Marta Vincenzi si scatena su Twitter, e spiega l’utilità di aver ospitato a Genova la IX Biennale delle città e degli Urbanisti europei. Citando l’intervista de Il Secolo XIX, si tratta di “quattro giorni dedicati a quanti non capiscono ancora cosa abbiamo messo in moto con il nuovo Piano Urbanistico Comunale”. Per saperlo, l’accesso alle conferenze costa 80 euro al giorno. Voci di corridoio dicono che il prossimo anno si profila l’accesso a pagamento agli uffici pubblici, con l’installazione di tornelli gestiti da Genova Parcheggi.
(Stefano De Pietro)
Categoria: Marta Vincenzi
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OLI 311: PUC – Chiarezza per pochi
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OLI 311: ACQUA PUBBLICA – Festival dell’acqua
Genova – Come nient’anfusse, si direbbe in un qualche dialetto d’oltre appennino: è il termine per descrivere il comportamento del Partito Democratico, del Comune di Genova e di quanti orbitano intorno alla questione acqua pubblica nell’Italia del dopo referendum. Gli italiani sono stati molto chiari, hanno urlato un secco no! alla privatizzazione delle risorse idriche, ma a Genova spunta il Festival dell’acqua, costruito da Federutility (ossia da coloro che hanno in mano l’acqua privata italiana) con tanto di patrocinio del Comune di Genova, che ha voluto appiccicare la sua presenza al manifesto e alla manifestazione.
E’ ancora vivo il ricordo della protesta dei comitati per l’acqua pubblica di luglio 2011 al Consiglio comunale di Genova: l’unico gruppo consiliare che non era intervenuto alla riunione con i capigruppo era stato proprio quello del Pd, mentre tutti gli altri rappresentanti erano presenti a redigere un documento di richiesta al Sindaco di ritiro del patrocinio, considerato in contrasto con quanto sostenuto ai referendum dal suo partito. Una noncuranza istituzionale, uno schiaffo al risultato referendario, il Pd genovese si rivela con due facce, come il dio Giano dal quale alcuni storici fanno derivare il nome della nostra città. Ci ricordiamo sicuramente della “strana” campagna a favore del bronzino che Coop fece non più tardi di un anno fa: un’azienda commerciale che pubblicizza un antagonista, suonava proprio strano.
In tutta questa faccenda, man mano che Internet apre le porte della verità, s’intravede solo il prossimo travolgente tracollo della politica truffaldina in Italia, che oltre ad una destra ormai consumata dai bungabunga giornalistici delle proprie vicende, vede anche un Pd che perde voti (indagine Demos), un sindaco uscente che s’aggrappa agli asfalti per ricordare che esiste, nessuna prospettiva nelle nuove leve, saldamente ancorate ad un segretario che viene a Genova alla festa del suo partito a parlare di massimi sistemi, senza far alcun riferimento alla politica locale, se non “gasarsi” di aver fatto comprare degli aerei Piaggio ai militari per salvare l’azienda dal tracollo finanziario (Secolo XIX online).
A conclusione, questa bella intervista a Pino Cosentino, animatore maximo della battaglia refendaria a Genova, durante la protesta di domenica 4 settembre 2011 in Piazza Matteotti, che stigmatizza sui distributori d’acqua che il Comune di Genova sta installando per strada. Una serie di considerazioni più che ragionevoli, che spaziano dalla valutazione politica a quella tecnica.Non è più nemmeno la solita politica quella dell’attuale amministrazione comunale, sono le ultime battute di coda di un sistema che non regge più.
(Stefano De Pietro) -
OLI 307: G8 / PUNTO G – Il femminismo secondo Marta Vincenzi
Poche ore dopo la conclusione del convegno internazionale “Punto G – Genere e globalizzazione” ricevo due mail relative all’intervento di Marta Vincenzi.
