Categoria: Paola Pierantoni

  • OLI 313: GRECIA – Frammenti

    “EΝΟΙΚΙΑΣΕΤAI “, “ΠΟΛΕΙΤΑΙ “, si affitta, si vende. Esercizi commerciali, ristoranti, caffè che hanno cessato l’attività, espongono cartelli che non avranno risposta.
    Automobili di lusso, requisite perché i mutui non sono stati pagati, si accumulano a migliaia, in attesa di compratori che non verranno, nonostante i prezzi stracciati. Illusioni di ricchezza finite al macero: “non sanno più dove metterle”.
    Come uscirne non si sa, perché qui non produciamo niente. Nemmeno la plastica delle carte di identità. Non abbiamo mai prodotto niente. Qui si è campato di impiego pubblico, posti di lavoro dati in cambio di voti, e corruzione
    La corruzione è endemica, è ovunque. Se voglio che l’impiegato comunale si giri, prenda in mano il fascicolo che ha nell’armadio, e ci metta il timbro che deve, devo mettergli davanti un biglietto da cinquanta euro”.

    In piazza a protestare non ci vado, insieme agli anarchici in Harley Davidson, e agli impiegati pubblici che hanno fatto i parassiti e vogliono continuare a farlo.”
    “La gente guarda la televisione, e maledice le cose che ha fatto fino a ieri, e che riprenderà a fare appena potrà
    Papandreu è lì e fa errori, ma cosa può fare? La crisi è mondiale, e la governa la finanza. Non hanno più senso né destra né sinistra. Nessuno ha soluzioni.
    Ci hanno illuso della ricchezza, e ora dobbiamo imparare di nuovo a vivere in povertà, come facevano i nostri nonni
    In periferia, nelle campagne, sulle isole, ancora si sopravvive, qui ad Atene la miseria dilaga

    Ma quasi metà dei greci è ormai concentrata in due città, Atene e Salonicco, fino a poco fa miraggio di benessere economico, ora condensati di povertà. Per la prima volta da anni il chiosco che vende cocomeri di un amico ha chiuso la stagione in rosso: anche l’anguria estiva è diventata un genere superfluo.
    Campagne abbandonate, e isole spopolate, salvo che per la stagione estiva, quando si cerca di sfruttare al massimo l’unica industria nazionale, il turismo.
    L’amico Ghiannis, circa cinquanta anni, girando per il villaggio di Manganitis nell’isola di Ikaria mi indica quello che non c’è più:
    Qui c’era il forno, una taverna, poi là il fabbro, e più in là il macellaio …
    Ma quanti eravate?
    Fai conto che alla scuola del paese eravamo in 120 bambini. Ora d’inverno siamo una cinquantina, gente che vive della pensione, marinai, emigranti che sono tornati …
    Tornati da tutto il mondo: qui incontri gente che ha passato la vita a New York, Chicago, Vancouver, Adelaide …
    In quanto a lui vive un po’ di musica, un po’ di pesca, un po’ di agricoltura.

    Nello stesso paese un altro amico, Panaghiotis, non ancora trenta anni, un anno fa ha deciso di abbandonare Atene, e costruire qui la sua vita con la sua ragazza. Anche lui musicista, ha rilevato l’ultimo negozio del paese, quello in cui puoi trovare “tutto”, e che fa anche da bar, da luogo di incontro, dove chiacchieri, bevi e mangi spuntini: “Ad Atene non si può più vivere, qui almeno riesci a mangiare, puoi coltivarti qualcosa nell’orto, pescarti un pesce, puoi vivere del minimo”.
    E il minimo, visto coi nostri occhi, è davvero minimo. Ridotte all’essenziale le materie prime con cui cucinare, e più che all’essenziale gli svaghi: chiacchierare davanti a un bicchiere, passare la notte a fare musica. E poi c’è il mare.
    (Paola Pierantoni – fotografie dell’autrice)

  • LE CARTOLINE DI OLI.5: SOCIETA’ – I desilenziatori


    Su Radio 3 questa estate, dal 2 luglio al 25 settembre, ogni sabato e domenica mattina alle 9.30, splendide lezioni di musica, da scaricare e risentire con calma, d’inverno:

    http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/PublishingBlock-4e02a2ec-4046-486f-b7b2-54b8a5ab86ab.html?refresh_ce



    Si tratta di ventisei lezioni curate da Giovanni Bietti, tenute da grandi musicologi e musicisti

    italiani; un’iniziativa divulgativa rielaborata per la radio, promossa dalla Fondazione Musica per Roma e dall’Accademia di Santa Cecilia.

