Categoria: OLI 377

  • OLI 377: PAROLE DEGLI OCCHI – Se ottantanove vi sembran pochi

    Palazzo Ducale – sabato 11 maggio 2013 – La rivista Marea, il gruppo Archinaute e il gruppo teatrale l’Atelier hanno festeggiato l’ottantanovesimo compleanno di Lidia Menapace, amata per la sua azione continua per la giustizia e la libertà di donne e uomini.

  • OLI 377 – PALESTINA: La Nakba di ieri, la catastrofe di oggi

    Il 15 maggio 1948 l’esercito sionista ha invaso i territori palestinesi impossessandosi delle terre, delle case e del futuro del popolo palestinese. Almeno 800mila persone sono state espulse dalle loro case e sono state costrette a vivere nei campi profughi. Chi non è riuscito a scappare o chi si è ribellato, è stato ucciso.

    Più di 500 villaggi palestinesi sono stati evacuati e completamente distrutti.
     Il 15 maggio per i palestinesi è il giorno della “Al Nakba”, che significa in arabo “la catastrofe”, il ricordo di una vera e propria pulizia etnica in cui lo scopo non era solo annientare la popolazione ma cancellare il popolo palestinese dalla storia e dalla memoria con l’eliminazione di foto, documenti e testimonianze
    “I vecchi rifugiati moriranno e i giovani dimenticheranno” affermò David Ben Gurion, primo ministro di Israele all’epoca; oggi nel mondo si contano 6 milioni di rifugiati palestinesi che vivono in campi profughi sia all’interno della Palestina che nei paesi limitrofi (Siria, Giordania, Libano) spesso in condizioni disumane, e non hanno nessuna intenzione di dimenticare la loro storia anche se non gli è ancora permesso di tornare nelle loro case d’origine nonostante la risoluzione ONU 194 approvata l’11 dicembre 1948 che cita nell’art.11 “…ai rifugiati che desiderano tornare alle loro case e vivere in pace con i loro vicini dovrebbe essere consentito di farlo al più presto possibile…” mai messa in atto.

    La Nakba per il popolo palestinese non è mai terminata, ancora oggi il governo israeliano, attraverso politiche razziste, di apartheid costringe i palestinesi a lasciare la loro terra e le loro case per la costruzione di colonie.
    Lo sradicamento di ulivi, il furto dell’acqua, l’impedimento di viaggiare liberamente sul proprio territorio, fanno parte dello scenario quotidiano palestinese. Chi si ribella a questa politica oppressiva viene arrestato. Ogni anno, il 15 maggio, mentre lo stato ebraico festeggia la nascita dello Stato d’Israele, i palestinesi commemorano il giorno della Nakba anche per rinnovare il sogno che hanno in comune tutti i rifugiati palestinesi: il ritorno nelle loro case.
    Il 15 maggio 2013 a Genova ricorderemo il 65° anniversario del giorno della Nakba con la proiezione del film “Roadmap to Apartheid” alle h.21 in p.zza Posta Vecchia e il 17 maggio 2013 alle ore 17,30 con un presidio in p.zza San Lorenzo.
    (Maria Di Pietro – foto da internet)

  • OLI 377: ESTERI – Voci dalla stampa internazionale

    1) The New York Times, 8 maggio 2013: “Israele si muove per porre fine alla segregazione di genere negli spazi pubblici”
    In questo articolo Jodi Rudman scrive, tra l’altro, quanto segue: “Gerusalemme – Mercoledì, il procuratore generale di Israele ha consigliato tutti i ministri del governo di porre fine immediatamente alla segregazione di genere negli spazi pubblici, con l’emissione di linee guida che dovrebbero cambiare molti aspetti della vita quotidiana qui – dagli autobus, alle sepolture, dall’assistenza sanitaria alle onde radiofoniche.”
    La cosa strana è che il New York Times, come quasi la totalità dei media occidentali, non aveva informato dell’esistenza della segregazione di genere in Israele.
    http://www.nytimes.com/2013/05/09/world/middleeast/israel-moves-to-end-gender-segregation-in-public-spaces.html?ref=todayspaper&_r=2

