Categoria: Spiagge

  • OLI 396: PAROLE DEGLI OCCHI – Marina a mano armata

    (Albiossola Marina – Foto di Giovanna Profumo)

    Dicembre 2013 – Albissola Marina – Cartello posto sulla staccionata di recinzione che separa la passeggiata da uno dei molti stabilimenti balneari della località ligure. Chi decidesse, per un tuffo notturno, di superare questo confine, sappia che lo fa a suo rischio e pericolo.

  • OLI 390: PAROLE DEGLI OCCHI – Le spiagge di Crozza e quelle di OLI

    (disegno di Guido Rosato)

    martedì 12 novembre su Rai Tre in occasione della trasmissione televisiva Ballarò, Maurizio Crozza ha descritto la paradossale situazione delle spiagge italiane e in particolare di quelle che si affacciano lungo Corso Italia a Genova. Proponiamo ai nostri lettori una prospettiva, assai fedele, degli stessi luoghi dal mare.
    La matita è quella di Guido Rosato.

  • OLI 390: CITTA’ – Spiagge, Corso Italia, Genova e Ballarò

    Cinque minuti di Maurizio Crozza il 12 novembre su Raitre e milioni di italiani ora sanno com’è il litorale a Genova, sbarrato e cementificato.
    Chissà se una risata scioglierà i cuori dei nostri governanti, se si attueranno mai le Norme, eternamente rinviate per trame fino alla Ue, Progetto di Utilizzo del demanio, Piano della Costa, Pianificazione del litorale, Piano Urbanistico Comunale, Legge Regionale, Codice della Navigazione, .. e vai, tutte legiferazioni che prevedono mare raggiungibile da tutti e quanto più libero ora e per il futuro. Una presa in giro per i cittadini, cui si aggiunge la parodia di questi giorni al Patto di Stabilità del viscido emendamento Pdl sulla vendita delle spiagge d’Italia, segretamente fiancheggiato in modo piratesco da altri partiti.

    Se si votasse a scrutinio segreto anche in Liguria l’emendamento passerebbe perché Regione e Comuni hanno sempre avuto riguardo per gli addetti del settore, balneari e associazioni sportive, portatori d’interessi e consensi, così si spera e ogni partito coltiva il suo giardino blu marin.
    Così la proposta della Regione Liguria di aumentare il canone sul metro quadrato di spiaggia sta scatenando proteste sul web e presso il governatorato, mentre il povero assessore regionale al Demanio fa retromarcia, chiosando “vabbè mi basta un aumento del trenta, facciamo cinquanta per cento, in fondo volevo soltanto qualche soldino da reinvestire sul litorale, pigola, mi avete sempre considerato un amico..” Il canone passerebbe al doppio di 1,8 euro al mq, una fortuna per il basito cittadino che ogni anno vede aumentare tasse e abbassarsi il reddito: mille metri quadri di spiaggia costano ora al gestore balneare meno di duemila euro all’anno di canone demaniale. (Repubblica 13/11).

    Poi, siccome tutto è fermo e nulla si può toccare fino al 2020, termine di scadenza concessioni balneari, compare sul sito del Comune di Genova, un Avviso dell’ Ufficio Demanio per richiesta di ampliamento concessione Demaniale ad una società sportiva. Spesso una fuffa le società sportive, quando va bene due o tre partecipazioni l’anno a gara di pesca o vela, alcuni trofei e voilà, ecco la concessione. Mai generalizzare sì intende, dunque chi chiede la concessione a Sturla è campione nazionale di “ bollentino”, ha una sede ultranuova, bianco, corde e fregi marinareschi, pavimenti con riquadro a mosaico, bagni e docce perfetti, biliardo, sala da gioco e da tè, terrazza sul mare, un clubbino à la page insomma con soci compiti: si paga 250 euro l’anno, posto barca compreso.
    Lo stato ne incasserà meno di mille l’anno, con sconto Coni per la sede e un consistente pezzo di spiaggia occupato da 180 barche e quasi duecento cabine.

