Categoria: Bianca Vergati

  • OLI 400: LEVANTE – Photovoice, com’è bello andare al Marsano

    L’interno del Marsano a Genova Sant’Ilario

    I colorati, i benevoli, gli ottimisti: così si sono definiti gli allievi del Marsano, Istituto di Agraria, nel progetto Photovoice, un lavoro che hanno effettuato con l’Università di Scienze della Formazione, secondo un metodo di ricerca-azione partecipata, che ricorre allo strumento della fotografia con la finalità del cambiamento sociale.
     I ragazzi, suddivisi in gruppo, hanno fotografato il panorama, il mare, la collina, i giardini, ma anche il buco nel muro dell’aula, le serre dismesse, la centrale solare in disuso, i cassonetti, i marciapiedi, le strade ingombre di auto della città. Sulla collina di S’Ilario, in una scuola da salvare, in una scuola da esportare, quali sono i motivi di Benessere  “in luogo”, titolo del progetto, o il malessere che invece provano questi adolescenti nell’ambiente scolastico e nella vita di tutti i giorni, questo sentire lo hanno espresso in foto tenere, quasi “classiche”, loro la generazione internet.
     “Un posto da sogno il porticciolo di Nervi”, “quel buco nel muro della classe mi fa pensare a quanti soldi si spendono per l armi e non per le scuole”, così scrivono.
    E’ un grido di aiuto per la loro scuola tanto speciale e bisognosa di manutenzione, che li fa dire di “provare serenità, apprezzare il silenzio e la pace” quando lavorano la terra. Scrivono anche su FB come Amici del Marsano , ma non per lisciarsi i prof. Sono fieri di avere ricostruito un giardino medievale con l’attenzione persino al materiale usato, non bambù, giunto soltanto nell’800 nel Mediterraneo, ma fibre di canne. Così il giardino rinascimentale con le erbe aromatiche di allora, che sono ancora le nostre, dal rosmarino alla salvia, mentre un piccolo orto “sinergico” mette insieme fiori ed ortaggi che si aiutano a crescere a vicenda, concimati soltanto con il cippato pulito che si ricava dalla potatura delle piante del parco. Un entusiasmo sincero per le attività che svolgono, con quegli insegnanti che non mollano mai, coltivano piantine da fiore annuali o piante ornamentali, che rivendono, ma le serre in funzione sono soltanto due, le altre, ottocentesche, sono dismesse e sarebbero da restaurare.
    Un inno alla terra in questo periodo di riscoperta dell’agricoltura, a cui molti giovani ritornano come chance di lavoro e stile di vita e il vedere che questa scuola tanto preziosa sia oggetto di una non particolare attenzione dalle Istituzioni, stupisce davvero. Ora il prossimo Festival della Scienza farà tappa per la vecchia centrale solare, che l’Enel si era impegnata a recuperare in cambio dell’installazione di una centralina e poi non ne fece nulla: è un prototipo voluto dal suo fondatore, che costruì l’edificio con la funzione di scuola e null’altro, lasciando un vasto terreno con serre, terrazzamenti, casette per gli attrezzi. Un luogo insidiato tempo fa persino da un’ipotesi di strada che la spaccava a metà, come se all’improvviso ci si dovesse arrivare rombando in Suv in questo spazio di pace.
    Ebbene, questa gioventù “sdraiata” definita arida, insensibile, ha individuato nel “paesaggio” la principale fonte di benessere, secondo i risultati del progetto Photovoice, e nel degrado, l’abbandono, la cementificazione il malessere del contesto in cui vivono. Anche nell’ambiente-scuola conta il paesaggio: quanto è importante collocare gli edifici scolastici, l’andare a scuola in un posto che ti emoziona, chissà se lo capiranno prima o poi anche i nostri governanti che sempre, anche in questi giorni, parlano di educazione, di scuola, bla bla bla e poi tutto resta come prima con le scuole a rischio-vita.

    (Bianca Vergati – foto di Angela Comenale)

