Categoria: Stefano De Pietro

  • OLI 280: LAVORO – Killerjeans

    L’industria tessile, da sempre, è stata nell’occhio del ciclone per le sue lavorazioni inquinanti e pericolose per la salute. La globalizzazione del mercato e della produzione hanno risvegliato antichi problemi che da noi in Europa sembravano superati, mentre in realtà, a quanto pare, sono stati solo trasferiti lontano dalla vista dei consumatori. Un esempio di questo modo di operare è la sabbiatura dei jeans, necessaria per dare quella apparenza di consumato, schiarito, usato, tanto cara ai nostri fashion-designer. Tralasciando quelli che sono i presupposti psicologici che portano all’adozione di questa moda, resta però sul piatto una lavorazione che ha dimostrato di essere molto pericolosa per la salute delle persone, quando eseguita senza alcuna protezione.
    La “Clean Clothes Campaign” marca oggi un primo risultato, molto importante per migliaia di persone che effettuano la sabbiatura in Turchia, ossia lancia un appello internazionale ai produttori di jeans e ai governi affinché questa lavorazione sia eliminata dalla produzione, sdradicando alla base i problemi che si porta dietro. Infatti dagli studi eseguiti risulta che la sabbiatura porta a silicosi già in 6 mesi di lavoro, contro i 20 anni dei minatori. Da qui il nome di killer-jeans, scelto per il prodotto sotto accusa. La Turchia si è unita a questa campagna, appoggiandola. Alcuni produttori, tra i quali Levi-Strauss, hanno dichiarato che smetteranno a breve di vendere jeans sabbiati.
    La notizia non sembra essere di grande interesse per i giornali nazionali, completamente assorbiti dalle rivelazioni di Assange: si sa che il raffreddore dei Re è sicuramente più importante del cancro dei contadini.

    (Stefano De Pietro)

  • OLI 280: LETTERE – Quando l’imbecillità regna sovrana

    Ecco una bella chicca per i nostri ragazzi: pubblicizzare un grill abbrustolendo tre telefoni da 500 euro ciascuno, in barba alle normative sull’inquinamento, al buon gusto e a qualsiasi correttezza scientifica. Repubblica propone il filmato, accompagnato da una bella musichetta da comiche, con tanto di commento e classifica sul “migliore”. Complimenti, davvero un pezzo di gran giornalismo …
    http://tv.repubblica.it/copertina/smartphone-sul-barbecue-quale-resiste-di-piu/56523?video=&pagefrom=1
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 279 – AMBIENTE: Acqua in tavola: l’arsenico è servito

    “La Laura di Petrarca morta per un bicchiere all’arsenico!”: forse messa in questo modo, la notizia che ci apprestiamo ad analizzare avrebbe potuto meritare la prima pagina che le è stata negata, addirittura completamente ignorata da Il Secolo XIX. Si parla della parziale negazione della UE all’ennesima richiesta di deroga per l’inquinamento di alcune fonti di acqua potabile in ben cinque regioni italiane, con un parco utenza di 250mila persone in 128 comuni. Da alcuni anni la UE tiene sotto controllo le nostre acque, che risultano essere inquinate non solo per l’attività antropica, ma anche per la presenza di vulcani. Nel caso in questione, è l’arsenico, di origine naturale, ad essere ben cinque volte superiore al normale, dai 10 mg per litro considerati il limite normale, passiamo ai 30 e fino ai 50 mg per litro nelle fonti incriminate. La UE ha già dato in passato deroghe ben oltre il valore già doppio di 20 mg per litro, considerato il massimo in attesa di una soluzione, ma come al solito l’intervento non è arrivato, perché si sa che qui da noi tutto può essere drammatico ma mai serio. Così, insieme ai tiramenti di orecchie sulle norme di espulsione di cittadini stranieri, oltre alle stroncature sulle previsioni rosee della nostra economia fatte dagli economisti caserecci, adesso arriva anche la chiusura delle valvole dell’acqua.
    Alcuni cittadini si sono già attrezzati comprandosi spontaneamente quei potabilizzatori in grado di abbattere l’arsenico che sarebbe stato dovere delle aziende idriche installare. Si cerca di correre ai ripari in vario modo, con interpellanze parlamentari, riunioni collegiali di esperti, consigli comunali da batticuore, ma resta comunque evidente l’immagine di grande disordine del nostro paese.
    C’è da notare che la quantità di arsenico non è mortale, non provoca un immediato contorcersi di budella e il tonfo a terra cinematografico dello sfortunato assetato cittadino: fa solo venire il cancro, quindi, un problema da lasciare in eredità alla prossima amministrazione pubblica.
    http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/11/22/news/acqua_all_arsenico_dai_rubinetti_la_ue_dice_no_alla_terza_deroga-9395750/index.html?ref=search
    http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_novembre_22/arsenico-e-vecchi-acquedotti-ue-boccia-fulloni-1804217682750.shtml
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 278 – INFORMAZIONE – Analisi della diffusione dei quotidiani

