Porto alcuni vestiti a riparare in una sartoria che ha aperto da pochissimo tempo in Via della Maddalena. Vedere una bella vetrina illuminata e piena di colori, che interrompe la triste sequenza delle saracinesche abbassate è una festa, così dico alla signora: “Allora, l’Incubatore comincia a funzionare …”, ma sono subito smentita: “L’Incubatore? Solo pubblicità ingannevole”. Infatti mi spiega che, dopo aver visitato i locali proposti dall’incubatore, valutate le condizioni di degrado, i costi di ristrutturazione, le voci per cui erano effettivamente previsti finanziamenti a fondo perduto, e gli affitti, ha ben pensato che era meglio andarsi a cercare qualcosa sul mercato privato. Così ha trovato un locale per un affitto più sostenibile (250 euro mensili), di quelli che le erano stati richiesti per gli spazi dell’Incubatore (sui 300 / 350 euro).
Mi dice: “Non vedi che quasi nessuno ha aderito al bando? La strada continua ad essere deserta”. In effetti è così. Le chiedo: “Ma secondo te che tipo di attività ha senso aprire in una strada come questa? Per che tipo di clienti?” Mi risponde: “Certo non per i turisti! Pochi passano di qui, e il turismo che viene a Genova è un turismo povero. Qui servono artigiani, attività che non si trovano più in giro. Invece, fuori dall’Incubatore, pare che stia per aprire una sala giochi: te la figuri qui la clientela?”
Indirizzare il tessuto economico, tipo e qualità degli esercizi commerciali, è centrale, perché determina il tipo di vita che poi si svolge in un quartiere. Il centro storico dovrebbe tornare ad attirare la popolazione cittadina perché concentra esercizi commerciali che offrono cose e servizi utili, e ristorazione popolare. Non regalini e souvenirs. Tantomeno slot machines. Pare che il Comune non abbia la possibilità di indirizzare le licenze di vendita: si può trovare una via per superare questo ostacolo? Occorre dare una svolta capace di ripopolare in tempo rapido le zone in abbandono, altrimenti il destino di chi ci prova, uno per volta, è segnato.
Dalla chiacchierata viene fuori anche un’interessante storia di mancato accesso al credito: l’impossibilità della mia interlocutrice di ottenere un prestito di 2000 euro per completare gli adempimenti necessari all’apertura dell’attività. Prova con la Confapi, che però non prevede prestiti inferiori a 5000 euro, e per cui serve comunque il possesso di un bene da ipotecare, o di un conto corrente con almeno 2500 euro.
Da noi non è prevista la povertà. Il pensiero corre al microcredito: se ne parla per le donne dei Paesi “svantaggiati”, e invece serve qui.
In rete scopro l’esistenza del “Fondo Microcredito FSE 2007 -2013” della Regione Sardegna (http://www.sfirs.it/documenti/15_309_20110704004335.pdf ), nulla di simile in Liguria. Forse non ho cercato abbastanza, e magari ci arriverà qualche segnalazione incoraggiante.
In attesa, resta la poco incoraggiante osservazione della mia interlocutrice: “Chi mi ha aiutato sono stati solo i fornitori, sono stati loro i miei “finanziatori”, perché hanno accettato di farsi pagare a 90 giorni, a 60 giorni, dandomi un po’ di respiro”.
(Paola Pierantoni)
Categoria: Città
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OLI 317: CITTA’ E CANDIDATI – Maddalena: meglio nascere fuori dall’Incubatore?
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OLI 317: CITTA’ – La palude è stata davvero sconfitta?
Circa un anno fa (Oli 276 del 2 novembre 2010), col titolo “Nuovo ecosistema a Genova”, avevamo dato conto di un annoso problema: una infiltrazione d’acqua nel muraglione che sovrasta Via Caffaro, con conseguente palude in progressivo allargamento, debitamente fotografata. Ora diamo atto di un intervento di risanamento, ma … ma, se ben guardate, la natura con ostinazione sta riprendendo i suoi diritti.
Qualche dettaglio nel (recente) restauro deve essere sfuggito: i naturalisti possono sperare nella rinascita – a breve – della interessante “zona umida”.
(Paola Pierantoni) -
OLI 316: CITTA’ – La pazienza dei cittadini
Disegno di Guido Rosato E’ sabato mattina, c’è molta folla al mercatino di piazza Palermo. Ad un tratto un gran trambusto, tra i banchi qualcuno corre, altri lo inseguono, lo atterrano placcandolo fragorosamente: il fuggitivo è un ragazzo sui vent’anni. Scortato come lo Steve Mc Queen di Papillon viene trascinato fuori all’aperto e la gente intorno lo circonda, chiedendosi che cosa avrà fatto. Giovani e anziani.
