Cancro – La mappa inquinata delle città

E’ grazie a un’inchiesta agghiacciante di Luca Carra e Daniela Minerva apparsa sull’Espresso il 31 maggio che si può provare ad esaminare i termini di un inquinamento che miete sempre più vittime.
Sovente l’aumento dei tumori distribuiti sulla carta geografica del nostro corpo – colon, polmone, fegato, sangue, prostata, cervello – ci appare distante. Automaticamente lo collochiamo nella sfera delle probabilità che non può, non deve riguardare proprio noi. Succede però che quello che teniamo distante possa essere evocato da quanto accade all’amico, allo zio o alla madre e che, facendo due conti, lo stato d’animo riaffiori con la sensazione – questa volta precisa – che ciò con cui ci nutriamo, ciò che respiriamo faccia davvero danni enormi.


“Vedi questi puntini? Ogni puntino è un residente in una zona di Forlì vicino a due inceneritori…” Sembra una mappa militare quella che mi presenta uno studioso dell’Ist. “E’ stata esaminata la mortalità, esattamente l’anno dei decessi…poi l’incidenza dei tumori. Chi in generale dice che la mortalità scende dell’1% annuo tende a non far vedere l’incidenza annua dei tumori…”. Mi spiega il medico, che le vittime dei due inceneritori di Forlì sono state soprattutto donne.
Nella migliore delle ipotesi si tratta di avere a che fare con gente malata che deve assumere farmaci per il resto della propria vita.
Nell’inchiesta dell’Espresso si indica una crescita di “tumori a livello di epidemia” e “se si guarda ai bambini, la statistica diventa angosciante: il confronto tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Novanta mostra risultati spietati. Usando come campione la Regione Piemonte, si scopre un’impennata del 72% del neuroblastoma, del 49% nei tumori del sistema nervoso centrale, del 23% per le leucemie…Dove aumentano i casi di cancro?”. Sono state individuate più di 400 sostanze come probabili cancerogene ambientali. Inoltre, traffico automobilistico, impianti di riscaldamento, “strumenti tecnologici di cui si ignorano i danni”, discariche clandestine, esposizione cronica a campi elettromagnetici rientrano tutti nella gamma delle cause.
Il medico ricorda i tre tipi di prevenzione indispensabili: primaria, secondaria, terziaria, spiegandomi che se venisse fatta la prima – “identificazione delle causa della malattia ed applicazione delle norme perché non si verifichi l’esposizione” – non sarebbero necessarie le altre due (diagnosi precoce di un tumore per verificare se è trattabile e ritardo nel decesso). E precisa, riferendosi a Genova, “gli inceneritori fanno male alla salute perché cambiano la composizione dell’aria”. Il medico lamenta che non si può continuare a pulire l’acqua per terra se a monte non si decide tutti insieme di chiudere la falla. La falla, per quanto riguarda la “rumenta”, si argina applicando le quattro R: Riduzione – Riuso – Riciclo – Retrocessione d’uso. Potenzialmente la cittadinanza è fantastica, “è solo avvilita” perché non conosce la destinazione della raccolta differenziata che fa. Sogna aree ecologiche per quartiere, senza una Scarpino nella quale concentrare tutto. “Se si ri duce l’inquinamento dell’aria si avrà una riduzione dell’incidenza delle malattie.”
La vicenda riassume i suoi consueti contorni politici. La mappa del nostro corpo rispecchia l’inquinata geografia della nostra città?
(Giulia Parodi)