Incertezza in Via Terpi a Genova Foto Giovanna Profumo |
Categoria: Giovanna Profumo
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OLI 311: PRIMARIE – Roberta Pinotti, politica tra sofferenza e desiderio
Genova, 5 settembre 2011, teatrino di Santa Zita, inizio campagna per le primarie del centro sinistra a candidato sindaco.
Roberta Pinotti rilascia interviste. Un mazzo di palloncini colorati le passa accanto, mentre un tavolo è già allestito per le adesioni di volenterosi collaboratori, c’è anche un’arbanella per la raccolta fondi: “come per Obama” spiega Michela Tassistro. Si organizzeranno cene, aperitivi, e ci sarà una “squadra” per raccogliere idee e sollecitazioni.
Pinotti’s boys and girls indossano maglietta rossa con la scritta: iostocongenova, tuttoattaccato.
Legittimo chiedersi la fine che fanno coloro che non la sostengono. Con chi stanno? E stare con Genova cosa significa?
La senatrice mostra come un elegante ventaglio la copertina dell’ultimo libro di Mario Calabresi “Cosa tiene accese le stelle” e legge un passo di De Rita: “Oggi non sentiamo più lo spazio delle possibilità. L’Italia affonda perché non sa più desiderare, in realtà molti di noi hanno ancora dei sogni, quello che manca è l’ossigeno per raccontarli persino a se stessi, il futuro non esiste e si vive in un presente perenne e sfuocato”. Roberta Pinotti evoca “la morte del desiderio” e cita Padoa Schioppa – quello dei bamboccioni – che aveva individuato nella nostra classe dirigente un’incapacità di guardare lontano, perché attenta solo ai giornali e alla prospettiva delle prossime elezioni. Poi c’è la frustrazione di una politica fatta di annunci mai realizzati.La “motivazione” di Roberta “è un grande amore per la mia città” ed è da questo “amore” che nasce la scritta iostocongenova, ma anche “da una sofferenza interiore” data dalla sensazione – passando sulla sopraelevata, non sotto – delle grandissime potenzialità di Genova e dalla percezione che sia tutto fermo. A Genova accade quello che succede a Gulliver, spiega Roberta Pinotti, è come legata da moltissimi lacci e lacciuoli messi dai lillipuziani, “non è a terra come Gulliver, ma potrebbe correre e non lo fa”.
La senatrice parla di una vocazione internazionale del porto, di imprenditori desiderosi di investire ma privi di condizioni per farlo, di industria e compatibilità sul territorio, di fuga dei giovani, ed anche della scoperta di Genova come meta turistica da parte di molti amici che le dicono “perché non ce l’avete detto prima!”.
Certo i dubbi, quando è stata sollecitata a scendere in campo, se li è fatti: “sarò in grado?”. Però “se mi sono messa in gioco, penso di potercela fare”. Perché “non arrivo dalla luna” e “ho fatto l’assessore in Comune, conosco le difficoltà”. Ma “va messo in moto un pezzo di risposta alla crisi”. E non bisogna credere che “tutto ciò che non va bene debba rimanere così” dalle deiezioni canine a questioni più grandi, chi amministra deve operare per il cambiamento. Quindi bisogna “dare spazio ai desideri costruendo percorsi possibili” e va tenuto presente che “Genova non è solo dove viviamo Genova è chi siamo”.
Sulle primarie risponde citando un post sulla pagina “nata spontaneamente” su Facebook “cittadini per Roberta Pinotti Sindaco” in cui viene detto che la politica non deve rimanere un gingillo per pochi.
Roberta Pinotti ha svolto attività politica a Genova dal 1993, alla Camera dei Deputati dal 2001 per due legislature, attualmente è alla terza, eletta senatrice dal 2008: è in politica da diciotto anni.
(Giovanna Profumo) -
LE CARTOLINE DI OLI 6: SOCIETA’ – Il lusso tra diritti e privilegi
E’ apparsa anche per le strade di Genova la campagna pubblicitaria della nuova Lancia Ypsilon. Protagonista l’attore francese Vincent Cassel, già interprete maschile del film “Il cigno nero”, nel ruolo dello spregiudicato e sadico coreografo. La campagna è realizzata dall’Agenzia Marco Testa. Singolari tre elementi. Il primo che dopo aver imposto la rinuncia a molti diritti ai propri dipendenti, il gruppo Fiat se ne esca, a ferite aperte, con una pubblicità di questo tipo. Il secondo che – in tempi di tagli, finanziarie, sacrifici – la casa automobilista evochi il lusso come diritto. Il terzo che ci si rivolga agli strati più colpiti dalla crisi con un messaggio pubblicitario che tende a cancellare preoccupazioni reali facendo leva sul sogno di far parte di élites che non conoscono crisi, precariato, disoccupazione. Cose che capitano in un mondo in cui privilegi e diritti vengono quotidianamente confusi fino a smarrirne il significato. Vincent Cassel nel film il Cigno Nero condurrà la protagonista al suicidio. Il cartellone è stato fotografato a Genova Campi.