  • OLI 399: CITTA’ – Via Montezovetto, il park albarino

    Per andare a casa devi costeggiare un marciapiede che pare una crosa, solo che non hai mattonate, non ti fiancheggiano vecchi muraglioni, morbidi tappeti di edera rossa, come trovi nella zona di nobile villeggiatura dell’antica città, il quartiere di Albaro, alti muri, cancelli, case e ville nascoste non solo per modestia.
    Qui da un lato hai le facciate dei palazzi e dall’altra griglie ininterrotte, che si estendono per decine di metri, così se vuoi arrivare al tuo portone, accompagnare la nonna davanti a casa, scaricare la spesa, far trasloco, devi percorrere un tunnel recintato. A Genova dovremmo esserci abituati, con i vicoli stretti e le crose appunto, quante storie, in fondo la via è in un quartiere “bene”, forse la sfortuna degli abitanti di via Montezovetto. Non importa se quel quartiere è il più “anziano”, se in quella via ci devono arrivare quasi duemila alunni, dall’asilo alle medie, ma è in Albaro, punto. La storia del parcheggio in suolo pubblico lungo la strada citata è molto lontana, è un’opera “benedetta” da destra e da sinistra, nonostante l’opposizione dei residenti, ci passano anche due rii sotto e talvolta si allagano negozi e case, costruite sotto il livello stradale per un’urbanizzazione di scarsa qualità, non proprio di lusso a dispetto della nomea.
    Era il furore di qualche anno fa, quando fu bucherellata tutta la città ed in particolare le zone di pregio: migliaia di box, talvolta necessari, ma di cui  parte è rimasta invenduta, sulla schiena di chi li ha costruiti o ha iniziato a costruirli, dal centro a levante, da Nervi ad Albaro, in corso Europa, in Circonvallazione.
    Adesso le imprese maledicono la crisi, minacciano la cassa integrazione e in nome dei posti di lavoro, si dice, il Comune ha approvato una Delibera per far sì che a comprare posti auto a fiscalità agevolata in concessione su suolo pubblico, non siano soltanto i residenti: un provvedimento “per l’esistente”, per cercare di risolvere criticità pesanti, come quella di via Montezovetto. Un aiuto per le imprese edili, che si sono inguaiate nel costruire box, nonostante la domanda sul mercato come in questo caso fosse vicina alla saturazione con nuovi parcheggi nelle vicinanze e nel frattempo l’istituzione dell’area blu per i residenti risolvesse quasi del tutto il problema della sosta.
    Il rischio d’impresa sembra un fattore sconosciuto ormai ed anche per questa situazione si dà la colpa non soltanto alla crisi, ma ai rinvii dei ricorsi legali, peraltro persi dai residenti, nessuna autocritica su un investimento inopportuno: la ditta costruttrice non è certo in amministrazione controllata per via Montezovetto, mentre si spera in un’altra impresa che subentri.
    Intanto, dettaglio non da poco, scadrà a luglio il permesso di “occupazione suolo” per costruire, che a questo punto  il Comune “non” dovrebbe rinnovare. In attesa di un’impresa benefattrice, chiedere al giudice di poter aprire almeno i varchi all’altezza dei portoni, una richiesta alla base delle proteste degli abitanti, garantita dalle istituzioni mesi fa e che non si è potuta esaudire, occupandosi ora la magistratura del fallimento.
    Si rispetteranno le esigenze minime dei cittadini, sicurezza e accesso alla propria casa? O si riterranno soltanto pretese di albarini rumorosi?
    (Bianca Vergati)
  • OLI 398: SCOLMATORE – Fereggiano: ops! Mi ero perso l’ambiente

    Pesantissime prescrizioni nel parere emesso del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, che demolisce il progetto sullo scolmatore del Fereggiano. Nel parere si osserva, fra l’altro, che gli “interventi di mitigazione e di compensazione ambientale e monitoraggi ambientali devono essere specificamente previsti ed inseriti anche negli elaborati tecnici ed economici del progetto in esame nella presente fase di progettazione definitiva”.
    Si ricordano bene gli sbuffi malcelati del supertecnico in Commissione presso il Municipio Medio Levante quando si chiedeva che fine avrebbe fatto l’area di spiaggia interessata dai lavori della galleria, chi l’avrebbe ripristinata e con che risorse.
    Stesso film alla presentazione delle Mozioni in Municipio, fino al Consiglio Comunale, dove si legge nella Delibera del primo ottobre 2013: “è stata stralciata dal finanziamento la parte riguardante la riqualificazione dell’area a mare perché non ritenuta prioritaria, ma mantenuta nel progetto”.
    Ma il cantiere per la realizzazione dello scolmatore del Fereggiano insiste su un’area centrale del litorale genovese, occupata da stabilimenti balneari (Squash, Capo Marina), da impianti sportivi in concessione privata ed in scadenti condizioni di manutenzione, dalla spiaggia libera della Marinetta e da un’area adibita a deposito barche. Perciò, grazie alla buona volontà di alcuni consiglieri, si è chiesto l’impegno di Giunta e Sindaco a “sollecitare gli uffici affinché nella predisposizione del bando di gara vengano previsti parametri valutativi premianti, proposte da parte delle imprese offerenti indirizzate alla riduzione dell’impatto ambientale del cantiere… ad intraprendere la riqualificazione a spiaggia pubblica delle aree in oggetto”.
    Niente di fondamentale, soltanto Ordini del giorno, che non sono prescrittivi o vincolanti, ma qualora ci fossero le risorse, ben vengano!
    Come a dire: se e quando ci saranno i quattrini a lavori finiti, riqualificheremo.
    Come a dire che si possa mettere in dubbio la salvaguardia dei cittadini.
    Come si può invece non pensare nel XXI secolo che ambiente e sicurezza non siano strettamente legate alla salute dei cittadini?
    (Bianca Vergati)