Provengono da due donne, divise da almeno trenta anni di età ma unite da livello culturale, capacità di pensiero ed una grande competenza e attenzione sui temi del femminismo e del rapporto tra donne e lavoro.La prima si dice “sgomenta” per quello che ha detto Marta Vincenzi. Le è rimasta impressa l’affermazione che sui temi del lavoro non è esistito un vero e proprio movimento autonomo delle donne, e che è ora che le donne comincino a darsi da fare per cambiare il mondo. Per fortuna Susanna Camusso nel suo intervento ha fatto notare che “le donne hanno sempre preso in mano la propria vita, anche lavorativa, al traino di nessuno, anzi, anticipando lotte e conquiste maschili … per esempio la giornata lavorativa di otto ore è stata conquistata dalle operaie tessili e dalle mondine, ben prima che dalle lotte dei metalmeccanici … interessante interesse delle donne per la vita oltre il tempo di lavoro!”
Peccato però che lei, la sindaco, se ne fosse ormai andata.
La mia amica aggiunge di non essere riuscita a prendere appunti, per cui nel ricordo ci può essere qualche inesattezza.L’altra amica gli appunti invece li ha presi, e precisa: “Marta Vincenzi non ha parlato del femminismo in generale, ma dell’impegno femminista rispetto alle tematiche del lavoro … Vincenzi ha fatto il seguente distinguo: l’elaborazione femminista su corpo, sessualità e salute è stata efficace ed è riuscita a passare anche alle nuove generazioni, viceversa l’elaborazione sui temi del lavoro sarebbe stata debole e scarsa (al traino delle proposte del movimento operaio – maschile) e questa sarebbe la ragione per cui oggi le donne della generazione del neofemminismo hanno difficoltà a confrontarsi con le giovani sui temi della precarietà …”
Naturalmente – annota l’amica – “E’ una lettura assurda e priva di qualunque fondamento storico. Camusso ha così dovuto ricordare che non è esistito un femminismo, ma sono esistiti diversi femminismi (ad esempio quello sindacale). E’ vero che il confronto tra generazioni sul lavoro (che non c’è, oppure è sempre più spesso precario, privo di tutele e prospettive) è difficile, ma le ragioni non sono certo quelle indicate dalla Sindaco!”.
Platea sbagliata per le approssimative affermazioni di Marta Vincenzi: una sala in cui di donne che hanno lottato per la loro autonomia nel lavoro e nel sindacato ce ne erano parecchie, insieme alle giovani autrici di “Non è un gioco da ragazze – Femminismo e Sindacato: i Coordinamenti Donne FLM” – Prefazione di Anna Rossi Doria – Ediesse 2008.
Le giovani lavoratrici di oggi, precarie e no, non erano lì per caso.
Non era un caso che ci fossero le cassintegrate della Omsa …
… e il gruppo “Generazioni di donne”.
Un passaggio di testimone nel movimento femminista è stato finalmente avviato.
Anche sui temi del lavoro.
E altrove?(Paola Pierantoni – Foto dell’autrice) -
OLI 306: VINCENZI – I mezzi della politica e la solitudine delle donne
Lo foto spicca in un paginone di Repubblica ed Genova del 16 giugno. E’ una sindaco al volante di un autobus che sorride complice del gioco che qualcuno le ha chiesto di fare. La didascalia illumina il lettore: “Marta Vincenzi alla guida di un bus. Ieri il sindaco ha viaggiato sui mezzi Amt per verificare la situazione dei trasporti”. Il titolo è ancora più esaustivo “Vincenzi, un giorno da passeggero”.