(Giovanna Profumo)
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LE CARTOLINE DI OLI.2: CITTA’ – Corso Carbonara: i tagli del cantiere
Genova, 8 agosto 2011 – Un comunicato stampa del Comune di Genova datato 4 agosto 2011 avvisa gli abitanti di quanto avverrà a decorrere dal giorno 8 fino al 1 agosto 2012, in Corso Carbonara a Genova.
Il cantiere deve essere attivato per “la realizzazione di un pozzo di ventilazione della galleria ferroviaria San Tommaso” ed è previsto “nell’ambito della realizzazione del sestuplicamento della tratta Genova Principe – Genova Brignole del nodo ferroviario di Genova”
Il comunicato informa che l’allestimento del cantiere prevede la rimozione delle alberature di “scarso pregio presenti su entrambi i lati della carreggiata”, intervento necessario per garantire durante i lavori il “doppio senso di circolazione nel tratto indicato”.
Viene garantita la sostituzione degli alberi a fine lavori. Ma non viene scritto il numero di piante da abbattere.
Nemmeno un cenno relativo ai posti auto di cui i residenti dovranno fare a meno, nonostante il rinnovo del permesso – in scadenza il 30 luglio – sia stato appena effettuato.
Pare che gli alberi da eliminare siano 30 (ma 6 giovani piante dovrebbero essere graziate e messe a ricovero in vivaio). Una ventina di alberi sono stati abbattuti questa mattina. I parcheggi di cui fare a meno, dice un abitante, sembra siano 85.(Giovanna Profumo)
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OLI 310: GENOVA – AAA Cercasi Sindaco
Ci dicono che non ci sono alternative.
E che le loro eventuali alternative sono le più ponderate.
Alcune volte restano senza parole.
E ci fanno aspettare decisioni prese in stanze segrete e nei loro circoli.
In alcuni casi chiedono le primarie. Spinte dalle correnti.
Ma quanti sono i potenziali Sindaci sconosciuti ai cittadini?
Quanti uomini e donne preparati e sensibili, ignorati dai partiti?
Ci piacerebbe che il dibattito politico relativo alle elezioni comunali del 2012 per la città di Genova si accendesse attorno a nomi nuovi, persone di cui fosse provata la competenza relativa al territorio, alle molte criticità di Genova, capaci di presentare un programma politico sensibile a mobilità, occupazione, ambiente, integrazione. Persone di cui, oltre ai dati anagrafici, siano chiari ed offerti al pubblico giudizio il percorso scolastico, le esperienze professionali, la conoscenza di lingue straniere e della macchina comunale. E le passioni. Persone, naturalmente, libere da pendenze penali.
Magari qualcuno tra chi ci legge potrebbe avere qualche interessante proposta da offrire al dibattito e alla speranza di tutti coloro che hanno una forte preoccupazione per il futuro della città, e di tutti quelli che la politica vorrebbero farla ma non possono, frenati dalle dinamiche di partito.
Le idee potrebbero impilarsi qui sotto, nei commenti a questa piccola sollecitazione.
