Categoria: Animali

  • OLI 367: ANIMALI – Il circo delle norme e l’adeguatezza delle gabbie

    Da qualche tempo c’è in città il Circo Togni, e un gruppo di cittadini, contrari all’utilizzo di animali negli spettacoli, ha reagito con una raccolta di firme per sollecitare il Comune a svolgere i controlli che gli competono, e cioè verificare il rispetto delle “Linee guida” sui criteri di mantenimento e detenzione degli animali stabiliti nel 2000 dalla Commissione Scientifica CITES del Ministero dell’Ambiente. In caso contrario chiedono che il Comune “ne vieti l’attendamento”.
    Notizie di stampa del 23 febbraio (Il Secolo XIX, Il Mercantile) informano che l’ispezione è avvenuta, e riportano il comunicato del Comune: “Il reparto Ambiente della Polizia Municipale ha effettuato una prima visita, senza preavviso. L’ispezione ha verificato che, contrariamente a quanto segnalato, gli animali sono mantenuti in buone condizioni e in gabbie apparentemente adeguate”.
    Questo episodio apre tre diversi livelli di riflessione.
    Il primo riguarda la normativa vigente. La legge che disciplina la materia, la 337 del 1968, è una vecchia legge in cui non compare mai la parola ‘animali’. Non ci si pensava ancora agli animali, in allora. Nei quasi cinquanta anni successivi si sono sviluppate nuove conoscenze scientifiche e consapevolezze riguardo al comportamento, la psiche e la sensibilità animale, ma in Italia da tutto ciò non è conseguita alcuna evoluzione della legge sui circhi, diversamente da molti altri paesi, europei e no, dove l’utilizzo di animali per gli spettacoli è totalmente o parzialmente proibito (*).
    Così, nella sua immobilità, la L. 337/68 continua a valorizzare “la funzione sociale dei circhi equestri e dello spettacolo viaggiante” e a sostenerli con “contributi pubblici” senza porsi, in merito, altre domande. In assenza di norme di leggi vincolanti l’unico riferimento sono le citate ‘Linee guida’ CITES.
    In questa indeterminatezza si aprono tutte le possibili gamme di comportamento, da quella di Comuni che non se ne occupano, a quella dei Comuni che vietano l’attendamento di circhi con animali.
    Che fa in proposito il Comune di Genova? Qui si apre la seconda riflessione. Infatti il telegrafico comunicato stampa afferma che gli animali sono “mantenuti in gabbie apparentemente adeguate”. Ma a chi spetta il compito di stabilire una connessione tra apparenza e realtà? Se la Polizia Municipale non è in grado di assumersi la responsabilità di una valutazione che ci sta a fare? E perché travisare contenuti e senso della lettera dei cittadini affermando che questa (apparente) adeguatezza sussiste “contrariamente a quanto segnalato”? I firmatari infatti non ‘segnalavano’ nulla: esprimevano le ragioni culturali e filosofiche della loro contrarietà all’utilizzo degli animali nei circhi, e chiedevano al Comune di valutare se il Circo Togni rispetta o meno le ‘Linee guida CITES’, che riguardano una molteplicità di aspetti, e non solo le gabbie. Il che, ad ispezione effettuata, non è dato sapere.
    Patetica infine la sottolineatura sull’ispezione fatta ‘senza preavviso’: presentare l’ovvio come merito induce più ai cattivi che ai buoni pensieri.
    La questione filosofica di fondo, e questo è il terzo ordine di riflessione, è ancora un’altra. E cioè l’accettabilità, e il valore educativo e sociale, di utilizzare gli animali per ‘fare spettacolo’, costringendoli alla detenzione e a comportamenti innaturali. Tanto più spettacolari quanto più innaturali.
    Il fascino e l’incanto del nostro rapporto con le altre specie viventi è nella relazione che possiamo costruire con loro, rispettandole. Si impara di più dal gatto di casa che dalla tigre nel circo.
     
    (*)  http://www.oipaitalia.com/campagne/circo_cosasuccede.htm
    (Paola Pierantoni – Foto dell’autrice)
  • OLI 345: ANIMALI – La soglia si sta alzando

    La soglia si sta alzando. Cresce il numero delle persone che non dà più per scontate pratiche normalmente accettate fino a pochi anni o decenni fa, ad esempio la sperimentazione animale, di cui viene messa in discussione la stessa validità scientifica. Diventa di uso sempre più corrente il termine “specismo”, coniato agli inizi degli anni ’70 per indicare un atteggiamento pregiudizialmente favorevole agli interessi dei membri della propria specie nei confronti di quelli delle altre.
    Tra amici e conoscenti cresce il numero dei vegetariani, e compare qualche vegano, e quando si organizzano cene è ormai d’obbligo tenerne conto. I banchetti dei mercatini alimentari hanno iniziato ad esibire fotografie di galline che razzolano nell’erba e di maiali che passeggiano nel bosco, a prendere le distanze dagli asettici orrori degli allevamenti intensivi.

