Categoria: Bianca Vergati

  • OLI 339: AMBIENTE – Cartoline dalla passeggiata di Nervi

    “Lovely!”, esclama la bionda turista che fotografa con il suo ipad tutto quanto vede intorno in passeggiata a Nervi: un incantevole visione a picco sulla scogliera frastagliata, il mare che si frange, le tamerici, il pitosforo profumato e il vecchio porticciolo dalle case colorate, un percorso che ti porta ai Parchi maestosi sia pure trascurati, con il roseto quasi una bozza di colori.
    Non ti aspetti perciò angoli di degrado e d’incuria, che invece vi sono, dovuti a cittadini che gettano carta, bottigliette, vaschette del gelato sulle rocce, ma presenti anche presso stabilimenti balneari, chioschi, società sportive. Già, pure le innumerevoli società sportive, “ presidio del territorio” come amano definirsi, ammucchiano materiale fatiscente, assi, corde marce insieme a tanniche e ferri rugginosi, c’è soltanto da scegliere di fronte a vecchi depositi di legno serrati dai lucchetti. E trovi barche in ogni anfratto, al di fuori delle collocazioni consentite sulle quali oltre al permesso si paga l’occupazione suolo pubblico.
    C’è poi chi non paga nemmeno il canone e allora dichiara di fare manifestazioni per beneficenza, ma pretende dall’assessore al Demanio il dragaggio del porticciolo per una previsione di costi intorno ai cinquecentomila euro: tanto quanto il fondo stanziato per il ripristino di tutto il litorale del Levante.
    Dunque i cittadini hanno delegato le Istituzioni a concedere spazi pubblici, ad occupare un bene comune quali il mare, le spiaggia, ora interdetti da cancellate e questi spazi sono trattati spesso come sopra. La concessione contempla il buon ordine dello spazio ottenuto insieme alla manutenzione della spiaggia e spesso invece vedi cicche vecchie di anni con rimasugli del bar soprastante.
    Le mareggiate non c’entrano, si tiene in ordine giusto giusto nei dintorni, poi ci deve pensare il Comune.. A quando una verifica puntuale della manutenzione del Demanio privatizzato?
    Spiccano nelle arcate sottostanti poveri giacigli, immaginabili rifugi di disperati: l’Italia è anche questo.

    (Bianca Vergati – foto dell’autrice)

  • Oli 337: ELEZIONI – Lettera a Marco Doria

    Caro Marco Doria,
    dunque non si presenteranno liste civiche per i Municipi: una scelta per mancanza di tempo ed organizzazione, questa la Sua risposta, più che comprensibile.
    Ci si potrà presentare presso un altro partito come “indipendente”, va bene, non è proprio la stessa cosa però, anche se i “partiti non sono tutti uguali”. Grande delusione fra volontari, appassionati “guardiani del territorio.
    Nelle riunioni del Comitato del Levante-Medio Levante si è visto molto entusiasmo presso i cittadini: persone che hanno voglia di politica vera, desiderano essere ascoltati, parlare di grandi temi, ma pure della quotidianità che affrontano tutti i giorni, dalla buca del marciapiede al bus che non arriva, al parco deturpato, al parcheggio invasivo.
    Tanti sono i piccoli problemi che toccano anziani, mamme, bambini nella vita di tutti giorni e che dovrebbe essere compito dei Municipi risolvere, come pure il fatto che un mattino ci si svegli e ci si trovi con le ruspe che innalzano muri o tirano giù alberi.
    E che il tutto accada senza che si sappia se sia lecito.
    Argomenti di competenza del Municipio, a volte pure bypassato, ma ciò non significa che il Municipio sia un passaggio inutile. In realtà c’è stato finora un fraintendimento nel cogliere il ruolo di tale istituzione, un iter malinteso nello spirito del decentramento, nel fine della Riforma, grande incompiuta poiché non si è realizzata la Città Metropolitana. Non si deve però gettare alle ortiche quanto di positivo potrebbe essere svolto dal Municipio, che invece è stato vissuto spesso come nemico dai cittadini e mal interpretato dai suoi rappresentanti.
    Cerchiamo di cambiar passo a questa istituzione, non ignoriamola.
    Molte proteste dei cittadini si sono levate perché interventi sul territorio sono piombati sulla loro testa. Il problema? La trasparenza.
    A concorrere per l’approvazione di un parcheggio, è il parere del Municipio, sia pure non vincolante, tenuto in considerazione dalla stessa Amministrazione, confidando nel fatto che i rappresentanti del Parlamentino conoscano il territorio.
    Il progetto è portato a conoscenza dell’opinione pubblica tramite i media quando va bene, di solito se ne discute in Sala Rossa talvolta in Commissione, spesso soltanto negli uffici e comunque tra intimi in Municipio. Manca sovente un’informazione precisa e capillare presso la cittadinanza.
    Perciò si dovrebbe operare anche all’interno di questa istituzione.
    E chi deciderà nei Municipi dopo le prossime elezioni? Gli eletti dei partiti della coalizione e saranno tanti quelli che già c’erano, alcuni intravisti ai Comitati e con cui è giusto e opportuno collaborare, nessuno demonizza i partiti.
    A questo punto i Comitati che funzione svolgeranno? Un iter parallelo di collaborazione e/o di controllo nei confronti di tale istituzione?
    Luogo istituzionale di discussione dovrebbe essere democraticamente il Municipio, un Municipio che informi o coinvolga i cittadini: quanti abitanti sapevano che nell’area del rio Fereggiano con il suoi parcheggi e i suoi edifici abusivi si comprometteva la sicurezza di chi vi abitava?
    Con il Suo discorso al convegno degli amministratori locali Pd, svoltosi la settimana scorsa, Lei sottolinea che “lo sviluppo è attenzione all’ambiente… ai beni comuni… che negli enti locali ci potrà essere l’alternativa a coinvolgere in modo trasparente nei processi decisionali i cittadini”.
    E le siamo grati perché, a differenza di molti Amministratori o futuri Sindaci, Lei ha sempre usato la parola cittadini e non elettori.
    I temi importanti sono ben altri oggi, per carità, tenendo sempre presente “la città vivibile e operosa” che Lei ha evocato con il dipinto della città comunale nell’Allegoria del buon governo di Ambrogio Lorenzetti.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 336: CITTA’ – Levante, park a piacere

