Categoria: Genova

  • OLI 395: CITTA’ – Scuola Daneo, la nuova Genova

    Nei giorni scorsi la scuola Daneo ha tenuto tra Via Cairoli e Piazza della Meridiana il suo mercatino annuale. Con la vendita dei piccoli oggetti prodotti dai bambini vengono finanziate attività che senza questo sforzo straordinario di speranza e fantasia non potrebbero esistere, in un mondo in cui la scuola è abbandonata da tanti anni alla deprivazione di risorse tanto indispensabili quanto negate.
    A un certo punto inizia il coro, diretto dalla Maestra Giusi Giannubilo. In tanti a Genova ormai lo abbiamo sentito, ed è sempre una festa.
    Giusi mi dice che sono in trecentocinquanta oggi le bambine e i bambini. La metà italiani, l’altra metà ancora no, anche se ne avrebbero, a rigor di logica, diritto perché sono nate e nati qui, seconde e terze generazioni, che iniziano regolarmente la scuola a inizio anno, diversamente da come avveniva anni fa, quando bambine e bambini di famiglie appena immigrate arrivavano quando capitava.
    Non era facile fare fronte a queste classi a geometria variabile; oggi il problema non c’è quasi più perché di immigrati nuovi ne arrivano pochi. La maestra lo dice senza sollievo e senza allegria.
    Già, si fermano in mare, o nei ‘centri di accoglienza’.
    Un bambino propaganda la vendita: “Comprate! Per piacere comprate! E’ per il nostro futuro!” Sullo sfondo due striscioni recitano: “Per la scuola pubblica, per la scuola di tutti” e “Un piccolo mondo unito a sostegno della buona scuola e della cultura”.
    Buon 2014, Genova.
    (Paola Pierantoni – Foto dell’autrice)

  • OLI 394 – PUC: Alla fine della Fiera

    Mercoledì 11 dicembre presso il Municipio Medio Levante si è avuto un pacifico esempio di come si può ragionare tra cittadini e rappresentanti delle Istituzioni senza perdere la bussola, lontano dai disastri in parlamento, piazze e web. L’occasione è stata un incontro organizzato dal Movimento 5 Stelle con giovani volontari esperti e garbati, per discutere sul destino della Foce e dei suoi spazi degradati, luoghi su cui si è ormai ipotizzato di tutto, dallo stadio alla Fiumara 2.
     Una prova di percorso di partecipazione, un concorso di idee, “un interpelliamo i residenti”  auspicato e mai avvenuto, al di là dei comitati.
    Si apprende dai giornali ( Repubblica, e Mercantile 29/11) di un megaprogetto sul palazzo dell’ex Nira-Ansaldo, edificio dismesso da tempo, per il quale si erano prospettati dapprima nuovi uffici. Per quali società? visto il lavoro che non c’è; e poi un grande albergo per le manifestazioni in Fiera, quali? se pure il Salone Nautico s’è ristretto.
    Aste deserte per l’ex Nira, ma gli uffici di Sviluppo Genova – altro mistero di partecipata – da agosto stanno studiando in segreto la proposta di un’immobiliare di Torino, presentata a tre giorni dalla scadenza del 2 dicembre, in Commissione comunale. Si prevedono megastore alimentare e altri servizi commerciali per circa 7mila metri mq, più magazzini , perché si comprendono alcune costruzioni precarie intorno al palazzo, un albergo, palestre per quattromila mq, residenze, non manca proprio nulla: 23mila mq di superficie, a cui aggiungere un migliaio di posti auto. Finalmente, ironizza il consigliere comunale 5 Stelle in Municipio, potrà sbarcare in città la grande firma alimentare che mai v’è riuscita ed uno pensa a tutte le aiuole cittadine che da anni cura l’azienda in questione, una fortuna in giardinieri per aprire supermercati a Genova.