    Bene, durante una di queste lezioni il docente, di cui purtroppo non ricordo il nome, parlava dell’importanza del silenzio nella musica. E nel discorso citava il suo incontro, avvenuto qualche tempo fa, con una strana parola: il “desilenziatore”. Aveva scoperto, con una stretta al cuore, che questo era il termine usato per definire la musica di fondo che viene immessa ormai ovunque. L’orrore, la minaccia, del silenzio, horror vacui sensoriale da cui difendersi con accanimento.

    Scopro che dei “desilenziatori” aveva parlato un articolo della sezione domenicale di La Repubblica del 2 luglio 2006. Ve ne propongo l’interessante lettura:

    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/02/dal-supermarket-all-aeroporto-prigionieri-della-musica-flebo.html





    (Paola Pierantoni)



  • LE CARTOLINE DI OLI.3: AMBIENTE – E’ calata la sera sugli ombrelloni comunisti


    Ikaria, luglio 2011. L’isola, governata fino allo scorso novembre, e dal tempo dei tempi, dal KKE (partito assimilabile alla nostra Rifondazione Comunista) ha cambiato amministrazione: ora il nuovo sindaco è sostenuto da “un governo di larghe intese”, cioè tutti tranne il KKE. Una ragione ci deve essere, e vari commenti isolani rivelano colpe ed errori, favoritismi e rigidità, per cui la gente alla fine si è stancata.
    Piccola (?) trasformazione visibile anche al turista ignaro dei fatti locali è la sparizione degli “ombrelloni comunisti”, di cui avevamo parlato in Oli 271 ed Oli 235.
    Al loro posto sono sorti ombrelloni neo-liberisti, a pagamento. Chi vuole però può portarsi il suo: liberi ovunque dieci metri dal bagnasciuga, e interamente circa metà della spiaggia. Dalle parti nostre sarebbe socialismo reale.

    (Paola Pierantoni)

  • LE CARTOLINE DI OLI .1: EUROPA – Atene: edicola del giorno dopo

    Atene, 22 luglio – L’edicola del giorno dopo, alcuni titoli
    – Fallimento pianificato. Si sono salvati tutti
    – Salasso usuraio del popolo per i prossimi trenta anni
    – Il nuovo piano Marshall per la Grecia
    (Paola Pierantoni)
  • OLI 310: GENOVA – AAA Cercasi Sindaco

    Ci dicono che non ci sono alternative.
    E che le loro eventuali alternative sono le più ponderate.
    Alcune volte restano senza parole.
    E ci fanno aspettare decisioni prese in stanze segrete e nei loro circoli.
    In alcuni casi chiedono le primarie. Spinte dalle correnti.
    Ma quanti sono i potenziali Sindaci sconosciuti ai cittadini?
    Quanti uomini e donne preparati e sensibili, ignorati dai partiti?
    Ci piacerebbe che il dibattito politico relativo alle elezioni comunali del 2012 per la città di Genova si accendesse attorno a nomi nuovi, persone di cui fosse provata la competenza relativa al territorio, alle molte criticità di Genova, capaci di presentare un programma politico sensibile a mobilità, occupazione, ambiente, integrazione. Persone di cui, oltre ai dati anagrafici, siano chiari ed offerti al pubblico giudizio il percorso scolastico, le esperienze professionali, la conoscenza di lingue straniere e della macchina comunale. E le passioni. Persone, naturalmente, libere da pendenze penali.
    Magari qualcuno tra chi ci legge potrebbe avere qualche interessante proposta da offrire al dibattito e alla speranza di tutti coloro che hanno una forte preoccupazione per il futuro della città, e di tutti quelli che la politica vorrebbero farla ma non possono, frenati dalle dinamiche di partito.
    Le idee potrebbero impilarsi qui sotto, nei commenti a questa piccola sollecitazione.
    (Giovanna Profumo e Paola Pierantoni)

  • OLI 310: DECENNALE G8 – I migranti, il Forum, e l’idea geniale del sindacato

    Oggi, 19 luglio 2011, ultima riunione della redazione di Oli prima delle vacanze.
    Impossibile per me non pensare all’anniversario che rappresenta questa data: dieci anni dalla manifestazione dei migranti del G8. La mia memoria corre però ai giorni che la precedettero, e che furono drammatici per tutto il gruppo di persone che dal 1995 aveva creato la rete cittadina del Forum Antirazzista di Genova. Drammatici in particolare per quelli di noi che lavoravano nel sindacato. Infatti, nonostante i nostri disperati appelli, Cgil Cisl Uil negarono l’adesione alla manifestazione. Non solo: ci diffidarono di utilizzare nel corteo la sigla Forum Antirazzista di Genova.

