Autore: Redazione

  • Pubblicità – Dopo lo stupro il malore che fa venir da ridere

    Sono mesi e mesi che mi guarda, a giorni alterni, dal paginone di un giornale, con espressione muta ma loquace, carica di interna sofferenza: quasi un invito a intervenire, far qualcosa per lei, non so, porgerle una mano, un sostegno, forse chiamarle un medico che più di noi inetti sappia aiutarla, somministrandole un calmante, facendole un’iniezione. Non si può restare indifferenti ancora a lungo, di fronte all’immagine dolorante della brunona che, con un messaggio non si sa quanto funzionale allo scopo, reclamizza le pellicce in vendita presso una ditta di Andora. Più ancora che la siluette della ragazzona e la linea del morbido “capo” che indossa, colpisce la sua posizione corporale: piegata su un fianco, il viso una smorfia, gli occhi socchiusi, le mani premute contro l’addome, come per comprimere il dolore di un’improvvisa colica, chissà, che l’ha colpita a tradimento, si direbbe, se la posa non fosse a lungo studiata e preparata.

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  • Film – “I cento chiodi” di Olmi e “Le vite degli altri”

    Può non piacere il Cristo professore universitario de “I cento chiodi”. Parla troppo lentamente, è troppo bello, ha uno sguardo incantato e severo ed è talmente fuori della realtà, insieme alla piccola comunità del Po che gli gravita attorno, da lasciare un senso di frustrazione, di fastidio. “Non c’è nemmeno una televisione in quel film! Ma vi immaginate un’Italia senza televisione oggi? No questo film di Olmi – ma davvero è il suo ultimo film? – non mi piace, non è vero!”, ha commentato qualcuno all’uscita del cinema. Però, aspettando, le inquadrature torneranno in mente nei giorni successivi, insieme ai cento chiodi piantati sui cento libri antichi, custodi di saggezza e verità cristiana, con la polizia scientifica che, china su di essi, rileva le prove di un omicidio culturale le cui ragioni sono talmente evidenti da sembrare scontate. Aspettando, verrà in mente l’assassino professore e Cristo al tempo stesso e il suo legame con la comunità fluvi ale che, come moltissime comunità oggi, è costretta a difendersi dallo scempio ambientale di costruttori di porticcioli e villaggi turistici. E i colori, le danze, le facce che hanno una leggerezza meravigliosa. Se c’è inganno nel film si tratta dell’inganno delle favole, dove i buoni sono buoni, i cattivi, cattivi, e, in un mondo magico, anche il paesaggio è perfetto.

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  • VERSANTE LIGURE

    MISTERO OLIVERI
    Mistér che menti offusca

    di grandi e di piccini:

    come Renata riesca

    a dir “Amo Pertini!”

    tubando con Berlusca

    boss della Mussolini.


    Enzo Costa
    enzo@enzocosta.net
    www.enzocosta.net

  • Morire sul lavoro/1 – Se la sicurezza aumentasse come i tavoli istituzionali

    Presidente Tofani. Signor prefetto, intanto la ringrazio sia per l’accoglienza e la disponibilità sia per la documentazione che ci ha consegnato, la quale sarà sicuramente per noi un elemento importante di riflessione, sia soprattutto per la conferma, rispetto ai dati di cui eravamo già in possesso, del fatto che non ci troviamo di fronte a situazioni straordinarie o di emergenza.
    Prefetto Romano. Assolutamente no.
    Presidente. Piuttosto – mi sembra di capire – esiste una situazione abbastanza sotto controllo, anche in relazione all’entità non eccessiva degli eventi infortunistici.
    Romano. Esattamente
    (audizione svolta presso la prefettura di Genova, Commissione parlamentare d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette “morti bianche”, 17 ottobre 2005).