(Giovanna Profumo e Paola Pierantoni) -
OLI 309: SETTIMANA DEI DIRITTI – Viviana Matrangola racconta Renata Forte, sua madre
“Non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma credibili.” Viviana Matrangola ricorda ai presenti una frase del giudice ragazzino, Rosario Livatino, assassinato dalla mafia nel 1990.Viviana parla sul sagrato della Chiesa delle Vigne a Genova. E’il 10 luglio, domenica pomeriggio. La piazza è piena. E lei racconta di sua madre Renata Fonte, assessore alla cultura del comune di Nardò, in provincia di Lecce, uccisa il 31 marzo 1984 perché aveva a cuore un parco che non voleva venisse lottizzato. Viviana viene dopo l’intervento di don Andrea Gallo e di Pietro Grasso, la storia di sua madre è la storia dei giusti che si sono opposti. “Mia madre diceva no mentre gli altri dicevano sì” e Viviana spiega che, per molti anni, dell’assassinio di sua mamma non si è quasi parlato. La voce di Viviana è spezzata dall’emozione del ricordo, un ricordo vissuto in solitudine con la sua famiglia per diversi anni. Adesso lei è responsabile internazionale di Libera Memoria, associata alla rete Libera di Don Luigi Ciotti.A questa donna è difficile dare un’età. Ha una bellezza fresca, pare giovanissima. Ma aveva già dieci anni quando sua madre è stata ammazzata dopo aver partecipato ad un consiglio comunale. Ha energia e determinazione e il suo intervento pone l’accento sul fatto che a parole ognuno è in grado di sostenere un’idea, ma sono i fatti che marcano la differenza.La sensazione, sentendola parlare, è che Viviana non sia orfana.(Giovanna Profumo- galleria fotografica di Giovanna Profumo) -
OLI 308 – NUOVI TALENTI: Ester Armanino, giovane scrittrice genovese
Dopo averlo finito è facile provare un senso di gratitudine.Perché Storia naturale di una famiglia di Ester Armanino (ed. Einaudi – Euro 16,50) è un ottimo romanzo, pieno di tutto quello che si vorrebbe trovare in un libro. Sono vicende comuni a molte famiglie, viste con gli occhi di una bambina che cresce e diventa grande. Sguardo preciso quello di Bianca, capace di cogliere l’essenza assurda dei rituali, il giudizio delle persone, lo sgretolarsi lento del rapporto dei suoi genitori:“Nelle altre famiglie si paralava di noi. A pranzo, a cena, dal parrucchiere, in chiesa. Eravamo una casa scoperchiata da un terremoto e tutti potevano sbirciare dentro, tra le macerie.Le altre famiglie si avventavano sui resti della nostra per provarne compassione disappunto, eccitazione, cattivo esempio, battute, lezioni di vita, ammonimenti, cose così. Ricordavano come eravamo prima, nelle loro case, alle loro cene. La coppia affiatata e i marmocchi nutriti d’amore.”Ma i personaggi di Ester Armanino stanno nella vita e nella vita cambiano. Senza occuparsi di quella degli altri. Annientati dal dolore, fanno fronte ognuno a proprio modo. Compongono e scompongono la propria esistenza. In Storia naturale di una famiglia c’è una tale quantità di amore da rimanerne sorpresi. Ambientato a Genova, offre della città piccole, chiare inquadrature. E c’è in Ester Armanino una capacità di scrittura che non ha nulla da invidiare ad Elena Ferrante, Tiziano Scarpa o Michela Murgia. L’autrice è genovese ed ha solo ventotto anni. Nella quarta di copertina c’è scritto che “è architetto”.(Giovanna Profumo) -
OLI 307: ANZIANI – Stoccolma, Rivarolo e le inaugurazioni del PD
La casa di riposo è a Solna.
Il centro di Stoccolma è a quindici minuti di metropolitana.La casa di riposo è il ricordo di un viaggio dell’estate scorsa.All’estero, in certi luoghi, ci si finisce per accompagnare qualcuno in visita. E’solo il caso che ti ci porta e non fanno mai parte dell’album di fotografie.La casa di riposo di Solna a Stoccolma è una palazzina liscia liscia che affaccia sulla strada principale. Chi accompagno mi spiega che i degenti sono tendenzialmente divisi per età, ad ogni piano corrisponde una fascia di tempo. L’ultimo piano, quello più vicino al paradiso è per i più anziani. Il reparto è accogliente come la hall di un albergo: divani svedesi, televisore, sala da pranzo spaziosa che un’addetta sta spazzando dopo cena, l’ora del nostro arrivo. Una porta a finestre è spalancata su un lungo balcone pieno di piante. La luce del tramonto schianta sui pensili allineati su tutta una parete. Nella sala accanto un gruppo di ospiti chiacchiera.La porta della stanza dell’anziana è preceduta da una targhetta con il suo nome ed una fotografia nella quale è inquadrata assieme alla persona che più si occupa di lei nel reparto. E’ uno scatto amicale. All’interno, un grande bagno per disabili precede sulla sinistra una camera spaziosa con cucinino e frigo. La stanza è arredata con alcuni oggetti cari alla donna: un tavolino da tè, un bureau, due poltrone e alcuni quadri che l’hanno accompagnata tutta una vita.Lì i degenti fanno molte attività. Chi può esce e vive il quartiere. Ed è assolutamente normale che l’assistenza all’anziano venga fornita al massimo livello, al di là del reddito. La casa di riposo di Solna è pagata dalle pensioni dei degenti stessi.Sul Secolo XIX , nei giorni scorsi, un’inchiesta ha svelato il livello di assistenza fornita in alcune case di cura genovesi. Anziani affamati, fatti dormire nel “locale destinato alle attività riabilitative”, parcheggiati davanti al televisore ore ed ore, messi a letto subito dopo cena e alzati all’alba il mattino successivo.Molti dettagli atroci sono stati forniti dalla lettera di Marta Bianchi apparsa il 27 giugno sul SecoloXIX.