    La manifestazione a Bologna

    C’è un cambiamento culturale in corso: la sofferenza animale, allontanata dalla nostra vista dai sistemi di produzione industriale, e dall’impenetrabilità dei laboratori, sta rientrando nell’orizzonte visivo di un numero crescente di persone che cercano di farci i conti, ognuno a suo modo: c’è chi diventa attivista della LAV, chi – prima di comprare prodotti cosmetici consulta la lista cruelty free, chi si fa vegetariano, chi arriva al rigore vegano, chi compra carne solo se riceve garanzie sulle modalità di allevamento degli animali, e quindi finisce per comprarne pochissima.
    Sono soprattutto i giovani, e tra questi in grande maggioranza le donne, che interpretano ed agiscono questo cambiamento. Le loro avanguardie hanno manifestato nei giorni scorsi per le strade di Genova: l’8 maggio con un corteo, il 16 maggio con un flash mob a Piazza De Ferrari. Manifestazioni anche in molte altre città.
    L’obiettivo immediato è quello di sostenere, contro le pressioni delle lobby farmaceutiche, l’approvazione in Senato della norma (art. 14 del Ddl 3129 sulla legge comunitaria 2011), già approvata alla Camera, che vieterebbe gli esperimenti su animali senza anestesia o anelgesia e l’allevamento di primati, cani e gatti da laboratorio sul territorio nazionale. La votazione, inizialmente prevista per il 9 maggio, è ora slittata a giugno.
    L’obiettivo di lungo periodo è quello di realizzare gli auspici di Leonardo da Vinci “Verrà il tempo in cui l’uomo non dovrà più uccidere per mangiare, ed anche l’uccisione di un solo animale sarà considerato un grave delitto...” e di Einstein “Nulla darà la possibilità di sopravvivenza sulla terra quanto l’evoluzione verso una dieta vegetariana”.
    (Paola Pierantoni – Fotografia di Ivo Ruello e di Alisia Poggio)

  • OLI 313: PAROLE DEGLI OCCHI – Quo usque tandem…?

    Foto di Giorgio Bergami ©

    Da un lato la grave crisi economica mondiale, dall’altro il sistema politico nostrano, sempre più inadeguato ad affrontarla.
    Fino a quando…?
  • OLI 309: LETTERE – A proposito di safari urbani