    Prima comunicazione (primaonline.it) è un mensile che racconta come funziona e come cambia il sistema dell’informazione. Molto utile la pubblicazione della diffusione comparata 2009-2010 dei principali quotidiani italiani (*). Si tratta di un comodo foglio di calcolo, nel quale è possibile effettuare alcune semplici analisi.
    Cominciamo dal numero di testate, 64 sotto osservazione, i cui dati sono dichiarati dai vari editori. Vi si trovano quotidiani importanti come il Corriere della sera (diffusione intorno al mezzo milione di copie), ma anche Il quotidiano della Basilicata (poco più di duemila copie).
    Il numero delle testate che superano le centomila copie si attesta su 15, quelle sotto le diecimila sono 4, tra le quali il Corriere mercantile, storico giornale genovese, uno dei più antichi in Italia. In mezzo, come nelle corse ciclistiche, il “gruppo” dei rimanenti 45.
    La media della diffusione rispetto al 2009 è scesa del 4%, con una oscillazione che va dal +26% di Italia Oggi, al -15% della Gazzetta del lunedì. Il Secolo XIX si attesta su 84260 copie, con una perdita secca del 14% rispetto all’anno scorso.
    Sulle vendite, la somma totale italiana muove circa 5 milioni di euro al giorno, vale a dire circa un miliardo e 800mila euro all’anno. Un bel giro di soldi, considerando il solo costo del giornale a un euro, senza orpelli multimediali e asciugamani per il mare.
    Bisogna osservare che questo sistema di raccolta dei dati è un po’ vetusto, oggi ci sono anche gli accessi internet e le copie in Pdf: saranno state conteggiate? E’ probabile di no. Ci si chiede quindi quale logica possa avere continuare a pubblicare queste statistiche, i cui dati vorrebbero rappresentare, conteggiando la diffusione su carta, la diffusione dell’informazione e il numero di copie vendute, quando la realtà della vera diffusione e delle vere vendite si gioca oggi su ben altri media, dai siti diretti dei giornali fino alle schede sui grandi social network.
    E’ divertente confrontare tutto questo, ad esempio, con i dati di diffusione del blog di Beppe Grillo, che ormai è diventato un punto di riferimento nazionale per l’informazione libera. Secondo quanto dichiarato (**), attraverso i sistemi di conteggio inseriti sul sito web, si parla di 5 milioni di visite solo a settembre 2010, 500mila iscritti alla newsletter, 100mila copie de La Settimana e, il dolce alla fine, 73 milioni di visualizzazioni dei suoi video su Youtube: “vogliamo sciancare”?
    * http://www.primaonline.it/2010/10/18/84865/diffusione-dei-quotidiani-luglio-2010/
    ** http://www2.beppegrillo.it/iniziative/adv/advertising.html
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 276: TECNOLOGIA – Il CD per sempre