Raffaele Niri spiega che si è trattato di “un blitz” della sindaco che, dopo le polemiche emerse sulla stampa, ha deciso di verificare di persona il livello del servizio. Un blitz che “avrebbe dovuto rimanere segreto”. Infatti Marta Vincenzi “ha ritenuto di non avvisare nessuno, né la stampa” – che tuttavia offre una dettagliata cronaca di tutti gli autobus sui quali la sindaco è salita – “né le televisioni, né i suoi collaboratori”.Legittimo domandarsi perché questa sia una notizia anziché una pratica, quantomeno settimanale, che avrebbe potuto permettere a Marta Vincenzi di verificare negli anni del suo mandato cosa accadesse prendendo una a caso una delle molte linee dove i volti dei passeggeri esprimevano attesa, fastidio o sollevato stupore sotto le pensiline.Il primo cittadino non dovrebbe essere anche il primo passeggero di Amt?Questo uno dei nodi da sciogliere.Del resto, con Bersani a Genova, la stampa locale offre un quadro mortificante. Cena da Pintori, anche quella dettagliatamente segreta – esattamente come il blitz sui mezzi AMT – dove si incontrano il segretario del Pd con alcuni esponenti “bersaniani”, Marta Vincenzi nel ruolo di convitato di pietra. Cena di soli uomini che forse non avevano i “mezzi” per offrire il pasto alla prima cittadina di Genova, risparmiando ai lettori la fatica di comprendere su quale scoglio andrà a sbattere la prossima campagna per le elezioni del sindaco. Emerge il ricordo della London Valour.Ma la sferzata finale viene offerta da Il Venerdì di Repubblica uscito il 17 giugno che, sempre a firma di Raffaele Niri, offre un titolo assai dinamico: “Io, sindaco donna, so come sbattere i pugni sul tavolo”, dove si parte dal senso di solitudine di Marta Vincenzi che “nella lapide che sovrasta il suo ufficio legge solo nomi di uomini” per presentare il libro intervista “38 più una” con Mario Peternostro. “Non cerco a priori la solidarietà femminile nelle battaglie che faccio, perché non sopporto la retorica delle cordate vestite di femminismo. Tranne poi addolorarmi e stupirmi quando le ritrovo schierate nella conservazione”, dichiara Marta Vincenzi. Nel pezzo emerge che i maschi gestiscono molto, troppo e pare che le dicano “Sai, c’era da sbattere i pugni sul tavolo, un uomo lo sa fare meglio”. Nel pezzo la sfida, per la sindaco dei bilanci sul suo mandato da fare esclusivamente con uomini.Sarebbe davvero bello capire dove Marta Vincenzi ha scorto “la retorica delle cordate vestite di femminismo” e in quale occasione ha provato stupore e si è addolorata nel vederle agire. Perché dopo il 13 febbraio, per le donne italiane le parole sono diventate più importanti. Della solitudine, in politica, sul lavoro, in famiglia la maggioranza di loro sanno già tutto.(Giovanna Profumo) -
OLI 294: CITTA’ – Il nuovo Puc, lecito sognare
Da un sogno, forse una speranza, parte il nuovo Piano Urbanistico Comunale di Genova: un Puc che ha impegnato più di 60 fra tecnici e architetti, come ha sottolineato la sindaco in sala rossa, per arrivare alla conclusione di un impegno preso in campagna elettorale, messo in cima alle priorità del suo mandato, tanto da tenere a sé la delega all’Urbanistica.Genova si dovrà preparare ad accogliere quasi un milione di persone, 320 mila “city users”, in più, “nomadi”, che verranno magari a lavorare di passaggio per realizzare le grandi opere previste, persone che per scelta o necessità trascorreranno a Genova parte della loro vita.
-Non si pensi ad un aumento di abitanti ma di avere una fascia di persone che gravitano sulla città , spiega la Vincenzi,- l’esempio sono i ricercatori dell’Iit, 600 ricercatori di altissimo livello, che si fermano qui per cinque-sette anni al massimo.
E già verrebbe da chiedersi perché se ne vanno invece di fermarsi.
Così pur partendo da un’analisi del Censis, che conferma per i prossimi vent’anni i 600mila abitanti attuali, si elabora un’ipotesi di città che dovrà espandersi nei servizi, ma non nel consumo di suolo, una città “compatta”, che costruisce sul costruito. Meno male. Peccato che si continui a costruire, vedi i grattacieli di S.Benigno a Ponente o il palazzone di via Rossetti a Levante.
Sono sempre tutte eredità ?
Eppure il Censis parla chiaro: una città-elefante, non gazzella, che crescerà di poco, Anzi entro il 2025 si avrà desolatamente un meno 19% di under 14 , arrivando ad essere soltanto il 10% degli abitanti, mentre gli over 65 saranno un terzo della popolazione: secondo Anci ( Corriere della Sera, 14 marzo) nel 1951 Genova aveva 80mila abitanti in più.
Auguri alla sindaco per un sogno che si vorrebbe disperatamente condividere. Mancano gli attori però per questa città futuribile, la politica e l’economia.
La politica, che si è mossa soltanto con la grande crisi, cieca al declino della città già in atto da molto tempo prima, preoccupandosi poco delle aziende che si rattrappivano, quando non chiudevano o si trasferivano.