    2) Il Bullettino dei Scienziati Atomici (www.sagepub.com): Inseguimenti nucleari: I cinque stati dotati di armi nucleari al di fuori del Trattato Nucleare di non proliferazione.
    In questo Notebook Nucleare, Timothy McDonnell, presenta la sua rassegna sui cinque stati che hanno sviluppato armi nucleari al di fuori del Trattato Nucleare di non proliferazione, India, Israele, Corea del Nord, Pakistan e Sud Africa. L’autore esplora le tappe fondamentali connesse con il programma di armi di ogni paese. Questi stati tendono ad avere arsenali nucleari più piccoli e tecnologicamente meno sofisticati, e hanno condotto un minor numero di test nucleari rispetto alla cinque potenze nucleari, Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti. Ma in alcuni casi, scrive l’autore, la linea che separa le differenze tecniche tra arsenali nucleari dei due gruppi sta iniziando a sfumare.
    http://bos.sagepub.com/content/69/1/62.full
    (Saleh Zaghloul – disegno di Guido Rosato)

  • OLI 377: SINDACATO – La Fiom e il futuro

    Da Repubblica ed.Genova, 7 maggio 2013: Scuola, mobilitazione flop, la Cgil convoca i precari, rispondono solo in venti.

    Giuseppe Filetto ci racconta che appena una manciata di precari si è presentata all’assemblea indetta da Flc-Cgil per discutere con i lavoratori senza posto fisso. Sono più di duemila nella scuola, ma pochi si sentono rappresentati.
    A Bologna, il 30 aprile (OLI 376), Landini ha detto, riferendosi a FIOM e a Cgil, che “o il sindacato torna ad essere quel soggetto in grado di riunificare e permettere alle persone – ai precari, ai giovani alle persone che lavorano – di tornare ad essere insieme protagonisti del proprio futuro per cambiare la situazione, o c’e il rischio che il sindacato” stesso non abbia “più futuro”. Questo per Landini è il “punto di fondo”. Nodo al quale si aggiungono i dodici milioni di cittadini che non hanno votato insieme al sentimento di solitudine che porta a non credere più nella capacità di cambiamento di istituzioni e sindacato.
    Il tempo è un altro fattore prezioso per Landini, “Non possiamo più aspettare” è il titolo della manifestazione di sabato 18 maggio a Roma.
    L’ex ministro Barca con un video, è intervenuto a Bologna su cittadinanza, esclusione sociale, welfare come fonte di lavoro e innovazione. Bisogna chiudere con il liberismo. Lo stato deve tornare a produrre i servizi, consapevole della propria ignoranza, “la prima delle regole è che le regole si possono cambiare”. Va proposto lo sperimentalismo democratico, quindi la possibilità di modificare i modelli di funzionamento di sanità, scuola, servizi partendo dagli errori per correggerli. Va data una scossa alla macchina dello stato arcaica e autoreferenziale, tale perché funzionale alle classi amministrative, politiche e private che ne ricavano benefici. Barca immagina dei “partiti palestra” dove dibattere.
    L’Europa mantenga quanto promesso: con l’unione economica e monetaria è stato ceduto il potere di emettere moneta, fissare i tassi di interesse, comprare quando fosse necessario i titoli del nostro debito, “ma solo una parte di questa sovranità l’abbiamo ceduta a qualcuno, un’altra parte è evaporata” non si è creato “in Europa, se non per la Banca Centrale, un potere di politica sociale, di politica economica che assorbisse e sostituisse gli stati nazionali in ciò che veniva meno”. Il diritto di cittadinanza europeo è stato disatteso. Non il meglio di scuola, sanità e servizi per tutti gli stati, ma solo una competizione tra poveri, proprio partendo dal tema del lavoro.
    Sergio Cofferati ha ragionato, nel sindacato ma da europarlamentare, del “rigore a senso unico”. Le persone senza “una vita dignitosa rischiano di essere prigioniere della paura ed avere comportamenti che sfuggono alla razionalità”. Lo scenario è stato a lungo sottovalutato da Berlusconi e Tremonti. Mentre il governo dei tecnici, con la riforma delle pensioni e dell’articolo 18, ha penalizzato il soggetto debole. In Europa è cresciuta la povertà e il lavoro povero. Qui si parla di filantropia, ha detto Cofferati, di tagli lineari di beni e servizi, mentre nell’America di Obama introduce una forma di protezione sanitaria. Vanno riunificate le categorie a partire dal contratto dell’industria, ma anche gli strumenti come il reddito minimo garantito. Valori, rappresentanza sociale, e politica: bisogna ripartire da qui.
    Che cosa vuol dire essere di sinistra oggi? – ha chiesto Cofferati.
    Continua
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 377: COMUNE – Una smart city poco partecipata