  • OLI 398: LAVORO – Storie dall’altro mondo

    Eccola qui Saretta! Nella foto presenta una collana di duemila anni fa, che verrà poi battuta all’asta per migliaia di sterline e lei, Sara, farà da liaison per gli acquirenti presenti e via telefono.
    Un bel traguardo per questa ragazza che aveva studiato arte, sperando in qualche modo di restare vicina a quel mondo.
    E pensare che vi lavora da pochi mesi, dopo la laurea a giugno 2013, aveva passato l’estate a Londra, lavorando in una casa di numismatica e in autunno era già a Edimburgo (vedi Oli 392 ) presso una auction house, che ha quasi due secoli di vita, specializzata in arte antica, rilevata da due business men che hanno saputo cogliere il momento, ovvero che di ricchezza, ce n’è in giro parecchia, a fronte di tanta crisi.
    Sara lavora e ancora studia al dipartimento di arti orientali, settore che aveva già esplorato all’Università, frequenta un corso di cinese perché oggi i migliori acquirenti sono i nuovi imprenditori cinesi, che comprano tutto ed in particolare oggetti d’arte cinese, pezzi della loro storia, che pare vogliano riportarsi a casa a tutti i costi, non badano al prezzo.
    Se vai a Pechino trovi il quartiere del protettorato francese, vi sono passati gli inglesi, i tedeschi e via via nei secoli un po’ di Cina ha varcato i mari, è finita in bella mostra nelle boiserie dell’Occidente. Imperatori, mandarini, guardie rosse hanno scompigliato popoli e facce, identità perdute che i nuovi ricchi cinesi stanno cercando di ricomporre, comprandosi arte di casa loro a prescindere.
    Persino ad Antiqua, mostra dell’antiquariato in Fiera a Genova, svoltasi alla fine di gennaio, hanno fatto capolino occhi a mandorla, che fotografavano il pezzo e poi tornavano pagando senza batter ciglio anche cifre importanti, raccontano soddisfatti gli operatori.
     Dunque Sara imparerà il mandarino e dopo avere dedicato ogni anno un po’ delle vacanze estive a fare stage anche gratuiti presso case d’aste  e musei a Milano, ad Anversa, a Edimburgo, mantenendosi con i lavoretti dell’inverno, ospitata dagli amici dell’Erasmus qua e là, ora ha iniziato a presenziare alle aste. E’ una ragazza in gamba, media alta negli studi e grande determinazione in tutto, è vero, però, è in un Paese dove, se dimostri talento e impegno, ti “buttano nella mischia” da subito, non ti fanno fare anni di anticamera, insomma ti danno fiducia, anche se sei giovane e alle prime armi.
    In Italia raramente avviene così, altrove puoi arrivare invece là dove ti porta il cuore ed è questo il rammarico più grande che dovremmo avere oggi per la nostra gioventù, negare loro una chance.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 397: URBANISTICA – Renzo Piano e la Timidina C