    Premesso che qualcosa se ne dovrà pur fare di quel palazzo, a tirarlo giù nemmeno se ne parla, del resto è un immobile pubblico in un posto bellissimo, vista mare e quant’altro, come ci si arriverà? Un bel problema che l’Amministrazione dovrebbe assolutamente risolvere prima di ogni “ sì” a qualunque ipotesi, la stretta stradina sotto la sopraelevata non reggerebbe il traffico, visto il maxiparcheggio proposto: il quartiere della Foce ne ha già abbastanza di servitù di viabilità.
    Nel limbo l’ipotesi stadio, il patron ha ora grosse grane con il fisco. Anche in questo progetto si prevedevano però centri commerciali, mentre è recentissima la presentazione di un Polo permanente della Nautica in Fiera da parte degli operatori del settore. Oddio che affollamento e quanto interesse tutti insieme!
    E se invece si puntasse ad una rigenerazione urbana, in una visione d’insieme globale, riqualificando tutto il litorale da Boccadasse al Porto Antico, spiagge comprese, recuperando gli edifici dismessi per puntare ad una vocazione turistica? Follia cedere patrimonio pubblico in una posizione di pregio per uno stadio, attrattiva soltanto per una parte di genovesi, i tifosi di una squadra. Al di là dell’impatto urbanistico, dei max trenta posti di lavoro, come dice la brochure della Sampdoria, non se ne vedono i vantaggi per città e quartiere. Restituire invece agli abitanti il desolato piazzale Kennedy per farne un “belvedere-giardino” sopraelevato all’altezza della scogliera, vista mare con dei gradoni a rovescio come gli antichi teatri, per ricoverarvi sotto le auto dei residenti e di chi vuole passeggiare fino a Boccadasse o arrivare, tornare dall’Acquario, lungo un nuovo collegamento pedociclabile. In Fiera una cittadella del tempo libero, aperto tutto l’anno, polo per gli sport del mare e del benessere, parco acquatico, albergo: un’offerta turistica permanente per chi viene a Genova a visitare l’Acquario, fare una scappata in Riviera, si ferma un po’ e scopre che Genova è bella e non vuole morire.
    L’equilibrio economico? Un po’ di permute tra enti e riordino, una volta per tutte, negli intrecci di autorità portuale, comune, fiera e altro ancora.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 394 – POLITICA: Pinotti, Genova e la lentezza

    Genova è una città che ha grandi potenzialità a volte sembra di non crederci in queste sue potenzialità. Invece si deve poter cambiare, si deve poter andare in fretta, questa è una città che va troppo lenta e oggi abbiamo bisogno di correre proprio perché la crisi morde più forte, se non corriamo rischiamo di non risollevarci più. La prima emergenza è il lavoro 
    Intervista a Roberta Pinotti TGR Liguria del 9.12.2013

    Genova si è materializzata in tutta la sua identità nella dichiarazione della Sottosegretaria alla Difesa che ha consentito agli spettatori liguri di cogliere le ragioni del perché si è arrivati a questo punto. Lei (la città) non crede in se stessa e va troppo lenta. Genova è persona, è autonoma e responsabile delle sue azioni. Il trucchetto dialettico è noto, non è la prima volta che i politici fanno queste dichiarazioni sul paese, sull’industria, sul turismo, e su tutto quello che dovrebbero gestire e non gestiscono. Ma qui Roberta Pinotti, va oltre, sprona la città, lenta, ad andare in fretta.
    Abbiamo bisogno di correre. Dice
    Ma dove? Con chi? In base a quale progetto?
    Probabilmente dipende solo da Genova e dai genovesi.
    Se non fosse andata veramente in onda si poteva pensare che questa intervista fosse tratta da un film di Checco Zalone.
    Chi, eletto Renzi, temeva il cambiamento, non si preoccupi. Nel Pd locale, per ora, è tutto come prima
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 393: M5S – La politica secondo Grillo

