Categoria: Diario

  • OLI 384: VIAGGI – Diario di Giulia

    Demi, domenica 5 maggio

    Nel dormiveglia, questa mattina il rumore dell’ Oceano mi sembrava quello del treno…
    Ero contenta di scendere a Genova  rivedere la mia micia, le amiche, i gauchos.
    Nella notte è morto un capretto da latte. Il lamento della madre è uno strazio, gli altri animali sembrano spaventati.
    Do a Lamine 10.000 franchi senegalesi  perché vada subito a comprare fieno o quel che trova. Più due quaderni..Con Mariella liberiamo gli animali e diamo loro quel che troviamo in casa.
    Da quando, con i locali, maneggio soldi con quattro zeri, mi sento più esposta.

    Stacco e vado all’ Oceano. Mi siedo alle spalle di un pescatore con la rete avvolta attorno al braccio che, in acqua fino al ginocchio, aspetta l’ onda giusta. Solo allora con un gesto sicuro la tira lontano.
    Il ventaglio trasparente si apre e dentro resta un pesce. Impiega minuti per stenderla e ritorcerla con sapienza intorno al braccio. Si allontana alla ricerca di un’altra onda con pesce.
    Non ho voglia di rientrare. Mi arrampico su una duna e passeggio all’ ombra di conifere.
    Non sono più in armonia con questo luogo e da sola non so muovermi.
    Non so il perché, ma mi viene in mente Bersani “Non è facile far volare i tacchini sui tetti”  ma qui mi pare persino difficile riuscire a credere che i tacchini locali possano fare la ruota
    Nel mondo degli uccelli oggi mi sento un’anatra selvatica pronta per migrare.

    Mi vengono incontro due bambini che smettono di fare la lotta libera, “cadeau, cadeau” mi dicono. “cadeau”  fanno eco tre ragazzine con una fascina di legna in testa, “cadeau”, mi ripete un ragazzo indicando i miei occhiali. “ce n’est pas possible” rispondo, mentre sotto allo sguardo di Hallah i parà francesi continuano a esercitarsi.
    Passo da Aidà che non c’è. E’ andata con i bambini in una città vicina.
    Parlo col marito. Mi fa vedere le foto di lui sulla petroliera ad Hong Kong, della sua festa di matrimonio con Aidà, dei genitori morti e del figlio più grande, ora in collegio a Dakar per studiare francese. Ha 12 anni e tornerà per le vacanze.
    La sera dico a Mariella che ho voglia di muovermi da lì. Mi consiglia un alberghetto a Lampoul sur mer. E’ gestito da una Associazione italiana di turismo responsabile Domani dormirò lì.
    (Giulia Richebuono – foto dell’autrice)

  • OLI 383: VIAGGI – Il diario di Giulia

    Demi, sabato 4 maggio

    I tempi dell’ Africa sono lunghi?
    Noi ci abbiamo messo cinque ore per percorrere i 30 Km che ci separano da Dakar.
    Stop per le sigarette; ci è finita la benzina fuori dal villaggio, ci siamo fermati per ritirare i soldi da un bancomat, ed è prevista una visita da un medico della medicina tradizionale per Mariella. Ha lo sguardo dolce questo guaritore che ci accoglie in un cortile sotto a un tetto di paglia seduto su una stuoia con a fianco barattoli e bottigliette. Impolvera con chissà cosa lo sfogo di Mariella, le raccomanda di ungersi con olio di palma e lega attorno alla sua vita un cordoncino colorato con dei nodi sul quale ha recitato formule e preghiere.

    Moschea di Mamelles

    La aspetta per lunedì prossimo. Insha Hallah Dù fa un’offerta e nell’ uscire alcuni uomini ci chiedono
    attenzione per non calpestare la stuoia di preghiera.
    A parte i mercati caotici, tutto è chiuso a Dakar. Lamine dalla macchina mi indica i palazzi del potere una cattedrale e la facciata elegante di una stazione ferroviaria. Non ci sono più i treni e sui binari vendono un po’ di tutto. Io compro mezza zucca svuotata. Mariella altro…
    A lei piacciono i mercati, lì diventa vitale, contratta, lascia, cambia.
    Sceglie con Lamine un piatto al riso e sugo per loro tre,da mangiare quando ci fermeremo.
    Io non lo voglio.
    Tutti i piatti in metallo, vengono lavati in una bacinella e sciacquati in un’altra. L’acqua non viene mai cambiata Le lavapiatti non vogliono si facciano foto. Nemmeno la cuoca.