    La città perfetta per Renzo Piano resta Genova, città d’ardesia e pietra, silenziosa, attenta, dove puoi restare “attaccato come una patella”, come diceva Calvino, ma anche aperta, luminosa, con il mare, che ti fa venire voglia di andare a conoscere il mondo.      Con intelligenza “leggera”, con un’ostinazione non sempre “permeabile”, come sospira di sé stesso, l’architetto senatore ha spiegato sabato 25 gennaio a La7 in Ottoemezzo la sua idea di città, dalla bellezza “non paludata”, paventando il timore che consegneremo ai posteri le città peggiori della storia se non s’interverrà, tenendo a mente proprio la bellezza. Che non significa demolire e ricostruire e tantomeno consumare altro suolo per nuove costruzioni, cinque milioni di case vuote e 8 metri quadrati al secondo di suolo consumato negli ultimi anni in Italia, ma anche recuperare ciò che più trascurato e degradato è spesso nel contesto urbano, ovvero le “periferie”, le città del futuro, secondo Piano.
     E’ la grande scommessa dell’urbanistica se diverranno o no urbane, nel senso anche di civili, se si ridarà loro una nuova identità, che non è quella di oggi, sovente quartieri dormitorio, perché sono veri luoghi ricchi di umanità e di energia, dove abita la quasi totalità degli abitanti, soltanto il dieci per cento risiede nei centri storici. Su Cultura-Domenica del Sole 24 Ore del 26 gennaio precisa il suo pensiero, racconta che le periferie vanno riviste, “rammendate” con “funzioni catalizzanti che fecondino questo grande deserto affettivo”.
     Se occorre un nuovo ospedale lo si costruisca in periferia, vi si aprano teatri, nuove piazze, spazi d’incontro, riutilizzare caserme, aree industriali o ferroviarie dismesse e tanto verde, che non è un fatto “cosmetico”, anzi si deve tracciare una green belt, una cintura verde che definisca e circondi la città, un limite oltre il quale non si deve più costruire ed entro il quale si deve ricompattare la città medesima. Senza estendere ancora il costruito, insostenibili ormai i costi per mantenere i servizi, le strade.
    .  Per “rammendarla” tanti micro-interventi, che darebbero lavoro al comparto edilizio, a molti artigiani, a piccole imprese per l’adeguamento funzionale ed energetico degli edifici esistenti, dal punto di vista idrogeologico, sismico, estetico, a cominciare dalle 60 mila scuole a rischio: un serbatoio di occupazione e di recupero di mestieri anche per giovani, che necessiterebbe di capitali modesti per un Paese che ha un disperato bisogno di manutenzione. Lo Shard, il grattacielo più alto a Londra, costruito da Piano, ha soltanto quaranta parcheggi per diecimila persone: un sistema di trasporti pubblici altamente efficiente quello londinese, ma tale scelta la dice lunga sull’inutilità di costruire ancora parcheggi nelle nostre città, si deve invece puntare sul trasporto pubblico e alternativo.
     Mentre in Parlamento con la “ghigliottina” è stato approvato mercoledì 29 gennaio il decreto Imu-Bankitalia,  insieme all’ennesimo condono edilizio sottobanco. Per questo progetto Renzo Piano stipendierà con il suo introito di senatore il gruppo G124, dal numero della stanza assegnatagli a Palazzo Giustiniani, sei giovani architetti under 40, che elaboreranno proposte per trasformare le periferie, non per distruggerle, per rammendare un  paese sott’acqua e che frana.
       Prevedendo uno spirito da polis, sviluppare processi partecipativi, coinvolgere gli abitanti come già nel 1979 ad Otranto si fece con il Laboratorio di quartiere, patrocinato dall’Unesco. E con un tocco sfizioso: la Timidina C, inventata dall’architetto Marco Ermentini e reclamizzata da Renzo Piano, di cui diamo di seguito le ISTRUZIONI per l’uso.
     – La prima pillola deve essere inghiottita immediatamente al sorgere del desiderio di ricostruire un edificio in stile com’era e dov’era . Normalmente la dose è di 3 pillole al giorno da assumersi in occasione dei sopralluoghi in cantiere. Si consiglia di prolungare il dosaggio per almeno una settimana. In caso di attacchi di ripristino al primitivo splendore, sospendere immediatamente la somministrazione e recarsi al più vicino ospedale oppure alla più vicina CLARTI (CLinica di ARchitettura TImida).
     CONTROINDICAZIONI. Delirio da piccone demolitore, Sindrome da messa a norma, Lifting esasperati al botulino, Arredi urbani in corten (acciaio patinato). Presenza di archistar nelle vicinanze. Tenere il medicinale alla portata dei bambini. Contraccettivo orale del tipo architettonico caratterizzato dal più alto contenuto di intelligenza sino ad ora impiegato in un’ associazione (Shy Architecture Association, www.shyarch.it ). Assunta correttamente sopprime la libido demolitoria e ricostruttoria nei soggetti a rischio professionale nel restauro. Inoltre modifica le caratteristiche psichiche del soggetto ostacolando le decisioni affrettate.
    (Bianca Vergati – immagine da Internet)