    A conclusione di legislatura arriva in Commissione Urbanistica una pratica del 2000 su viale Quartara, dodici anni per decidere sugli oneri di urbanizzazione, cioè che cosa il committente di un intervento edilizio deve fare per la comunità, per il Comune, per poter costruire.
    L’area in questione fa parte di una vecchia villa con parco, dove il pollaio della vecchia villa è servito a suo tempo per fare volume alla costruzione di una nuova palazzina, mentre sul lato sinistro della strada dove c’erano delle serre, e vincolato per questo motivo, di edificio se n’è fatto un altro. Tutto superato.
    Per avere il permesso di edificare venne stabilito di realizzare parcheggi ad uso pubblico con le opere necessarie all’accesso, che sarebbe dovuto avvenire “attraverso il varco esistente mantenendo lo stesso cancello posizionato sempre aperto”.
    Nel 2008 si dichiara un importo di 28 mila euro per i lavori del parcheggio, mentre i proprietari firmano per “ vincolo permanente di destinazione d’uso a parcheggio pubblico”.
    Passano anni e proprietari, che se ne assumono i vincoli di cui sopra.
    Sorpresa però. La Polizia Municipale della sezione di Quarto nel 2009 esprime parere contrario per la disciplina della circolazione nell’area a parcheggio pubblico: “ condizioni non ritenute superabili anche con l’eventuale installazione di specchi parabolici”.
    Niente parcheggi pubblici dunque e si passa alla richiesta per monetizzare: mq 276 moltiplicato per 267 euro, valore stabilito dalla delibera comunale 20/2009, un totale di circa 70 mila euro.
    Tanto vale il suolo per il Comune in uno dei quartieri più belli della città, ma la delibera comanda!
    E si sa che Genova ha gli oneri di urbanizzazione fra i più bassi d’Italia. E aggiornarli un pò?
    Nel frattempo nell’area della vecchia villa si sta costruendo un’autorimessa per box interrati, il cui ingresso forse passerà proprio su quegli ex parcheggi pubblici, che nel frattempo potranno però sempre essere parcheggi ma “pertinenziali” della palazzina.
    Infatti il Comune propone nel nuovo accordo che le aree “non più destinate ad uso pubblico, saranno destinate a parcheggio del complesso residenziale”.
    Ecco quindi la proposta presentata in Commissione, che ha suscitato perplessità per il cambio di uso del parcheggio e per la somma corrisposta, al di là dei tempi biblici per istituzioni e committenti.