    Il palco dà le spalle al sole. C’è il rischio di un Beppe in controluce a confondere la visione, penalizzare inquadrature, ma a scaldare i presenti. Sono giovani donne e uomini che già all’una del pomeriggio hanno occupato parte di piazza della Vittoria, la più grande di Genova.
    Lo spettacolo, dicono i cinici, non è pagamento.
    Ma questi sono venuti da tutta Italia e si sono accollati un viaggio lungo, noioso su pullman dondolanti. Inoltre c’è un freddo cane e il teatro di Grillo, se solo di quello si trattasse, si può tranquillamente godere al caldo delle proprie case, su un pc.
    Sono tanti? Sono pochi?
    Dal belvedere di Carignano appaiono compatti e numerosi, spezzati da un triangolo di sole. Adesso hanno anche le bandiere, sono organizzati e riconoscibili. Difficile immaginare Renzi, Cuperlo o Civati davanti a una folla così grande. Difficile anche immaginare gli eletti nei partiti storici, in piazza, a disposizione dei cittadini che li hanno mandati il Parlamento.
    Beppe si rivolge alla folla con un ecumenico ed ironico venite a me,  invitando chi è rimasto in fondo alla piazza ad avvicinarsi. Gioca le carte del genere comico, del genere politico ma è anche dal sacro che attinge paragonando il movimento alla Chiesa e, indirettamente se stesso al papa.
    L’esclamazione Italiani! cara a Benito è stata cancellata dal copione. Che copione rimane anche per lui quando gli scappa riferendosi alla piazza la parola platea.
    Tutto è oltre a Genova, nella politica secondo Grillo. Vanno resi due miliardi e sette di rimborsi elettorali, va cancellata la truffa semantica con la quale i vecchi politici hanno ingannato i cittadini e per la quale un inceneritore è diventato termovalorizzatore, va fatto un referendum sull’euro. Chi segue Grillo sente cose già dette, ma può anche scoprire che la piazza in cui si trova è stata affittata per cento anni ad un’azienda americana per trarne i ricavi del parcheggio. Le aziende italiane svendute e il lavoro diventato ricatto fanno breccia nei cuori dei presenti.
    E se lui ti promette che tutto questo si può superare perché non credergli? Lui che da solo ha portato in parlamento sessanta cittadini. Con lui e il Movimento si può reinventare il lavoro, superare i sindacati identici ai partiti. Sapendo che oggi, nella culla della civiltà, sette persone su dieci non capiscono un discorso se è leggermente complicato.
    Lui no. Non andrà in TV. La rete è una delle cinque stelle. E sarà l’accesso ad internet, per nascita, un diritto costituzionale che a Grillo pare più importante dello jus soli, tanto da non citarlo nemmeno. La carta dei diritti dell’uomo non è in agenda nella politica secondo Grillo che parla di dazi per difendere i prodotti italiani e fa la lista delle aziende nazionali vendute agli stranieri. Bisogna salvaguardare il “made in itali” (come lo scrive Beppe lo pronuncia) quello vero!
    Il sole è tramontato quando Dario Fo evoca paradisi fiscali per manigoldi e ricorda il tempo in cui si reagiva, insieme alla storia di ducati e signorie con la cultura e la potenza del passato. Ma il Nobel cita anche l’Ilva.
    Come tanti preti, i militanti dei cinque stelle daranno l’estrema unzione ai partiti.
    E dopo, grazie anche a questa piazza, chi non è con il movimento o non lo comprende si dovrà aspettare l’oltre tomba metaforica e politica.
    Ma è un’apocalisse da venire.
    Martedì sera Fassino, Alfano, Camusso sono in prima serata a Ballarò.
    E Grillo a Sant’Ilario.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 392: SANITA’ – Aspettare un anno ed essere felici

