Se non lo vedi, non ci credi. Si parla del comportamento di alcuni media locali che alimentano il discredito, usando fonti talvolta inattendibili e tecniche giornalistiche da copertina patinata scandalistica. Pagine dedicate al Movimento 5 Stelle, mascherate da “notizioni” su Beppe Grillo ed eletti del Movimento. Persino Marco Doria sente il bisogno di chiamarsi fuori da questa gazzarra redazionale pubblicando sulla sua pagina di Facebook un chiarimento riguardo una frase da lui mai pronunciata su Putti (“Chiedo voti ai genovesi, non al comico”).
Dopo le elezioni, sembra che alcune redazioni siano letteralmente schizzate nella fantascienza.
Per Grillo si prende in esame un post del suo sito, che invita gli aderenti al Movimento a non partecipare più a show televisivi a sfondo politico, e la cosa viene letta come un “diktat del capo” al quale i grillini obbedienti si adatterebbero immediatamente. Fatto salvo che proprio il giorno dopo proprio Paolo Putti è riapparso in televisione, senza che per questo sia stato non dico espulso, ma nemmeno rimbrottato.
E’ chiaro che il commento di Grillo andrebbe letto da un altro punto di vista, quello di come funziona il Movimento, mentre la testata, evidentemente abituata a ben altro genere di struttura partitico-redazionale, non riesce a cogliere il messaggio preoccupato di Beppe, che conosce bene il mondo della comunicazione politica e ne sa anticipare i risultati, deludenti.
Possibile che con tutte le cose positive che si potrebbero trovare nei programmi e nelle persone, ogni volta si cerchi di scavare solo in un torbido inesistente, inventandolo rivolgendosi come sorgente d’informazioni a personaggi già ben noti per la propria inaffidabilità su certi argomenti? Il gioco fa parte di quel tipo di notizie alle quali i media in generale ci hanno abituati in anni di bombardamento mediatico, dove gli argomenti sono solo inerenti tribunali, inchieste per corruzione, favoritismi personali, quando non terrorismo istituzionale. E le notizie sarebbero solo queste? Non ci sono pagine disponibili per far parlare le persone e lasciar loro esprimere le proprie idee, i programmi, il dibattito costruttivo?
L’opinione è che durante queste ultime consultazioni elettorali il Movimento 5 Stelle abbia dato uno scossone così forte al sistema istituzionalizzato stampa/politica, che la reazione sarebbe stata da tracciato cardiografico infartuale. Già prima del 6 maggio le proiezioni avevano messo in moto la macchina mediatica in trasmissioni con dibattiti continuamente disturbati dal moderatore, che appariva visibilmente schierato, mentre la pubblicità “mica tanto subliminale” di una campagna pubblicitaria redazionale “sui sì” negava ogni possibilità di risposta a chi faceva del “no a quei sì” la propria posizione politica. Non ci si aspetta a tempi brevi un miglioramento dal sistema giornalistico nazionale, destinato a crollare lentamente sotto il peso dell’appartenenza politica. In un paese che nella classifica sulla libertà di stampa è caduto a livelli tra i più bassi al mondo (75esimo secondo Il fatto quotidiano“) solo iniziative di stampa autofinanziata e lontana da condizionamenti potranno garantire quell’informazione che sta alla base di ogni sistema democratico funzionante. E, naturalmente, la voce libera per definizione dei blog, per i quali proprio in questi giorni la Corte di Cassazione ha decretato in modo definitivo l’esclusione dalla categoria delle testate giornalistiche, liberandoli quindi da ogni problema di pubblicazione di notizie: “That’s one small step for a man, one giant leap for mankind”.
(Stefano De Pietro)
Categoria: ELEZIONI
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OLI 343: INFORMAZIONE – Redazioni in rianimazione
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OLI 342: ELEZIONI – Cronache da un seggio
Giorni immediatamente precedenti alle elezioni, volantinaggio a Cornigliano e San Teodoro per sostenere un’amica candidata. Il preavviso dell’astensionismo prossimo venturo è molto chiaro: sono tante le persone che ci dicono che non voteranno. Sono quartieri popolari, un tempo si sarebbe potuto dire operai. A Cornigliano c’è un piccolo mercato e incontriamo soprattutto donne. I loro sguardi trasmettono delusione e rassegnazione e annunciano una protesta che ha il tono della rinuncia. Con qualche persona si riesce a parlare un po’ più a lungo, si cerca di dare valore a questo diritto del voto, che le donne hanno da così poco tempo, che gli immigrati non hanno, che non va buttato alle ortiche, ma quando ci si congeda, nella maggioranza dei casi, sentiamo che le nostre parole non hanno lasciato traccia. Solo in qualche raro caso ci pare che qualcosa si sia spostato, ma chissà.