    Una notizia che riguarda l’informazione, eccome se la riguarda! Che tu sia di destra o di sinistra, guardia o ladro, giornalista o intervistato, alla fine tutti finiamo memorizzati da qualche parte. Il contenuto dei siti, dei giornali elettronici, delle comunicazioni email, i video, la musica, oggi tutto finisce trasformato in una sequenza discreta di stati magnetici o ottici destinati a sparire in poco tempo, a meno che non si provveda ad una continua operazione di duplicazione programmata. Fino a pochi anni fa, l’importanza di un’informazione risiedeva nel significato e nell’uso che decidevano i posteri e non chi l’ha prodotta, mentre nella società digitale questa equazione si è invertita, e i nostri posteri rischiano di restare senza storia, senza ricordi, proprio perché saranno stati i loro nonni (noi …) a decidere cosa salvare e cosa no. Si sentiva quindi forte la necessità di trovare dei supporti in grado di conservare l’informazione in modo più stabile, e questa tecnologia è stata finalmente individuata da una piccola azienda ceca, la Northern Star di Praga (http://www.northernstar.cz/).
    Senza entrare nei particolari della lavorazione, che è innovativa, il nuovo DVD da 4,7 gigabyte consentirà di memorizzare dati per oltre 160 anni usando gli attuali masterizzatori, una durata sempre breve rispetto ad un foglio di carta, ma decisamente incoraggiante rispetto ai 10/20 anni di un tradizionale DVD “bruciabile”. Non per niente il motto che l’azienda scrive sulla sua confezione è “write once, read forever”. Anche se, a dire il vero, la sagra delle minorenni del cavaliere sperano in molti che finisca cancellata per sempre, bunga bunga compreso.
    Video su Youtube: http://www.youtube.com/watch?v=bRfU3XYMKWA
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 275: SOCIETA’ – Le leggerezze di un pm

    Facendo i debiti scongiuri, se qualcuno vi rubasse la chiave di casa e vi entrasse facendoci un semplice giro uscendone senza danneggiare nulla, questo sarebbe considerato una violazione di domicilio. Aggiungendo a questo la rottura di un televisore, qualsiasi sentenza comporterebbe in aggiunta un reato di danneggiamento, con relativo danno per il ripristino del bene danneggiato. Se il bene danneggiato fosse un bel “puzzle” appeso al muro, al valore del gioco dovremmo aggiungere un “costo” delle ore di impegno necessarie per montarlo, valutabili in chissà quale modo.
    Quindi non si riesce a capire come mai una persona che ha subito il danneggiamento di un proprio “puzzle” personale su Facebook (la sua casa di Pet Society), costruito con centinaia di ore davanti al PC e spendendo soldi nei negozi virtuali della rete, debba subire il doppio scorno della richiesta di archiviazione da parte di un pubblico ministero. Perché è questo che sarebbe successo ad una persona di Palermo, la cui vicissitudine è stata riportata da diversi quotidiani (*).
    Lascia sconcertati che un pm non sia stato in grado di riconoscere un reato così evidente, previsto in termini espliciti dalla legge, che comincia con il furto della password per finire con una casa vuota, anche se virtuale, e nemmeno di capire che, oggi, i beni possono essere anche dematerializzati, possono consistere in un archivio di musica, di film regolarmente acquistati su un supporto diverso dai classici CD. E possono consistere anche nell’idea di possedere qualcosa per la quale si è pagato denaro sonante (più o meno, vista la dematerializzazione anche di quest’ultimo): è il caso di Pet Society.
    Per fortuna che il giudice per le indagini preliminari ha invece accolto l’opposizione agguerrita degli avvocati della danneggiata, disponendo l’indagine della polizia postale per individuare il colpevole. E se riusciranno a trovarlo, lo scherzo costerà caro al nostro Lupin virtuale, vista la somma di reati ascrittigli, dal furto d’identità fino al danneggiamento: tutti reati penali.
    Un’osservazione più tecnica a piè d’articolo: il termine hacker usato dall’Ansa (l’agenzia stampa dalla quale la notizia deriva) è usato in questo caso in modo errato, in quanto per i pirati informatici che creano danneggiamenti è in uso un termine diverso, cracker. Hacker è colui che non abusa della propria capacità ma, anzi, spesso la mette a disposizione proprio per il miglioramento dei sistemi di difesa informatica.

