Categoria: Giustizia

  • L’assemblea AMN. Quanti politici assenti al funerale della Giustizia

    Per andare all’assemblea aperta indetta dall’A.M.N. il 24 novembre, in occasione dello sciopero della magistratura, mi sono vestito di scuro come si conviene per un funerale che conta. I discorsi non sono di circostanza ma chiari, sentiti e partecipati dal pubblico presente.

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  • Testimonianza. Vi racconto “Punto e a capo” una trappola da evitare

    Dal presidente dell’AMN, Edmondo Bruti Liberati, riceviamo:
    Ho letto i numerosi interventi riguardo la trasmissione “Punto e a capo” di giovedì sera 25 novembre; ringrazio per le manifestazioni di solidarietà e anche per le critiche di chi riteneva che a tale tipo di trasmissioni non si dovesse andare.

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  • Drammatico appello. Una riforma per piegare i magistrati alla politica

    Sull’incombente riforma dell’ordinamento giudiziario, i magistrati italiani hanno inviato la seguente lettera aperta al Ministro della Giustizia e al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
    Siamo magistrati della Repubblica Italiana.
    Siamo impegnati ogni giorno in condizioni difficili nel compito di applicare la legge, dirimere le controversie tra i cittadini, accertare la responsabilità delle persone accusate di delitti. Decidiamo della libertà delle persone, dei loro beni, della tutela dei diritti.

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  • Mercoledì ore 10.30. Assemblea aperta a Palazzo di Giustizia

    Mercoledì 24 novembre, alle ore 10.30, presso l’aula Corte d’Assise, 5° piano del Palazzo di Giustizia di Genova, si terrà un’assemblea pubblica dell’Associazione Nazionale Magistrati nel corso della quale interverranno, tra gli altri, i magistrati Francesco Meloni (già Procuratore della Repubblica), Andrea Beconi e Adriano Sansa, gli avvocati Giuseppe M. Giacobini e Waldemaro Flick, il professor Renato Balduzzi dell’Università di Genova.

  • Giustizia/1. Alla gogna i giudici di Berlusconi e di Cogne

    Le cose non sono assolutamente casuali, né tantomeno slegate tra loro. Da una parte procede a tappe forzate in Parlamento il cammino della riforma della magistratura, un orrore giuridico da tutti gli studiosi del diritto rifiutato, tanto che l’ANM ha rivolto un estremo appello ai presidenti di Camera e Senato per impedire il peggio. Contemporaneamente proseguono le campagne di delegittimazione e insulti nei confronti del magistrati, ad opera di esponenti delle istituzioni.

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  • Giustizia/2. La marcia dei processi per le violenze del G8

    Proviamo a fare il punto ad oggi dei processi per i fatti del G8 (quello su Piazza Alimonda non è mai stato fatto, perché archiviato). A tre anni di distanza arriva una prima condanna per l’episodio di violenza di via Barabino. Accade il 21 luglio 2001, intorno alle 15.30: Marco Mattana allora minorenne viene preso a calci e manganellate da alcuni agenti della Polizia di Stato. I poliziotti scrivono nei verbali di arresto di aver reagito all’aggressione di un gruppo di manifestanti, in seguito prosciolti, perché arrestati “illegittimamente”. Il gup Maria Letizia Califano ha condannato l’ispettore De Rosa Giuseppe, che aveva chiesto il rito abbreviato, a un anno e otto mesi con uno sconto di un terzo della pena, per aver colpito al volto con manganello Marco Mattana.

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  • Sansa 1. Un simbolo utile ma a tempo limitato

    Proposto dal Consiglio Superiore della Magistratura come presidente del Tribunale dei minori di Genova il magistrato Adriano Sansa si è visto bloccare la nomina dal ministro Castelli. Perché, ha detto il ministro, Sansa, al di fuori delle sue specifiche funzioni, avrebbe rivolto critiche al governo in carica. Quando la posizione del ministro è diventata pubblica quello di Sansa è diventato un caso cittadino e non solo.

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  • Riforma con destrezza

    Destrezza. Si chiama così. E bisogna riconoscerla al governo mentre sta proseguendo il cammino che toglierà indipendenza alla magistratura e dignità ai cittadini nel silenzio pressoché generale. Conflitto di interessi, discesa in politica per fini privati, sistemazione disinvolta di pendenze penali: ed ora l’incremento del potere dell’esecutivo per due vie, da un lato la riforma costituzionale che lo amplia riducendo il ruolo del Parlamento e del Capo dello Stato, dall’altro l’indebolimento dei giudici e del controllo di legalità. Si parla della riforma cosiddetta federalista e costituzionale, si tace sull’ordinamento giudiziario, senza avvertire il nesso strettissimo, senza rammentare che le leggi costituzionali almeno sono soggette al doppio passaggio. Silente ormai da tempo l’opposizione, che probabilmente non ha patteggiato- come pure si sente sussurrare- in materia, ma certo spende più energie, in questi giorni, sul tema dell’elezione di mister ulivo- bello guaglione.

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  • Espropriato il Csm: giudici piu’ ossequienti

    Le parti del progetto concernenti il CSM sono sicuramente quelle che maggiormente evidenziano come per l’attuale Governo la Magistratura non sia un potere dello Stato indipendente ed autonomo che necessiti soprattutto di urgenti riforme per dare efficienza e tempestività ai suoi atti, ma un nemico da delegittimare con ogni mezzo e da abbattere, cominciando proprio dall’organismo che per Costituzione deve assicurarle quell’indipendenza ed autonomia, il Consiglio superiore della magistratura. Come nemica è la magistratura, così, per la destra, nemica è la Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista del 1948 che quindi si cerca in tanti modi di smantellare o per lo meno di erodere profondamente, riportando il sistema istituzionale ed i rapporti tra i poteri ad un modello pre-repubblicano di organizzazione monistica dello Stato, incentrata sul potere esecutivo.

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  • La Cassazione strumento per svuotare l’autogoverno

    Un giudizio sulle norme del disegno di legge delega sulla riforma dell’ordinamento giudiziario che si riferiscono alla Corte di cassazione non può prescindere dall’esame degli obiettivi che la proposta si prefigge di raggiungere. In sintesi si può affermare che lo scopo principale, non dichiarato, delle radicali modifiche proposte è quello di disegnare un assetto dell’ordine giudiziario completamente diverso da quello attuale che, pur con tutti i difetti innegabili che lo caratterizzano (in particolare la lentezza dei processi, destinata ad accentuarsi ancor più se la riforma andrà in porto), è idoneo in astratto (e spesso lo è stato in concreto) a garantire principi fondamentali: la tutela dei diritti delle persone, l’inesistenza di aree di impunità e il controllo di legalità.

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