Liberando così spazi ghiotti come l’ex Boero, l’ex Verrina, l’ex Italsider, l’ex Saiwa, l’ex, l’ex… e via alla riqualificazione con palazzine, grattacieli, su cui ha investito “la meglio imprenditoria” e le banche.
E al Cardinale che al te deum di fine d’anno tuona: – le risorse ci sono, è imperativo morale metterle in circolo – (Secolo, 2 genn 2011), risponde Viziano, leader dell’omonimo gruppo di costruzioni: – ma la città non sostiene chi fa investimenti.
Mentre il petroliere Garrone scrive una lettera a Il Secolo il 4 marzo 2011: – Abbiamo dovuto sempre lottare in questa città sì bellissima ma così ostile e difficile … Il motivo del lamento? Non riesce a costruire lo stadio. Tutta roba che dà lavoro.
Inutile affannarsi per un Malacalza che se ne va o ad un Ansaldo che chiede da anni lo sbocco a mare e a cui ancora pochi giorni fa è stato chiesto di aspettare altri tre anni, senza appoggiare mai di fatto il lavoro di eccellenza che rappresenta. Così la Silicon Valley degli Erzelli pare più un’operazione immobiliare che “la cittadella della conoscenza” tanto auspicata: si spera non sia così, anche se il Politecnico che lì doveva nascere e che non si è fatto, politica e imprese l’avevano molto tiepidamente appoggiato.
L’unico affare l’ha messo a segno l’imprenditore della siderurgia, che non lo si riesce a schiodare dagli spazi, datigli in omaggio dalla politica appunto.
La sindaco vagheggia – una città capace di accogliere e di attrarre grazie alle nuove infrastrutture ma anche ad uno sviluppo promesso dal rilancio del porto e dalla nascita di nuove attività sulle aree già oggi libere, oltre un milione di metri quadrati censiti e registrati.
Dunque imprese e lavoro cercasi per un milione di spazi e di persone. Intanto ci si accontenterebbe di un lavoro per quelli che già ci sono.
(Bianca Vergati) -
OLI 283: CITTA’ – Gucci: festa di strada
Finalmente!
Dopo Firenze, Portofino, Venezia, Cortina, Milano, Capri, Roma, Porto Cervo, Monte Carlo, Dubai e tanti altri luoghi più o meno d’élite in tutto il mondo, anche Genova ha ora la sua boutique Gucci, nella centralissima Via XXV Aprile, al pianterreno del neoclassico Palazzo Costa Gallera (*1).
Giovedì 16 dicembre, tra il tardo pomeriggio e la prima serata, s’è tenuto il tanto atteso vernissage.
Molta bella gente di varia eleganza, dal casual al fashion victim. Impeccabili hostess controllavano gli accessi consentendo soltanto agli invitati l’ingresso nell’area della pubblica via recintata da vistosi cordoni, con l’asfalto coperto da una sobria moquette arredata con grandi cubi di luce. Gli ampi vasi con le piante che normalmente fiancheggiano il marciapiede erano stati spostati da un lato, sia per liberare il fronte del negozio, sia per schermare la postazione del tecnico che gestiva l’accompagnamento musicale dell’evento.
Grande animazione: fuori sfidando il gelo e all’interno nella raffinata atmosfera caratterizzata da vetri fumé, specchi, legno, marmi e moquette, dove Frida Giannini – la stilista direttore creativo di tutte le linee di prodotto Gucci – ha “volutoesaltare l’aspetto lussuoso della boutique attraverso la luce naturale e i richiami alla tradizione”, come riporta Wanda Valli su la Repubblica / Ed. Genova del 17 dicembre (pag. 3). Nello stesso pezzo, intitolato entusiasticamente “Gucci lancia la sfida all’austerity, ‘Città moderna, noi ci crediamo’ ”, si dà conto anche della compiaciuta visita della sindaco Vincenzi, “convinta che anche l’industria della moda serva a dar lavoro e a rilanciare Genova”, e si nota come pure altrove in città vi siano analoghi segnali di incremento d’offerta di prodotti di fascia alta.