Marta Bianchi è lo pseudonimo di una dipendente di “Anni azzurri – Sacra Famiglia di Rivarolo”. Prima di essere trasferita lì, spiega, lavorava alla “Casa Protetta Villa San Teodoro, piccola struttura con soli 18 anziani, con addirittura certificazione di qualità, già lodata dal Cardinal Bagnasco e dal sindaco Vincenzi, che dopo le lodi (“fiore all’occhiello per il Comune” la definì) nulla fece per evitarne la chiusura. Ciò permise, guarda caso, alla Sacra Famiglia di aprire con largo anticipo i battenti assorbendo qualche dipendente e 17 dei 18 anziani. La metà dei quali morì nei primi sei mesi dal trasferimento”.Nel 2009 su Oli 227 Paola Pierantoni, occupandosi di assistenza pubblica, forniva dettagli sull’evento: “L’inaugurazione più recente, celebrata in grande spolvero, è quella della struttura “La sacra famiglia” di Rivarolo, che ha avuto il privilegio di una procedura di accreditamento insolitamente rapida. Pare che la qualità della residenza sia ottima. Di certo ottima è la stampa di cui gode sul sito del PD”. (*)(Giovanna Profumo) -
OLI 306: VINCENZI – I mezzi della politica e la solitudine delle donne
Lo foto spicca in un paginone di Repubblica ed Genova del 16 giugno. E’ una sindaco al volante di un autobus che sorride complice del gioco che qualcuno le ha chiesto di fare. La didascalia illumina il lettore: “Marta Vincenzi alla guida di un bus. Ieri il sindaco ha viaggiato sui mezzi Amt per verificare la situazione dei trasporti”. Il titolo è ancora più esaustivo “Vincenzi, un giorno da passeggero”.
Raffaele Niri spiega che si è trattato di “un blitz” della sindaco che, dopo le polemiche emerse sulla stampa, ha deciso di verificare di persona il livello del servizio. Un blitz che “avrebbe dovuto rimanere segreto”. Infatti Marta Vincenzi “ha ritenuto di non avvisare nessuno, né la stampa” – che tuttavia offre una dettagliata cronaca di tutti gli autobus sui quali la sindaco è salita – “né le televisioni, né i suoi collaboratori”.Legittimo domandarsi perché questa sia una notizia anziché una pratica, quantomeno settimanale, che avrebbe potuto permettere a Marta Vincenzi di verificare negli anni del suo mandato cosa accadesse prendendo una a caso una delle molte linee dove i volti dei passeggeri esprimevano attesa, fastidio o sollevato stupore sotto le pensiline.Il primo cittadino non dovrebbe essere anche il primo passeggero di Amt?Questo uno dei nodi da sciogliere.Del resto, con Bersani a Genova, la stampa locale offre un quadro mortificante. Cena da Pintori, anche quella dettagliatamente segreta – esattamente come il blitz sui mezzi AMT – dove si incontrano il segretario del Pd con alcuni esponenti “bersaniani”, Marta Vincenzi nel ruolo di convitato di pietra. Cena di soli uomini che forse non avevano i “mezzi” per offrire il pasto alla prima cittadina di Genova, risparmiando ai lettori la fatica di comprendere su quale scoglio andrà a sbattere la prossima campagna per le elezioni del sindaco. Emerge il ricordo della London Valour.Ma la sferzata finale viene offerta da Il Venerdì di Repubblica uscito il 17 giugno che, sempre a firma di Raffaele Niri, offre un titolo assai dinamico: “Io, sindaco donna, so come sbattere i pugni sul tavolo”, dove si parte dal senso di solitudine di Marta Vincenzi che “nella lapide che sovrasta il suo ufficio legge solo nomi di uomini” per presentare il libro intervista “38 più una” con Mario Peternostro. “Non cerco a priori la solidarietà femminile nelle battaglie che faccio, perché non sopporto la retorica delle cordate vestite di femminismo. Tranne poi addolorarmi e stupirmi quando le ritrovo schierate nella conservazione”, dichiara Marta Vincenzi. Nel pezzo emerge che i maschi gestiscono molto, troppo e pare che le dicano “Sai, c’era da sbattere i pugni sul tavolo, un uomo lo sa fare meglio”. Nel pezzo la sfida, per la sindaco dei bilanci sul suo mandato da fare esclusivamente con uomini.Sarebbe davvero bello capire dove Marta Vincenzi ha scorto “la retorica delle cordate vestite di femminismo” e in quale occasione ha provato stupore e si è addolorata nel vederle agire. Perché dopo il 13 febbraio, per le donne italiane le parole sono diventate più importanti. Della solitudine, in politica, sul lavoro, in famiglia la maggioranza di loro sanno già tutto.(Giovanna Profumo)