– I soliti, sempre qui a fregare i portafogli, basta.
– Non se ne può più di questi ladri, andate a casa vostra.
Un uomo lo tiene per il braccio, brandisce il telefonino, gridando che chiamerà i carabinieri, sul bavero del giubbotto ha il distintivo della Amt. Le persone s’avvicinano e gli domandano curiosi, quasi aggressivi, mentre il ragazzo, bianco, bruno di capelli, la camicia stazzonata, lo sguardo spaventato, biascica qualcosa – Ecco, senti ora parla, e parla pure italiano!- esclama trionfante l’addetto Amt.
– Ma cos’ha fatto? s’incalza a gran voce.
– Quando gli volevo controllare il biglietto è sceso di corsa ed è scappato, ma io l’ho inseguito.
La folla ondeggia, mormora e d’improvviso si rivolta verso il controllore, lo apostrofa al grido di andate a lavorare, con il servizio che fa schifo ancora un po’ rompete la testa a ‘sto ragazzo , l’avete buttato a terra, strattonato e cosa sarà mai un biglietto con il deficit che c’è, per poco lo ammazzate. Non c’è lavoro per i giovani, fate pagare chi può, e mettete più bus.
Un sentimento che pare indignazione monta tra le persone in un attimo: tutti si sta dalla parte del ragazzo e in tanti ancor più sentendo quel “parla italiano”. E se fosse stato straniero come ci saremmo comportati? Però. Un eccesso di zelo, un’esagerazione incredibile da parte dell’addetto Amt, che ha trascinato, inchiodato a terra il giovane portoghese, ma nessuno ha rimproverato il ragazzo per aver commesso comunque un illecito, non pagando il biglietto.
I carabinieri arrivano e si spostano lontano, soltanto una persona si offre di testimoniare per l’aggressività eccessiva, intanto s’avvicina un signore, chiede: “Marco che succede?” accarezzandogli la testa e quegli occhi spenti e dolenti diventano lucidi.
Qualuno chiede: non si può finire qui? Il ragazzo mostra un biglietto intonso, ma il controllore vuole la denuncia, in fondo ha fatto il suo lavoro (che si guarderà forse dal fare in altra occasione); e il carabiniere continua imperterrito a proclamare che si chiarirà tutto, prendiamo soltanto i dati.
Marco resta solo con l’amico, tutti sono tornati alle loro compere con aria smarrita.
E’ tale la sproporzione che ci si è dimenticati del compito che il controllore ha, pur con i limiti del suo comportamento e del suo senso del dovere di parte.
E’ il confine tra chi ruba una mela e lo spettacolo di chi si appropria ogni giorno con disinvoltura del bene comune. Non si tollera più e si fa confusione di regole e del rispetto di esse: pare davvero finita la pazienza dei cittadini
(Bianca Vergati) -
OLI 315: CITTA’ – I cocktail di Gucci e il cittadino “comune”
È accaduto ancora.Si sa, a farle certe cose, ci si prende gusto.La cronaca mondana dell’evento – Il Secolo XIX del 7 ottobre 2011, a firma Roberta Olcese – questa volta segnala la presenza della candidata a sindaco Roberta Pinotti che, solo alla fine, “trafelata”, si è unita alla festa.Il 6 ottobre, via XXV Aprile è stata bloccata al traffico cittadino, all’ora dell’aperitivo serale, per un esclusivo party, “settecento inviti“, organizzato da Gucci.L’iniziativa era parte integrante del programma Genova in Blu – Il Salone Nautico in città (Fuori Nautico).Quanti soldi siano entrati nelle casse del Comune per trasformare un’arteria nodale in “un locale lounge” riservato a pochi non è dato ancora sapere. È dalla prima volta – dicembre 2010, per l’inaugurazione della boutique – che OLI ha chiesto la cifra. Su nostro invito, la consigliera comunale Angela Burlando aveva inoltrato alla giunta un’interrogazione in merito, senza ottenere a tutt’oggi delucidazioni. La domanda, adesso, è stata riproposta telefonicamente alla stessa e anche al capogruppo Pd in consiglio comunale Marcello Danovaro che, all’oscuro dell’iniziativa, ha garantito verbalmente una risposta. Risposta attesa con apprensione per rassicurare coloro che, in visita ad un parente, hanno subito la deviazione del bus n. 35 diretto all’Ospedale Galliera e ai molti altri