Giorni di voto, rappresentante di lista in due seggi del Lagaccio. Le persone arrivano col contagocce: l’astensione va in scena. Uno dei due è un seggio “tradizionale”, con un presidente sperimentato da anni e scrutatori di vecchia guardia. Il piglio del presidente è direttivo, non ammette consigli e interferenze, ma alla fine lo lascerò alle prese con un conteggio che non torna … L’altro è un seggio di ragazzi, tutti giovanissimi, dal presidente agli scrutatori. Qui il clima è allegro, le appartenenze politiche non vengono in superficie, e anche quando sono dichiarate, come quella del giovanissimo rappresentante della lega, sono vissute in leggerezza: sarà la giovane età, sarà un buon carattere, ma il ragazzo si rivolge a me, anziana signora con spilla della lista Doria sorridendomi con spontaneità, senza tensioni. Ricambio. In fase di scrutinio ci scambieremo informazioni. Lo scrutinio avviene con lo stile del lavoro di gruppo, e finirà prima dell’altro.
Nel seggio dei ragazzi arriva una anzianissima signora, novanta anni. Tira fuori la fotocopia della carta d’identità, ma il presidente non l’accetta. La signora si siede su una sedia e per mezz’ora apre e chiude le cerniere della borsetta e del portafoglio alla ricerca di quello che non c’è. Non si dà pace. Provo a spezzare una lancia per far accettare la validità della fotocopia, ma non c’è niente da fare, e la signora alla fine se ne riparte. La immagino a mettere sotto sopra la casa, e penso che la giovane età del presidente abbia inferto una ferita superflua. Ma ecco che il giorno dopo ritorna, sventolando la carta d’identità ritrovata. L’accoglie un applauso, anche i ragazzi avevano continuato a pensarci, e questo ritorno è stato per tutti un sollievo.
Nel seggio accanto, invece, arriva un uomo di trenta anni circa, venuto apposta per rifiutarle, le schede.
Mentre passo le ore aspettando i radi elettori, mi raggiungono da Atene le telefonate di amici disperati per l’esito elettorale in Grecia. Il giorno dopo un’amica mi invia il link a un video della conferenza stampa del leader del partito neo–nazista “Alba dorata”: alcune body guards lo precedono e intimano ai giornalisti presenti “Tutti in piedi!”. Solo alcuni abbandonano la sala per protesta. L’amica, a commento, mi scrive: tristezza e paura.
Vale la pena di guardarlo: fa venire la voglia di andare a votare.(Paola Pierantoni)
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OLI 342: ELEZIONI – Movimento 5 Stelle, intervista a Paolo Putti
Lunedì 7 maggio, al Sottosopra di Via dei Giustinani di Genova, Paolo Putti si dice tre volte stanco, perché da settembre il Movimento ha cercato di coniugare la sua comunicazione classica, quella della rete, con un gran lavoro sui territori, molto impegnativo e bello. In questi mesi il suo obbiettivo è stato di partecipare a tutti gli incontri con i gruppi di cittadini in cui veniva invitato per dare il segnale che dietro al movimento che si muove sul web ci sono delle facce che si fanno guardare, ascoltare, annusare.
A chi gli ricorda la sfida della politica praticata risponde:
Noi abbiamo sicuramente della strada da fare, ma abbiamo già dimostrato di avere una capacità di costruire e di prendere decisioni condivise e partecipate, cosa che i partiti non sono assolutamente capaci di fare. Loro ragionano per alleanze, per consenso costruito sul do ut des: cioè se ti do la mia alleanza, tu cosa mi dai? Un assessorato oppure un posto in quella partecipata… Questa roba qua a noi non interessa. E secondo me questo è un grande vantaggio. Noi, per contro, lavoriamo molto sul consenso, sul far in modo che tutta l’assemblea arrivi a condividere un percorso comune su vari temi, confrontandosi, discutendo le basi per un dialogo al centro del quale c’è la consapevolezza che lì in mezzo si vuole costruire il bene comune. Questo i partiti non lo fanno più, quindi non lo capiscono neanche, ragionano solo davvero per io devo stare nell’alleanza, se no non riesco ad avere nemmeno un assessorato, se non ho un assessorato magari non mi arriva qualche soldo attraverso l’assessore e quindi non riesco a mantenere la sede, la sezione oppure quell’altro. Sono pensieri che a noi non interessano e non ci riguardano e quindi per noi questo è un grande vantaggio.
