CHIARI DI LUNA
Detti e motti sovente
han natura cangiante
sulla luna attualmente
vige una variante:
Silvio a Sestri Ponente
Cdl calante.
Enzo Costa
enzo@enzocosta.net
www.enzocosta.net
CHIARI DI LUNA
Detti e motti sovente
han natura cangiante
sulla luna attualmente
vige una variante:
Silvio a Sestri Ponente
Cdl calante.
Ha detto così il presidente della regione Sardegna, Renato Soru, in una intervista comparsa su Repubblica dell’8 giugno 2007. E alludeva al proliferare di commissioni con cui si cerca di arginare la protesta montante in Italia contro i costi della politica. Soru ha detto che i costi della politica oltre ad essere insostenibili sono anche ingiustificabili. E che dopo averne preso atto la sua giunta ha abolito con legge regionale, 24 comunità montane comprese quelle al livello del mare su cui erano state fatte giuste ironie.
E’ grazie a un’inchiesta agghiacciante di Luca Carra e Daniela Minerva apparsa sull’Espresso il 31 maggio che si può provare ad esaminare i termini di un inquinamento che miete sempre più vittime.
Sovente l’aumento dei tumori distribuiti sulla carta geografica del nostro corpo – colon, polmone, fegato, sangue, prostata, cervello – ci appare distante. Automaticamente lo collochiamo nella sfera delle probabilità che non può, non deve riguardare proprio noi. Succede però che quello che teniamo distante possa essere evocato da quanto accade all’amico, allo zio o alla madre e che, facendo due conti, lo stato d’animo riaffiori con la sensazione – questa volta precisa – che ciò con cui ci nutriamo, ciò che respiriamo faccia davvero danni enormi.
Recentemente i giornali hanno riportato la notizia della stabilizzazione di oltre 20.000 lavoratori, effetto di una norma della finanziaria 2006 che ha destinato 600 milioni di euro per sanare parzialmente gli oneri contributivi dovuti dai datori di lavoro che utilizzavano impropriamente il lavoro “a progetto”.
Condizione per godere di questo beneficio era la stipula entro il 30 aprile 2007 di accordi col sindacato per assumere come lavoratori dipendenti con contratti non inferiori a 24 mesi i lavoratori disponibili a sottoscrivere una rinuncia ad altri diritti pregressi (ad esempio differenze retributive).
Dov’ero rimasto? Alla mia scopertuccia: che l’azienda mentre dichiara di darmi una formazione in realtà mi fa lavorare per davvero; faccio profitto. Quando me ne sono accorto, lì per lì son rimasto sconcertato. Pensavo e ripensavo al colloquio, all’incredibile quantità di idiozie e banalità che mi erano state propinate e che io, nella mia ingenuità, avevo bevuto fino all’ultima. Dover ammettere di essere pivelli è irritante; così ho passato un paio di serate a ciondolare accigliato per casa meditando vendetta. Il mattino seguente armato di curriculum vitae sono andato a registrarmi in un’altra agenzia intestinale (tra noi frequentatori questo è il gergo). Ero deciso ad accettare qualsiasi lavoro purché retribuito. Due giorni dopo mi viene proposto un impiego da apprendista commesso. Apprendista commesso?!? Vedendo comparirmi sopra la testa una lunga successione di interrogativi ed esclamativi l’impiegata si è affrettata a spiegarmi di co sa si tratta, riuscendo in pochi secondi a farmi imbufalire ulteriormente. Il contratto di apprendistato non garantisce l’assunzione e può protrarsi (mi pare proprio di aver capito così) sino a due anni.
Riceviamo:
Per i giornalisti di serie B, free lance e autonomi, non è previsto il contributo di maternità alle neo mamme. Ma ricordiamo che i giornalisti di serie B, free lance e autonomi, sono costretti a versare nelle casse dell’Inpgi un regolare contributo annuale a sostegno della maternità. Maternità di chi? Delle categorie professioniste, ovvio, di chi già gode dei diritti dei lavoratori, remunerati con stipendi, tredicesime e ferie, come è giusto che sia.
Del carcere si parla poco: è una istituzione impermeabile alle informazioni, che appare ciclicamente sui quotidiani solo in occasione di eventi rilevanti: l’indulto, il lancio di qualche “allarme sicurezza”, volto a ribadire maggior presenza delle forze dell’ordine sul territorio cittadino, una rivolta carceraria con stoviglie battute sulle inferriate, un suicidio importante…
Ma in realtà il cittadino genovese che non voglia demandare solo alle istituzioni pubbliche la conoscenza di ciò che avviene all’interno della struttura, ben visibile dallo stadio o dal tetto di un centro commerciale di recente costruzione, non ha strumenti adeguati a dare risposta a molte e comprensibili domande: ma cosa fanno i detenuti all’interno? Come passano il tempo? Come sono quando escono?
“Più forti e più liguri”. Un rigurgito etnico? Ma per carità! E’ la morale dell’intervista a Flavio Repetto, chiamato, con “benedizione politica bipartisan” e, si capisce, col favore della curia e della direzione e presidenza Carige, a dirigere la Fondazione Carige, l’ente principale azionista della banca stessa. A Il Sole 24 Ore (27 maggio 2007) Repetto ha detto che Carige non è interessata alle “lusinghe del risiko” e che la Fondazione ha deciso di ridurre le erogazioni (sociale, cultura ecc.) per incrementare gli accantonamenti finalizzati al rafforzamento patrimoniale. Una decisione resa pubblica già al momento del suo insediamento e che aveva sollevato al suo annuncio solo qualche timida critica.
Molti anni fa sono stato in Polonia con una delegazione unitaria del sindacato confederale. A Varsavia e poi a Danzica. Era già caduto il muro e l’impero dell’Est era in via di dissolvimento. A Danzica, in quelli che una volta erano i cantieri Lenin (qualche scritta sbiadita la si intravedeva ancora) c’era il congresso di Solidarnosc. Fu aperto dal rosario, recitato dal vescovo, ma a molti non bastava: pretendevano la celebrazione della messa. Il giorno prima, gli ospiti ci avevano portato in visita alla città. Alla trentatreesima chiesa mi colsi a gridare in mezzo alla via che desideravo una sezione del POUP, il triste partito operaio unificato polacco che non contava più nulla, come giustamente doveva accadere viste le colpe e le responsabilità, ma che mi sembrava un punto di riequilibrio. Insomma, al confronto Gedda e i comitati civici del nostro dopoguerra mi apparivano una barzelletta.