    Oggi è una giornata nera. Nemmeno un posto a sedere. Succede spesso ma questa volta è diverso. Nell’aria c’è più tensione. E la pazienza scarseggia. Una signora anziana si lamenta per l’attesa – sono lumache! esclama – ha il cappello di lana calato come un elmetto sulla fronte. Deve essere nuova del luogo, è il tipo di persona che si lamenta allo stesso modo ovunque. La parola lumache le è congeniale, se ne compiace mentre la pronuncia.
    Il pannello luminoso scandisce i numeri lentamente. Dei tre sportelli, A B C, solo uno è indicato come operativo. Alle dieci del mattino ci sono già quarantacinque persone in attesa di pagare, prenotarsi e consegnare la cartella clinica. Molti hanno l’appuntamento. Infatti un cartello ribadisce loro di prendere il numero solo dopo la visita. Chi è esperto se la gioca: prende il numero appena arriva in ambulatorio sperando di restare nei tempi tra visita e pagamento senza saltare il turno e fare due code.
    Questa sala d’aspetto, in una palazzina bassa vicina alle camere mortuarie dell’ospedale Galliera, raccoglie persone di tutte le età: dal bambino che smanetta sul cellulare al vecchio sulla sedia a rotelle.
    Per ortodonzia chi c’è? – grida un’infermiera, una bambina scivola con la madre verso la porta a vetri. Urgenza numero undici? Chi deve togliere i punti? Per i punti si va al box otto. La voce dell’infermiera si mescola a quella dell’interfono, come alla spiaggia: La mamma di Laura C. avanti!

    Un padre, la figlia in braccio, racconta che per l’apparecchio della bambina ha chiesto l’appuntamento nel febbraio 2012 e glielo hanno fissato per marzo 2013. Ma è contento – anche se ha dovuto aspettare più di un anno – perché poi è stata seguita bene con appuntamenti programmati, a un costo di 800 euro circa tra visite e apparecchio. Con la grande eravamo andati da un privato, mi sarà costato almeno il doppio. La bambina è pronta per togliere l’apparecchio.
    Dentro, oltre la porta a vetri, sembra un alveare, i pazienti vengono smistati in una decina di box dove uno sciame tra medici infermieri e tirocinanti si occupa di loro. Difficile capitare con lo stesso dentista. Ma le infermiere si riconoscono, sono quelle che gestiscono la baracca, parlano ai bambini, sedano gli animi e organizzano i flusso di un’utenza poliedrica, riconoscente o maleducata a seconda degli umori e dei dolori.
    Qui più che altrove la lingua batte dove il dente duole.
    Ai politici genovesi si suggerisce timidamente di prenotare una visita di controllo.
    (Giovanna Profumo – disegno di Guido Rosato)

  • OLI 392: COMUNE – C’è verde e verde

    Non più una giungla ma un bel parco finalmente, avranno pensato i cittadini vedendo all’opera giardinieri e operai in Villa Gambaro.
    Da un mese il Comune ha iniziato i lavori per rimettere a posto il Parco di Villa Gambaro,l’unica area verde preservata a monte fra Albaro e S.Martino, del cui passato, dopo lo spezzettamento della pesante urbanizzazione, restano alcune Ville d’epoca, pure se ancora ci si ricorda degli uliveti e del verde di non tanto tempo fa. Ceduta anche una parte all’Università, in pochi decenni è sopravvissuto il polmone verde circoscritto assai degradato del parco, un suggestivo saliscendi di vialetti e piazzette, spazio ideale e quasi unica meta di chi possiede il cane.
    Il Municipio Medio Levante nel piano triennale dei lavori pubblici ha richiesto la riqualificazione del parco di Villa Gambaro, per cui si è stanziata la somma di 231mila euro.
    I lavori sono partiti e si è proceduto alla ripulitura del sottobosco, potatura delle alberature, messa in sicurezza dei percorsi, abbattimento delle barriere architettoniche, persino nuovi cestini per i rifiuti. Un bel lavoro.
    Il Verde è quasi tutto in ordine: peccato per le nuove ringhiere, quelle esistenti erano particolari, in sintonia e tono con il Parco.
    Nel rifare i vialetti, però, che davvero ne avevano bisogno, orrore, quello di accesso è stato asfaltato alla vecchia maniera, ovvero totalmente ricoperto di materiale impermeabile. E’ vero, rimuovere il fondo esistente avrebbe comportato più tempo e risorse, ma perché non farlo nel modo adatto? Perché si è proceduto apponendo uno strato sopra l’altro di asfalto e via, come un marciapiede? Ma siamo in un parco! Già si sono visti in questi giorni d’autunno i luttuosi disastri del “tutto asfaltato, tutto cementificato, tutto tombinato, canali , rii, fiumi “..i danni dell’incuria e di interventi malfatti.
    Così nel Parco di Villa Gambaro quando pioverà da quei vialetti la pioggia dilaverà e scorrerà a raffica in discesa, mentre le radici degli alberi a margine aventi a ridosso l’asfalto impermeabile soffriranno.
    Il Regolamento Comunale del Verde (articolo 7), prevede la “Tutela dell’area di rispetto delle alberature esistenti” dove “Per area di rispetto delle alberature, sia relativamente alle radici sia allo spazio aereo, si intende l’area della circonferenza ideale tracciata sul terreno…della chioma a raggiunta maturità”…Qualora attorno agli alberi si realizzino pavimentazioni impermeabili, quali, ad esempio, di asfalto o in calcestruzzo, si dovrà lasciare permeabile, l’intera superficie dell’area di rispetto”…