Andrea Morando, proprietario di questo (in franchising) e di vari altri negozi in centro e altrove, dichiara in un articolo on line (*2): “siamo sicuri di avere successo. Per noi portare una griffe così importante al livello mondiale qui a Genova significa credere in unprogetto ambizioso. […] Il nostro è stato un investimento molto rilevante, il livello del brand è altissimo, per cui, essendo questa una nicchia del lusso, ci aspettiamo dei riscontri importanti”.
Auguri!
Ma casi come questo sono indici di ripresa o non piuttosto di un persistere – se non di un aggravarsi – della crisi?
Da che mondo è mondo, si sa che i consumi di lusso si intensificano nei periodi di recessione economica, quando si accentua il divario tra i pochi che dispongono di ingenti mezzi – e amano investirli anche in status symbol di una presunta superiorità reale o agognata – e i troppi che ne hanno pochi o niente affatto e restano a guardare, ora con invidioso rammarico, ora con indifferenza, ora con disgusto sdegnato o rabbioso.
Nel primo Seicento, momento di grave congiuntura in tutta Europa, proprio qui a Genova, quando schiere di mendicanti invadevano le strade (e infatti si eresse l’immenso Albergo dei poveri per rinchiuderveli), chi poteva permetterselo innalzava palazzi o chiese sfarzosi e le signore esibivano abiti che costavano quanto una nave di medio tonnellaggio o un caseggiato. Tutto ciò non era simpatico, almeno per certe sensibilità odierne.
Nessuno intende adesso contestare chi può e desidera comprarsi borse di pitone da 2800 euro o abitini da 1400 euro: liberissimo di farlo, buon per lui.
Non è però simpatico che – per quanto “prestigiosa” possa essere la griffe – per una festa privata d’inaugurazione – si dice con 1500 invitati, ma pare ne siano venuti assai meno – si chieda e si ottenga di occupare non uno spazio pubblico marginale, bensì una centralissima strada di grande traffico, per giunta in orario di punta – dalle 18,30 alle 21,30 – costringendo i mezzi a variazioni di percorso con l’intervento straordinario della polizia municipale e disagi per migliaia di cittadini.
Voci critiche si sono già levate, sia on line (*3), sia come riportato da Il Secolo XIX del 17 dicembre (pag. 26, a firma R.C.).
Vorremmo aggiungere ai competenti uffici alcune domande che ci paiono legittime, in un’ottica di trasparenza amministrativa: a fronte di tutto ciò, quale è stato il beneficio per la collettività? Quanto è stato versato al Comune dagli organizzatori per l’occupazione del suolo pubblico e altre spese? Qual è il ricavato netto per le nostre disastrate casse?
Grazie.
(*1) http://www.gucci.com/it/home
(*2) http://www.genova24.it/tag/gucci
(*3)http://www.genovaogginotizie.it/cronaca-cronaca-locale/2010/12/17/news-4848/genova-via-xxv-aprile-chiusa-ieri-per-100.htmlPer i non addetti ai lavori, sul significato di termini quali “brand”, “casual”, “fashion victim”, può essere d’aiuto Wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Casual
http://it.wikipedia.org/wiki/Fashion_victim(Ferdinando Bonora, foto dell’autore)
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OLI 283: SOCIETA’ – La parabola di Marta tra Gucci, Littizzetto e Tenco
Giovedì 16 dicembre 2010 il traffico di Via XXV Aprile è stato interrotto nel pomeriggio perché veniva inaugurata la nuova boutique Gucci a Genova.