    Mercato di Dakar

    Ne vedremo altri due o tre di mercati più una sartoria che sfoggia una ventina di sarti in fila al lavoro dietro le macchine da cucire. Vende pezzi di stoffa a metraggio stabilito per pantaloni, tuniche, camice: taglia unica.
    La miseria e il caldo di questi mercati mi mette disagio, comunque compro quello che mi è stato richiesto da Genova e per me banane, prima di cadere svenuta….
    E’ pomeriggio inoltrato, forse potremmo tornare, ma Djiby è sparito e con lui le chiavi della macchina. Quando riusciamo a partire, Lamine mi fa scendere davanti al palazzo del Presidente per fotografarmi con un soldatino vestito di rosso che monta la guardia come fossimo a Londra. Qui e là i soldati hanno lo stesso sguardo vuoto.
    Dalla macchina guardiamo i quartieri eleganti il faro, la moschea di Mamelles che sorge su pietra vulcanica in riva al mare. Ci fermiamo in un barbeque gestito da donne della Petite Cote per  mangiare io muscoli allo spiedo, loro il piatto del mercato.

    Pedicure

    Dopo l’ascolto dell’ultima preghiera recitata in riva al mare prima dell’oscurità e la ricerca di un caffè touba caldo (caffè speziato), si va.
    Arriviamo a casa dopo la mezzanotte.
    Ci accolgono le anatre che sono riuscite a volare fuori dal recinto, le caprette belano.
    Djibi, l’autista, è a nostra disposizione dalle 8 di questa mattina per 20.000 franchi senegalesi (la metà li diamo a Dù che glieli darà un po’ alla volta. Per Lamine, la guida turistica il compenso è uguale. (650 franchi senegalesi equivalgono a 1 euro)
    Djiby è visibilmente stanco e io esprimo nuovamente il mio disappunto a Mariella, perchè la disponibilità dello chaffeur mi fa sentire quello che non sono:la turista pretenziosa.
    Mariella mi ripete che gli africani non si stancano a guidare eppoi è amico di Dù
    Vado subito a letto per non allungargli altri soldi come la volta scorsa quando l’ho visto addormentarsi sdraiato su una moto dopo tante ore di guida.
    Da allora è molto gentile con me e non mi va.
    (Giulia Richebuono – foto dell’autrice)

  • OLI 382 – VIAGGI: Il diario di Giulia

    Demi 3 maggio venerdì
    A Mariella è rispuntata la malattia della pelle, dormirebbe tutto il giorno al sole.
    Ho pensato che la pelle è, fra i cinque sensi, il più diffuso del nostro corpo e separa la nostra interiorità da ciò che è esterno e spesso se l’energia è bloccata, manifesta disturbi.
    Il mio retropensiero è che lei si sta richiudendo in sé e i nostri progetti di viaggio stanno svanendo. Alcune persone col capo coperto di bianco sono venute per ascoltare la preghiera del venerdì trasmessa dalla radio messa fuori casa.


    (Aidà va all’orto con i bue bambini)

    Lamine, che prima della crisi economica mondiale era guida turistica, ora segue qui gli affari di Dù. Dice che domenica è la giornata migliore per visitare Dakar, perché c’è più tranquillità il giorno dopo la festa che è di sabato. Decidiamo di partire domenica mattina.

    E’ passata Aidà con un cesto di carote per noi.
    Al mare, sulla battigia alcuni giovani si esercitano nella lotta libera, altri si esibiscono in esercizi ginnici.
    Seguo un uomo che cammina in direzione Dakar cantando mentre sgrana il suo “corto rosario”. Mi fermo per guardarne un altro che sta facendo un falò per il suo pesce.
    Rientrando passo da Aidà. E’ stanca, ha dovuto dar da bere anche all’orto di un suo zio e il piccolo sta male.
    Le propongo di aiutarla, domani. A Dakar andremo domenica. Invece no, domenica la macchina serve a Dù quindi a Dakar ci si andrà domani.
    A fine giornata penso che per me nove giorni sono abbastanza qui a Demi.
    (Giulia Richebuono)