    Ci si chiede se davvero siano state utlizzate bene le risorse a disposizione, per un intervento che sarà irripetibile per gli anni a venire. E pensare che Aster in altre circostanze è da lodare, come per la festa dell’Albero alla scuola elementare Perasso di S.Martino, dove su proposta e volontariato di Legambiente  ha riqualificato l’aiuola del cortile della scuola, pulita dai Genitori del Rastrello, ma desolata. Ora al posto di pitosfori incolti, erba qua e là e un vecchio tronco secco ci sono un albero di prunolo, fiori , piante dei sapori di Liguria ed uno spazio da coltivare ad orto di aromatiche multietniche, per gli alunni stranieri. Una proposta di Legambiente che ha avuto successo l’anno scorso alla scuola Govi e e quest’anno oltre alla Scuola Perasso anche presso  la scuola elementare di Marassi.
    (Bianca Vergati, Ester Quadri – immagini di Ester Quadri, Giorgio Bocci)

  • OLI 389: CITTA’ – Slot machines, San Bernardino e il Parlamento

    Il 26 ottobre, allo Slot Mob, Dominic non c’è.
    Era stato tra i primi baristi in città  (OLI 348) a pretendere che il locale di famiglia tornasse alla sua vocazione originale: somministrazione di alimenti e bevande, non un casinò. Un anno e mezzo a tenere botta, aprendo il bar anche per far musica e teatro – con tasse SIAE proibitive – in direzione ostinata e contraria a quelle slots per le quali le enormi entrate non ripagavano i costi pagati dai clienti in termini umani e di dipendenza.
    Dominic ha passato il testimone, è andato via e, in quello che era anche il suo locale, sono tornate due macchinette eternamente presidiate da due fedeli innamorati. Chi è rimasto a gestire il bar con le slot potrà pagare l’affitto, lasciando cultura e musica fuori dalla porta.
    Allo slot Mob del 26 a Genova si è chiesto ai consumatori di scegliere: non tutti i locali sono uguali, anche pensare a dove si fa colazione è un gesto politico. Certo, hanno detto gli organizzatori, senza voler demonizzare chi ha scelto le slot – in molti casi necessarie per la sopravvivenza dell’esercizio stesso – ma con la volontà di premiare chi riesce a non metterle.
    Ma tutto questo quando è iniziato?
    In rete si trovano alcune date
    “1997 vengono la doppia giocata di Lotto e Superenalotto e le Sale scommesse
    1999 investitura ufficiale per il Bingo
    2003 spazio in Finanziaria alle Slot machine
    2005 (Finanziaria) la terza giocata del Lotto, le scommesse Big Match, le scommesse on line
    2006 (decreto Bersani) i nuovi corner e punti gioco per le scommesse”
    Oggi in Italia si contano 400mila slot machines
    Ogni decisione per favorire la diffusione del gioco d’azzardo in Italia è stata presentata, condivisa e avvalorata in Parlamento.
    Maria Carla Italia, della Consulta comunale contro il gioco d’azzardo, garantisce che le istituzioni sono a fianco della società civile in questa battaglia e che i cittadini non sono soli perché ognuno deve fare la sua parte. In arrivo il progetto sulla vetrofania unica da appendere nelle vetrine dei locali senza macchinette e l’organizzazione di una giornata nazionale di riflessione, programmata il 20 maggio, data in cui si festeggia San Bernardino da Siena noto per i suoi sermoni contro il gioco gioco d’azzardo.
    I cittadini non sono soli.
    A Dominic, rimasto senza lavoro, rimane San Bernardino.
    (Giovanna Profumo – santino da Internet)