    Così dopo più di quindici anni di lavoro comune una rete complessa che andava dalla Caritas alla Cgil, da Città Aperta alla Cisl, all’Arci e a moltissime altre associazioni fu spezzata: impossibile reggere l’impatto di quella censura, e andare oltre l’emozione di una giornata in cui ciascuno di noi, ridotto a singolo individuo senza storia e senza voce, aveva visto scorrere nella sua città la più straordinaria manifestazione sull’immigrazione che avesse mai vissuto.
    Riprendo in mano le carte di allora e rileggo l’appello che chiedeva sostegno e adesione alla manifestazione dei migranti. Breve e chiarissimo. Diceva che sarebbe stato molto importante riuscire “A dare visibilità alle migliaia di san papier, ai profughi, ai rifugiati, in una grande manifestazione europea degli immigrati e delle loro associazioni per i diritti negati, per il rispetto delle culture di tutti, per la libera circolazione, per il diritto di asilo, per l’abolizione dei centri di permanenza temporanea e per la regolarizzazione dei clandestini, per il diritto di voto, per il diritto di resistere e lottare per una società di eguali con eguali diritti ed eguali doveri, liberi dal bisogno e dalla paura”. Seguiva una marea di sigle di associazioni e di nomi singoli. Tra questi Don Balletto e Don Gallo.
    Il 13 luglio una comunicazione della Cisl Liguria, firmata da Andrea Sanguineti, rendeva noto che la Cisl non sarebbe stata presente né con i suoi attivisti, né con bandiere e striscioni in quanto quella annunciata era “una manifestazione organizzata e coordinata dai centri sociali … che prevede la partecipazione di movimenti strutturalmente violenti per cui riteniamo che vi siano oggettivi pericoli per i cittadini extracomunitari”.

    In una comunicazione ufficiale della Cgil, sempre del 13 luglio, viene annunciata l’idea geniale su cui concordarono Cgil Cisl e Uil nazionali:  quella di invitare “un rappresentante” del Genoa Social Forum al convegno organizzato dal sindacato per il giorno prima, il 18 di luglio. Incambio “Cgil Cisl Uil manderanno un messaggio che verrà letto alla conclusione della manifestazione dei migranti”.
    Alla luce di quel che avvenne quel giorno, di tutta la storia successiva, di quel che avviene oggi nel nostro paese e nel mondo c’è da disperarsi a rileggere questa dimostrazione di radicale incapacità di capire, di mancanza di generosità, di coraggio, di responsabilità verso le persone giovani che in quei giorni si esposero ai rischi della speranza.
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 310: ANNIVERSARI – Il G8 parallelo della Cgil