che, più semplicemente, dovevano raggiungere casa o amici per la cena.C’è in questa trovata una dissonanza di fondo, data dalla mancanza di rispetto per il cittadino “comune”, c’è un’assenza di sguardo verso l’altro, una latitanza della politica incapace di cogliere la differenza tra iniziative eticamente opportune e quelle che non le sono.L’articolo del Secolo XIX indica fra i Vip la presenza di Sergio Muniz, star dell’Isola dei Famosi, uomo immagine e attore. Il quale durante il cocktail trova spazio per profonde riflessioni politiche: vorrebbe una pista ciclabile in corso Italia, un centro storico più sicuro, “alle volte ho paura anch’io”, e una città più all’avanguardia.Nello stesso articolo Andrea Morando – proprietario del negozio Gucci a Genova e organizzatore del party “per festeggiare insieme con la città il Salone Nautico” – invita “a non mollare. Anche se c’è la crisi”. Di seguito indichiamo i costi di alcuni modelli esposti nella vetrina fumé del negozio di sua proprietà affinché i lettori possano cogliere appieno la forza dell’appello:Borsa in pelle Euro 1.750,00 – borsa camoscio Euro 1.490,00 – Portafoglio 1973 Euro 430,00 – Ballerina 1973 Euro 395,00.(Giovanna Profumo, fotografie dell’autrice )
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OLI 315: CITTA’ – Cittadini nei fortini
Disegno di Guido Rosato Primo mercoledi di ottobre, sala rossa in gran fermento di pubblico e politici per le audizioni dei comitati dei cittadini in Commissione urbanistica, spesso deserta.
Le elezioni sono vicine.
Non è una disfida tra contrade, tra Ponente e Levante, si sottolinea, quasi a cercare sponda fra anime diverse, insieme ad elogiare quel tanto che basta il nuovo Puc, per attaccarlo poi a testa bassa.
Sfilano gli Amici del Chiaravagna, quelli di Vesima fino al Levante cittadino, ognuno con le sue ragioni, da chi vuol dire addio alle fabbriche dismesse, e no ad altre residenze, a chi lamenta troppi box; chi il velenoso traffico, ma grida no alla Gronda, chi dice basta alla rumenta: neppure si prevedono aree per la trasformazione rifiuti o isole ecologiche, ma già si è scelto il sito per il gassificatore.
Un futuro più sostenibile per il Ponente, attaccando concessioni ricattatorie per Erzelli e Fincantieri: quanti costruttori si sono arricchiti senza vantaggi per la comunità?
Le osservazioni sono puntuali, accurate e accorate, anche l’Università ha partecipato con i dottorandi in geografia storica, presenti in aula. Rilevanti le contraddizioni quando si dichiara di subordinare gli interventi sul patrimonio edilizio al perseguimento del rilancio della produzione agraria.Chi coltiva la terra però per fare la cascina deve seguire regole rigorose e raggiungere dimensioni aziendali elevate, mentre se il terreno è in abbandono liberi tutti.
Un invito al roveto e a progettare villette non destinate a chi si dedica ai campi.
Invece i ragazzi di Vesima vogliono preservare le loro piccole aziende, auspicano un Parco Agricolo, è un bollettino di guerra il loro: pari a centomila campi da calcio gli ettari agricoli spariti in trent’anni in Liguria, sopravvissute 20mila aziende su 80mila.Il futuro? Una Vesima agricola. Che buona notizia, qualcuno progetta per il domani.
Segnali anche dalla Regione, il cui l’assessore regionale all’ambiente dichiara “Stop ai porticcioli, alla cementificazione selvaggia costiera, più agricoltura e incentivi ai giovani coltivatori” (la Nazione)
Ma dov’è stata finora? Forse si dovrebbe accordare con l’urbanistica, vista la nuova proposta di legge che recita : “… Quale forma di ristoro compensativo i comuni avranno fino al 5% dall’incremento di valore ricavato dal cambio di destinazione d’uso, se si renderanno disponibili a farlo” (la Repubblica, 6/10). Dalla Regione infatti, a breve, sul mercato immobili da valorizzare e rendere appetibili per cento milioni di euro, incombe il deficit della Sanità. Siamo in decrescita ma per aggiustare i conti si vuole il via ad altre trasformazioni.