  • OLI 387: COMUNE – L’incomprensibile futuro delle aree agricole

    L’agricoltura, di per se stessa, è un attività imprenditoriale. Quindi l’agricoltura come attività sua propria non fa tutela del territorio
    Arch. Silvia Capurro Direttore Direzione Urbanistica Comune di Genova

    Il 23 ottobre, giornata che ha inaugurato la prima allerta meteo dell’autunno, a Palazzo Tursi si è riunita la V Commissione Consiliare Territorio per discutere di PUC, e presentare le linee guida con cui il Comune intende rispondere alla Valutazione Ambientale Strategica, attraverso la quale la Regione Liguria ha chiesto all’ente di modificare la normativa che concede un indice di edificazione ad uso residenziale svincolato da impegni di attività agricola produttiva (leggasi villette) evidenziando l’esigenza di limitare il consumo di suolo esclusivamente ad attività agricole professionali.
    Ad assistere al dibattito un gruppo di preoccupati contadini e cittadini, in ascetico silenzio – la natura favorisce l’approccio zen anche delle questioni più spinose.
    Forte la difficoltà di adattare il linguaggio tecnico a quello comune, perché qui si è parlato di legge regionale, emendamenti, iter delle commissioni, tavoli di concertazione e soprattutto è emerso che non c’è un parere condiviso dai soggetti politici presenti in sala rossa su PUC e VAS, anche nella stessa maggioranza.
    Inizialmente è stato difficile persino chiarire se la Valutazione Ambientale Strategica della Regione Liguria fosse o non fosse vincolante per il PUC e se quelle fatte sino ad oggi fossero controdeduzioni del Comune o adeguamenti alla VAS.
    Il Vicesindaco Bernini che non ama esser servo di nessuno, tanto meno della Regione ha precisato che oggetto della discussione erano le controdeduzioni ad osservazioni su un provvedimento della giunta regionale che, per fortuna, vista la delicatezza della situazione ligure – che prevede il vincolo dei comuni a seguire queste osservazioni – ha inserito, la Giunta Regionale stessa, la via d’uscita rispetto a conflitti che potrebbero esserci, cioè l’istituzione dei tavoli tecnici.
    E da lì per Bernini bisogna partire, dalla dialettica che c’è in questi tavoli.

    (Silvia Capurro e Stefano Bernini)

    Supportati dalla competenza di dirigenti e funzionari dei vari settori del Comune i componenti politici della Commissione hanno potuto fare tesoro delle risorse dell’ente. Anche se la vischiosità del linguaggio tecnico è stato talvolta uno scoglio insormontabile.
    Silvia Capurro ha chiarito che le aree al di là della linea verde sono state classificate, dal piano regolatore adottato, tutte come aree agricole, su tutte le aree agricole possono intervenire in primis gli operatori agricoli professionali, dopodiché ci sono i cosiddetti presidi ambientali dove possono operare anche operatori agricoli non professionali.
    Ma chi controlla che il presidio ambientale venga fatto con la dovuta attenzione? Quali le sanzioni? Non esiste il rischio che costruita la villetta, in assenza di norme il territorio circostante venga abbandonato al suo destino tradendo il patto?
    Inoltre appare evidente che questa strada inciderà sul costo delle terre a svantaggio di chi a Genova crede si possa investire e incentivare il chilometro zero e la produzione agricola.
    Ma il 23 ottobre si è anche capito inoltre che sul territorio comunale le serre tradizionali, di fatto, non sono un’esigenza sentita dal settore produttivo. Non se ne prevede lo sviluppo e andrà promosso il recupero dei territori delle serre dismesse.
    Nella patria del basilico succede anche questo
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • LE CARTOLINE DI OLI: Marinella di Nervi, concessione per pochi intimi?