Nessun posto in giunta dice Paolo Putti (Vincenzi ne aveva dato uno ad Ottonello Pdl, ndr.) perché tradirebbe il mandato degli elettori e delle persone. Un sì a tutte le proposte che avranno l’obbiettivo di costruire un bene comune, di promuovere i diritti della cittadinanza, di sostenere un lavoro magari legato a conservare le risorse piuttosto che a consumarle. Per tutto questo, noi diremo sì. Per tutto il resto diremo no sicuramente. Credo che creeremo un po’ di scompiglio perché potremmo sostenere cose della maggioranza e dell’opposizione e non saremo legati come gli altri a sostenere tutto quello che dice la maggioranza, se si è in maggioranza, e tutto quello che dice l’opposizione, se si è in opposizione. Noi sosterremo le cose che hanno un senso per il bene dei cittadini.
A chi lo accusa di ambiguità – per i voti intercettati dalla lega, l’immigrazione e la battuta di Beppe Grillo sulla mafia – risponde:
La frase di Grillo sicuramente è stata molto strumentalizzata perché lui si riferiva ad uno degli aspetti della mafia che è quello dell’usura (in precedenza Putti aveva dichiarato “sono parole che lasciano l’amaro in bocca” ndr). Per quanto riguarda invece il discorso dello ius soli io ho sempre detto che invece sono favorevole a tutto quello che va nella costruzione di un ampliamento dei diritti dei bambini. L’ho dichiarato in campagna elettorale, l’ho fatto scrivere sui giornali e Grillo non mi ha mai detto niente e il Movimento non ha mai detto niente. Io credo che davvero ci sia la possibilità di discutere, di affrontare le questioni e di farle capire. E la cosa che secondo me è importante è che una comunità è fatta di tante sfaccettature, di tante persone diverse che anche hanno paure diverse o forze diverse. E se io non penso di poter dialogare anche con chi votava lega – per il timore che gli stranieri possano rappresentare in qualche modo un pericolo per lui – ed arrivo con lui a fare un percorso, per cui alla fine si capisce che in realtà magari sono le banche e i poteri che hanno interesse affinché lui abbia paura degli stranieri – perché così concentra lì la sua attenzione e non su quelli che sono i reali problemi – se io non penso questo e do per scontato di non voler dialogare con chi votava la lega, sbaglio assolutamente, perché la comunità è fatta di gente che votava lega, di gente che votava Pdl, di gente che votava Pd e di gente che non votava. Io devo parlare con tutti loro e costruire assieme un progetto diverso di futuro.
Putti si distanzia dalle logiche di centro, destra e sinistra e sulle aziende comunali dichiara:
Sia sulle partecipate che sugli assessorati abbiamo il pensiero che i posti strategici e di valore possano essere dati a persone competenti, quindi anche con bandi. Per cui non ci debbano andare persone solamente fidate, persone che in qualche modo abbiano delle collaborazioni o degli interessi con il partito di turno. A noi interessa che ci siano le persone più competenti per quel ruolo.
Sulla Fondazione Carige, vorrebbe capirci un po’ di più. No, non ha visto il bilancio della Fondazione, ma crede che non ci debba andare qualcheduno che rappresenta le istituzioni o i partiti che sono nelle istituzioni, lì ci deve andare qualcheduno che è in grado di dare il massimo livello di competenza per analizzare quali sono i bisogni sociali della città, e quali sono i diversi bisogni sociali a cui ogni anno bisogna rispondere. Di anno in anno. A seconda delle strategie necessarie. Putti vuole che lì ci siano le persone più preparate per fare un’analisi sociale e individuare tra i progetti presentati quelli che garantiscono questo tipo di approccio, un livello di qualità alto e che si fanno valutare quindi comprendano un modello di valutazione importante, credo che siano questi i modelli con cui affrontare questo tipo di cose.