    Come si sottolinea nell’articolo Safari in città di Ivo Ruello e Ferdinando Bonora (Oli 308), non è semplice commentare l’episodio della famigliola di cinghiali (o porcastri?). Ma provo a proporvi un po’ di riflessioni sparse.
    Il concetto di “equilibrio ecologico” è in sé un concetto dinamico, che con il variare dei fattori (clima, popolazione umana e non, ecc.) varia anch’esso. È forse utile riportare la voce dell’Enciclopedia Treccani:
    Ecologia umana – Nata come disciplina biologica l’e., da quando ha cominciato a occuparsi dell’ambiente dell’uomo, è divenuta una scienza trasversale, che interessa anche le discipline sociali e che ha contatti con la geografia. Questa, infatti, è stata a lungo interpretata come studio delle relazioni (varie, mutevoli e complesse) tra l’ambiente e le società. In realtà, la geografia non è tanto lo studio delle relazioni dell’umanità con l’ambiente quanto la scienza dell’organizzazione umana dello spazio; ma nell’organizzare il suo spazio l’uomo, se per un lato subisce certe influenze ambientali, dall’altro modifica profondamente e incessantemente l’ambiente (e anche lo sconvolge e lo degrada), rimettendo continuamente in discussione il suo rapporto con l’ambiente stesso.
    Da questa definizione si capisce che parlare di “nostro alterato equilibrio ecologico” non ha molto senso.
    Come non ha senso umanizzare gli animali, dividendoli in buoni e in quelli di cui non si deve parlare, atteggiamento al quale sono dediti purtroppo molti dei cosiddetti animalisti. A ben vedere, anche dei “buoni” bisogna parlare prendendo in considerazione solo alcuni aspetti. Una mia amica ha posto una mangiatoia per uccellini sul balconcino di casa, che dà sul giardino. Quello che non mangiano i supernutriti uccellini, attira la notte famigliole di ratti di campagna. Lei ne è deliziata e in fondo orgogliosa. Ma guai se i suddetti roditori si arrampicano sul tetto o entrano in casa!
    Amabili vecchine vagano per la città dispensando sacchi di cibo a piccioni, gabbiani e topi.
    I cani sono graziosi surrogati di figli, e lo stesso i gatti. Se sono randagi vanno sterilizzati. Ma non si tiene conto dei branchi che si aggirano fuori città e che fanno danni anche a chi alleva animali, oltre che alla fauna selvatica. Questa, peraltro, si arrangia benissimo da sola e non disdegna di entrare nelle sacre Città dell’Uomo per nutrirsi di ciò che trova, o di ciò che i sopracitati animalisti danno loro come se fossero i loro animali di casa. E questo non riguarda solo i cinghiali, ma anche volpi, ricci, donnole, faine, ecc. che poi rimangono vittime dell’Uomo, sotto forma di automobilisti, guardie municipali, ecc. Peraltro gli “animalisti” non si scandalizzano delle derattizzazioni e delle disinfestazioni che periodicamente si fanno in tutte le città, se non in funzione del pericolo che queste comportano per i loro propri beniamini, cani o gatti che siano.
    L’uomo deve regolare la natura? E se sì, come? Proteggendo certe specie e distruggendone altre? E se no, come? Noi per primi, da millenni (e non da pochi decenni, come si blatera in giro) stiamo stravolgendo l’ambiente che ci circonda: abbiamo trasformato i grandi boschi che coprivano l’Italia in campi prima, e in distese costruite poi. E continuiamo, basta guardarci intorno, anche noi in Liguria! Si dice che questo porterà alla fine dell’Umanità, della vita sulla Terra!
    Ma dove è il problema? La Terra può fare tranquillamente a meno degli uomini, come di qualsiasi altra specie: cambierà semplicemente l’“ecologia”. Noi non ci saremo, ma ci saranno altre specie capaci di sopravvivere e prosperare, fino a che non saranno soppiantate da altre più adatte ai mutamenti che interverranno, e così via.
    (Carlotta Bombrini)