    La sede dell’Associazione si affaccia però su un altro punto dei litorale, che è spiaggia libera: ci si lamenta dei rumorosi bagnanti, magari con ombrelloni di giorno, uso delle docce di non soci, meno male la toilette è sottochiave, spiacevoli incursioni notturne, perciò si chiede di avere in concessione la spiaggia libera davanti a scanso del tutto. Chi fa un giro a borgo Sturla può intanto vedere il litorale occupato e vietato anche da tre alaggi di barche, società sportive, bar, club e un unico pezzetto di spiaggia per tutti.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 388 – PATTO di STABILITA’: Balneari, la disfida di Baretta?

    Mentre il Patto di Stabilità pare assomigli sempre più a una fiera del bue grasso, il 25 ottobre la deputata Claudia Mannino, Movimento 5 Stelle, ha presentato una interpellanza urgente al viceministro dell’Economia Stefano Fassina  in merito ad indiscrezioni di stampa su una strisciante privatizzazione delle spiagge. Infatti il sottosegretario Pierpaolo Baretta, Pd, con delega al Demanio, ha più volte manifestato l’intenzione del Governo di inserire la riforma del demanio marittimo nella legge di stabilità, sbandierando il suo progetto di sdemanializzazione che porterebbe alla fin fine a cedere con prezzo calmierato stabilimenti, bar, cabine, ristoranti, agli operatori balneari già concessionari. Sostiene Baretta la vendita, anzi la svendita, a prezzi inferiori di mercato, delle costruzioni esistenti sulle spiagge, già dello Stato: un saldo di beni della collettività, un regalo per i concessionari, titolari senza gara alcuna e supportati ora anche dal progetto elaborato dall’Agenzia del Demanio, sempre in tandem con Baretta.
    La questione delle concessioni demaniali in Italia era stata oggetto di procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea per mancanza di libera concorrenza secondo la normativa Bolkestein  e soltanto con la legge n.217 del 2011 veniva sanata, stabilendo che non può esservi concessione “d’insistenza”, ossia il sistema di preferenza per il concessionario uscente che si vedeva rinnovata in automatico la concessione, inoltre i beni appartenenti al demanio marittimo non entrano a far parte del patrimonio “disponibile” delle Regioni, ma restano assoggettati a codice civile, codice della navigazione, leggi statali, norme comunitarie, ecc.
    Cioè, non possono Comuni o Regioni alzarsi una mattina e decidere di vendere un pezzetto di mare con annessi e connessi.
    “L’uovo di Colombo”, sottolinea l’Espresso del 22 ottobre, “sta nel documento elaborato dall’Agenzia del Demanio spedito al Ministero dell’Economia,  un’occasione da goal per chi ha già una licenza in mano, in quanto non si fa menzione di aumentare il canone”,  la novità è invece nella procedura di gara, in cui l’offerta più vantaggiosa viene valutata tale sulla base di un piano economico-finanziario d’investimenti: come per le concessioni autostradali chi più ha investito in nuove strutture ha più possibilità di aggiudicarsi la concessione.
    Non è una buona notizia per chi pensa che le spiagge italiane siano già abbastanza costruite. Inoltre il 40 per cento del punteggio complessivo si basa sulla professionalità acquisita dall’offerente nell’esercizio di concessioni di beni demaniali marittimi per finalità turistico ricettive. Insomma, chi ha già in gestione un’area e concorre per essa, parte con un bel vantaggio, con diritto di prelazione de facto per comprarsi gli immobili e farsi assegnare la spiaggia in concessione, pur se corretto il riconoscimento degli investimenti.
    A ciò si aggiunga che i proventi degli ombrelloni e dei lettini andranno alle Regioni e non più allo Stato, ma a questa cifra corrisponderà una pari decurtazione dei trasferimenti dallo Stato alle Regioni. E a questo punto  che cosa ci  guadagnano le Regioni a litigare con i balneari e i loro sindacati?  Ad oggi i Comuni, che gestiscono le spiagge, non beccano un euro perché tutti i soldi vanno a Roma. Nella migliore delle ipotesi, ai sindaci interessa davvero poco tirare sul prezzo dei canoni, nella peggiore, vanno d’amore e d’accordo con i balneari, che portano magari voti, consensi, benessere.
    In barba alle norme comunitarie e in vista del semestre europeo 2014. Risponde piccato il viceministro di non preoccuparsi, nessuna intenzione di trasgredire le norme comunitarie, il documento in esame e l’iniziativa del sottosegretario di Stato non sono la posizione del Governo, ma sono il riflesso delle questioni in discussione con i rappresentanti delle associazioni balneari.
    Un bel traguardo per il PD, che ha fatto campagna elettorale sui beni comuni.
    (Bianca Vergatifoto di Giovanna Profumo)