  • OLI 380: VIAGGI – Senegal, il diario di Giulia

    Demi 1 maggio mercoledì
    Festa dei lavoratori.
    I miei piedi rifiutano camminamenti conosciuti, sono desiderosi di altri sentieri.
    Questa mattina ho fatto il giro dell’oca nel deserto prima di arrivare al varco fra le dune.
    Leggevo sdraiata quando è arrivato Aziz sotto ad un capello di tipo cinese. Ieri mi si era affiancato con un suo monologo interrogativo nella passeggiata sul bagnasciuga in direzione Dakar.
    Ha guardato la copertina del mio libro di Dacia Maraini. “Espagnola!” ha sentenziato squadrandomi come se gli avessi detto una bugia. “Italiana” ho ribadito.
    Mi ha chiesto se conoscevo il suo di libro, e si è seduto accanto leggendo il Corano in arabo a voce alta. L’ho salutato con mussulmana tolleranza. Difficile spiegargli che il Corano l’avevo già letto in italiano ma che io sappia nessun dio si è messo a scrivere qualcosa di suo pugno.
    Gli dei, parlano a profeti o indovini. E a noi arriva l’elaborazione di quello che pensano, ma una volta scritte le parole, diventano pietre, costruzioni che creano muri, protezioni, ponti.
    Meditazione sulla via del ritorno.
    C’è qualche scrittura che dica:
    – la donna che sa nutrire, generare, essere due in un solo corpo è importante come lo è la terra che, nel rispetto delle leggi delle stagioni, ci sostiene e mantiene;
    – in natura non esistono gerarchie, ma differenze che vanno rispettate
    – tra gli esseri viventi bisogna coltivare la solidarietà
    – chi farà del male intenzionalmente vivrà infelice fino alla fine dei suoi giorni, perché la divinità che è dentro a ogni essere non può essere offesa?
    Alla sera Lamine torna a Pekini. Aidà manda a chiedere se vogliamo del pane.
    Mangio un panino con la cipolla e a Papà ne diamo uno con la chocoleca.
    Questa sera siamo sole con Papà, di otto anni.
    Abbiamo una bombola col gas. La si può usare con un aggeggio che non abbiamo. Mariella che qui è quasi di casa, chiede a Papà di andarcelo a procurare. Ceniamo con riso e zucchini dell’orto del papà di Papà. Io su quella bombola non saprei cucinarmi un uovo sodo,
    Con Mariella facciamo un piano di tour turistico da realizzare al più presto
    Forse perché assieme a Mariella e Lamine avevamo voluto vedere su Earth dove mi ero persa ieri, poi hanno cercato la casa dove abita Dù con la sua famiglia allargata, il mercato, lo stadio…
    Li avevo lasciati a guardare il mondo dall’alto.
    (Giulia Richebuono)