All’evento erano presenti molte personalità – Very Important Persons – del jet set genovese tra le quali la Sindaco Marta Vincenzi convinta, secondo la Repubblica / Ed. Genova, che l’industria della moda serva a rilanciare la città.Nel Settembre 2010 Victor Uckmar, presidente dell’Airc, partecipava ad una serata a Palazzo Lomellino interamente dedicata alla raccolta di fondi per la ricerca sul cancro. Mostra di quadri di personalità dello spettacolo e asta di tali opere facevano da cornice all’iniziativa. Ad ogni partecipante veniva richiesto un contributo.Né Marta Vincenzi, né alcun assessore della sua giunta hanno partecipato all’evento.Ma veniamo alla politica, con alcune domande per le quali attendiamo risposte:Quanti soldi sono entrati nelle casse del Comune per l’interruzione del traffico cittadino a causa dell’inaugurazione di una boutique? Quale l’impatto in termini di gestione della mobilità per AMT e vigili urbani?Sulla base di quale progetto politico Marta Vincenzi programma la sua agenda?Ai primi quesiti si risponderà semplicemente mostrando i conti, per provare ai cittadini, vessati da prossimi aumenti di tariffe, che il gioco è valso la candela.Alla terza domanda si potrà dare risposta con una vision – parafrasando il linguaggio dei corsi di formazione – condivisibile che, ultimamente, è assai faticoso cogliere.Qui non stiamo parlando solo dell’assenza all’Airc, ma di un’assenza generale della Sindaco Vincenzi dalle cose che la renderebbero più vicina ai cittadini che l’hanno eletta. Dalla manifestazione del 1 marzo a favore dei migranti, colma di gente, partita in un lungo corteo da piazza della Commenda che ha visto la Sindaco partecipare, solo con un saluto, quando la manifestazione è stata costretta ad uno stop sotto palazzo Tursi, per aggiungere i molti cortei cittadini e terminare con il mitico sportello delle multe del secondo piano del Matitone – botta di realtà per tutte le anonime Marte della città – nel quale i numeri di prenotazione scendono alla velocità di un bradipo.Luciana Littizzetto ha dato spazio a Marta Vincenzi, in prima serata, in relazione all’ordinanza relativa alle prostitute:
La “Sindachessa” è finita tra le notizie “balenghe” di Che tempo che fa.Non si chiede qui alla Sindaco di esserci sempre e comunque. Ma di selezionare, in base al clima pesante che grava sulle spalle di molti, le occasioni nelle quali la sua firma e presenza istituzionale possa avere spessore.La boutique di Gucci non fa parte della lista.Ai nostri lettori lasciamo, come augurio natalizio, l’ascolto della canzone del genovese Luigi Tenco, diventata bandiera della richiesta di cambiamento della sinistra.Con la speranza che Marta Vincenzi nel 2011 ne faccia buon uso.(Giovanna Profumo)
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OLI 279: LETTERE – Libertà e Giustizia: Scuola di formazione politica
Il prossimo dicembre si inaugura a Genova la prima Scuola di Formazione Politica che l’associazione Libertà e Giustizia dedica alla nostra città.
“Libertà e Giustizia”, che si costituisce come associazione nel 2002 con l’intento di spronare i partiti ad esercitare fino in fondo il loro ruolo di rappresentanti di valori, ideali ed interessi legittimi, persegue da anni un progetto di rinnovamento della politica e con le scuole di formazione traduce la propria missione in un impegno concreto. Le scuole sono pensate per chi vuole contribuire attivamente alla crescita del paese; sono lo strumento attraverso cui l’associazione intende promuovere una nuova cultura della politica, discutere sui temi sensibili della democrazia e della cittadinanza, confrontarsi con testimoni privilegiati. Pensate per chi intende la cittadinanza in modo attivo ed informato, si rivolgono in particolare a chi opera nelle istituzioni e nelle amministrazioni pubbliche ed a chi svolge attività politica. Si fondano sulla collaborazione con Università e gruppi di ricerca e sul contributo di relatori apprezzati per competenza ed originalità di riflessione.Il metodo didattico privilegia il coinvolgimento diretto dei partecipanti attraverso seminari, laboratori e dialoghi informali, in cui ciascuno ha la possibilità di portare il proprio contributo e la propria testimonianza.La scuola organizzata dal Circolo di Genova, tratta il tema del governo delle trasformazioni epocali, in atto nelle città e nei territori, analizzando i molti aspetti che caratterizzano le trasformazioni e proponendo metodi e linee guida per impostare l’attività di governo.