  • OLI 374: CITTA’ – Boccadasse, l’ultima spiaggia

    È un luogo incantato… Con la persona amata è poetico. Consiglio a tutti di farci un salto al tramonto..” Così l’ultimo Tripadvisor  (17 aprile), postato su Boccadasse, dove i genovesi portano gli amici, che arrivano da fuori per godere la vista inaspettata di uno dei più  affascinanti borghi marinari d’Italia, dove lo scrittore Camilleri fa abitare la fidanzata del famoso commissario Montalbano.

    Tanti luoghi patrimoni dell’Unesco non reggono il confronto. Ci si va per guardare il mare con le case colorate dei paesini  di Liguria, a pochi passi dalla spiaggia i bambini a tirar pietre nell’acqua sotto gli occhi di nonni o di mamme. Basta il sole e mangi il gelato anche se fa freddo, è un via vai di grandi e di piccoli, che passano il tempo a fare i salti dal muretto per atterrare sul morbido della coltre di pietrine.
    “Una  miniportofino nel cuore della city”, lo descrive un altro post e gli Uffici del Commercio hanno pensato bene di concedere ad un ristorante di collocare i suoi tavolini in uno spazio  tale, che gli accessi alla spiaggia e alla piazzetta si sono ridotti della metà.
    Dalla Costa Azzurra a Cadaques, nessuno ti impedisce di arrivare al mare: baretti, ristoranti, pub, tutti hanno uno spazio ben definito, mentre  a Genova, nell’unico incantevole luogo che c’è in città, una corolla di tavolini circonda l’arco della spiaggia ed ha ristretto il passaggio a chi scende la mattonata. Proseguendo, dopo i tavolini di quasi un metro di lato con poltroncine da regista, sono posizionati un contenitore dei rifiuti,  legittimamente due cassoni di pescatori, alcune barche ( ma soltanto due hanno il permesso) e quindi per arrivare in spiaggia un varco di tre metri e basta. Una nonna ha protestato, scrivendo al Comune.
    Ben vengano attività che animano i luoghi d’attrazione per il turismo. Fanno allegria i tavolini in blu, sono accoglienti, ma s’impedisce di arrivare al mare, è rimasta da un lato soltanto una piccola scala, ora non ci si può più sedere sul muretto le gambe ciondoloni: si è risposto, scherzando ma non troppo, che quelli che arrivano non hanno più l’età per saltare.
    Due maestre volenterose hanno portato ieri i loro alunni a Boccadasse, era uno sgusciare impervio, stretti fra zainetti e gambe di tavolini a un palmo di naso e la spiaggia sottostante.

    Questa la cronaca del 23 aprile e chi scrive fa un giretto a Boccadasse, interpella un vigile che passava di lì, fa notare la situazione al ristoratore, che asserisce essere tutto regolare, ha già ricevuto un sopralluogo.
    Oggi 24 aprile, magia però,  i tavolini sono stati assiepati, allontanati di un metro dal bordo del muretto e dalla scaletta: evviva, è stato lasciato più spazio per potersi sedere di nuovo a ciondoloni!
    A pensare male… Non è proprio tutta colpa degli uffici, che comunque pare concedano ad occhi chiusi suolo pubblico, come se un marciapiede o il posto più bello che Genova ha, fossero la stessa cosa, con tutto il rispetto per chi lavora.
    Chi abita lì da generazioni assicura che i boccadesini sono sollevati quando c’è lo “sciocu”, il vento di scirocco, così non viene nessuno – peccato! è così bella – e tutti i cittadini ne dovrebbero poter godere.
    Dispetto ed indignazione ha sollevato il respingimento da parte della Regione circa la richiesta di mettere una pedana sulla spiaggia per piazzarci tavolini (Decr. R. n.3 del 7/1/2013), mentre altri ambirebbero ad una bella squadra di lettini: in fondo occupano lo spazio di un asciugamano. Ma non tutti hanno i soldi per il lettino e tanti fanno le vacanze in città. E Boccadasse ha un vincolo di paesaggio, è spiaggia libera, è spazio di tutti, è un bene da preservare, forse c’è in giro uno strano concetto di bene comune.
    (Bianca Vergati – foto dell’autrice)
  • OLI 372: URBANISTICA – Corso Italia, la fuffa certificata delle spiagge libere