    * http://www.ilsecoloxix.it/p/magazine/2010/10/22/AMvxIxAE-facebook_svaligiata_inchiesta.shtml
    * http://www3.lastampa.it/costume/sezioni/articolo/lstp/369891/

    (Stefano De Pietro)

     
  • OLI 274: PAROLE DEGLI OCCHI – Un genio assai silente

    Foto (C) Stefano de Pietro
    La poltrona alla fermata è di un genio assai silente,
    che, sì, timbra il cartellino, ma non vuol fermar la mente.
    Chi in Comune se la spassa a cercar la soluzione
    dell’azienda che assomiglia molto più ad un carrozzone,
    molto avrebbe da imparare dal vecchietto intraprendente
    che la sedia pone in atto per seder comodamente.

  • OLI 273: GIUSTIZIA – Aldrovandi: le tremende parole della verità

    E’ sabato 9 ottobre 2010 e nel blog della famiglia Aldrovandi vengono scritte parole molto tristi, non solo per il significato privato del dolore di una madre che ha perso un figlio, ma anche per la fotografia pubblica che viene fatta dello stato della giustizia in Italia, dove un omicidio viene liquidato, di fatto, senza nemmeno un giorno di carcere per nessuno. La signora Aldrovandi cerca almeno di considerare la cifra offerta dal ministero (in cambio del silenzio giudiziario) a titolo di scuse ufficiali della Polizia, in assenza di una qualsiasi azione istituzionale reale in tal senso. Come fosse un secondo funerale e con quattro poliziotti condannati per omicidio colposo ancora in servizio attivo. Il post non viene riportato sui principali media istituzionali, ma solo su blog e iniziative giornalistiche in rete: sembra doveroso citarlo integralmente.

    (Dal Blog federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/federico_aldrovandi/2010/10/09/risarcimento/)
    “SABATO, 9 OTTOBRE 2010
    Risarcimento
    Questo è un passo importante, almeno così pensavo.
    Mi sono chiesta tante volte se accettare significava vendere mio figlio.
    Ma purtroppo Federico non me lo potrà restituire nessuno e io non ho nemmeno più la forza di odiare.
    Mi piace pensare che questo sia un gesto riparatore dello stato e delle istituzioni nei confronti miei e della mia famiglia.
    Doveroso e significativo. Così mi piace pensare, perché i poliziotti che hanno ucciso mio figlio non faranno un giorno di carcere mai, anche se proseguissimo in appello e in cassazione, perché i poliziotti che hanno ucciso mio figlio rimarranno in servizio anche se vinceremo in appello e in cassazione.
    Questo non è giusto, e siccome l’odio dentro di me non deve prevalere sull’amore che ho ancora e sempre per Federico mi piace pensare che lo stato mi abbia chiesto scusa
    perché altro non mi rimane. L’unica soddisfazione è quella di avere restituito la verità sulla sua morte e sulla sua memoria, ma nessuno putroppo pagherà per ciò che ci hanno fatto
    perché questa è l’Italia”

    (Stefano De Pietro)

  • OLI 272: CITTA’ – Il funerale del Teatro Carlo Felice

    Genova, 28 settembre 2010, Piazza De Ferrari, ora di pranzo.
    Il funerale del Teatro Carlo Felice con i dipendenti e i collaboratori del teatro.