    Una ricerca di Ambrosetti del 2012 sul livello di conoscenza dei progetti smart city in Italia riporta un dato sconfortante: il 78% degli intervistati risponde di non sapere di cosa si tratti. Questo nonostante che siano già da tempo partiti molti progetti, Genova se ne è aggiudicati tre, un vanto per le amministrazioni, una pioggia di soldi europei pronti a calare su alcune aziende genovesi. Ma come funziona oggi un progetto smart? Mentre la definizione del concetto di “città intelligente” proposto dall’unione europea e dall’Anci stessa parla di utilità per la cittadinanza, scelta attraverso un percorso partecipato dove i cittadini stessi possano indicare le proprie idee, il risultato che la politica cittadina ha disegnato è quello di una struttura tecno-oligarchica, dove le aziende propongono progetti ad una associazione della quale fanno parte insieme al comune e il processo decisionale si svolge all’insaputa dei diretti interessati, i cattadini, che si vedranno quindi volare sopra la testa le risorse economiche destinate ad alimentare un mercato dello smart ben distante da loro.
    La cosa drammatica è che la presunta correttezza di questa impostazione viene ribadita dalla giunta attuale, che disporrà al massimo un aumento, o meglio l’inizio, di una fase di informazione ai cittadini che nulla ha a che fare con la partecipazione. Questa confusione di significati è già stata dimostrata in altri campi dell’amministrazione comunale, ad esempio nella progettazione urbanistica: gli abitanti sono ascoltati dall’amministrazione che poi alla fine fa comunque ciò che vuole.
    Ritornando a smart, non a caso su una mozione in Consiglio comunale che riguarda una richiesta di modifica dello statuto dell’Associazione Genova smart city non viene a rispondere il Sindaco – che si era riservato la delega dell’argomento – ma il suo assessore allo sviluppo economico: non stiamo parlando di qualcuno che usa i soldi per realizzare una progettazione partecipata, in definitiva stiamo parlando solo di soldi da dare alle imprese. Quindi lo schema organizzativo genovese resterà lo stesso della giunta Vincenzi, con un po’ di lavoro di maquillage sul sito e qualche riunione in più in commissione comunale, in quanto, come ribadisce la giunta nella risposta alla richiesta di inserire la cittadinanza nello statuto dell’associazione smart city genovese, l’interlocutore della giunta non sono i cittadini ma il consiglio comunale che li rappresenta. Altro che smart! Altro che open source, altro che partecipazione attiva. La partecipazione si risolve, ancora una volta, in una delega al buio che i cittadini hanno pochi secondi per approvare all’interno della cabina elettorale, che avrà un valore quinquennale prima di sentirne di nuovo parlare, nella prossima campagna elettorale, come promessa mai mantenuta di cambiamento di impostazione sociale.
    (Stefano De Pietro – immagine da internet)

  • OLI 377: VIAGGI – Senegal, il diario di Giulia

    Pubblichiamo a partire da oggi, il diario che Giulia Richebuono ha condiviso in rete con gli amici sul suo viaggio in Senegal. 