Sollecitato sull’estate in arrivo e sulle spiagge libere assenti in città, Putti dice che sì, anche quelle erano indicate nei molti cartelli gialli usati a Palazzo Ducale per protestare contro l’informazione schierata di certa stampa. Perché l’ambiente e le risorse naturali devono essere accessibili a tutti. Con il Movimento dovrà capire come garantire queste spiagge libere e con quali risorse.
(Giovanna Profumo) -
OLI 342: ELEZIONI – Marco Doria e l’appoggio del Pd
I dati sono chiari: il gap fra la percentuale di coalizione dei partiti per “Marco Doria candidato sindaco” e le preferenze per Marco Doria è di quasi il 3 per cento, tanto quanto sarebbe bastato per passare al primo turno. La sensazione sempre sotto traccia che non si stesse facendo tutto il possibile da parte di tutti i partiti la si è avuta anche nel piccolo, nei quartieri, tra la gente.
Tanti i banchetti o i volantinaggi. C’era chi propagandava la sua opposizione a Monti, il referendum contro il finanziamento dei partiti e siede a Tursi o in Regione ma non accenna a Doria.Chi parlava di sicurezza e valori socialisti, chi si è chiamato fuori e poi si è accodato con distinguo eppure era in Sala Rossa da quel dì, chi diceva che il risultato delle primarie è sacrosanto.. bla bla. Sono circolate molte mail di candidati al Consiglio comunale della coalizione, spesso nemmeno una parola sul futuro sindaco, al più in chiusura del “mi candido perché”.
Così meno di dieci circoli Pd in città hanno invitato Doria e non si sono viste manifestazioni per appoggiarlo. Tanti incontri per Doria con cittadini, associazioni, categorie e in giro aperitivi di singoli aspiranti, accompagnati dal padrino di turno per il proprio cantuccio elettorale. Si porta voti, vero, ma per chi?Dunque diciamolo chiaramente: si è fatta campagna per il Partito e meno per Marco Doria. Nella speranza nemmeno tanto peregrina che il gruppo forte a Tursi avrebbe avuto magari non tutte le stesse facce, sicuramente lo stesso “scudetto”. E così forse sarà. Se il ballottaggio vedrà vincente Doria, che con le sue liste ha raggiunto l’11 e mezzo per cento contro il 24 per cento circa del Pd,
il professore che sorride poco, sorriderà ancor meno perchè dovrà vedersela con il partito a cui ha stravolto le primarie e che è di nuovo maggioranza: neppure con Sinistra ecologia e libertà riuscirà a decidere in solitaria.
Strano destino: magari un aiutino non desiderato potrà arrivare dal Movimento 5 Stelle, che dichiarano essersi posti a mastini di guardia in sala Rossa.
C’è molto da lavorare. A meno non si avveri ciò che molto maldestramente il giornalista di Primocanale ha insinuato nel domandare ad Enrico Musso se pensa di “rubare voti anche presso quella parte del Pd che ha votato Doria perché di centro sinistra, ma non è tanto contento di sostenere la sua candidatura e potrebbe pensare ad un candidato più moderato, facendo riferimento a quella parte di partito democratico che in studio è rappresentata…” Ed a quel punto Roberta Pinotti, presente in studio per commentare i risultati, lo interrompe indignata e se ne va, chiarendo che lei avrebbe sostenuto lealmente chi aveva vinto le Primarie.
Imbarazzo e sorrisetti del candidato di destra. Tutto pare poi si sia ricomposto, visto che Pinotti è di nuovo lì, ma gli elettori di centro sinistra si chiedono perché sia stata “inviata” proprio la senatrice a rappresentarli in tv: gli inviti si può sempre declinarli.
(Bianca Vergati – foto di Ivo Ruello) -
OLI 342: ELEZIONI – In attesa di giudizio
Nelle sedi elettorali di Marco Doria e Paolo Putti.(Galleria fotografica di Giovanna Profumo) -
OLI 341: COMUNALI 2012 – Spazio aperto per i/le candidati/e
Nello scorso numero di Oli 340 avevamo invitato i candidati e le candidate che si riconoscono nel progetto della nostra newsletter ad inviarci una loro breve presentazione.