  • OLI 396: PUC – Quando si partecipa troppo

    Mercoledì 22 gennaio, ecco presentarsi alle audizioni di cittadini e associazioni in commissione comunale, circa il recepimento nel Puc delle osservazioni regionali di Valutazione Ambientale, il Comitato di Terralba. Di nuovo? il suo rappresentante ha ormai calcato tutte le platee possibili, presenziando ai convegni, nei municipi, in comune, ai tavoli di discussione, dal piano urbanistico al dissesto idrogeologico, ovunque,occupando tempo e spazio, anche quando la questione c’entrava di striscio. Indubbiamente utile per Terralba, che sarà impressa nella memoria dei partecipanti, pure presso gli stralunati cittadini comuni, che avrebbero voluto sentire qualcos’altro, come in quest’occasione e non una mezz’ora di Terralba con claque al seguito.
    Chissà, magari avere una visione un po’ più ampia, sapere quale sarà il futuro dell’abitato e del paesaggio, patrimonio di tutti e non soltanto il destino delle aree ferroviarie di Terralba, su cui erano previsti edificazioni in cambio di una messa a punto di linee metropolitane di superficie: proposta delle Ferrovie dal sapore ricattatorio s’intende.
    Così all’ennesima riunione, grazie a chi si guarda soprattutto il suo ombelico, si sono avute “comode”  risposte frettolose e poco articolate su tematiche più generali, che invece interessano tutti i cittadini. Come la proposta di “moratoria sul consumo di suolo” chiesta per la Liguria da Salvatore Settis sul Secolo XIX ( 22.1.14) e portata avanti dalla rete delle associazioni della “Città che vogliamo”, infatti a Genova ci sono quindicimila vani vuoti e dunque che senso ha costruire ancora? Però apparirebbe da “esproprio oltrecortina” la proposta presentata dalle associazioni di un “allontanamento delle popolazioni” da edifici o zone più o meno a rischio, via la Valbisagno o via la Foce.
    Inquieta la preoccupazione degli uffici circa l’abbandono delle aree in collina se non si permette l’edificabilità anche a chi non fa agricoltura, come invece chiedono i giovani agricoltori, che lamentano una probabile impennata dei prezzi sui terreni agricoli se diverranno edificabili. E altrettanto dicasi per la richiesta della Coldiretti di tenersi stretti, ovviamente per trasferire o vendere, i diritti edificatori.
    Non si sono ancora avute risposte puntuali per le aree a rischio idrogeologico, che ora sono rosse e poi potrebbero non esserlo più, dopo la costruzione dello scolmatore, e nemmeno è chiaro se si costruiranno altri megaparcheggi come quelli a monte nel levante: non è un caso che il terreno dei parchi di Nervi con i suoi alberi centenari che vengono giù, sia intriso d’acqua anche quando non è piovuto. Non sono un caso neppure le casette a picco sul mare sempre nel levante cittadino, quelle che stanno franando a Nervi, frutto di un condono dell’anno di grazia 1986.
    Nessun chiarimento neppure sulle “porzioni” di verde che spettano a ciascun abitante, non soltanto l’aiuola-giardinetto o la porzione di mare libero, o al diritto di ciascuno a non vivere con troppi decibel e traffico inquinante con nuovi insediamenti. Invece di costruire le associazioni propongono una “rigenerazione urbana”, come il rinnovare anche dal punto di vista energetico per risparmiare magari sul riscaldamento, e sarebbe anche lavoro per le imprese edili, è vero, ma di questi tempi e con una popolazione anziana chi andrà a dire a migliaia di cittadini che dovrebbero ristrutturare le loro pareti o le loro finestre?
    Tutto rinviato alla discussione nello specifico del solo Puc.
    Da sottolineare previsioni demografiche ottimistiche degli uffici su eventuali futuri abitanti, previsioni che si rifanno ad un auspicio di città, più che a delle certezze. Si spera che verranno city users per l’università, per l’high tech, per il turismo, per altro lavoro e lo speriamo davvero per Genova, per i nostri giovani, non possiamo respingere queste speranze, ma la realtà di oggi ed il futuro che s’intravede dicono altro.
    Prospettive occupazionali che mettono i brividi.
    Grazie alla crisi che, per la nostra città, ha radici lontane, grazie allo spirito d’iniziativa dei nostri arditi imprenditori, che hanno investito sì nel territorio, ma al massimo nel mattone, grazie alla preminente politica industriale pseudo-pubblica, che ci ha travolto quando non ha più funzionato. A Genova sarà durissima vedere la mitica luce in fondo al tunnel, ma ancora luccicano i soliti noti, armatori, petrolieri, ministri, parlamentari, amministratori di aziende e istituzioni.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 395: NUOVO PD – Pinotti Roberta presente, ancora?