    Epoca di anniversari. Dieci anni dal G8. Per me, all’epoca sindacalista Cgil, non sono solo le emozioni, i fatti, la vitalità e i drammi di quei tre giorni a tornare in superficie, ma i tormenti che li hanno preceduti e seguiti all’interno del sindacato. Ci ripenso perché sono emblematici di una difficoltà di rapporto tra grandi strutture organizzate e movimenti che blocca le possibilità di cambiamento, in allora come adesso.
    A premessa alcuni fatti e date.
    Un direttivo Cgil del 12 giugno 2001 fu il primo ed unico momento di discussione politica della Cgil genovese “in preparazione del G8”. La Cgil nazionale, e quella di Genova e della Liguria non aderirono all’appello del GSF. Nei tre giorni del G8 “l’apparato politico” della Cgil fu invitato a “presidiare” la sede nel timore di possibili attacchi. Chi andò alle iniziative fu considerato “in ferie”, decisione poi rientrata dopo le proteste degli interessati. Aderì invece qualche Camera del lavoro di altre città e la Fiom nazionale: sabato 21 luglio il pulmino della Fiom fu per molti una zattera nella tempesta. Il 24 luglio il direttivo della Cgil fu nuovamente convocato e decise a maggioranza di rinviare a settembre la discussione su quel che era avvenuto a Genova.
    Attraverso qualche frammento dagli appunti di quei giorni tento un ritratto di questo G8 parallelo.
    “… Nessuna discussione ha coinvolto, preparato in questi mesi passati i lavoratori e noi stessi ad affrontare i temi che faranno sì che tra un mese Genova sarà epicentro di cose piuttosto complicate … è come se in tutto questo periodo un torrente ci sia corso di lato mentre noi stavamo attenti a non farci bagnare … In tutti questi mesi non abbiamo stabilito un rapporto con questa discussione e con questi soggetti. Potevamo farlo o tentare di farlo? … Al direttivo è intervenuto un ragazzo che ha provato a spiegare qualcosa del GSF. E’ stato interrotto molte volte, l’equazione era: movimenti anti global e GSF = centri sociali casinisti e pericolosi da tenere alla larga. Ma una persona giovane non la si cassa così, si fa parlare e poi si contro argomenta.”
    “… Per un mese almeno la città è stata piena di dibattiti, presentazione di libri, di riviste … i genovesi hanno risposto in gran numero, pochissimi i sindacalisti visti in giro: è illogico che i dirigenti sindacali non siano stati spinti a seguire i dibattiti, a rendersi conto di persona, e non tramite TV, di quel che avveniva, anche alle manifestazioni, che è sempre parecchio diverso dal sentirselo raccontare.”
    “ … Noi siamo in ritardo e lontani. Ormai noi siamo lontani dal rapporto con i punti di sofferenza più acuta dell’epoca attuale, lontani dalle persone giovani non appiattite sulla apatia”
    “… Rinviata a settembre la discussione sui fatti del G8. Mi rammarico di non avere avuto l’autonomia di pensiero ed emotiva per dire il mio no a questo congelamento che contrasta con tutto quello che penso e sento. Grande delusione nei confronti di me stessa. Come si può bloccare una cosa così evidentemente naturale come quella di confrontarsi su un evento così coinvolgente, così importante, appena avvenuto, ed anzi ancora in corso? In questi giorni ognuno di noi vive il suo trauma individualmente, qui in Cgil è tutto un andare e venire da una stanza all’altra, ma non siamo monaci in un convento!”
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 309: CITTA’ – Sondaggi segreti e private conversazioni

    Riproduzione di un disegno di G. Cavellini

    Leggendo sui giornali i risultati del sondaggio segreto del PD il mio primo e spontaneo pensiero è stato: soldi gettati via per scoprire l’acqua calda, e cioè che in una città decisamente orientata a sinistra Marta Vincenzi rischia seriamente di non farcela. Ma, probabilmente, i soldi sono stati spesi per dare a questa sensazione diffusa una base “scientifica”, e quindi politicamente utilizzabile.
    Per quel che mi riguarda questa sensazione ha preso forma e si è mano a mano consolidata in questi mesi a seguito del susseguirsi di private e sparse conversazioni con amiche ed amici.
    Certamente non ho costruito la mia rete di rapporti sulla base di un campione statisticamente significativo, e quindi mi si può dire che di quel che pensano gli amici miei …
    Fatto sta che il microcosmo umano che mi circonda è formato da una cerchia di conoscenze e amicizie abbastanza larga, prevalentemente femminile, formatasi a seguito di attività e interessi di vario tipo. Nessun attivista di partito salvo la recente affiliazione di un amico al Movimento 5 stelle, nei più anziani pregresse esperienze nel PCI o nel Manifesto, età variabili dai ventotto anni ai più di settanta, origini nazionali articolate. Gente attenta e informata, che nelle precedenti tornate elettorali ha distribuito il suo voto tra centro sinistra e sinistra, nelle varie accezioni.
    Dopo questa specificazione vengo al punto: molti mi confidano che voteranno Marta Vincenzi con fatica, o che non la voteranno affatto. Alternativa Pinotti? Per carità! Peggio che andar di notte.
    Riporto fedelmente il più recente di questi scambi, intercorso in una riunione di lavoro in cui non tutti i cinque partecipanti si conoscevano tra loro, anche se si poteva dare per scontato un certo terreno comune:
    Speriamo che questo progetto vada in porto prima delle prossime amministrative …
    … Paura, eh?
    … è per la Vincenzi, vero?
    Sento tirare una brutta aria.
    Ma sapete che tutti, ma proprio tutti quelli con cui parlo mi dicono la stessa cosa?
    Se si presenta Musso siamo fritti
    Soprattutto se si presenta con una lista civica
    Ma che alternative ci sono?
    La Pinotti …
    Per la carità del Signore!
    Dalla padella alla brace!
    Non me ne parlate!
    Eh già … dovrebbero cercare qualcuno che ora non c’è …
    Ma devono sbrigarsi …