    28 Aprile 2013
    Eccomi qui che conto i giorni. Sono nel deserto e arrivo al mare in quindici minuti. Bello l’oceano Atlantico. Fa mostra di onde schiumose che vengono da lontano e s’infrangono a riva forti e sguince.
    Mi bagno fino alle ginocchia come fanno i locali, ma prima o poi proverò a vedere se la sabbia che va in là è lunga come nell’ Adriatico o ci sono scalini. Sul bagnasciuga ci sono tantissimi molluschi impauriti e tanti uccellini che li cacciano. Anche qualche pesce morto strano e lungo.
    Ogni giorno mangiamo pesce pescato qui, a volte lo portano dal villaggio già cucinato col riso, altre volte, come questa sera, lo cucina Dou, il compagno di Mariella che ci sta ospitando.
    Abbiamo un pozzo fuori casa usato anche da alcune donne del villaggio: dicono che quest’acqua è più buona della loro. Arrivano con grappoli di bambini attaccati ai vestiti o legati sulla schiena. Nel cortile ci sono 1 oca, 1 oco e 1 geco che ravatta nel compost come il gatto che ogni tanto spunta dal niente. Ci sono anche tante zanzare e tanti amici di Dou che chiedono “Sa và?”. Si risponde “Bien” e la conversazione più o meno finisce lì.
    Oggi ho fatto due cestini di plastica, in uno ho messo aglio e cipolle, nell’altro spezie varie. Fuori crescono un sacco di fichi d’india rossi e aciduli che hanno meno spine dei nostri. Tutto sommato mi riposo molto quando non leggo, ma spero presto di fare qualche uscita e conoscere altro.
    (Giulia Richebuono)

  • OLI 377 – MUSICA: Dal Ticino, storia, Beatles e Liguria

    Circolo Zenzero, 10 maggio, a programma la conferenza-concerto I Beatles e i sogni degli anni Sessanta: musica, cultura, società. Interpreti Marco Zappa, Renata Stavrakakis e Ginger Poggi, presentati dal professor Nando Fasce
    L’idea è quella di riascoltare per chi c’era e proporre a chi non c’era un pezzo fondamentale della storia sociale e musicale del secolo breve. Gli interpreti avvisano presenti fin dall’inizio: non suoniamo i Beatles come quarant’anni fa, non sarebbe giusto e nemmeno vogliamo farlo; qui proviamo un’altra strada, partendo da quello di cui disponiamo oggi musicalmente.
    L’esperimento dicono abbia funzionato bene anche in università, dove, già in mattinata, il gruppo di Marco Zappa ha suonato e spiegato i Beatles agli studenti insieme a Nando Fasce.
    Ed allo Zenzero non è stato un Amarcord – anche se molti dei presenti conoscevano a memoria musica e testi – perché strumenti utilizzati, bouzouki, flauti in legno, vari tipi di percussioni, e la voce bellissima di Renata Stavrakakis, hanno favorito un ascolto fresco e ironico.
    I tre vengono dal Ticino, Ginger Poggi, batterista, è nato a Voghera ma abita in Svizzera, ha iniziato a suonare nelle navi Costa a ventan’anni, Marco invece mostra le dita “bruciate” dagli strumenti.
    Presenti a numerosi festival in India, Grecia, Chicago, Sud Africa, hanno suonato nella cattedrale di Liverpool, dove una sola arcata “contiene mille persone” ed un semplice suono può durare dodici interminabili secondi.
    Amano la Liguria e Genova al punto di cantare in genovese ed aver messo in musica, tra le altre, anche la famosa poesia di Caproni l’Ascensore.
    Il nuovo cd PolentaEPéss verrà presentato a Genova al Teatro della Tosse l’11 ottobre prossimo.
    (Giovanna Profumo – foto Stefano Emilio Porta)

  • OLI 377: TEATROGIORNALE – Femminizcidio, femminezidio, femminesidio?