    “In questo momento il Comune ha gravi problemi di Bilancio e i soldi servono” dichiara la Sindaco. E’ vero, ma perché non altre opere pubbliche sul territorio, ci sono marciapiedi da rifare, giardini da riordinare, c’è soltanto da scegliere, dubbi a parte sul parere di allora della polizia Municipale e contrario ora.
    “La pratica non è stata aperta dai miei uffici ed io cerco di rimediare, non ho interessi personali” dichiara allora la Sindaco, che annuncia altresì che ritirerà la pratica: è stata soltanto il portavoce, le crediamo, ma si è aspettato tanto, perché non verificare meglio?
    Intanto, ignoti ogni tanto infilano sul segnale P. parcheggio pubblico, un bel sacchettone nero della spazzatura e neppure il portatore di handicap osa parcheggiare.
    (Bianca VergatiFoto dell’autrice)

  • OLI 335: COMUNE – Puc e fiuto per gli affari

    Ultimi giorni di mandato per l’Amministrazione comunale, poi scatterà il limbo pre-elettorale e non si potrà più approvare nulla e così come sotto ferragosto parte la corsa a proporre di tutto e di più.
    La Commissione urbanistica si riunisce praticamente tutti i giorni con sedute al mattino e al pomeriggio per portare poi il tutto in approvazione al Consiglio Comunale.
    Sono sfilati grandi progetti come l’ex area Enel di Sampierdarena, con nuovi grattacieli e in cambio un asilo per 100 bambini e l’ex Piombifera con altre residenze: “ Basta con un Ponente solo di fabbriche”, proclama Vincenzi.
    Passano piccoli progetti, dall’edificio incongruo produttivo da trasformare in residenze, in via Piombelli a Sampierdarena come in via Quartara o in via Bosio a Levante e poi parcheggi a gogò. “Tutta roba vecchia”, si dice , invano si chiedono chiarimenti, specifiche, anche in linea con il nuovo Puc e accordi vantaggiosi per Comune e territorio.
    Esemplare la proposta di costruzione di autopark in zona S.Vincenzo, per cui l’autorizzazione della Soprintendenza, essendo zona di reperti medievali, nonché il piano delle aree esondabili e il riferimento al Puc si presentano dopo insistenza della Commissione; e, a sorpresa, il progetto si scopre inserito nelle Norme Speciali (Puc AR-UR5), ovvero dove esistono già progetti che vanno avanti al di là della nuova normativa, che entrerebbe in vigore.
    Perciò la costruzione a gradoni di sette piani, cinque seminterrati e due interrati, prevederà circa cento box e posti auto e moto su iniziativa dei commercianti, il Civ, ma non per parcheggi a rotazione per i clienti; eppure la zona è commerciale, non per vendere ai residenti come pertinenziale, cioè vicino a casa: basta abitare nel raggio di alcuni chilometri.
    A che servono dunque? Per riqualificare un’area degradata, giusto, (e lasciata degradare), ma non per rimettere in ordine le stradine annesse come salita della Misericordia o della Tosse: troppo costoso, manca l’equilibrio economico, sostengono i tecnici. In cambio il Comune dopo aver ceduto il diritto di superficie riceverà fra un dare e avere forse duecentomila euro di oneri di urbanizzazione, panchine, verde pubblico attrezzato, qualche locale per farne non si sa cosa e l’uso gratuito a fini scolastici per due mattine alla settimana della palestra che si costruirà.
    Un affarone per il Comune questi project financing!
    Lo stesso fiuto per i parcheggi di area della Marina sotto via Madre di Dio, già costruiti anche con finanziamenti pubblici e i cui proprietari indignatissimi, hanno chiesto audizione. Motivo? La stessa società di cui sopra, Cemedile, chiede un’integrazione al prezzo pattuito, ovvero tremila euro in più dei 23 mila pagati per sopraggiunti costi aggiuntivi. I proprietari vogliono che sia il Comune ad intervenire perché altrimenti si annulla la Convenzione, ovvero il contratto fatto a suo tempo con l’Amministrazione. Le regole sono regole e vanno rispettate, sostengono, ma il Comune invoca la Corte dei Conti che potrebbe rivolere indietro il finanziamento pubblico.
    Complimenti agli uffici tecnici e a quelli legali per le Convenzioni che fanno.
    Ardimentosi però i cittadini: un box in quella zona costa più del doppio.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 334: CITTA’ – Refoli elettorali ai Parchi di Nervi

