli) sembrano confermare che Genova non è molto diversa dalle altre città italiane, anzi.
    Forse potrebbe essere utile a chi ha organizzato il ciclo di incontri ripassare la recente storia della Superba e gli suggeriamo l’interessante aggiornamento: M. Preve – F. Sansa, “Il partito del cemento”, Chiarelettere Editore, Milano luglio 2008.
    (Vittorio Flick)

  • L’occasione perduta

    Fra poco più di una settimana la Mostra “Ragazze di Fabbrica” finirà la sua permanenza alla Biblioteca Bruschi Sartori, partecipare alla sua realizzazione è stata una bella esperienza coinvolgente ed emozionante.
    Emozione è infatti la parola più adatta per dire dei numerosi incontri che ci sono stati durante tutto il periodo della mostra.
    Ma qualche mancanza c’è stata, ed una in particolare è stata “fragorosa”: quella del Sindacato.
    Dai tabelloni della mostra, nei dibattiti, nelle conversazioni, il Sindacato è stato continuamente richiamato: per ricordare le rivendicazioni, le lotte, i contratti, le manifestazioni, le assemblee, o anche per evocare i contrasti e le discussioni accese.
    Che presenza ingombrante per tanti anni della nostra vita!!
    Ed ora è tutto finito? Forse perchè rappresentiamo il passato?
    Eppure da delegata sindacale, nei momenti formativi, mi veniva spiegato che bisogna conoscere il passato per sapere verso che cosa si sta andando.
    La lunga appartenenza alla Cgil, ancora oggi da pensionata, mi ispira questa ulteriore “rivendicazione”. E’ quasi un riflesso condizionato!
    Avevo immaginato che il sindacato avrebbe colto questa occasione per favorire un incontro fra diverse generazioni di lavoratrici, quelle di oggi e quelle del passato.
    Forse avremmo scoperto che abbiamo delle cose da dirci.
    Penso che abbiamo perso un’occasione e non volevo far finta di nulla.
    (Luisa Campagna)