    Fulmini e acquazzoni parevano essersi portati via l’estate, spiagge quasi deserte, tutti rientrati in città, soltanto gli Uffici del Demanio del Comune di Genova quasi non hanno fatto ferie, anzi sono stati e sono tuttora a disposizione per accogliere le “manifestazioni di interesse” circa la Marinella, ristorante-bar-minihotel sulla passeggiata di Nervi. L’invito è comparso sul sito il 9 agosto 2013 con scadenza a trenta giorni ed è per concorrere all’acquisizione della concessione demaniale dello storico locale, che il vecchio gestore ha perduto per non aver pagato i canoni, ritenuti troppo onerosi. Dopo annose cause ed l’inevitabile fallimento, il Comune si è ripreso la concessione, Sorpresa però: pare che il curatore fallimentare dell’azienda abbia già fatto più o meno una “garetta” e sia ad un passo dal cedere intanto la licenza commerciale. Dunque il Comune mette in palio una concessione demaniale su una struttura per ristorazione e simili, la cui licenza commerciale potrebbe essere già in mano ad un terzo, che magari concorrerà ad ottenere quella demaniale, ma non è detto. Potrebbe verificarsi che chi compra la licenza non ottenga la concessione, ma si dubita, o viceversa, aprendo così a trattative parallele di licenze e concessioni, da cui soprattutto il privato e non  l’amministrazione trarrebbe vantaggio.

    Potrebbe anche succedere come lo scorso anno quando, sempre a Ferragosto, si sono aperte le iscrizioni alle manifestazioni d’interesse per i bagni Maria nei pressi del Gaslini: il concessionario ne aveva restituito la concessione perché voleva garanzie di durata del contratto per investire, richiesta legittima peraltro. Di fatto, a fronte di neppure una decina di concorrenti, inaspettati oltretutto, visti i tempi ristretti e il periodo, la concessione è comunque ritornata al vecchio proprietario, che ha vinto la gara ed ottenuto i tempi di durata che voleva, almeno ventennali e rinnovabili.
    Ma non era tutto fermo per la Bolkestein? Tutto legittimo, secondo la legge.
    Nei criteri per partecipare non risulta traccia di incentivazione ad “imprese giovanili” , le norme comunitarie prevedono garanzia di accesso per tutti e il Comune è tenuto giustamente a fare gli interessi dello Stato, così da incamerare sontuosi canoni, due euro al metro quadrato di spiaggia. Mentre i giovani, per riuscire ad entrare nel circuito delle imprese balneari devono adattarsi alla “sub-concessione”, a subentrare nella gestione dell’azienda che il titolare può tranquillamente cedere, secondo il Codice della Navigazione, un insieme di disposizioni a dir poco feudali, che prevedono pure l’ereditarietà della concessione di un bene demaniale, un bene di tutti i cittadini.
    E per acquisire si devono scucire fior di quattrini.
    Ad esempio,  in Corso Italia uno stabilimento balneare, che circa un mese fa ha perso al primo grado di giudizio il ricorso contro i canoni e non ne sta pagando “l’aggiornamento”, pare abbia trattative in corso per cedere la gestione ad alcuni ragazzi per centinaia di migliaia di euro. Così a Cala dei Montani, a Quinto, dove altri giovani hanno rilevato la gestione di un chiosco-bar per migliaia di euro all’anno e per il quale anni fa , tramite l’Ufficio per l’impiego, che aveva procurato l’abboccamento, due ragazzi si erano sentiti chiedere trecentomila euro, mentre il canone demaniale previsto per il chiosco non raggiungeva i mille euro.
    Quando si porrà fine al mercato milionario dell’appropriazione permanente di un bene pubblico come mare e spiagge e per di più con profitti per pochi?
    (Bianca Vergati – immagine di Guido Rosato – foto da internet)