    Nel marzo 2012 l’assessore al Demanio Farello della Giunta Vincenzi annunciava con toni trionfali novità importanti per l’estate, in particolare per Corso Italia – “la parte di litorale più in sofferenza” ammetteva – dove ci sarebbe stato un aumento del 20% di spiaggia libera con l’ampliamento di spazi già pubblici fra S. Nazaro e Punta Vagno e fra i bagni Squash e Capo Marina con la riduzione di spazi in concessione, togliendo pure un po’ di cementificazione.
    Inoltre si sarebbe potuto mettere la barca in mare senza pagare su quattro nuovi scali fra Nervi e Punta Vagno e chiunque avrebbe potuto fermarsi gratis per fare il bagno, perché “La battigia si allargherà e dovrà avere una profondità non inferiore ai dieci metri per consentire sosta gratuita per la balneazione”, affermava.
    Evviva, finalmente. Il Pro.u.d., Progetto di Utilizzo del Demanio, licenziato dal Consiglio Comunale, prevedeva il nullaosta della Regione entro un paio di mesi. Gli uffici regionali però, hanno prodotto le loro osservazioni soltanto a gennaio di quest’anno e con qualche sorpresina niente male.
     Innanzitutto è stata smontata la tesi che a Genova si ottemperi alla legge regionale che prevede il 40% di spiagge libere, dove si dichiara di arrivare oltre il 54%, compresi gli scogli, come sottolineato dall’allora assessore.
    Nell’incontro del 5 marzo 2013 fra Municipio Medio Levante e gli uffici comunali  è uscita invece una percentuale assai diversa per il litorale fra Boccadasse e Punta Vagno: le spiagge libere arrivano ben all’ 11%! Come mai? Semplice: la Regione ha chiesto di “eliminare tra le aree libere quelle dichiarate non accessibili o non praticabili, …foci di torrenti, scogliere impraticabili… ed integrare …dettagliato Municipio per Municipio..” (Decreto n.3 del 7/1/2013). Ovvero di considerare i tratti liberi e accessibili per ogni porzione di costa, cioè per corso Italia, Quarto, Quinto, ecc.
    Il computo era stato invece redatto in maniera complessiva. Non solo. Si sono messi nel conto il tratto di spiaggia libera della Marinetta , che sarà interessato dal miniscolmatore del Fereggiano, rio che sfocia proprio a metà di corso Italia, la nuova spiaggetta della Motonautica, con accesso chiuso dai cancelli del club, e pure la nuova spiaggia che ancora non c’è accanto al depuratore.
    Il Progetto presentato “non risolve efficacemente il nodo della carenza di spiagge libere e libere attrezzate nel litorale cittadino con particolare riferimento a Corso Italia…” dichiara la Regione, che per contro ha stralciato “la previsione di una fascia intermedia tra le concessioni e la battigia, utilizzabile liberamente e in cui è permessa la sosta per la balneazione… in quanto costituisce una modifica e una servitù ai concessionari balneari. E ci si arriverebbe fra cancelli e barricate soltanto piedi in acqua dalla spiaggia libera di S.Giuliano, aggiungiamo noi: un aiutino ai balneari tanto perseguitati, alcuni dei quali sono anche in causa per i canoni giudicati troppo elevati, poveracci.
     Come clou dell’incontro alla richiesta di aprire gli stabilimenti Comunali tutto o parte dell’anno, come propone la nuova L.R di febbraio 2013, viste le perdite finanziarie della partecipata del Comune, la risposta dei Bagni Comunali ( con presidente in scadenza mandato) è stata: “ci sono problemi di personale”. Peccato che pochi giorni dopo in Consiglio Comunale l’assessore al Bilancio abbia dichiarato che per i due stabilimenti comunali ci sono in organico trentasette bagnini ( Mercantile, 21/3).
    (Bianca Vergati – disegno di Guido Rosato)

