Categoria: OLI 267
- 
		
		OLI 267: PRESENTAZIONE – Il nuovo blog di OLIcome vi avevamo preannunciato, dopo alcuni numeri di prova, da questa settimana parte una nuova avventura di OLI: un blog.Vuole essere una maniera per intensificare i contatti con voi, offrendo – oltre ai contenuti della newsletter che ben conoscete – una nuova grafica, con un’attenzione particolare a foto (per le quali attendiamo vostri contributi) e video, insieme a molte altre opportunità che qui vi illustriamo.Ogni settimana troverete diversi post: i pezzi della redazione, le rubriche e le vostre lettere.I vostri commenti appariranno sotto i post e i più recenti nella colonna laterale.Vi sarà anche un SONDAGGIO, che cambierà periodicamente. Per ora chiediamo la vostra opinione proprio sulla nuova veste grafica di OLI.Sotto ciascun post vi sono “etichette” o “tag”, ossia parole chiave che vi aiuteranno a ritrovarlo (dalla colonna laterale, sotto ETICHETTE o in CERCA NEL BLOG), per argomento, autore, numero della newsletter. Sempre nella colonna laterale, è presente un ARCHIVIO che catalogherà ogni contributo per mese.E’ in cantiere la costruzione dell’archivio completo degli scorsi anni (attualmente, tra le pagine cliccabili in alto, sopra il nostro logo di apertura, troverete ARCHIVIO VECCHIO SITO, con un link che vi permetterà di accedere a quanto pubblicato negli anni precedenti).Inoltre, col titolo LETTORI FISSI, viene offerta la possibilità di iscriversi al blog a coloro tra voi che, utenti di gmail o “colleghi di Blogger”, vorranno sostenerci apertamente con il loro nome (ed eventuale avatar), e che riceveranno gli aggiornamenti del blog sulla loro bacheca.Per tutti i lettori, invece, vi sono poi due opzioni: l’iscrizione ai post e/o ai commenti del blog (riceveranno via mail la notifica degli aggiornamenti del blog, post e/o commenti).Per entrambe le opzioni è sufficiente un click sul pulsante apposito (si trovano tutti sempre nella colonna di destra).In fondo alla colonna, troverete la sezione CONDIVIDI: presenta i loghi dei vari social network per condividere – sempre con un semplice click – un certo post con gli amici di Twitter, Facebook, Googlebuzz ed altre comunità virtuali.Come avrete intuito, Oli sta sperimentando nuove vie di comunicazione per essere ancora più vicino ai propri lettori.Nel farlo, ha però bisogno di ascoltare le vostre voci, per capire meglio quali sono le vostre preferenze o necessità nel ricevere i nostri articoli.Cominciate dunque a “navigare” tra le nuove proposte offerte dal blog (in particolare le diverse opzioni per iscriversi a blog, post e/o commenti) in modo da poterci aiutare rispondendo ad alcune domande:1) Come ti appare la nuova veste grafica di OLI?2) Ti muovi con facilità tra le diverse sezioni del blog? Hai rilevato qualche problema?3) Ti sei già iscritto? Quale forma di iscrizione hai scelto?4) Hai qualche proposta/osservazione da farci?Inviate le vostre risposte a osservatorioligure1@gmail.com e grazie per la vostra preziosa collaborazione!Buona navigazione a tutti!OLI
- 
		
		OLI 267: VERSANTE LIGURE – Puc indoloreIl Tar sentenzia e zac:è cancellato il Puc!Comune sotto chocd’urbanistìco crac,ma con seduta ad hocal Puc già di Perìc(la “u” restata è in Bic)rinnova tosto il look(seduta-lampo docstile “Già fatto? Pic”).
- 
		
		OLI 267: STORIA – Un 25 giugno a GenovaIl 25 giugno 1960 cominciavano le giornate di Genova.“storiAmestre”, Associazione per la storia di Mestre e del territorio, ricorda l’anniversario con un saggio inedito di Manlio Calegari e Gianfranco Quiligotti.Per leggere presentazione e testo integrale:Le foto sono di Giorgio Bergami
- 
		