    Parchi di Nervi

    Come polverina di Campanellino vola frizzante aria d’elezioni, giunge in periferia, scuote pure le fronde dei Parchi di Nervi, luogo spesso presente sui giornali, vuoi per le strade, i parcheggi, lo smog, evidente terreno di caccia per candidati sindaci e non solo.
    Esemplare il serrato confronto svoltosi tempo fa fra il Municipio Levante e l’assessore al Verde del Comune Pinuccia Montanari che, tecnici al seguito, voleva riferire sui lavori al Parco storico e si è trovata di fronte un consiglio in gran spolvero.
    A turno il Municipio con presidente, consiglieri e l’ipercinetico assessore Alfieri , inesorabile fustigatore dal suo blog, si sono lanciati contro la povera Pinuccia.
    Chi dice: “C’è un’idea di città devastante in questa Amministrazione, nella sinistra che governa da così tanto tempo. Si è mortificato il turismo a Genova e i nostri ragazzi se ne vanno, non trovano lavoro…”, condivisibile, mentre Alfieri tuona “Non si vogliono fare i balletti a Nervi, vanto per 40 anni della città, manifestazione mondiale…”. Visi smarriti dei cittadini presenti.
    Invano l’assessore Montanari precisa: “Sì ai balletti, ma no a una spianata di cemento, alle vostre proposte di strutture inamovibili in un parco storico”. I politici difendono le loro tesi, con discorsi dal sapore elettorale, presidente e assessore si candideranno per il futuro consiglio comunale.
    Un’altra brillante carriera li attende, sarà lo stop alle prebende per i Municipi deciso dal nuovo governo.
    Si avversa il bando sulla gestione, emanato dal Comune, che già assegna ad associazioni di volontari fondi, organizzazione, cura e manutenzione di Villa Pallavicini e Duchessa di Galliera, affiancati da Aster.
    Per Nervi sono state presentate solamente proposte singole come caffetteria o corsi di ginnastica, mentre gli Amici dei Parchi sono per una “gestione pubblica” e controlli efficaci: “a che servono le tasse?”.
    Non fa breccia l’istituzione del “curatore scientifico”, che vigilerà sulla cura di piante e giardini e la pianificazione, per una volta tanto rigorosa dei lavori, partiti comunque tardi rispetto alle richieste del Municipio del 2005.
    “Ma io sono qui dal 2009” ribadisce l’assessore comunale e i soldi (ancora quelli delle Colombiane), erano bloccati. Si concluderà tutto nel 2013, già una prima tranche per fine febbraio 2012 e poi via al Roseto, adottato dall’appassionato re del Belgio.
    Il parlamentino di quartiere fa muro e il Giornale (20 gennaio) titolava poi come “Municipio fantasma” quello del Levante che si fa scippare i Parchi e non si accorge che il Comune vuole dare in gestione il polmone verde di Genova. Il quotidiano definiva la seduta “confusa con discorsi senza né capo né coda”.
    Strana destra che invoca trasparenza ed efficienza, ma non ama gare ed appalti.
    Si è evocato un boicottaggio della vocazione turistica del Levante cittadino, omettendo che proprio a Nervi si è poco pedonalizzato per l’avversione dei commercianti, non si sono richiesti parcheggi pubblici, anzi il Municipio ha caldeggiato parcheggi soltanto privati, in spazi utili all’accesso di parchi e centro cittadino.
    In tempi di saldi l’ultima domenica di gennaio il centro di Nervi aveva le vetrine buie o quasi e tre soli negozi aperti: spiccava in piena luce in piazzetta l’abitino frou-frou da circa 2mila euro.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 334: CITTA’ – Un pony express per i Municipi del Levante

    Capo San Rocco a Priaruggia

    E’ tempo di elezioni e con il sottosopra che c’è stato ci si dimentica che si rinnovano anche i rappresentanti di quartiere, ma iniziative e incontri fervono. A Levante capita d’incrociare la pizza dell’assessore, il carnevale in piazzetta, l’evento letterario e persino l’incontro segreto ma non troppo fra le associazioni sportive e l’assessore comunale al Demanio Farello. Ognuno perora il suo orticello, chi vuole la scaletta, chi il dragaggio, chi la sabbia e compare pure la signora ex assessore, avvisata all’insaputa dell’altro, mentre il Municipio dichiarerà poi di esserne all’oscuro. Nell’occasione Farello rende noto che è prossima l’approvazione della delibera sul Demanio e così alcuni cittadini gli chiedono che ne pensa del loro lavoro sul litorale in collaborazione con il Municipio. “Mai ricevuto”, è la risposta.
    Forse occorre un pony express per comunicare.
    Ancora a Levante, ecco Margini, assessore ai Lavori Pubblici del Comune, per il progetto di Capo S.Rocco, promontorio di Priaruggia un po’ inselvatichito e trascurato: l’assessore al Municipio Alfieri presenta un piano con scale alla Wanda Osiris e terrazzamenti in cemento, lampioni da set, per via della sicurezza, uno stravolgimento delle proposte ecosostenibili elaborate (gratis) da residenti, esperti volontari. Per il sito, primo laboratorio di biologia marina in Italia nel 1912, si suggerivano ad esempio scala, piattaforma e panchine in legno con accesso libero a tutti, rispettoso di passeggini e carrozzine per disabili.