  • LE CARTOLINE 2012 – Concessioni balneari, nonostante l’Europa

    Il Gaslini visto con Google Maps

    “Il bando è stato pubblicato per scelta su il Giornale perché l’unico quotidiano nazionale con pagina locale in Liguria e anche il meno costoso”. Risparmiosi gli uffici del Comune.
    Dunque la gara per riqualificare i famosi Bagni Maria di Genova Quarto è stata resa nota sul ben diffuso quotidiano il 4 agosto, con scadenza entro trenta giorni per partecipare. Come sottolinea il Secolo XIX del 3 settembre: ”Scadrà domani alle ore 12. E qualora non vi fossero partecipanti Tursi sarebbe libero di trattare direttamente con la società interessata la concessione ventennale”. Pare che tanti leggano il Giornale e che tanti siano accorsi a leggere sotto Ferragosto il sito del Comune alla voce Mostra tutto il menù, dove compariva a destra “Avviso manifestazione d’interesse concessione demanio marittimo a Quarto ad uso stabilimento balneare e ristorazione”. Infatti sembra abbiano risposto più d’uno e così la gara si farà, inesorabile Bolkestein.
    La Regione aveva sollecitato la pratica, pur se la scadenza per le concessioni balneari è il 2015, su richiesta del concessionario e il Comune ha dovuto obbligatoriamente indire la gara, facendo da “gestore” per l’iter burocratico senza ricavarne un euro.
    Dal 2007 tutto il costruito su area demaniale è divenuto proprietà dello Stato e come nel caso dei Bagni Maria, se ristrutturati , lo Stato si ritroverà uno stabile nuovo pièd dans l’eau. Peccato che poi scatti la concessione per decenni a canoni irrisori per queste imprese, trovate dal fisco nei mesi scorsi al 90 per cento non in regola, con scontrini record fino al 500 per cento in più rispetto all’anno precedente (Secolo XIX, 5 settembre 2012). A dispetto della crisi e con tutto il rispetto per chi fa impresa, ma anche per il valore di un bene pubblico, qual’è il litorale, dato che per un centinaio di metri di battigia il costo del canone è di circa mille euro annue. Un vero affare per le casse pubbliche, con abbattimenti anche del 50 per cento se trattasi di Società sportive, presidio sociale quando funzionano sul serio per accoglienza e sport.
    A quando un monitoraggio “vero” delle concessioni demaniali?
    Forse sarebbe opportuno che gli Enti locali reclamassero decreti attuativi della Normativa europea, visto che incasserebbero anche loro dai canoni aggiornati. Invece le Regioni difendono a spada tratta i privilegi di tali rendite a carattere ereditario perpetuo, che neanche negli Emirati…
    Già si ventilano progetti qua e là, da Corso Italia a Nervi: un bell’esempio la gigantesca piattaforma di cemento costruita quest’inverno presso i Bagni Italia per ospitare cabine-suite e vasca idromassaggio con concessione balneare fino al 2030 o giù di lì.
    I Bagni Maria consistono in un manufatto fatiscente e insicuro, con tanto di cartelli di preavviso per il pubblico e a cui le mareggiate lambiscono spesso le fondamenta. Il suo rifacimento comporterà non una ristrutturazione, bensì una costruzione ex novo in riva al mare e imprescindibili opere a mare: pagate da chi?
    Lo stabilimento in questione confina con un lembo di spiaggia riservato all’ospedale Gaslini, abbandonato al degrado.
    Perché non rimettere la spiaggia a posto per i piccoli pazienti e le loro famiglie? Basterebbe fare pulizia e un po’ di beneficenza a chi davvero ne ha bisogno.
    L’Europa prevede una durata massima di sei anni per le concessioni, ma se è giusto tenere conto degli investimenti, ancora una volta si favoriscono privati che hanno casualmente una concessione a disposizione, concessione prolungata per vent’anni, se si fanno un po’ di lavori.
    Perché non ipotizzare un’opportunità di libera impresa e di occupazione per i giovani?
    Intanto l’estate è agli sgoccioli e al mare per i bambini malati ci si penserà un’altra volta.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 311: Parole degli occhi