    Per chi ci crede coglierà magari negli astri di Roberta Pinotti il colore rosso e la politica d’Autore.
    Il rosso deve piacerle proprio, spicca nella scheda informativa del Senato con il giacchino fiammante, colore di tanti salotti in tv con il fido Vespa, una legislatura fa, anche se adesso è comparsa in bianco e nero trendy made in Florence, sotto le stelle ci sa proprio fare.
    Poche giovani donne in pista, volteggi da sinistra doc – da parità di genere, circoscrizione, provincia, comune – Roberta nel 2001 spicca il volo per la Camera dei deputati da eterea segretaria ds ed oggi la senatrice è alla sua quarta legislatura: sfortunata però su tre legislature una a metà e questa in corso chissà, contano gli anni totali, pare, non i mandati, come da Statuto, in buona compagnia di altri parlamentari dimezzati e derogati.
    In gioventù si era collocata Ds, pro Bersani, poi pd, sempre Bersani, a seguire Franceschini sostituto segretario del dimissionario Veltroni e non rieletto, con cui la parlamentare genovese appoggia Bersani alle primarie 2012.
    I risultati ancora si vedono e dunque alle primarie 2013 la senatrice si presenta con Matteo Renzi. In questi giorni è riapparsa sui media, esalta “l’aria diversa in parlamento”, dice la sua su  Fincantieri in Borsa e cosa dovrebbe fare il pd ligure. Da buona prof di lettere divenuta intanto esperta della Difesa, è ora sottosegretaria a quel Ministero e rimpalla il suo stesso ministro, preoccupato per quest’eccesso di leaderismo in giro, lui che proviene dalle file di B., mentre lei si definisce “entusiasta” di Matteo, che “conosco da poco più di tre mesi… avevo perplessità anch’io ma mi sono ricreduta”. (Secolo XIX 15.12.13). In effetti sono prossime a tornare vacanti le caselle di Segretaria e Presidente di regione e la giovane assessora regionale spezzina incalza.
    Reset sulla débacle delle primarie a sindaco, dove è arrivata ultima, ad un anno dalla poco onorevole figura, lei che sa di lieta novella, argomenta compunta, i seriosi occhialini, lei, nominata d’ufficio come candidata all’Assemblea nazionale pd. Si sussurrano i retroscena per il suo nome in lista.
    Nell’ultima settimana i delegati all’assemblea provinciale decidono i candidati per l’Assemblea Nazionale che verrà eletta l’8 dicembre insieme al Segretario. Passa quasi all’unanimità l’indicazione per una lista di rinnovamento, con l’unica eccezione e gran mugugni, riguardante il presidente della regione Claudio Burlando, che comunque aveva sostenuto Renzi sin dalle altre primarie.
    Si invia la lista di nomi tutti nuovi a Roma, dove fervono invece altre trattative, infatti Letta ha chiesto di distribuire alcuni suoi sostenitori nelle varie liste e Franceschini idem, per il sostegno garantito a Renzi. Slitta anche il termine di presentazione delle liste per l’ingorgo e alla fine Genova avrà per la “quota Franceschini” Pinotti capolista, in posizione di ferro, anzi di bronzo.
    Ammutoliti i responsabili locali, la lista da Roma è indiscutibile, anzi i nomi proposti da Genova finiscono in fondo alla lista e non tutti saranno eletti. Dateci qualcosa di nuovo per favore.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 394 – PUC: Alla fine della Fiera

    Mercoledì 11 dicembre presso il Municipio Medio Levante si è avuto un pacifico esempio di come si può ragionare tra cittadini e rappresentanti delle Istituzioni senza perdere la bussola, lontano dai disastri in parlamento, piazze e web. L’occasione è stata un incontro organizzato dal Movimento 5 Stelle con giovani volontari esperti e garbati, per discutere sul destino della Foce e dei suoi spazi degradati, luoghi su cui si è ormai ipotizzato di tutto, dallo stadio alla Fiumara 2.
     Una prova di percorso di partecipazione, un concorso di idee, “un interpelliamo i residenti”  auspicato e mai avvenuto, al di là dei comitati.
    Si apprende dai giornali ( Repubblica, e Mercantile 29/11) di un megaprogetto sul palazzo dell’ex Nira-Ansaldo, edificio dismesso da tempo, per il quale si erano prospettati dapprima nuovi uffici. Per quali società? visto il lavoro che non c’è; e poi un grande albergo per le manifestazioni in Fiera, quali? se pure il Salone Nautico s’è ristretto.
    Aste deserte per l’ex Nira, ma gli uffici di Sviluppo Genova – altro mistero di partecipata – da agosto stanno studiando in segreto la proposta di un’immobiliare di Torino, presentata a tre giorni dalla scadenza del 2 dicembre, in Commissione comunale. Si prevedono megastore alimentare e altri servizi commerciali per circa 7mila metri mq, più magazzini , perché si comprendono alcune costruzioni precarie intorno al palazzo, un albergo, palestre per quattromila mq, residenze, non manca proprio nulla: 23mila mq di superficie, a cui aggiungere un migliaio di posti auto. Finalmente, ironizza il consigliere comunale 5 Stelle in Municipio, potrà sbarcare in città la grande firma alimentare che mai v’è riuscita ed uno pensa a tutte le aiuole cittadine che da anni cura l’azienda in questione, una fortuna in giardinieri per aprire supermercati a Genova.