  • OLI 308: AMBIENTE – Safari in città

    In due articoli, usciti lo scorso 2 luglio su Il Secolo XIX (“Allarme cinghiali, strade chiuse e caccia grossa a Castelletto”) ed il Corriere Mercantile (“Cinghiali a spasso in centro città, presi e abbattuti”), è narrata la triste vicenda di una famiglia di otto cinghiali in Corso Carbonara. Dell’episodio si è occupata anche la sezione genovese del sito di Repubblica (http://genova.repubblica.it/cronaca/2011/07/02/news/cinghiali-18509601/).
    La storia è scarna, i cinghiali girano in zona cittadina, tra auto, bus, moto e pedoni, vicino alla scuola media Don Milani, nella giungla raramente falciata di quelle che erano un tempo aiuole curate: segnalati, vengono costretti in una piccola zona e quindi abbattuti, otto animali, una femmina sui 70 kg e sette piccoli sui 25 kg; ad agire sono gli agenti della Polizia Provinciale coadiuvati da Polizia Municipale.
    La cruenta conclusione sembra però lasciare aperta qualche polemica: era proprio necessario uccidere tutti gli animali? Anche i piccoli? Dal resoconto emerge come la Prefettura avesse dato indicazione di catturare gli animali, per decidere solo in seguito il da farsi, mentre gli eventi hanno poi preso la mano (“ha caricato e siamo stati costretti a fare fuoco”), per arrivare alle dichiarazioni dell’assessore provinciale Piero Fossati. L’assessore, mentre ricorda l’esistenza di due leggi regionali che obbligano ad uccidere gli animali sul luogo della cattura invece di trasferirli altrove (per evitare il diffondersi di epidemie, nel caso gli esemplari fossero malati), invita i genovesi a non dare cibo ai cinghiali in città; ma, evidentemente, sente il peso dell’uccisione degli animali (“non sono contento di queste scene”), infatti “la voce si fa seria quando spiega che catturati vuol dire abbattuti”.
    Nella vicenda si affrontano due esigenze, la sicurezza di un ambiente cittadino e la salvaguardia degli animali: se da un lato i cinghiali non sono certamente mansuete bestiole, d’altro lato una femmina adulta, ma comunque di piccola taglia, e sette piccoli in cerca di cibo non dovrebbero essere poi così difficili da gestire, da un corpo (la Polizia Provinciale) che ha proprio questo tra le proprie mansioni (http://it.wikipedia.org/wiki/Polizia_provinciale).
    La notizia ha suscitato in molti sconcerto e rabbia, ma c’è anche chi ha mostrato comprensione per una scelta di sicuro impopolare, ma che forse era l’unica praticabile nel nostro alterato equilibrio ecologico.
    Vale la pena di scorrere i numerosi commenti – 31 per l’esattezza, a tutt’oggi – in calce al citato articolo on line di Repubblica. Ben 21 sono quelli che esprimono indignazione per la soluzione adottata, con toni più o meno aspri, e solo 5 l’accettano come ineluttabile. I rimanenti 5 sono interventi di Eraldo Minetti, il Commissario Superiore della Polizia Provinciale di Genova che ha gestito l’operazione e che cerca di renderne conto, con ragionevolezza e non senza amarezza.
    In ogni caso non se ne esce bene. Non occorreva certo questo episodio per evidenziare che nel sistema in cui viviamo qualcosa si è rotto da tempo, ma può essere un’occasione in più per riflettere. Come nella Danimarca di Amleto, “something is rotten…”, c’è qualcosa di marcio, di corrotto. Stavolta nel rapporto tra l’uomo e il resto della natura, un tempo assai più sano di oggi. Non solo in certe soluzioni sbrigative per risolvere problemi complessi, ma anche nell’approccio di tanti animalisti che con le loro azioni in buona fede spesso arrecano in realtà danni agli oggetti delle loro attenzioni, fornendo cibo fuori luogo e con altri comportamenti.
    Correndo il rischio di sembrare sentimentali o idealisti, non si riesce comunque a trattenere un moto di tristezza cercando “cinghiale” con Google, al veder apparire molte proposte gastronomiche (“in umido, brasato, in salmì…”), né a togliersi dalla mente un’immagine evocata da uno degli articoli, “i cuccioli dietro la mamma, a seguire un pezzo di pane”.
    (Ivo Ruello e Ferdinando Bonora)

  • OLI 306: CACCIA – Regione, Corte Costituzionale e tramonto

    Deve essere opinione diffusa, non so se maggioritaria, ma fino ai referendum poco importava, che la Corte Costituzionale si occupi soltanto delle leggi ad personam, o ad aziendam o ad partitum, che riguardano il presidente del consiglio (vacante) Berlusconi. E che sia un organo dello Stato di grande importanza e di poteri strabordanti, composto in maniera determinante da toghe rosse, incallite e resistenti e da sopravviventi comunisti, designati o eletti per perseguitare il suddetto Presidente del consiglio e impedirgli con ogni sorta di malevolenza di portare avanti la sua illuminata politica di governo dell’Italia.

    Che possa invece anche occuparsi di tramonto apparirà sicuramente strabiliante, così come il fatto che rientri nei suoi compiti valutare le leggi regionali per vagliarne la rispondenza al dettato costituzionale.
    Ma tant’è questo è proprio il compito della Corte costituzionale e i giudici che la compongono lo applicano con saggezza, competenza e rigore, senza cedere alla forza della loro posizione di potere, ma con il necessario e possibile equilibrio. E soprattutto nel rispetto assoluto del principio costituzionale per il quale la legge è e deve essere uguale per tutti.
    Ma veniamo al tramonto.
    La Corte Costituzionale ha bocciato la norma della Regione Liguria che permetteva la caccia agli uccelli migratori mezz’ora dopo il tramonto.