    Londra agosto 2011 – Spiaggia libera lungo il Tamigi
    Foto Giovanna Profumo
  • OLI 301: AMBIENTE – Tutti al mare?

    IL CIRCOLO NUOVA ECOLOGIA DI LEGAMBIENTE GENOVA ORGANIZZA PER DOMENICA 29 MAGGIO PRESSO LA SPIAGGIA PUBBLICA DI SAN GIULIANO L’INIZIATIVA SPIAGGE PULITE (ANCHE DAL CEMENTO).
    Nel corso della manifestazione si terrà un corteo che percorrerà tutto il bagnasciuga verso ovest con la ferma intenzione di eliminare tutti i muri di cemento che impediscono la libera fruizione delle spiagge ai genovesi.

    Ricordiamo che Legambiente e tutte le associazioni ambientaliste e dei consumatori sono fermamente contrarie ad DL che riguarda il demanio costiero italiano e in particolare chiedono di:
    – fermare le previsioni del DL Sviluppo che riguardano il demanio costiero italiano.
    – stabilire l’obbligo delle gare per tutte le concessioni balneari, con un tempo massimo delle concessioni di 6 anni.
    – garantire che almeno il 50% delle spiagge in ogni Comune sia lasciato per la libera fruizione dei cittadini (a Genova siamo al 40% se contiamo gli scogli e le spiagge vicine ai depuratori e al porto).
    – tutelare le coste italiane da qualsiasi nuovo intervento edilizio.

    Il paesaggio costiero rappresenta un patrimonio inestimabile che appartiene a tutti gli italiani. Le spiagge e le coste devono essere accessibili e fruibili da tutti i cittadini e non possono essere cedute ai privati in cambio di pochi euro allo Stato o alle amministrazioni locali. Se fino ad oggi alcuni imprenditori balneari hanno guadagnato somme enormi pagando al Demanio cifre irrisorie, con il Dl Sviluppo approvato dal Governo, le spiagge verrebbero concesse per molti anni senza alcuna gara o controllo. Attraverso il diritto di superficie, inoltre, si potranno aggirare le normative di tutela legalizzando persino costruzioni abusive e aprendo le porte a nuove edificazioni nella fascia dei 300 metri dalla battigia. Tutto ciò senza che i Ministeri dei Beni culturali e dell’Ambiente siano in alcun modo coinvolti nelle autorizzazioni, perché a gestire il tutto sarebbe l’Agenzia del Demanio, con Regione e Comune che si spartirebbero gli introiti. La Commissione europea è già intervenuta per chiedere che le concessioni demaniali agli operatori balneari siano affidate con gare pubbliche e trasparenti e tempi limitati, in modo da garantire sia gli imprenditori onesti sia il diritto dei cittadini a poter fruire delle spiagge e degli scogli.

    (a cura di Bianca Vergati)

  • OLI 300: AMBIENTE – Alcune chicche del Decreto Sviluppo

    L’Ucina, Unione nazionale cantieri navali ed affini con sede a Genova, ha spiegato che, fra le misure varate dalla “frustata “ epocale del Decreto Sviluppo, assume un particolare rilievo la destinazione al diporto delle aree inutilizzate dei bacini portuali esistenti perché “consentirà di ricavare 40.000 posti barca nel rispetto dell’ambiente e 10.000 nuovi posti di lavoro nei servizi”.