    I motivi? Per la Vincenzi ricorre un forte fastidio per una auto-referenzialità che la rende incapace di ascolto e di comunicazione con la città, con conseguenti passi falsi.
    Per la Pinotti, in misura ancor più estesa e radicale, una valutazione di irrimediabile inadeguatezza.
    Sul Secolo XIX del 7 luglio un articolo riferisce che le due donne politiche, sullo stesso aereo, non si sono rivolte la parola. Invece farebbero meglio a parlarsi, e a cercare insieme come costruire le condizioni per una alternativa che vada oltre i loro due nomi, oltre l’appartenenza di partito, ma sempre donna. Sarebbe bello, una vera lezione.
    Chi cerca trova, ma deve uscire dalla gabbia del narcisismo.
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 308: INFORMAZIONE – Che succede in quelle sale?

    Aula Magna San Salvatore – Punto G 2011 Genere e globalizzazione

    C’è una caratteristica della informazione cittadina per cui spesso, anzi, quasi sempre, gli eventi di pensiero e approfondimento (dibattiti, convegni) vengono annunciati, ma non raccontati una volta che sono avvenuti.
    Come se riguardassero esclusivamente le persone in sala, e non mettesse conto di trasmetterne almeno qualche suggestione a chi – per mille motivi – non ha occasione di frequentare certe sedi, di essere presente a certi appuntamenti.
    Quando la cosa ha un certo rilievo, prima che tutto avvenga, o il giorno stesso a margine, viene intervistato chi ha organizzato l’evento, e se capita la presenza di una persona “famosa” può magari scapparci un’altra intervista, ma più in là non si va.
    Il tutto, quando va bene, viene annunciato e raccontato da chi è parte in causa.
    Manca comunque, e sistematicamente, l’occhio critico di un giornalista che si sieda in quella sala, e cerchi di percepire e di trasmettere quel che vi avviene. Che sta succedendo lì? Chi c’è in sala? Che ruolo gioca in città chi ha organizzato l’evento? Che rapporto si crea tra pubblico e organizzatori? Cosa raccontano della città le persone che si sono riunite in quella occasione? Cosa c’è da cogliere di veramente importante nelle parole che vengono scambiate, in quelle che vengono taciute, nella atmosfera del luogo?
    Certamente è impossibile – anche con le migliori intenzioni – pensare di adottare questo metodo per tutto quel che avviene in città.
    Ma il fatto è che non succede mai, e questo mai determina la natura e la qualità di quel che riesce ad emergere alla superficie della informazione.
    Chi organizza, nei giorni successivi, raccoglie rassegne stampa, e nel caso che all’evento sia stato comunque dedicato “spazio” può anche compiacersene. Ma ben che vada si tratta di uno spazio asettico, neutro, che non alimenta domande e che addormenta i conflitti.

    Recente occasione per queste riflessioni sono state le notizie di stampa sul meeting internazionale del 25 e 26 giugno “Punto G – Genere e globalizzazione”, che nulla hanno trasmesso su alcuni, determinanti, punti di contraddizione che hanno impegnato, e anche diviso, le donne in sala. Ne cito alcuni:
    Violenze al G8: ne è stata colpevole solo l’azione repressiva della polizia, o è necessaria una assunzione di responsabilità anche da parte del movimento no global?

    Precarietà: come può il sindacato “avere la percezione profonda di questa condizione” senza garantire una rappresentanza dei precari nei luoghi di lavoro? E’ possibile muoversi in questa direzione?
    Relativismo culturale, multiculturalismo, e rispetto della “libertà di scelta”: sono atteggiamenti culturali progressisti, o sono in contrasto con i diritti fondamentali delle donne che ora si trovano a dover combattere su un doppio fronte?

    (Paola Pierantoni)

  • OLI 308: PAROLE DEGLI OCCHI – Tutta mia la città

    All’una di notte, in Via del Campo si gioca a dama
    Foto di Paola Pierantoni