  • CARTOLINE DI OLI: Festa Democratica – Dammi Letta

    L’ultimo avamposto del passato resiste deserto sotto il ponte della sopraelevata: è il chiosco del quotidiano l’Unità.
    L’evoluzione della Festa, negli anni, ha registrato continue svolte a destra, partendo dal nome – Unità appunto, mal tollerato dagli ex democristiani, ma rivendicato oggi come baluardo di larghe pacificazioni – per affondare sui contenuti, sino a quello che viene dato oggi a simpatizzanti ed elettori del Pd, un partito che è tutto e il contrario di tutto, dove tutto può accadere ma che ha chiuso definitivamente con la propria componente di sinistra.
    A testimoniare i diritti, per salvare il salvabile, il ministro Cécile Kienge, la faccia migliore e più autentica di questa festa di governo, alla quale bisognerà prima o poi offrire fatti concreti con leggi vere, votate, applicabili, per essere credibili.
    Il resto lo difende Enrico Letta, alla Festa Democratica Nazionale il 30 agosto a Genova, davanti ad una numerosa platea di anziani militanti, entusiasti e tolleranti con i dirigenti del Pd solo come i pazienti genitori sanno esserlo con i figli.
     Di riforma costituzionale e modifica di Camera e Senato parla il nipote di Gianni Letta che prospetta un’unica Camera che faccia le leggi e che dia la fiducia, con la metà del numero di parlamentari di oggi, un Senato composto esclusivamente da rappresentanti dei sindaci e delle regioni, non persone nuovamente elette, ma come Marco Doria o Claudio Burlando… persone, dice il primo ministro, che controllino dal punto “di vista del federalismo” che cosa fanno parlamento e governo. Il tutto annaffiato da

    una solida legge elettorale, affinché accada come in Francia e Spagna che quando si vota poi si governa, per quattro o cinque anni. L’estero, è evidente, non viene citato per altre cose – conflitto di interessi, leggi ad personam, sentenze della magistratura – altrimenti le larghe intese si stringerebbero attorno al collo del primo ministro che ancora non sa e non può sapere che fine farà il suo governo. Il resto è un inno alla moderazione, al sacrificio e alla pacatezza in una situazione straordinaria di larghe intese che Letta dice di guidare nell’ottica di un progetto paese che vedrà in futuro la vittoria dell’area riformista.
    Alla Festa di Genova va in onda la difesa d’ufficio di riforma dell’Imu e di Service Tax in nome dell’equità e della progressività, in nome del federalismo – ma non era caro alla Lega? – e dell’autonomia dei Comuni sulla base del principio vedo, pago, voto elemento essenziale del rapporto tra cittadino e sindaco, attraverso il quale il governo si deresponsabilizza totalmente, accollando sadicamente sulle spalle dei sindaci italiani tutte le responsibilità di scelte fiscali indispensabili per far funzionare le città.
    Sarà la componente cattolica del primo ministro ad averlo condotto in un sentiero degno di Ponzio Pilato?
    L’Europa si affaccia alla festa nazionale del Pd con la presenza dei segretari del Partito Socialista Francese Désir e del Partito Socialista Operaio Spagnolo Rubalcaba. Ma si affaccia soltanto, per rimanere incomprensibile a molti militanti, perché nessuno, alla festa nazionale del Pd, traduce i loro lunghi discorsi.
    C’è chi tra gli interventi dei due segretari stranieri coglie un “compagno Letta” e scoppia in una risata.
    Letta comunista?
    A sinistra si è liberata una prateria.
    ( Giovanna Profumo – foto dell’autrice)