Serve a poco auspicare adesso dai cittadini del Levante la funzione alberghiera nella villa ottocentesca del Cenacolo a Quarto, ex pensionato, destinato ormai a residenze.(Corriere Mercantile, 8/10). Ora che nel Puc si prospetta un albergo sul promontorio di fronte al Monumento, si vorrebbe l’hotel di lusso nell’antica villa.Doverosa la preservazione del paesaggio, dei parchi, dei centri e dei porticcioli storici: un caloroso grazie a chi si preoccupa e se ne occupa. L’impressione però è che si abbia nel cuore il preservare e basta, non s’intravvede una visione di come la città possa trarre vantaggio dalla fortuna di avere mare e paesaggio incantevoli nel Levante, magari favorendo nuova occupazione in questo momento così tragico di crisi.
(Bianca Vergati, fotografie di Giovanna Profumo )
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OLI 315: ELEZIONI – Marco Doria scende in campo
Mercoledì 5 ottobre, nella sede del dopolavoro dei portuali a San Benigno, Marco Doria si è presentato alla città come candidato alle primarie per la scelta di chi dovrà contendere alla destra la poltrona di sindaco di Genova, nelle prossime elezioni amministrative.
Il salone era strapieno: giovani e meno giovani, molta gente in piedi, tante facce estranee ai consueti appuntamenti della politica.
Su di lui stanno convergendo grandi aspettative, come figura nuova esterna alle nomenklature dei partiti, pur con salde radici nell’esperienza della sinistra. Su alcuni può far colpo il fatto che abbia alle spalle una lunga tradizione familiare di gestione della città e dell’intera regione, fin dal medioevo, ma di questo non ama parlare, pur non rinnegandola: intende offrire il suo contributo come Marco Doria e basta, senza approfittarsi del cognome dei propri avi. Apprezzato storico dell’economia e dell’industria, docente prima in un istituto tecnico e ora all’università. Non è digiuno di politica, ma non ne fa la sua carriera, dichiarandosi soddisfatto e orgoglioso della propria professione di studioso: ha militato nella FGCI, l’organizzazione giovanile del PCI, ed è stato prima in un consiglio di quartiere e poi in consiglio comunale. È sceso in campo non di sua iniziativa, ma rispondendo all’invito di sette esponenti della società civile: Paolo Arvati, Luca Beltrametti, Mario Calbi, Walter Fabiocchi, Silvio Ferrari, Alessandro Ghibellini, Giovanna Rotondi Terminiello, firmatari di un appello pubblicato anche su Il Secolo XIX del 27 settembre scorso, insieme a due pagine dedicate a questa candidatura.
L’incontro è stato moderato da Silvio Ferrari, che insieme ai suddetti ha introdotto Doria, leggendo due messaggi di Arvati e Rotondi Terminiello impossibilitati a presenziare. A questi si è aggiunto don Andrea Gallo, tra il pubblico, invitato a esporre anch’egli il suo sostegno.
Prendendo la parola, Doria ha chiarito subito che la sua non è una candidatura “contro” le altre, ma “insieme” alle altre, per offrire ai cittadini un’opportunità di scelta in più. Per un resoconto del suo articolato discorso rimandiamo a quanto pubblicato l’indomani sulla stampa. Ci limitiamo a ricordare che, a chi gli rimprovera di apparire troppo serioso e di sorridere poco, ha risposto che nell’attuale situazione c’è poco da ridere, richiamando l’esempio e la serietà di Enrico Berlinguer, anch’egli avaro di sorrisi fuori luogo.
E a chi si aspettava anche la presentazione del suo programma, ha fatto sapere che non intende affatto proporre un documento partorito da lui solo o con pochi intimi, ma che vuole costruirlo in un percorso comune, il più possibile condiviso e partecipato da tutti gli interessati, senza nulla di calato dall’alto, mettendosi in ascolto e misurandosi con le diverse componenti della città, operando soprattutto sulle problematiche del lavoro, della cultura – con una valorizzazione degli splendori di Genova non solo come attrazione turistica, ma soprattutto per i suoi abitanti – e dell’articolata policentricità di un grande comune frutto dell’unione di abitati diversi, tuttora caratterizzati da specifiche individualità.
