Concerto – Fabrizio De Andrè: musica non solo da vendere

Come mai un cantante della portata di De André oggi è tanto gettonato e così poco ascoltato? Forse perché la differenza fra l’uomo nella società ed il cantautore è molto forte; per uomo della società intendo l’uomo che fa parte della borghesia, non certo l’uomo comune, protagonista di tante storie cantate da Fabrizio. Storie del mondo dove viviamo, spesso ignorate dai più per la carenza di rapporti umani che contraddistingue le nostre città. Esiste -anche se negato- un menefreghismo becero, un egocentrismo bacchettone, che portano l’uomo a non guardare oltre il perimetro della siepe del proprio giardino. Quanto sta là fuori non gli appartiene, ed è ciò che Fabrizio racconta con le sue stupende melodie, che potrebbero essere declamate anche senza il supporto della musica tanta è la loro bellezza e profondità.


Di questo si è discusso a lungo tra noi presenti al concerto dei KhoraKhanè, tenuto il 15 Gennaio 2007 nel cortile della Casa Circondariale di Chiavari dove tutti i detenuti, hanno potuto apprezzare due ore di ottima musica. Un complesso polifonico, composto da valenti musicisti e da una calda voce solista, che cantava col cuore e con passione una musica bella ma non facile.
Il concerto è stato un occasione per tutti coloro che al momento erano ospiti della struttura carceraria, oltre che per apprezzare una esecuzione di qualità, per riflettere su alcuni dei temi più importanti della vita di tutti i giorni, dalla quale per le vicende personali, chi più o meno ne è stato escluso.
I testi di De André, sono vere e proprie denunce di situazioni scomode, di fatti tragici che spesso i più ignorano. Tutti elementi che conferiscono alle sue canzoni un alto valore umano e morale non facile da percepire. Ma che dovrebbe far riflettere tutti.
De André è un “cronista delle sue canzoni” mentre altri scrivono spesso solo “ballate”. Siamo di fronte ad un genere diverso ed innovativo, dove il racconto è fatto di storie vere, vissute in quel contesto dove l’autore s’immergeva pere attingere la materia prima, che diventava poesia e denuncia. La differenza fra De André e gli altri cantautori sta nella scelta di proporre musica, fatta non solo per essere venduta; frutto appassionato dello studio della realtà alla quale sapeva aggiungere le note e le parole giuste.
Fabrizio si sentiva un uomo comune e cercava il riconoscimento solo di chi lo sapesse apprezzare e lo avesse scelto fra la moltitudine del popolo musicale. Questo è il primo segno della sua coerenza. Il suo è un monito che la libertà non ha prezzo, non lo avrà mai, un uomo è libero solo se può essere se stesso, Lui era libero, la dimostrazione è nella sua musica innovativa, nell’essere il precursore di un nuovo genere di poesia.
Questi e molti altri sono i contenuti delle riflessioni suscitate da uno stupendo pomeriggio, non certamente privo di emozione e commozione, passato insieme tra musica, poesia e ricordi.
(Silvano Bartolini, Casa Circondariale di Chiavari)