    (C) 2010 Stefano De Pietro

    OLI 272: SOMMARIO

     

  • OLI 272: SOCIETA’- Dislessia: ignoranza editoriale

    E’ stata da poco approvata la nuova legge sulla dislessia, che dota finalmente lo Stato di una norma all’avanguardia, con aggiornamenti per gli insegnanti, fondi per l’istruzione, definizione dei vari tipi dei Dsa (Disturbi specifici di apprendimento – discalculia, disortografia, ecc). Dopo molti anni di giacenza a livello delle commissioni parlamentari, sono stati una petizione online e un gruppo di Facebook che sono riusciti a sbloccare la situazione, grazie alla mamma di un bambino dislessico, Laura Ceccon (*), che si è fatta promotrice di una richiesta. Molti giornali si sono interessati alla cosa, anche in virtù del media inconsueto per l’Italia, appunto Facebook, usato per fare visibilità nazionale e soprattutto organicità alla richiesta, davvero forte, da parte di chi la dislessia la vive quotidianamente in casa, con i propri figli. Avvenire, il Corriere della Sera, televisioni locali, tutti hanno fatto la loro parte per spiegare di cosa si tratti, di come possa essere superata o perlomeno “arginata” la dislessia, come comportarsi per consentire a tutti di usufruire della possibilità di studiare e di darsi le migliori opportunità nella propria vita.
    Fino a poco tempo fa, e ancora oggi a dire il vero, la dislessia non veniva riconosciuta dagli insegnanti, causando gravi danni psicologici ai bambini, problemi alle famiglie, ritardi nell’apprendimento. Anche quando la diagnosi finalmente metteva in luce il motivo della incapacità di alcuni bambini di uniformarsi ai metodi di apprendimento dei loro compagni, comunque era difficile trovare insegnanti in grado di gestire la situazione in modo professionale, soprattutto per la totale mancanza di formazione in materia da parte del sistema di aggiornamento scolastico. Oggi, con la nuova legge, sono state messe le basi per cercare di risolvere questa situazione davvero indegna di un paese moderno.
    Mentre da tutti, genitori, specialisti, ministero, parlamento, si levano parole di approvazione, una voce fuori dal coro ci manda una stonatura che attacca a trecentosessanta gradi questo risultato, non tanto nei particolari di questo o di quel comma, ma proprio per il modo di intendere nello specifico la dislessia, e più in generale il concetto stesso di “differenza” tra le persone.
    Questo falsetto fuori registro appartiene a Guido Mattioni, che prima ancora che editorialista del Il Giornale è, così lui stesso si definisce nell’articolo “Scuole come ospedali: non più somari ma malati”, un “caprone in matematica” (**).
    Intristisce vedere una mente così arcaica scrivere appollaiato in un trespolo tanto alto, dalla cui elevazione con poche parole incompetenti, incapace della comprensione della bellezza della differenza del mondo, cerca di distruggere il lavoro fatto da decine di persone, esperti di apprendimento, ricerche internazionali, congressi e esperimenti. E ancora di più stupisce la mancanza di controllo della direzione del quotidiano su quanto scrivano i propri redattori, non certo censurando ma per lo meno marcando la dissociazione da un articolo che nei contenuti offende la dignità di persone che hanno difficoltà di vita non tanto per la propria condizione di inadattabilità a metodi di scrittura e di pensiero per loro inutilizzabili per natura, quanto per l’incapacità di cambiamento che la nostra società ha manifestato. Mattioni, con lo stridere dei propri concetti conservatori ottocenteschi, ne è un esempio lampante.
    Conclude l’articolo con un “E’ il nuovo che avanza”, almeno questo riesce a percepirlo, anche se non ancora ad appezzarlo. Laura Ceccon, che fa parte di questo nuovo che avanza, invita sul suo gruppo ad ignorare l’articolo e ad occuparsi di cose serie.

    * http://www.facebook.com/pages/Vicenza-Italy/Laura-mamma-di-un-bambino-dislessico/456803020023
    ** (http://www.ilgiornale.it/interni/scuole_come_ospedali_non_piu_somari_ma_malati/01-10-2010/articolo-id=477008-page=0-comments=1)

    (Stefano De Pietro)

    OLI 272: SOMMARIO