    Con sentenza N°191, del 15 giugno 2011, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo della legge regionale 15/ 2010 che consentiva di cacciare in appostamento (imboscate, agguati) gli uccelli migratori (provati come migranti e in ricerca affannosa di riparo) mezz’ora dopo il tramonto (l’ora più dolce per essere ammazzati).
    La norma della Regione Liguria ha violato la normativa venatoria statale, che impone il divieto di caccia al calar del sole. Tempo dei bilanci, dell’esame di coscienza, della preghiera e della preparazione al sonno, ai sogni, alla notte e alla danza delle stelle.
    Le associazioni di protezione e vera sensibilità ambientale (Italia Nostra, L.A.C., LIPU, WWF, ENPA, Lega Ambiente, V.A.S.) avevano presentato prontamente un esposto che il governo ha dovuto recepire, impugnando la legge regionale ligure. Per la quale avevano votato a favore (repetita iuvant) i consiglieri regionali (26) di PD, PDL, Lega e Marilyn Fusco e contro (5) i consiglieri di PRC, IDV e Lista Biasotti.
    Si è astenuto il consigliere di SEL e non si capisce ancora perché.
    Certo la lobby dei cacciatori è ancora forte. Ma non si capisce come sensibilità e valori della sinistra possano sostenere simili norme. Non basta più l’ex retro-pensiero che i cacciatori votano e gli uccelli no.
    Infine il comunicato delle associazioni : “E’ stato riaffermato un principio di legalità contro l’ennesima violazione della normativa venatoria statale a cui il Consiglio Regionale, in buona parte prono alle istanze dell’estremismo venatorio, ci ha abituati… “
    E il comunicato degli uccelli: “Ringraziamo i giudici piumati della Corte Costituzionale per aver avuto compassione del nostro volo, dei nostri affanni, della bellezza che doniamo al mondo. Ci proponiamo tutti insieme, uccelli di tutto il mondo, di votare anche noi. Prima o poi”
    (Angelo Guarnieri – Foto Paola Pierantoni)

  • OLI 306: LIGURIA – I giovani e l’entroterra

    Azienda agricola nell’entroterra genovese

    Il comunicato Istat “Occupati e disoccupati” del 1 aprile 2011 (*) confronta i dati occupazionali dell’ultimo trimestre 2010 con quelli dell’ultimo trimestre 2009.
    Leggendoli salta agli occhi una novità: il sensibile aumento (+2,5%) degli occupati in agricoltura, a fronte della continua perdita nella industria (-2,4%) e nelle costruzioni (-3,9%).
    Sul web magazine Agronotizie (**) una analisi di Coldiretti sottolinea la crescita della componente giovanile del lavoro agricolo: “Dopo anni di fuga dalle campagne il trend si sta invertendo … sono sempre di più i giovani che vedono nell’agricoltura uno sbocco professionale”. A conferma, il fatto che gli iscritti alle 23 facoltà di Agraria sono in crescita in tutta Italia, con aumenti che vanno dal 6% al 30%.

    Coltivazione di piccoli frutti, adatta al nostro entroterra

    Pare però che questa novità non riguardi la nostra regione: infatti sia Paolo Arvati (La Repubblica, 5 aprile 2011), sia Monica Zunino (Corriere Mercantile, 19 aprile 2011) riferiscono che nello stesso periodo in Liguria si sono persi 2000 occupati nei settori di agricoltura, silvicultura e pesca.
    Che ne sarà, ci siamo chiesti, della piccola attività agricola e di allevamento di cui avevamo parlato in Oli 278 (***): ci sarà stato un ritorno indietro? Le difficoltà avranno prevalso?
    No, per fortuna. Ora nella piccola azienda si è aggiunto un giovane, più il lavoro che viene esternalizzato: sistemazione del terreno, recinzioni, norcineria … Non vi sono per ora margini di accumulo, l’attività paga solo il lavoro che viene prestato, e resta indispensabile il finanziamento regionale del Programma di Sviluppo Rurale 2007 – 2013: per ora i soldi, materialmente, non sono ancora arrivati, ma prima o poi …

    I “maiali felici” sono raddoppiati di numero

    Nel frattempo nuovi maiali (temporaneamente) felici hanno sostituito gli epigoni, i salami stanno stagionando, nuove attività (coltivazione di piccoli frutti, lamponi, uva spina, mirtilli, ribes) sono in fase di impianto, altre (allevamento di capre per la produzione di formaggi, e di galline per le uova) sono programmate a breve.
    Il giovane perito di agraria che ha avviato l’impresa sembra reggere bene l’isolamento della vita campestre, e l’altro giovane socio  non pare rimpiangere i lavori precari che si è lasciato alle spalle. Aree crescenti di bosco vengono recuperate dall’abbandono, una antica mulattiera riprende servizio, via vai di persone e saluti al posto del silenzio.
    Alle spalle di tutto ciò c’è la decisione di una famiglia di salvaguardare un vasto terreno boschivo di proprietà, sottraendolo al degrado, e questo si è tramutato in una opportunità di lavoro per ora per due ragazzi, nel futuro, si può sperare, anche per altri.
    Ma perché la Liguria non riesce a promuovere in modo più significativo e diffuso queste attività, queste disponibilità? Perché perdiamo occupazione in un settore che altrove è in crescita? Perché non riusciamo a mettere insieme una politica di salvaguardia del territorio, di aumento della occupazione, di risparmio energetico, di sensibilizzazione alla qualità dei prodotti alimentari e di rispetto per il benessere animale?
    Il futuro del cibo di qualità e della economia regionale, ad esempio, sta nella spocchia di Eataly, o nel sostegno a reti distributive come quella dei Gruppi di acquisto solidale (****), o altre forme (mercatini rionali) che facilitino l’arrivo dei prodotti locali ai compratori?
    (*) http://www.istat.it/salastampa/appuntamenti/calendario.html
    (**) http://agronotizie.imagelinenetwork.com/attualita/2011/04/07/agricoltura-l-occupazione-cresce-ed-e-giovane-13104.cfm
    (***) http://www.olinews.info/2010/11/oli-278-zootecnia-i-maiali-felici-che.html
    (****) http://retiglocali.it/gasprovge/i-gas-di-genova-e-provincia/
    (Paola Pierantoni – foto dell’autrice)