		OLI 267: COSTITUZIONE ITALIANA – Calamandrei: la Costituzione spiegata agli studentiDiscorso di Piero Calamandrei (1889-1956), rivolto nel 1955 ad alcuni studenti milanesi, sui principi della Costituzione Italiana e della Libertà.  Membro della Consulta Nazionale e dell’Assemblea Costituente La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. È un po’ una malattia dei giovani l’indifferentismo. «La politica è una brutta cosa. Che me n’importa della politica?». Quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che traversano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda ad un marinaio: «Ma siamo in pericolo?» E questo dice: «Se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento affonda». Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno. Dice: «Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda». Quello dice: «Che me ne importa? Unn’è mica mio!». Questo è l’indifferentismo alla politica. È così bello, è così comodo! è vero? è così comodo! La libertà c’è, si vive in regime di libertà. C’è altre cose da fare che interessarsi alla politica! Eh, lo so anche io, ci sono… Il mondo è così bello vero? Ci sono tante belle cose da vedere, da godere, oltre che occuparsi della politica! E la politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perchè questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica… Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso civico, la coscienza civica; rendersi conto (questa è una delle gioie della vita), rendersi conto che nessuno di noi nel mondo non è solo, non è solo che siamo in più, che siamo parte, parte di un tutto, un tutto nei limiti dell’Italia e del mondo. Ora io ho poco altro da dirvi. In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie. Sono tutti sfociati qui in questi articoli; e, a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane… 
 E quando io leggo nell’art. 2: «l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica, sociale»; o quando leggo nell’art. 11: «L’Italia ripudia le guerre come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli», la patria italiana in mezzo alle altre patrie… ma questo è Mazzini! questa è la voce di Mazzini!
 O quando io leggo nell’art. 8: «Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge», ma questo è Cavour!
 O quando io leggo nell’art. 5: «La Repubblica una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali», ma questo è Cattaneo!
 O quando nell’art. 52 io leggo a proposito delle forze armate: «l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica», esercito di popoli, ma questo è Garibaldi!
 E quando leggo nell’art. 27: «Non è ammessa la pena di morte», ma questo è Beccaria! Grandi voci lontane, grandi nomi lontani…Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti! Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, cha hanno dato la vita perché libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione. (a cura di Aglaja) 
- 
		
		OLI 267: SPORT- Per chi tifano i palestinesiNell’articolo di Mara Vigevani che il Secolo XIX del 17 giugno pubblica in prima pagina (quando è da trentesima) si afferma che i palestinesi tifano per il Brasile “probabilmente grazie all’amicizia tra Lula e Ahmadinejad.” 
 Una strumentale e falsa provocazione forse dovuta alla disinformazione dell’autrice. I palestinesi non tifano Brasile per la presunta amicizia (da verificare anche questa) tra Lula e Ahmadinejad. Non c’entra nulla Ahmadinejad e non si poteva dire cosa più stupida. Ma, semplicemente perché nessuna squadra nazionale rappresenta il calcio come il Brasile. Perché Pelé, Zico, Socrates, Falcao, Ronaldo, Roberto Carlos, Ronaldinho, Kakà, Maicon, Robinho sono brasiliani e perché nessuna nazionale di calcio ha vinto quanto il Brasile (5 coppe del mondo). Chi ama il calcio, e non ha una nazionale di calcio a rappresentarlo nel mondiale, può facilmente tifare Brasile. La Palestina, si sa, non è presente ai mondiali sudafricani, non ha superato la fase eliminatoria. E’ normale, visto che ha ottenuto l’iscrizione Fifa solo nel 1998 in seguito alla nascita nel 1994 dell’Autorità Nazionale Palestinese con Arafat come presidente. Chissà quante coppe del mondo avrebbe vinto se avesse avuto la possibilità di continuare il suo cammino calcistico … Infatti, la Palestina era l’unico paese asiatico e arabo (insieme all’Egitto) a partecipare alla fase eliminatoria per la qualificazione ai mondiali di calcio del 1934. La fondazione dello Stato di Israele nel 1948 e la dispersione dei palestinesi in vari paesi ha interrotto questo cammino.
 In realtà i palestinesi non tifano solo Brasile ma, come tutti gli amanti di questo sport, distribuiscono il tifo a tutte le squadre che esprimono un buon calcio. So di una famiglia di Gaza dove il padre tifa per il Brasile, la madre per l’Argentina e le due figlie per la Spagna, tutta la famiglia però è unita nel tifo per l’Algeria, l’unica squadra araba presente in Sud Africa. Ma questa famiglia, come tutti i palestinesi di Gaza, non riesce a fare il tifo “in pace” a causa della continua interruzione della corrente elettrica per l’assedio israeliano.
 Durante i mondiali di Spagna nel 1982, vinti dall’Italia, il poeta palestinese Mahmud Darwish nel suo libro “Una memoria dell’oblio” (Juovence Editore), ha dedicato all’Italia e a Paolo Rossi una prosa poetica di rara bellezza, forse la più bella scritta sul calcio. Allora Darwish guardava le partite in un rifugio nella Beirut assediata e bombardata per circa tre mesi dall’esercito israeliano che aveva invaso il Libano, portando ai massacri di Sabra e Shatila. I palestinesi allora facevano il tifo per l’Italia, ma erano altri tempi ed era un’altra Italia quella di Andreotti, Craxi, Berlinguer e Pertini che solidarizzava con Arafat e con i palestinesi.
 (Saleh Zaghloul)