A questo invito hanno risposto sette persone: di seguito trovate i link alle loro brevi auto-presentazioni.Pier Claudio Brasesco – Lista Doria per il Consiglio Comunale
Elena Fiorini – Lista Doria per il Consiglio Comunale
Emanuela Massa – Lista Doria per il Consiglio Comunale
Anna Maria Milani – Lista Doria per il Consiglio Comunale
Laura Paleari – Lista Sel per il Consiglio Comunale
Caterina Pizzimenti – Lista Doria per il Consiglio Comunale
Eugenio Restani – Lista Doria per il Consiglio ComunaleVi ricordiamo che il precedente numero di Oli conteneva le presentazioni di di Eleana Marullo, Stefano De Pietro e Bianca Vergati.
La Redazione
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OLI 341: ELEZIONI – Doria, Putti e le affinità elettive
Quando a luglio dell’anno scorso è stata pubblicata su OLI la lettera AAA Cercasi Sindaco era possibile considerarla un appello disperato. Le uniche due risposte al post sostenevano che il profilo del nostro sindaco non avrebbe mai trovato spazio nei partiti, lamentavano il condizionamento di un sistema di potere e la necessità di uno scatto di orgoglio da parte dei cittadini. Lo spazio fisico e mentale della politica sembrava un organigramma aziendale, occupato da monoliti, le cui cariche non venivano mai rinnovate.
Durante l’estate, mentre era in montagna, Marco Doria viene a sapere da sua madre di un articolo apparso sui giornali che lo riguarda: qualcuno lo vuole candidare alle primarie del centro sinistra.
In settembre Paolo Putti, dopo votazioni interne, diventa il candidato ufficiale del Movimento 5 Stelle per le elezioni genovesi a sindaco.
Queste sono state per molti cittadini genovesi due buone notizie. E la risposta concreta alla nostra inserzione. Purtroppo pare che Doria e Putti non possano gestire progetti amministrativi insieme. C’è motivo di ritenere che non gli sia consentito dai leader nazionali che li sostengono. Questa pratica, politicamente, si chiama veto. E’ un giochino in mano alle segreterie dei partiti – e adesso anche al movimento – che ha fatto moltissimi danni, soprattutto a sinistra perché non ha permesso di governare. Le elezioni genovesi potrebbero essere un’occasione per Putti, Doria e relativi candidati di liste per rompere il giochino e dimostrare agli elettori che i mesi trascorsi non sono stati vani. Non si tratta di rinunciare a principi religiosi ma di cogliere le affinità elettive comuni da mettere in campo per governare la città.
Nel microcosmo di Oli questa cosa è già accaduta.
(Giovanna Profumo – fotografia dell’autrice) -
OLI 341: ELEZIONI – Appello migrante contro l’astensionismo
Ieri sera, al telegiornale di La 7, Enrico Mentana ha presentato un sondaggio nel quale risulta che il 38% degli italiani hanno dichiarato di astenersi dal voto. Chi non ha il diritto al voto, come le decine di migliaia di cittadini immigrati che vivono regolarmente a Genova da molti anni, trova incomprensibile che una percentuale così alta di cittadini italiani scelga di non votare. I migranti sono costretti all’astensionismo e non potranno scegliere il sindaco della loro città: fatto poco democratico e ben denunciato dal candidato sindaco Marco Doria quando ha presentato la propria lista con sole 39 persone, dedicando a loro il quarantesimo posto.
Gli immigrati genovesi hanno capito l’importanza della partecipazione alla vita pubblica in città e nel paese e per loro il diritto al voto è prioritario, e indispensabile strumento d’integrazione e di democrazia. Si tratta di una grande conquista delle lotte per la libertà e la liberazione e non è un caso che le donne italiane l’abbiano ottenuto molto tempo dopo gli uomini (hanno votato per la prima volta nel 1946). Molti popoli sono ancora in lotta per avere libere e vere elezioni (vedi la lotta che continua dei popoli arabi). E’ proprio vero che noi esseri umani non sappiamo valorizzare ciò che abbiamo. C’è chi si astiene perché è deluso, chi per protesta e c’è chi crede, così facendo, di togliersi ogni responsabilità dell’uso che verrà fatto del proprio voto. In verità si tratta comunque di una precisa scelta politica: quella di fare decidere ad altri questioni che lo riguardano direttamente. Chi si astiene, favorisce la scelta della maggioranza dei partecipanti al voto. Praticamente, vota per il vincitore.