    Da Repubblica.it: “La sfida di Josefa”

    -Apri le braccia. Il sorriso meno tirato. Chi è che ha fatto i capelli a Jos? Più indietro queste spalle.
    Il direttore della trasmissione passa tra le ragazze già posizionate per il balletto di apertura. Mancano pochi minuti, giusto un giro per sistemare qualche paillettes sul corpetto e, distrattamente, godere di quel morbido rigonfiamento. Un pantaloncino mal messo può rovinare la trasmissione e per questo il direttore deve alzare tutte le gonnelline.
    -Maria, Maria, meno male che il Papi controlla, altrimenti sai quante visualizzazioni su youtube?
    E così dicendo il direttore fa passare il dito dentro gli shorts della ragazza mora in terza fila, la stoffa si srotola aprendosi mentre il suo vecchio indice indugia nell’insenatura della giovane che resta immobile. Lui si alza e batte le mani, una stagista gli corre incontro e lui le indica Maria; la stagista prende nota sorridendo.
    Il fondale azzurro vira sul rosso e poi sul rosa: i tecnici luci stanno provando le sequenze della serata. Un grande cerchio compare sugli screen luminosi che costituiscono la scenografia, dal soffitto una dozzina di bracciali formato hula hoop ondeggiano.
    – Cosa sono quelli? Danilo, cosa sono quelli?
    Urla il direttore dalla terza quinta. Un ragazzo alto, magro, in pantaloni e camicia bianchi e quindi cangianti in base al colore delle luci, dal proscenio scivola indietro verso il direttore. Ariel in uno studio televisivo che vola dal suo Prospero.
    – I braccialetti, caro. I braccialetti della Cancellieri. Ho ideato una coreografia stupenda, le ragazze vengono benedette da queste aureole che scendono su loro. Loro alzano le braccia e accolgono la grazia. Debby da brava, fai vedere al Papi, anche così senza braccialetto.
    Una ragazza alta, castana, alza le braccia al soffitto e accenna a qualche passo di danza. A un cenno di Danilo la ragazza si ferma e rimane immobile per qualche secondo. Solo quando sarà sicura che il coreografo e il direttore non avranno più bisogno di lei, si rimetterà in posizione per il balletto di apertura.
    – Quindi sono le ragazze che ballano con i braccialetti? Ma che ho fatto io per aver un cretino del genere?
    Sbotta il direttore, urla così forte che i macchinisti si fermano per un istante.
    – Non sono le donne che mettono il braccialetto ma gli uomini, gli stalker! Ma che avevi capito? Non è che una viene violentata e poi le fanno mettere il braccialetto.
    Danilo diviene rosso, dalla testa ai piedi, poi blu. Le luci sui fondali continuano a cambiare mentre lui tenta di giustificarsi.
    – La scaletta, presto. Conclude il direttore, la stagista si avvicina. – Via questo balletto dei braccialetti. Sostituitelo con una panoramica sul pubblico, poi musica e arriva la mamma del ragazzo accusato di stupro di gruppo a quindici anni. Poi ci trasferiamo sulla telecamera due per lo spot della Telecom.
     Entra correndo una seconda stagista.
    -Direttore! La ragazza violentata dal fidanzato non vuole più comparire in trasmissione.
    -Le dica che ormai ha firmato e che ho delle foto fatte dal medico legale e se non segue il copione le pubblico su Facebook.
    – Ma direttore è illegale.
    – E tu vedi di non farti registrare. Che poi quelle foto neanche esistono ma lei non può saperlo è ancora in stato di shock.
    Le luci si abbassano e si alzano, una bella donna in abito rosso entra in scena. Ripete a se stessa:
    – Femminizidio.
    Il direttore le si avvicina.
    -Femminicidio, mia cara. Senza z.
    – Femminizcidio.  Femminezidio. Femminesidio.
    Le luci si accendono, il pubblico in sala è seduto e sorride, il direttore è scomparso nella terza quinta come la presentatrice.
    – Sigla
    Mormora il direttore al microfono. La bella donna in abito rosso entra, il pubblico applaude.
    Le ballerine iniziano a danzare. Maria cerca di non guardare la terza quinta.
    – Buonasera. Oggi siamo qui per dire basta al femminisidio!
    Applausi.
    – Vogliamo una task force contro il femminezidio!
    Maria alza gli occhi verso la terza quinta e sorride al direttore.

    The show must go on

    (Arianna Musso – Foto da internet)