    Il progetto dell’Arch. Salvagno 

    Dove sono finite tali proposte? Margini non le conosce ed Alfieri ammette che non sono state inoltrate, si è preferito lasciar fare al Comune: “D’altronde è loro compito” dichiarerà in seguito “che ci stanno a fare sennò? E i tempi erano stretti”.
    Ma le proposte giacciono lì da due anni!
    Margini fa da paciere, chiedendone l’invio, si cercherà di fare “sintesi”.
    Mercoledi 29 febbraio si è svolto l’incontro e sabato 3  il Mercantile dedica mezza pagina al progetto “leggero” senza Wc che sporca, niente doccia per la spiaggia libera e stop al bar, che richiamerebbe assembramenti. A raccontarlo è Alfieri, che assicura l’inizio lavori prima delle elezioni “ma non per fare pubblicità”. Intanto si candida per il Comune.
    A quale progetto si riferirà? E perché non lo ripuliamo solo un po’questo Capo?
    “Un angolo di paradiso” , assicura, grazie al Municipio, pensando al benessere dei cittadini, arruolati in percorsi partecipati che poi si lasciano nei cassetti.
    Così in altro contesto la bionda consigliera Pd del Municipio Medio Levante evoca una suggestione di spiagge libere per tutti, bambini e disabili, parla d’inclusività, di ascolto dei cittadini…
    Lei, che da dieci anni siede nel parlamentino di centro destra, forse era distratta, si sarà votata a sua insaputa (all’insaputa dei cittadini) l’unanimità per le case sul mare al Lido e alla rimessa di Boccadasse.
    Mai un rimpianto del Municipio per i chilometri di spiaggia occupata in corso Italia,dove c’è una sola spiaggia libera, (S. Giuliano) e gli accessi sono un terno al lotto. Anzi il Municipio si è inventato un passo carrabile ma non per chi ha necessità vere: le sbarre in Lungomare Lombardo. un tempo con lucchetto, vengono ora rimosse da signore in city car, che parcheggiano comodamente insieme a quelli dell’AAA, Associazione Arma Aeronautica, che non paghi del privilegio delle casine sul mare, piazzano pure la Smartina sui sanpietrini dell’area pedonale.
    (Bianca Vergati – foto archiportale.it)