Il governo delle trasformazioni in atto richiede di coniugare sviluppo e rispetto dell’ambiente, coesione sociale e sostenibilità; sfida non facile che spesso oggi la politica, con le sue istituzioni e partiti non riesce ad affrontare. Economisti, sociologi, urbanisti, amministratori pubblici e testimoni diretti si alterneranno nella Sala del Camino di Palazzo Ducale per fornire, con un approccio che coinvolge molte discipline, una risposta concreta di formazione per un impegno individuale e collettivo più competente.Nei tre moduli, che si terranno nei fine settimana del 11/12 dicembre, 15/16 gennaio, 29/30 febbraio, il tema è affrontato utilizzando particolari chiavi di lettura:
- gli effetti che le trasformazioni tecnologiche, produttive ed economiche hanno sulla società e sulla forma della città;
- la città che fornisce alle persone servizi ed opportunità di lavoro, e che richiede infrastrutture, reti di comunicazione, risorse e valori ambientali, qualità e bellezza urbana
- nuovi compiti e strumenti per le istituzioni e le amministrazioni pubbliche, che affrontano la sfida del nuovo progetto della città ed il suo territorio.
Nell’ambito di ciascuno dei tre moduli si svolgeranno altrettanti “Caminetti”, aperti alla partecipazione del pubblico, in cui un Sindaco che ha già completato due mandati (Valentino Castellani), un Sindaco in carica (Marta Vincenzi) ed un aspirante Sindaco (Enrico Musso) saranno introdotti e guidati in una conversazione sulle loro esperienze nel governo delle trasformazioni urbane.
Per informazioni :
http://www.libertaegiustizia.it/
info@libertaegiustizia.it
genova@libertaegiustizia.it(Mariolina Besio)
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OLI 278: ILVA – I figli dell’accordo

Italsider 1953 – Foto (C) Giorgio Bergami Adesso che Malacalza se n’è andato a La Spezia con le sue dieci bobine sulle spalle – manufatti politicamente enormi – il sindaco Marta Vincenzi sente la necessità di ridiscutere la questione aree di Cornigliano con relativa capacità occupazionale.
Le dichiarazioni sui quotidiani genovesi si sprecano e le istituzioni, anziché proporre un progetto proprio, continuano ad invitare Riva a cedere aree, e al tempo stesso lo coinvolgono in cordate di salvataggio del teatro dell’Opera, con un atteggiamento schizofrenico, decisamente incomprensibile.Nulla si dice di coloro che, dopo una collocazione negli enti pubblici durata cinque anni, sono rientrati nello stabilimento siderurgico. La stampa scrive che hanno lavorato nel mese di ottobre una sola settimana – alcuni anche meno – e sono rimasti a casa per tre.Nell’attesa che il rientro si armonizzi con tempi e salario più umani e che i contratti di solidarietà vengano condivisi in maniera equa tra tutti gli addetti dello stabilimento, quei lavoratori si sarebbero aspettati da Marta Vincenzi, oltre che un saluto – arrivato solo dall’assessore Margini – una riflessione politica più ampia. Per esempio relativa allo spreco di risorse umane – prima operative nei molti settori di Comune e Provincia – oggi affidate ad un programma di rientri legato indissolubilmente ad una crisi siderurgica gravissima. Che vede allontanare sempre di più il traguardo di un lavoro vero.La richiesta, fatta a fine settembre dal sindaco Vincenzi al gruppo Riva di versare due milioni di euro per continuare il lavori di pubblica utilità negli enti pubblici, è apparsa assai tardiva, molto simile ad uno spot per consolare coloro che dicevano che in stabilimento di lavoro non ce ne sarebbe stato per tutti.E non si può certo dire che il tempo per pensare e proporre non ci sia stato in cinque anni.Se non fosse vera questa storia sarebbe ridicola. Buffo lo spostamento dalla siderurgia agli enti pubblici per tornare in siderurgia. Strani i percorsi attraverso i quali i lavoratori dell’ILVA sono dovuti passare per essere formati e imparare nuovi lavori, grande la capacità di adattamento sempre nuova richiesta loro a fronte di un salario decisamente ridotto nella busta paga di ottobre.Molti di loro si dichiarano “figli dell’accordo di programma”. Ma sono solo figli dello spreco: di soldi, di risorse. E di idee.(Giovanna Profumo) -
OLI 272: VERSANTE LIGURE – OPPOSTI CANNIBALISMI
Se Atene si sconfortanon ride certo Sparta:la destra è quasi mortala gauche pare deserta(si è trasferita a Murtaa contestare Marta).Versi di ENZO COSTA