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  • Morire sul lavoro/2 – Sempre meno ispettori addetti ai controlli

    Il lavoro portuale è uno di quelli con più alto rischio infortunistico. Si svolge per lo più all’aperto in condizioni climatiche e meteorologiche variabili, in situazioni sempre diverse e soggette a continui cambiamenti. La deregolamentazione del lavoro portuale l’ha reso ancor più difficilmente codificabile. “Oggi non sappiamo chi entra ed esce in porto e il lavoro nero dilaga” (Gian Paolo Patta, sottosegretario del ministero della Salute, incontro del 16 aprile in prefettura).

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  • Merella permettendo – Piovono su Cornigliano i container di Spinelli

    Riportiamo integralmente un comunicato stampa della Associazione Per Cornigliano che, diramato il 5 aprile 2007, inspiegabilmente non è stato pubblicato da nessun giornale.
    Un tempo neanche troppo lontano si sperava che nelle aree delle acciaierie, al posto degli impianti a caldo, fosse costruito un enorme distripark, che avrebbe regalato alla città una bella quantità di posti di lavoro. Con l’ultimo accordo sulle acciaierie il sognato distripark si è rimpicciolito fino a diventare uno spiazzo di soli 144 mila metri quadrati.

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  • Informazione – Braccianti delle news due giornalisti su tre

    Lo sapevate? In Italia sono 30.000, uno più uno meno, coloro che fanno, bene o male, i giornalisti; e 20.000 di loro, ossia due su tre, sono precari, senza tutele né diritti, sottopagati, sfruttati. Vivono in condizioni che un magistrato del lavoro, Mario Fiorella, ha paragonato ai “peggiori settori dell’edilizia e dell’agricoltura”, manovali e braccianti, pagati pochi euro lordi ad articolo per riempire pagine di giornali, riviste, spazi radiotelevisivi. Se aggiungiamo che questa “forza lavoro” è formata in gran parte di giovani, ne esce un quadro abbastanza inquietante anche per il futuro della categoria quindi dell’informazione.

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  • Minori stranieri – Progetto condiviso, ma dalla banda

    Parlando con gli operatori che si occupando dei “minori immigrati non accompagnati” si incontra subito il grande problema della sparizione dei ragazzi. Quando un minore viene segnalato – magari ha commesso un piccolo reato, magari era palesemente in un giro di sfruttamento – dopo l’identificazione della polizia viene affidato al Servizio Sociale del Comune che, come primo intervento, lo conduce in una “comunità di accoglienza residenziale” dove dovrebbe attendere l’incontro con gli operatori sociali che dovranno definire per lui un “progetto educativo”.

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  • Concorsi – Sguardo senza voci a Casa America

    Il 3 aprile scorso si è svolta la premiazione del concorso “Sguardi Latinoamericani a Genova”, indetto dalla fondazione Casa America presieduta da Roberto Speciale. I nomi e le opere dei vincitori sono stati riportati dalla cronaca locale (Secolo XIX, 4 aprile): 10 vincitori, 10 nazionalità coinvolte tra i 56 partecipanti, sguardi che si sono espressi nella cronaca giornalistica, nella fotografia e nel video. La premiazione però, sui giornali non è raccontata. A

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  • Concerto – Fabrizio De Andrè: musica non solo da vendere

    Come mai un cantante della portata di De André oggi è tanto gettonato e così poco ascoltato? Forse perché la differenza fra l’uomo nella società ed il cantautore è molto forte; per uomo della società intendo l’uomo che fa parte della borghesia, non certo l’uomo comune, protagonista di tante storie cantate da Fabrizio. Storie del mondo dove viviamo, spesso ignorate dai più per la carenza di rapporti umani che contraddistingue le nostre città. Esiste -anche se negato- un menefreghismo becero, un egocentrismo bacchettone, che portano l’uomo a non guardare oltre il perimetro della siepe del proprio giardino. Quanto sta là fuori non gli appartiene, ed è ciò che Fabrizio racconta con le sue stupende melodie, che potrebbero essere declamate anche senza il supporto della musica tanta è la loro bellezza e profondità.

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