    Premesso che qualcosa se ne dovrà pur fare di quel palazzo, a tirarlo giù nemmeno se ne parla, del resto è un immobile pubblico in un posto bellissimo, vista mare e quant’altro, come ci si arriverà? Un bel problema che l’Amministrazione dovrebbe assolutamente risolvere prima di ogni “ sì” a qualunque ipotesi, la stretta stradina sotto la sopraelevata non reggerebbe il traffico, visto il maxiparcheggio proposto: il quartiere della Foce ne ha già abbastanza di servitù di viabilità.
    Nel limbo l’ipotesi stadio, il patron ha ora grosse grane con il fisco. Anche in questo progetto si prevedevano però centri commerciali, mentre è recentissima la presentazione di un Polo permanente della Nautica in Fiera da parte degli operatori del settore. Oddio che affollamento e quanto interesse tutti insieme!
    E se invece si puntasse ad una rigenerazione urbana, in una visione d’insieme globale, riqualificando tutto il litorale da Boccadasse al Porto Antico, spiagge comprese, recuperando gli edifici dismessi per puntare ad una vocazione turistica? Follia cedere patrimonio pubblico in una posizione di pregio per uno stadio, attrattiva soltanto per una parte di genovesi, i tifosi di una squadra. Al di là dell’impatto urbanistico, dei max trenta posti di lavoro, come dice la brochure della Sampdoria, non se ne vedono i vantaggi per città e quartiere. Restituire invece agli abitanti il desolato piazzale Kennedy per farne un “belvedere-giardino” sopraelevato all’altezza della scogliera, vista mare con dei gradoni a rovescio come gli antichi teatri, per ricoverarvi sotto le auto dei residenti e di chi vuole passeggiare fino a Boccadasse o arrivare, tornare dall’Acquario, lungo un nuovo collegamento pedociclabile. In Fiera una cittadella del tempo libero, aperto tutto l’anno, polo per gli sport del mare e del benessere, parco acquatico, albergo: un’offerta turistica permanente per chi viene a Genova a visitare l’Acquario, fare una scappata in Riviera, si ferma un po’ e scopre che Genova è bella e non vuole morire.
    L’equilibrio economico? Un po’ di permute tra enti e riordino, una volta per tutte, negli intrecci di autorità portuale, comune, fiera e altro ancora.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 393: SOCIETA’ – Così fan tutti

    “Quell’universitaria in Ferrari figlia di tredici anni inutili di scuola”, titolava in prima pagina domenica 1 dicembre il Corriere della Sera, spendendo quasi tre mezze colonne per una reprimenda ai “ ragazzi e ragazze che hanno imbrogliato, sottraendo ai bisognosi e magari più meritevoli”, chiedendosi “se la scuola serve a qualcosa, se fornisce educazione civica, se i figli non sanno ribellarsi ai padri su quel minimo di eticità su cui si fonda la convivenza civica”. Giusto, troppo comodo però dare colpa alla scuola, in fondo in fondo alle famiglie e a nient’altro.
    C’è la crisi, si è scoperto però che da Nord a Sud s’ imbroglia per ottenere agevolazioni su borse di studio, rette mensa, asili nido, tanto che d’ora in poi, decreta il governo, si potrà fare un’autocertificazione “parziale” dei redditi, ai dati importanti risponderà direttamente l’agenzia delle entrate. Ah sì? E ad esempio per quelli che hanno auto intestate a società, la villa–casale dichiarata al catasto casa agricola, bilanci in passivo perenne, che si fa? Si dirà, l’imbroglio è nell’animo umano, quanti cittadini-modello girano con il tagliando park invalidi della zia che manco guida, in fondo che male vi fo?
    Ormai il senso di comunità pare la sottile linea grigia che si sbiadisce sul mare all’orizzonte, puoi dare addosso alla scuola, ma è la famiglia l’ambiente primario, cui un individuo dovrebbe fare riferimento. Nella società dell’apparire forse si sono rimescolati i modelli e non ce ne siamo accorti, non abbiamo ancora messo a fuoco i danni.
    Anche la legge pare un po’ meno uguale a quella di una volta.
    Farà scuola la sentenza pronunciata nei giorni scorsi dalla corte d’appello di Genova (Secolo, 2/11): almeno sul piano penale non è reato dichiarare un reddito fasullo per accedere alla riduzione dell’abbonamento dell’autobus (e con l’azienda trasporti in bancarotta..). 
    I magistrati infatti hanno stralciato in secondo grado l’addebito di falso contestato ad una quarantenne, che aveva dichiarato con atto notorio di non arrivare al reddito di settemilacinquecento euro. Omettendo di essere inserita nello stato di famiglia come convivente di un medico: convivente però non vuol dire moglie a quanto sembra per i giudici, e qui giuristi e femministe potrebbero schiumare, perciò la sua dichiarazione, compreso il reddito non era poi “così falsa”. Si è passati quindi ad ipotizzare sul piano penale il reato specifico per “indebita percezione di erogazioni ai danni dello stato” e sorpresa però, tale reato non si lo può applicare se il “beneficio ricevuto “ è inferiore ai quattromila euro. Al massimo una sanzione amministrativa, l’avvocato in trionfo, la signora estasiata.
    Di fatto, la sentenza suggerisce che si può fare un pochino i furbetti, carta straccia diverranno dunque tutti quelle denunce ai suddetti furbetti strombazzate in tv, con buona pace per chi il furbo non fa e ogni tanto si sente pure un po’ fesso.
    (Bianca Vergati – immagine di Guido Rosato)

