OLI 400: LEVANTE – Photovoice, com’è bello andare al Marsano

L’interno del Marsano a Genova Sant’Ilario

I colorati, i benevoli, gli ottimisti: così si sono definiti gli allievi del Marsano, Istituto di Agraria, nel progetto Photovoice, un lavoro che hanno effettuato con l’Università di Scienze della Formazione, secondo un metodo di ricerca-azione partecipata, che ricorre allo strumento della fotografia con la finalità del cambiamento sociale.
 I ragazzi, suddivisi in gruppo, hanno fotografato il panorama, il mare, la collina, i giardini, ma anche il buco nel muro dell’aula, le serre dismesse, la centrale solare in disuso, i cassonetti, i marciapiedi, le strade ingombre di auto della città. Sulla collina di S’Ilario, in una scuola da salvare, in una scuola da esportare, quali sono i motivi di Benessere  “in luogo”, titolo del progetto, o il malessere che invece provano questi adolescenti nell’ambiente scolastico e nella vita di tutti i giorni, questo sentire lo hanno espresso in foto tenere, quasi “classiche”, loro la generazione internet.
 “Un posto da sogno il porticciolo di Nervi”, “quel buco nel muro della classe mi fa pensare a quanti soldi si spendono per l armi e non per le scuole”, così scrivono.
E’ un grido di aiuto per la loro scuola tanto speciale e bisognosa di manutenzione, che li fa dire di “provare serenità, apprezzare il silenzio e la pace” quando lavorano la terra. Scrivono anche su FB come Amici del Marsano , ma non per lisciarsi i prof. Sono fieri di avere ricostruito un giardino medievale con l’attenzione persino al materiale usato, non bambù, giunto soltanto nell’800 nel Mediterraneo, ma fibre di canne. Così il giardino rinascimentale con le erbe aromatiche di allora, che sono ancora le nostre, dal rosmarino alla salvia, mentre un piccolo orto “sinergico” mette insieme fiori ed ortaggi che si aiutano a crescere a vicenda, concimati soltanto con il cippato pulito che si ricava dalla potatura delle piante del parco. Un entusiasmo sincero per le attività che svolgono, con quegli insegnanti che non mollano mai, coltivano piantine da fiore annuali o piante ornamentali, che rivendono, ma le serre in funzione sono soltanto due, le altre, ottocentesche, sono dismesse e sarebbero da restaurare.
Un inno alla terra in questo periodo di riscoperta dell’agricoltura, a cui molti giovani ritornano come chance di lavoro e stile di vita e il vedere che questa scuola tanto preziosa sia oggetto di una non particolare attenzione dalle Istituzioni, stupisce davvero. Ora il prossimo Festival della Scienza farà tappa per la vecchia centrale solare, che l’Enel si era impegnata a recuperare in cambio dell’installazione di una centralina e poi non ne fece nulla: è un prototipo voluto dal suo fondatore, che costruì l’edificio con la funzione di scuola e null’altro, lasciando un vasto terreno con serre, terrazzamenti, casette per gli attrezzi. Un luogo insidiato tempo fa persino da un’ipotesi di strada che la spaccava a metà, come se all’improvviso ci si dovesse arrivare rombando in Suv in questo spazio di pace.
Ebbene, questa gioventù “sdraiata” definita arida, insensibile, ha individuato nel “paesaggio” la principale fonte di benessere, secondo i risultati del progetto Photovoice, e nel degrado, l’abbandono, la cementificazione il malessere del contesto in cui vivono. Anche nell’ambiente-scuola conta il paesaggio: quanto è importante collocare gli edifici scolastici, l’andare a scuola in un posto che ti emoziona, chissà se lo capiranno prima o poi anche i nostri governanti che sempre, anche in questi giorni, parlano di educazione, di scuola, bla bla bla e poi tutto resta come prima con le scuole a rischio-vita.

(Bianca Vergati – foto di Angela Comenale)