    Ancora l’associazione plaude all’eliminazione della licenza edilizia per i pontili galleggianti, “una inutile duplicazione [!] della concessione demaniale, che fino a oggi ha privato l’erario dei corrispondenti oneri demaniali”.
    Un bel pontile non si negherà più a nessuno, ma l’accesso all’arenile è salvo, precisa il ministero.
    Giusta la preoccupazione per i livelli occupazionali, davvero sfacciata la dichiarazione sul mancato gettito per un comparto dove si registra da sempre una delle più alte percentuali di evasione fiscale.

    In quanto ai porticcioli, solo per citare la Liguria, basta fare un giro lungo la costa…

    Perfino la Regione, che ne ha incentivato la costruzione a gogò, dichiarava pochi mesi fa che “era tempo di una pausa”.
    Sempre in tema di mare, un evviva anche al “diritto di superficie” di novant’anni su aree demaniali, ovvero chi detiene una concessione balneare se la potrà tenere e nessuno potrà contendergliela: quasi un decreto imperiale per un bene di famiglia, per di più fatto apposta per eludere la normativa europea – che vuole gare d’appalto in libera concorrenza – e studiato per sottrarre quanto appena concesso dal federalismo demaniale. Pure se fa l’occhiolino agli enti locali, visto che il corrispettivo canone sarà

    versato loro in parte, calcolandolo sui valori di mercato secondo nuovi studi di settore. Indubbia la necessità di disciplinare, ma sarebbe stato sufficiente ad esempio bandire la gara tenendo in giusto conto l’occupazione e gli investimenti già effettuati. E partire da qui per l’appalto.

    Così i gestori esultano per il regalo, a contestare i canoni ci penseranno dopo, come hanno sempre

    fatto, non paghi dell’esenzione dallo scontrino fiscale “per attività connesse”. Un giro d’affari stimato in 16 miliardi dall’agenzia delle entrate contro i 2 miliardi dichiarati dai gestori, mentre lo
    Stato incassa 108 milioni di euro di canoni: 18 milioni di mq occupati, uno stabilimento ogni 350 metri a 50 centesimi al mese per metro quadro, 900 chilometri di costa sottratta alla libera fruizione, un quarto di costa nazionale (La Stampa, 7/5/2011).
    Di mettere ordine c’era effettivamente bisogno in un business per pochi con evasione fiscale al

    massimo. Grazie alla direttiva europea i comuni si apprestavano a gestire in via diretta territorio e introiti e a riorganizzare finalmente più spiagge libere.
    “E se un comune che volesse realizzare un porticciolo si trova davanti un circolo con sessanta posti barca che si tiene per un secolo?” si domanda non senza ragione dal suo punto di vista l’assessore al bilancio della Regione (Il Secolo XIX, 6/5/2011). Ancora.
    Il provvedimento servirà ottimisticamente anche a scovare i furbi monelli, prevedendo

    l’emersione dei “chioschi-fantasma” e il conseguente accatastamento-legalizzazione delle

    edificazioni non censite sulle spiagge, come la milionata di case-fantasma insegna. Pare infatti nebbia fitta e ricorsi probabili per l’Agenzia delle entrate, scaduti ora i termini per le case suddette: incombe ad esempio un regio decreto (652/’39) che prevede la dichiarazione di abitabilità entro 30 giorni rilasciata dal Comune per emettere la rendita catastale. Ma se il Comune non ha certificato l’immobile che cosa può dichiarare e quindi tassare? (Il Sole 24ore, 4/5/2011). Potenza della normativa.
    Non dalle associazioni ambientaliste con il loro appello al Presidente della Repubblica a non firmare, ma da più parti si sottolinea che nessun vincolo urbanistico o paesaggistico viene

    rimosso, che si dovrà valutare con attenzione se ci sia libertà assoluta ad edificare con il silenzio-

    assenso esteso quasi a tutto e così il sacco delle spiagge, se ci sarà, dovrà contare sulla complicità
    di comuni, regioni, agenzie del demanio. E non tranquillizza certo che a costituire il diritto di superficie debba intervenire un atto degli enti sopracitati. Resta il fatto che per la prima volta s’introduce un regime di natura privatistica nel regime demaniale che è di natura pubblicistica. In barba all’articolo 9 della Costituzione e ad ogni altro diritto dei cittadini su beni pubblici.
    (Bianca Vergati)