  • OLI 293: PAROLE DEGLI OCCHI – Banchetto nuziale

    Foto di Giorgio Bergami ©

    Dopo un matrimonio, riso e petali di fiori.
    C’è chi ne approfitta, in buon ordine.
  • OLI 281: VIVISEZIONE – I nuovi esuli

    Mi presento, sono Bobo, testa imponente e prepotente, occhio sornione, pelo rosso ed arruffato che ricopre le mie zampe posteriori da maschio intero in un tutt’uno con la coda ritta. Vago per via Emilia, rispettato dalla combriccola di smilzi ciondolanti, ammirato dalle bambole bianche e nere che spuntano ogni tanto dai cortili. Faccio mostra di me sulla grondaia di un giardino al limite del Bisagno, nell’attesa di una ciotola piena di bocconcini che alcuni volenterosi bipedi mi offrono. Non per questo ho perso l’atavica abitudine a lanciarmi nella giungla delle canne e del campo da bocce sul letto del fiume per dar prova delle mie doti venatorie. La grondaia mi riscalda e mi protegge dalle piogge improvvise e poi da li’ sotto posso innalzare i miei canti d’amore, tra un palazzo e l’altro, e magari venir corrisposto da un richiamo al di la’ dello steccato. L’amour…
    Alcuni giorni fa Pablo, orecchie tese, muso affilato sfumato di nero e occhio castano di chi ha nel sangue tracce canine teutoniche, mi ha fermato allarmato. Voi vi direte, un cane che ferma un gatto, ma in che mondo viviamo? In effetti è così, ci si rincorre, o almeno, ve lo diamo a vedere, ma anche nella guerra dei poveri affamati di strada, vige comunque un regolamento, un rispetto reciproco dei ruoli, della vita. Lui ha il suo territorio e, anche se vaga per tutto il quartiere, predilige stazionare a bordo ring, tra un parcheggio e la via di fuga dell’acquedotto. Un retaggio del passato, chissà? La sua storia è più complicata della mia, venuto alla luce in un capanno degli attrezzi degli orti sopra il rio Cicala. Lui di strada ne ha fatta tanta invece, strada per la libertà, lontano da un paese nel quale se ti acciuffavano, eri fritto, nel senso letterale della parola.
    Quando mi ha incontrato ha alzato la testa, non come di solito verso il Diamante per vaticinare sul tempo, ma diretto ad un manifesto pubblicitario, accartocciato dalla pioggia, su uno dei tanti muri di contenimento della zona. Infatti i monti arrivano sino alla fenditura delle strette strade che ti portano in Emilia stringendoti con le spalle al Bisagno. “Ci risiamo” ha affermato. L’ho guardato con un interrogativo in mezzo alla fronte. Che cosa rappresenteranno mai quel quadrupede dal muso tutto nero con gli occhi marroni che si specchiano in quelli di un bipede con i dreadlock da bobtail?
    “Come?” dice Pablo, “non percepisci che inizia a tirar una cattiva aria anche per noi, liberi”. Riguardiamo il Diamante, che sia venuto il tempo di darsi alle montagne?
    http://www.lav.it/uploads/48/23392_08.09.2010_revisione_della_direttiva_europea_86_609_sulla_vivisezione.pdf
    http://www.repubblica.it/cronaca/2010/09/09/news/vivisezione-6888071/
    http://www.leal.it/entra-in-vigore-la-vergogna-europea/
    http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2010:276:0033:0079:IT:PDF
    (Maria Alisia Poggio)