  • OLI 331: PRIMARIE – Le entrée nel seggio d’élite

    Seggio Vegia Arbà, piazza Leopardi, cuore di Albaro. La Senatrice candidata arriva con rito consueto, falcata da jogging, strizzata nel piumino aderente, una vigorosa stretta di mano ai presenti. E’ primo pomeriggio e sfortuna per lei è un momento di calma, ringrazia così i volontari, quasi tutte donne, chiede dell’affluenza che le confermano buona. E’ in compagnia dell’immancabile giovane consigliera Michela, che l’avrà di certo rassicurata sulla tenuta del territorio, è stato fatto un martellante lavoro di passaparola, mail, messaggini, telefonate. Le affianca un tizio rasato dall’aspetto corpulento, con giacca turchina da mago Zurlì, è il body guard, a cui qualcuno chiede se deve votare: un quadretto tipo cantante Madonna.
    Il terzetto riparte sull’auto che sfreccia sgommando all’interno del marciapiede e sfiora le scalette dello storico ristorante, inconsueto seggio elettorale.
    Fa la sua capatina pure l’ex segretario Mario Tullo, ora parlamentare, aria stazzonata e gioviale, qui votano Pericu, il presidente Burlando, l’assessore Rossetti, alcuni consiglieri comunali, così è una processione obbligata.
    E poi è terra di scout, asili e case di riposo della curia.
    Irrompe con suorine al seguito la presidente per caso del Municipio Medio Levante, ex Margherita, ex Pd, ora Udc, diventata tale dopo due presidenti di destra, uno sfiduciato per un affaire di appalti e l’altro assurto ad assessore alle manutenzioni per Vincenzi. Nel frattempo il seggio si è riempito, pazientemente gli elettori si accalcano in coda, ma le suore devono votare e subito: all’uopo si mobilita uno dello staff ufficio stampa della Regione, accorso, che grida al telefono, incurante della fastidiosa confusione creata.
    Tutti grandi elettori Pd.
    La Vegia Arbà risulterà essere fra i primi migliori risultati per la vittoria di Marco Doria, come tutto il Levante. In grande maggioranza le donne, di ogni età, ma anche sedicenni con genitori al seguito: voglia di un volto nuovo, che ha conquistato vecchi e giovani e sconfitto un partito, che ha pure lui due volti nuovi, il segretario provinciale Razetto e il segretario regionale Basso, i due “cattivi ragazzi” che si dimettono per colpe non loro. Pagano in prima persona e da soli la colpa dell’establishment di cui sopra, che ha avallato in segreto l’autocandidatura della Senatrice, l’autoricandidatura della Vincenzi, le primedonne, che i due giovani segretari non volevano e che hanno tentato in tutti i modi di evitare, invocando un ricambio.
    Niente da fare, sono stati travolti da entrée come al seggio di piazza Leopardi.
    Pressioni romane, vecchi saggi ormai da camino, una pletora di politici trombati o pensionandi, ex di ex, notabili, sponsor di un cambiamento che non cambiava niente. Persino l’ex sindaco di Bologna, che prima stava più qui che a Bologna ed ora è più a Genova che a Bruxelles strepita che bisogna riflettere, lui che ritiratosi per fare il papà si è candidato a segretario in Liguria, ha fortemente voluto la senatrice, appartenente alla sua corrente, l’area Franceschini. Neppure troppo velatamente si imputa la débacle all’inesperienza, troppo giovani questi segretari.
    Non è così. Personalismi, ambizioni infinite, vecchie lobby interne di partito, inadeguatezza a cogliere lo stato d’animo della città, l’insofferenza alle stesse facce, ecco le cause della sconfitta del Pd.
    Il guaio è che a casa, oltre alle zarine, non ci andranno purtroppo i personaggi inamovibili che ora vogliono lo scalpo dei due cattivi ragazzi. Che però cattivi non sono stati per niente, purtroppo.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 330: PRIMARIE – Sindaci e sponsor

    “Votate Roberta, solo lei può essere il sindaco di tutti”, e non è una persona qualunque a dirlo. Chi invita a votare Pinotti è Beppe Pericu, l’apprezzato sindaco del G8, che chiude l’incontro con i simpatizzanti Pd all’hotel Rex, il 2 febbraio, in Albaro, dove l’ex sindaco abita. “Urge mobilitazione per le Primarie, gli altri votano tutti e compatti, attenti”. Stima a parte per il professore outsider, conclude.
    La candidata è raggiante come a inizio serata quando aveva solcato la sala, stringendo la mano con affabilità a tutti i presenti: un diciottenne con il padre assessore, il resto di mezz’età e oltre e politici prossimamente inoccupati, tra cui la consigliera comunale prima in lista alle ultime amministrative come giovane donna, su proposta di Emilyguria, centro di formazione politica al femminile all’insegna di più potere in rosa, tema caro alla sua presidente Roberta Pinotti.
    Una meteora di associazione forse, se il sito è aggiornato al 2009, visitando infatti www.Emilyguria.it in onore al “genere” si segnalano http://www.donneinrete.com/, con indirizzo desueto, che rimanda a tutt’altro e http://www.noidonne.org/, giusto! E naturalmente la newsletter della candidata.
    Sotto lo sguardo affettuoso di chi non ha mai digerito la Marta, rea di aver proclamato a gran voce discontinuità nei confronti del predecessore, la senatrice, sicura del territorio amico, esordisce scandendo che non esiste un sindaco per tutte le stagioni , affabula la platea con un racconto familiare, le figlie inquiete all’idea di mamma–sindaco.
    Spiega la composizione della sua squadra in cui vorrà persone di altissimo livello per un Comune amico, evocando varie consorterie non utilizzate, dal volontariato alle teste pensanti…
    L’Amministrazione oggi mostra d’essere respingente, invece bisogna mettersi in sintonia con il cittadino e lei pensa di avere tutte le caratteristiche per farlo.
    “Ho un’esperienza nazionale presso i Ministeri, ho voce presso Amministratori delegati” sottolinea.
    Confessa che non ci aveva pensato proprio a candidarsi, altri gliel’avevano suggerito. Chi sarà mai? E arriva la domanda scomoda: qualche elettore ha chiesto al direttore del principale giornale cittadino se non ci sia un input da segreterie romane, vista la campagna a tambur battente in suo favore. Lei che ne pensa?
    Roberta interdetta, dice di non capire e comunque è la prima volta che sente qualcosa del genere, guardandosi intorno forse a cercare volti amici come Beppe, finalmente arrivato.
    Le si chiede pure di confermare la sua opinione sui giovani genovesi che aveva espresso al Teatro della Gioventù, ovvero che “I ragazzi di Genova sono comodi, preferiscono un posto fisso malpagato ad uno incerto ma con delle prospettive”, citando l’ Istat. Era parsa concorde con questa analisi, e le si domanda con quali giovani si è confrontata, mentre l’indagine pare introvabile.
    “L’indagine è di due anni fa” precisa la Pinotti, ma c’è un malinteso: al contrario lei è dispiaciuta di tali risultati, e racconta entusiasta di un trentenne, che ha messo su una bell’azienda invece di andare in discoteca a vent’anni.
    Risponde in ossequio al trend di questi giorni, addosso ai mammoni, alla faccia di statistiche e precari.
    E all’anziano signore, che candidamente confessa di non votare per questa parte ma è venuto per sapere quale sarà la sua priorità, dichiara con enfasi: “Subito le manutenzioni, la battaglia delle battaglie!”
    Bella serata.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 329: SOCIETA’ – Gli emigranti siamo noi