Il confronto con gli altri candidati è appena iniziato. Sarà interessante seguirne gli sviluppi.Video-intervista de Il Secolo XIX a Marco Doria:
(Ferdinando Bonora, foto dell’autore) -
OLI 315: PAROLE DEGLI OCCHI – Aperitivo in Blu
Foto di Ferdinando Bonora – a cura di Giorgio Bergami Nella serata di martedì scorso via Roma è stata chiusa al traffico veicolare, dirottato su percorsi alternativi. Il modesto disagio è stato ampiamente compensato dal piacere di poter passeggiare nel clima mite per la bella strada ottocentesca resa pedonale per qualche ora, liberamente accessibile a tutti, sfavillante di luci, con gli eleganti negozi aperti fino a tardi e assaggi dei prodotti enogastronomici liguri. Dall’adiacente Galleria Mazzini giungevano le note del concerto dell’orchestra del Carlo Felice, offerto gratuitamente e seguito con soddisfazione da un folto pubblico in piedi.
Si trattava di “Aperitivo in Blu”, nell’ambito dell’iniziativa Genova in Blu che in occasione del 51° Salone Nautico ha proposto numerosi eventi di vario tipo distribuiti per tutta la città, per farla conoscere e godere agli ospiti del Nautico e ai genovesi (http://www.genovainblu.it/index.asp).
Anche in questo caso è stata chiusa un’arteria centralissima, ma con ben altro stile e risultato rispetto a quanto – nel quadro dello stesso programma – sarebbe stato concesso due giorni dopo nella vicina via XXV Aprile, per l’irritante “cocktail esclusivo” a inviti della Boutique Gucci, a celebrare per pochi “la storia e la cultura marinara mediterranea nonché l’eleganza e il glamour delle nuove collezioni”, di cui s’è dato conto sopra. -
OLI 319: CITTA’ – Staglieno, la morte della decenza
– E’ quello il tempio laico?
– Vuole dire il container? – risponde l’uomo all’ingresso – perché noi lo chiamiamo così… – sorride sarcastico
– Ma è terminato?
– Sì, certo! E’ terminato. Dal progetto sembrava un’altra cosa… invece è venuta fuori quella roba lì! – Lo sguardo schifato indica la distanza non solo fisica tra lui e il grande cassone.
La struttura, un solido triste e grigio, è priva di finestre, solo anonime porte lignee ne interrompono la monocromia avvilente.
In quel luogo, a Staglieno, si raduneranno i congiunti di chi non si riconosce in alcuna fede. Ma ad un primo sguardo – l’interno è inaccessibile – il progetto realizzato anziché accogliere, allontana, respinge, avvilisce.
Chi vorrebbe dare l’estremo saluto in quel capannone?
Quale pensiero creativo ha guidato il disegno?
E quanto sono costati progetto e realizzazione?
Staglieno – cimitero monumentale di Genova – ha offerto a fine ottobre un’immagine generalmente piacevole. Le tombe sono cosparse di fiori ed anche quelli finti, ad una certa distanza, fanno la loro figura. Tra i viali si incontrano piccoli gruppi di visitatori che, foglietto alla mano, cercano defunti dispersi. I parcheggi attorno al cimitero sono stracolmi e i vigili vigilano. E’ un pienone di gente che non deve comprare nulla, se non fiori.
Un pannello all’ingresso ricorda tombe storiche di eroi patri e letterati. Un’altra locandina, slogan su sfondo rosso IL COMUNE AMICO DEI CITTADINI, segnala il programma di visite guidate. E la gente fluisce leggera, chiacchiera, passeggia, pulisce le tombe come il tinello di casa e le arreda di fiori.
Il tinello di casa, appunto.Perché nei servizi del cimitero di Staglieno – quelli del COMUNE AMICO DEI CITTADINI, poco distanti dall’ingresso – è meglio non entrare. Sono oltre il confine politico che indica il baratro di una gestione inconsapevole. Quella che non può o non vuole considerare che anche i cessi – non si potrebbero definire altrimenti – fanno parte del “pacchetto turistico” di uno dei cimiteri più importanti d’Europa. E forse, nell’indicare un programma di visite guidate, andrebbero presi in considerazione. Comunque – vocazione turistica a parte – dovrebbero essere mantenuti con il massimo decoro nel rispetto di chi a Staglieno si ritrova con il proprio dolore.
Qui, tra le altre, anche la morte della decenza trova un suo spazio.
(Giovanna Profumo) -
OLI 314: TRASPORTI – Sciopero per chi e contro cosa?