Ci vuole un voto più responsabile, più informato, più partecipato. La legge elettorale per le comunali, diversamente da quella per le politiche, è molto più democratica e rispettosa del voto dei cittadini: ci permette di scegliere le persone (non soltanto i partiti) ai quali dare il nostro voto. Votiamo dunque per le persone che difendono la pace, la democrazia, l’uguaglianza, la legalità, la laicità, il rispetto delle regole. Votiamo chi lavora per i diritti universali al lavoro dignitoso, sicuro e regolare, allo studio ed alla salute. Votiamo le persone antirazziste che lavorano per la convivenza pacifica, l’interculturalità ed il rispetto delle diversità. Non votiamo razzisti e guerrafondai, non votiamo i responsabili del declino economico, politico, culturale e morale del nostro paese.
(Saleh Zaghloul) -
OLI 341: ELEZIONI – Cercare il futuro a Genova
“Cerchi lavoro? Non dire che sei laureato”, è il titolo del servizio su Il Secolo XIX di martedì 1 maggio, storia di un venticinquenne disoccupato, con tesi in Diritto Internazionale, plurilingue, che in un mese a Genova non ha avuto nemmeno una risposta alle sue domande di lavoro.
Caso mai un’offerta nel terziario, per intenderci al 75 per cento cuoco o cameriere stagionale.
Recita l’Agenzia dell’Onu, insieme all’Istat che la disoccupazione giovanile ha raggiunto in Italia il 35,9 per cento, mentre sono un milione e mezzo quelli che in generale non cercano lavoro.
Tema ineludibile di questi tempi l’occupazione, con uno sguardo a chi il lavoro lo ha perso, lo cerca o lo dovrà cercare, ovvero un’emergenza che dovrebbe riguardare in primis i giovani.
Il Governo ha proposto l’avvio di un’impresa di un giovane ad un euro, averceli però gli altri soldi che servono, chiedilo alle banche.
Anche alla festa del Primo Maggio si è fatto un gran parlare dei giovani, a cui la politica dedica ultimamente fiumi di discorsi, li sbandiera nelle liste e nei comizi. Paiono panda dello zoo, ma che vuoi, i panda mangiano soltanto germogli di bambù e allora sono difficili da preservare, in fondo in fondo anche un pochino ingombranti. Così i ragazzi d’oggi nella testa di tanti che giovani non lo sono più, che dicono ai miei tempi eh, bei bamboccioni che vogliono anche il posto e non si danno da fare. Sovente si evocano gli anni del dopoguerra, del boom, gli anni ’70.
“Ci uniscono le storie, la Storia”… ma non si dice che noi “anta” ci siamo mangiati il futuro.
Pure il Presidente della Repubblica ha detto basta nostalgie.
Intanto nella campagna elettorale per il Comune la parola lavoro pare un mantra. Un mantra monco, la dicotomia dovrebbe essere “lavoro-giovani”.
E’ vero, un sindaco non può fare più di tanto per l’occupazione, magari può favorire le aziende per gli spazi sul territorio, nel rispetto di ambiente e cittadini, con una mobilità efficiente, una burocrazia virtuosa o sinergie fiscali con le altre Istituzioni.
I candidati-sindaco vanno in giro ad ascoltare però la gente più disparata, dai lavoratori in cassa integrazione, ai famigliari dei malati, ai protestatari del parcheggio o dell’inquinamento acustico e ambientale, il verde, i buchi delle strade. Tutti argomenti che hanno la loro importanza nella quotidianità, portati però a volte in primo piano da alcuni che la loro parte di vita l’hanno già avuta. Meno male che c’è chi dedica spazio e ascolto agli invisibili, agli ultimi, che pure non sono pochi.
Ma all’ascolto dei giovani chi ci va?
Solo i candidati sindaco del Movimento Cinque Stelle e della Lega Nord erano presenti in prima persona martedì 24 aprile al Ducale alla Consulta degli studenti, con centinaia di ragazzi, neanche i media hanno dato peso alle assenze, menzionato l’evento.
Il futuro non appassiona neanche un po’, la nostra è malinconicamente una città di vecchi, mentre stanno sparendo delle generazioni.
(Bianca Vergati)