    La ricerca Excelsior di Unioncamere e Ministero del lavoro su previsioni occupazionali per il 2012, ha reso noto che nel primo trimestre 2012 le imprese liguri assumeranno 2200 persone a Genova e provincia. Si offrirà lavoro per l’80% nei servizi contro il 66% della media nazionale e per il restante 20% fra industria e costruzioni, quasi un terzo gli stagionali nei contratti a tempo determinato: 150 gli operai metalmeccanici e a gran richiesta cuochi, camerieri e commessi.
    E con salari fermi da dieci anni per i neoassunti, secondo Bankitalia.
    Davvero un mercato del lavoro desolante, che sta prospettando più che una bancarotta economica una bancarotta sociale perché la crisi ha di fatto cancellato tutta una larga fascia di impieghi, dagli operai specializzati, ai geometri, carpentieri, impiegati di banca, tecnici.
    La folla dei “senza prospettive”, più ancora che dei disoccupati, non può scendere neanche un gradino sotto, ci sono già gli immigrati in attesa, pur se in Liguria ad esempio si registra un meno 20% di assunzioni di lavoratori stranieri (fonte: Fond. Leone Moressa).
    Nuove frontiere dunque non solo per i diseredati del Nord Africa, dell’Est europeo o del Sud America, che spesso ora rientrano mestamente a casa, ma pure per i cittadini di grandi Paesi industriali, a cui non resta che attraversare i confini.
    E se in Grecia si è invocato letteralmente il “ritorno alla zappa” in versione postmoderna, biodinamica, agrituristica, oggi in Spagna, che nel 2005 celebrava una crescita inarrestabile con arrivi annuali di 500 mila lavoratori, le partenze hanno superato gli arrivi. Si spostano greci, spagnoli, irlandesi, portoghesi e italiani, si cercano altre terre promesse a Berlino, Stoccolma, Oslo, Sydney, Rio.
    Per i giovani è forse più facile, una valigia leggera, un biglietto low cost, un primo contatto cui mostrare un diploma, una laurea, l’attestato di specializzazione; e non è solo una fuga di cervelli giovani, perché se ne vanno anche quarantenni e cinquantenni.
    L’ufficio federale di statistica di Wiesbasden registra tra i nuovi ingressi cittadini Paesi dell’Est e ultimamente greci, spagnoli e italiani: non sono però le braccia spedite un tempo nelle miniere o nelle acciaierie, sottolinea il Financial Times, raccontando delle iscrizioni al Goethe di Francoforte cresciute di un terzo grazie a matricole greche e spagnole.
    Avanguardie di una dinamica sociale che sta acquistando velocità, i nuovi emigranti europei somigliano più a scommettitori che cercano opportunità vere, che ad inconsapevoli profughi del dopoguerra, se come attesta il saggio “Immobilità diffusa” (D.Checchi, il Mulino), sulle “modalità di reperimento del lavoro dei laureati europei”, in Italia i contatti personali pesano per il 23,3%, in Francia contano l’11%, in Finlandia il 9,1% e in Germania il 9,3%.
    Ponti d’oro al personale qualificato in Australia dove sono arrivati 4mila greci, metà laureati, mentre gli irlandesi potrebbero arrivare quest’anno a 50mila e l’Angola, ex colonia lusitana, ha accolto circa 100mila portoghesi.
    Crisi globale del lavoro? Sicuramente, ma in certi posti un po’ meno, tanto meno.
    Tantissimo in Italia, in Liguria, a Genova. Quali le proposte sul tema dai candidati sindaco?
    Intanto ci conforta leggere sui maximanifesti del Comune : “più lavoro” con il nuovo Piano urbanistico!
    (Bianca Vergati)