  • OLI 379: VIAGGI – Senegal, il diario di Giulia

    Demi 30 aprile Dù, che oggi ha l’esame per prendere la patente, è partito con Djiby (un amico chaffeur che non ha più né macchina, né lavoro e ora è a sua disposizione in cambio dell’uso della macchina per lavori che possono capitare.)
    Con noi si è fermato Lamine, il cugino di Dù . Ho diviso con lui il mio riso e pesce. Non c’è altro e non saprei cucinare nemmeno 1 uovo su queste stufette a carbone.
    Sembra diverso il modo di pensare qui: non c’è l’accumulo, c’è l’ oggi: mezzo Kg di carbone, un etto di olio in bustine, quattro biscotti, mezzo etto di caffè, quattro pizzichi di tabacco… come se le boutiques (i negozi) fossero dietro l’ angolo; invece questa mattina andrò con Lamine e Gheddafi, che fa il taxista, a 7 Km da qui per comprare.
    Io, abituata alle scorte, prenderò cinque Kg di manghi e cinque Kg di arance locali, sperando che i non accumulatori me ne lascino un po’.
    Abbiamo attraversato paesini costieri passando per il lago Rosa che è 10 volte più salato dell’ Oceano ed è davvero rosa quando il sole lo illumina. Appare all’improvviso dietro a dune e montagne di sale che sfoggiano, a volte, il nome del proprietario su un cartone infilato in una canna.
    A Babilone compro tutto quello che mi chiede la nostra variabile famiglia (possiamo arrivare ad essere anche una decina) che è parca nel comprare, ma che si nutre abbondantemente se può farlo, quasi per esorcizzare memorie di fame.
    Siamo stati anche in un bel jardin (orto) con manghi, papaie, verdure sconosciute, la menta (nanà)e il basilico che ho piantato appena siamo arrivati a casa. Lamine, mi ha presentato anche un amica parrucchiera che avrebbe voluto farmi le treccine. Ho risposto “Apres”.
    Qui sì che ho fatto le foto, chiedendo il permesso, perché alcuni non vogliono sia ripreso nemmeno l’asino. Domani è il 1° maggio. Dù dice che gli statali vanno in pensione a 50 anni, i privati a 60, ma devono essere davvero pochi quelli che la prendono in questa zona, perché la gente sembra poverissima.
    Tornati a casa, le oche per prime chiedono cibo a gran voce; allungo il loro pastone con acqua. Noi, alle cinque, riso e pesce e a Papà – il bambino silenzioso-, pane e chocoleca.
    Non devo più andare senza scarpe all’Oceano. Il deserto nella notte cambia forma e non trovavo più il varco fra le dune. Mi sono ritrovata in un bosco di palme da cocco e conifere. Scalza temevo di calpestare piante con spine coperte dalla sabbia. Ho incontrato un uomo “Vous conocè Dù?” “Oui ce ne pas sa la route ce par là”. Ho seguito la direzione del suo dito senza staccare gli occhi da due immaginati tetti bassi e rotondi et voilà il miraggio si è concretizzato.
    Je vai ad arrosez le piante prima che spunti la luna rosa rosicchiata dal sole.
    Informazioni : il 43% della popolazione ha meno di 14 anni e il principale gruppo etnico è il wolof. Non so com’è a sud, in Casamanche, dove abitano i fula,  ma qui tutto sembra in mano alle donne e ne sembrano consapevoli. Parlano e commerciano a voce alta guardandoti negli occhi con i loro grappoli di bambini appesi ai loro abiti lunghi o incollati sulla schiena fino ai due anni. A una di queste,ora morta, 13 anni fa, Dù ha lasciato 4 bambini; la più piccola era di un anno. “Ci vorrebbe qualche progetto per l’educazione sanitaria e sessuale” pensa ora, “ Come fare?” “ Ci vorrebbe un’ ambulanza “, aggiunge Lamine. Entrambi sono mussulmani tolleranti. “Come te” mi dice Dù che porta le trecce rasta.
    (Giulia Richebuono)

  • OLI 378: VIAGGI – Senegal, il diario di Giulia

    Demi, 29 aprile
    Ieri , per cena, Dù ci ha preparato patate fritte e omelettes
    Si è fermato con noi un bambino silenzioso con la maglia da calciatore.
    Gli ho offerto parte della mia omelette ripiena di uova fritte.
    “Sa và?” “Oui sa va bien.”
    Niente sonno questa notte. Le uova di ieri o le zanzare? Dormo con il lenzuolo rimboccato sotto al cuscino. L’aglio che ingoio mattina e sera non basta a proteggermi, mi gratto sprigionando afrore di Karitè. Ho un labbro gonfio, ma da questa sera avrò una zanzariera.
    Questa mattina ho percorso una strada diversa per l’Oceano. Ho trovato sulla riva, un pesce palla svuotato. A casa l’ho messo su un muretto al sole perché finisca di essiccare, lo porterò a Genova.
    Ho trovato anche una borsa di plastica traforata con la pubblicità dei dadi Maggi e un contenitore giallo che appenderò sopra al lavandino. Ora anche la nostra cucina sta diventando colorata. Il cesto intrecciato con foglie di palma che avrei voluto aggiustare, è stato gettato via: puzzava troppo di pesce, hanno detto. Ho incontrato un pescatore che riposava le mani su un bastone tenuto orizzontale dietro le spalle.
    Il pesce, in una rete, penzolava sulla schiena
    Nel pomeriggio sono venuti parenti e amici di Dù per delimitare una stradina verso una porta che non c’è ancora.
    Ai lati sono state messe piante grasse. Poi si andranno a prendere le conchiglie per lastricarla. Usa così dove le onde del deserto e del mare s’incontrano.
    Io che do da bere a piante e oche, ho seminato semi di mango con la luna piena
    Curiosità: la ricchezza qui si misura in mucche.
    L’uomo che ha venduto a Dù questo quadrato di sabbia ne ha 150. Non so dove siano adesso. Torneranno dopo la stagione delle piogge, che qui va da luglio a settembre, quando tutto sarà verde. Così si dice.
    (Giulia Richebuono)