Disegno di Guido Rosato Uno sciopero è un’astensione dal lavoro che dovrebbe “dare un danno” alla controparte. Il danno, nel caso di aziende manifatturiere in attivo di bilancio, si manifesta con la mancata produzione. Ma nel caso dell’azienda di trasporti pubblici Ipotetica Spa, tra l’altro in perenne deficit come Amt a Genova, che senso può avere un’astensione dal lavoro? Ragioniamo. Se ad esempio la nostra Ipotetica è un’azienda in passivo, questo significa in soldoni che gli attivi sono superati dai passivi. Tra gli attivi del servizio pubblico ci sono sicuramente i biglietti (A) e i finanziamenti (B). Tra i passivi, i costi del personale (C) e dei mezzi (D). La situazione di passività vuole che A+B sia minore di C+D. In caso di sciopero, la contabilità giornaliera di Ipotetica diviene quindi attiva: eliminando A, C e D resta B, quindi non solo si registra un risparmio sui costi, ma in più la voce B resta costante a rimpinzare le tasche dell’azienda. Si può quindi affermare che all’azienda Ipotetica Spa lo sciopero dei mezzi sia, in definitiva, conveniente. Poiché lo scopo istituzionale di una Spa non è lo stesso di una municipalizzata, la prima guarda al profitto, la seconda alla bontà del servizio, ed essendo evidente che di quest’ultimo fattore alla nostra Ipotetica non importa più molto e ormai da tempo (un po’ come accade a Genova), resta da trarne la conclusione che continuare a fare uno sciopero astenendosi dal lavoro sia obsoleto e illogico. Se si volesse davvero fare leva su quanto d’interesse all’azienda, darle il “danno economico”, uno sciopero dei controllori sarebbe più che sufficiente. I cittadini viaggerebbero gratis per un giorno, assaporando la felicità di un servizio pubblico come dovrebbe essere e sarà prima o poi, ossia pagato direttamente con una tassa da tutti e non solo dai pensionati che lo usano. Purtroppo occorre tenere conto della presenza di una normativa comunitaria voluta dagli stessi affaristi che si sono avventati sui servizi municipalizzati e che di fatto impedisce questa soluzione. Volendo aggiungere una nota sulla condizione drammatica dei mezzi, sarebbe apprezzato moltissimo dai cittadini anche uno sciopero bianco, dove gli autisti mettano in ginocchio per un giorno l’azienda denunciando alla motorizzazione civile i mezzi messi in marcia con le ruote lisce, le porte rotte, i sedili incrinati, le viti sporgenti. C’è la speranza che le vicende giudiziarie derivanti possano indurre il Comune a cambiare un po’ di dirigenza e a tornare ad un’organizzazione più interna del lavoro. Qualcosa di simile si era già visto in Amt con l’aria condizionata, solo che allora i sindacati degli autisti l’aria se l’erano venduta (insieme al fresco dei passeggeri) in cambio di promesse retributive di categoria.
(Stefano De Pietro) -
OLI 314: PAROLE DEGLI OCCHI – Fiori di città: writer, skate e rap al monte
Foto di Ferdinando Bonora ©Lo scorso fine settimana ha visto una gran folla in festa alle spalle del quartiere genovese di Quarto Alto, dove la montagna riconquista il sopravvento e si riprende a salire per l’antico sentiero di Costa d’Orecchia, nel punto in cui la moderna via degli Anemoni s’arresta nella macchia mediterranea.
Lo squallido muraglione di contenimento, cosparso di erbacce e di scritte spontanee (come lo si può ancora vedere su GoogleMaps), è stato trasformato in una fantasmagoria di forme e colori grazie all’aerosol art di decine di writer più o meno celebri, impegnati in due giorni di gratificante fatica sotto il sole, con l’accompagnamento musicale di dj set con funk, rap e reggae, esibizioni di break dance, evoluzioni di skateboard tra salti e acrobazie, furgoncino-chiosco di panini e bibite e numerosissimi spettatori di ogni età a scattar foto e godersi la kermesse e il procedere del lavoro.
“Fiori di città” – così s’è chiamata l’iniziativa, di cui si prevedono ulteriori edizioni in altri luoghi – è stata una bella occasione per mostrare a tutti una cultura giovanile ricca di vitalità ma spesso guardata con sospetto, in un’opera di riqualificazione di uno spazio urbano degradato e mal frequentato organizzata da noti writer genovesi quali Christian “Blef”, “Mr. Mer” e Christian “Tian” Terzano, insieme ad altri soggetti e col sostegno di vari enti ed istituzioni (vedi www.genovajam.org), in collaborazione con l’associazione di volontariato onlus “Progetto QuartoAlto” (www.progettoquartoalto.it).