  • OLI 327: PRIMARIE – Doria, che differenza c’è?


    – Perché dovrebbero votarti? – chiede il direttore del Secolo XIX a conclusione dell’intervista al cinema Ritz lunedì 16, e Marco Doria risponde: “Perché la mia è una storia diversa, faccio il docente universitario, sono contento del mio lavoro mentre le signore candidate la politica la fanno di mestiere”.
    Nessuna replica da parte del giornalista, apparso eccitato alle parole del candidato “indipendente” sulla Gronda, rimessa in discussione da Doria come risoluzione della mobilità a ponente, a suo dire un problema di traffico cittadino e non di chi corre da La Spezia a Savona.
    Genova turistica come Nizza o no? incalza l’intervistatore, riferendosi alla liberalizzazione degli orari dei negozi, ma riceve come risposta: “Sogno una città diversa”, e un “no” ad una città all’americana: le piccole imprese, come i negozi, vanno salvaguardati, fanno parte del tessuto sociale; si riveda invece la politica del centro commerciale: follia prevedere due megastore nel nuovo Piano urbanistico come a Sestri, al posto di aree produttive, là dove c’è un vecchio centro storico. Non si parla solo del  centro storico dei Rolli, ma pure di altri presenti a Genova, da Nervi a Voltri, assurdi i percorsi obbligati dei turisti in via Garibaldi e non alla Maddalena o in via del Campo.
    Perplessità nel pubblico mentre “Il sogno di una città diversa” appena s’intravvede, delineata nel pomeriggio nell’incontro sul Piano Urbanistico Comunale: tra i relatori, ex di qualcosa, forse in attesa di ricollocamento.
    La città com’era, da ritrovare, da presidiare, pare un refrain di Doria, il solo candidato che parli con numeri alla mano, dal calo e invecchiamento demografico, ai 90mila addetti dell’industria negli anni ’70, ridotti alla metà nel 2001 e ancor meno nel 2011. Si deve dunque cercare lavoro “di qualità”, rifiutando l’idea però che comandino soltanto bilancio e mercato; l’Italia e Genova non avranno più i ritmi passati di sviluppo industriale, bisogna prenderne atto, ma si devono comunque salvaguardare eccellenze come Ansaldo Energia e Fincantieri, aiutandole come Comune a ritrovare spazi e sinergie.
    Favorire il lavoro d’innovazione e di ricerca, cercando di attirare nuovi abitanti e nuove imprese, offrendo loro spazi e agevolazioni. Basta territorio a centri commerciali, così si cambia il tipo di lavoro, non lo si aumenta, si dirotta semplicemente il consumatore verso altra direzione.
    Ah, se al posto della Fiumara e dei grattacieli si fosse dato lo sbocco a mare all’Ansaldo, sospira qualcuno.
    Argomenti che toccano le corde degli astanti nell’incontro al PalaQuinto, venerdì 14, dove più che delle solite manutenzioni si parla ancora di occupazione e tanto di salvaguardia del territorio e del verde. – Non sono troppi però i numeri degli addetti all’azienda Aster, non c’è invece verifica di quanto viene fatto e di come si lavora – Preziosa e da recuperare la partecipazione dei cittadini, vero presidio della città.
    Anche qui sala gremita di persone di mezz’età, che in attesa del candidato davanti ai giardini sentono dire da giovani passanti: – Ma chi è ‘sto Doria? –
    E alla domanda di un cittadino al direttore del Secolo XIX se abbia ricevuto da Roma o da Piazza De Ferrari l’input ad una campagna pro Roberta Pinotti nemmeno tanto velata, il giornalista risponde che “l’attuale sindaco e i suoi assessori paiono l’armata Brancaleone e poi c’è già la Repubblica pro Vincenzi”
    Siamo contenti per l’informazione democratica.
    (Bianca Vergati)