  • OLI 392: LAVORO – Sara, Elina e un pianoforte

    Sara da Milano, friulana, risata cristallina, Elina finlandese da Lussemburgo, poche parole, sguardo diretto, hanno in comune l’Università, entrambe hanno studiato ad Edimburgo, generazioni in viaggio, leva ’90, anno più anno meno, studiose e la Scozia premia i ragazzi d’impegno con l’università gratis.
    Laureate a giugno, tutte e due si sono fermate nel Regno Unito, Elina ha vinto un dottorato in neuroscienze, sede a Londra, mentre già vi si era trasferita Sara a ferragosto per lavorare in una casa di numismatica, le amiche ancora insieme. Ecco arrivare per Sara un’offerta di lavoro presso una casa d’aste di Edimburgo, dove aveva fatto uno stage, un sogno per lei che ha studiato arte, mentre per Elina c’è la conferma di borsa di studio per quattro anni del suo dottorato.
    Dieci giorni per cambiare casa e vita, partono da Londra, Sara con i suoi bagagli, per tornare di nuovo a Edimburgo, da cui era partita in giugno, Elina per portare via da Edimburgo tutte le sue cose insieme al suo amato pianoforte. Oplà e via, quasi in pellegrinaggio le ragazze, l’auto lungo strade secondarie per evitare il traffico, a rincorrere pioggia e sole.
    L’ultimo viaggio spensierato, le riunisce un pianoforte, le aspetta la vita, un’altra vita, quella da grandi: sono i nuovi migranti, i figli della vecchia Europa, che a casa non trovano spazio per i loro sogni e allora vanno via, curiosi, determinati, giovani esploratori, che come gli immigrati di una volta hanno fame di lavoro, sono magari più attrezzati, di sicuro consapevoli che le loro patrie li hanno dimenticati, che forse non potranno realizzare quei sogni. In Italia a quattro anni dalla laurea triennale chi resta e lavora, guadagna in media 500 euro netti in meno che all’estero (Corriere della Sera 14/10) e  con quei soldi puoi avere un tetto sulla testa. Questi ragazzi fanno numero per le statistiche, prologo ai discorsi della politica e da chi un tempo il lavoro lo difendeva. Dà un brivido vedere sfilare impiegati, autisti, operai, che in questi giorni riempiono le piazze, lavoratori giustamente impauriti di perdere il lavoro: lavoratori che il lavoro però già lo hanno e nemmeno li sfiora il pensiero di chi ancora non ha un’occupazione, di chi l’ha precaria, di chi va via per cercarla.
    E’ la crisi che oscura menti e cuori, nessuno di quei dimostranti pensa a chi verrà dopo, non conta più poi tanto cercare di mantenere aziende o imprese, contano quei posti di lavoro e basta, è sopravvivenza. Crollano le iscrizioni agli istituti professionali industriali e vanno forte gli studi di enogastronomia, turismo e agraria (Sole 24ore,  27/10), due cuochi per ogni operaio, un bene e un male: si guarda al Bel Paese con le sue bellezze e le sue tradizioni, una rivoluzione culturale nell’ultimo quadriennio, con un aumento del 45% nelle Facoltà citate. Ok al made in Italy, ma le eccellenze di artigianato e industria chi le porta avanti?
    “I ragazzi sono in giro”, ormai si dice così e non sono i “figli di papà”, tante madri e padri hanno fatto sacrifici per mandare i figli via, li hanno fatti partire per non vederli all’angolo, alla finestra, senza sapere se torneranno. Ragazzi carissimi, ai vostri cuccioli non riusciremo nemmeno a cantare una ninna nanna.
    (Bianca Vergati – immagine di Guido Rosato)