Categoria: ELEZIONI

  • PAROLE DEGLI OCCHI – 15 Aprile 2012

    (foto di Giovanna Profumo – 2012)

    Genova, domenica 15 aprile 2012, ore 22.00 circa, Piazza San Lorenzo: Beppe Grillo partecipa alla manifestazione del Movimento 5 Stelle cittadino che si presenta con il portavoce Paolo Putti come candidato sindaco, alle elezioni comunali.

  • OLI 338: ELEZIONI – L’alternativa del voto disgiunto

    Oli bipartisan? Così sembrerebbe leggendo gli ultimi articoli pubblicati da Oli, se pur circoscritti a “Lista Doria” e “Movimento Cinque Stelle”. Tali raggruppamenti, peraltro, sembrano catalizzare l’interesse di coloro che intendono esercitare il “diritto di voto” ma non intendono più riconoscersi nelle logiche e nei programmi dei partiti del centro sinistra. A sensazione sono molti.
    Inutili le recriminazioni! Bisogna partire da un dato di fatto presente in tutto il Paese: la voglia di amministratori diversi per “amministrare” la città e “gestire” programmi e progetti condivisi. E questo nella consapevolezza delle ristrettezze finanziarie in una fase di crisi, purtroppo esasperata da ricette accademiche di algidi professori universitari, con laute prebende, molteplici incarichi, ma avulsi dal contesto sociale e propensi a risolvere i problemi economico – finanziari del paese a scapito delle classi più deboli e meno abbienti.
    La Liguria sembra destinata a regredire ulteriormente; ha cercato lo sviluppo essenzialmente nel cemento e nel mattone. Risultato: i fascicoli giudiziari accumulati in questi mesi (malaffare, corruzione, inquinamenti mafiotici, mala gestione e quant’altro).
    Per quanto concerne il lavoro si accrescono le preoccupazioni in Genova. Quello che resta di industria sta per essere venduto al miglior offerente (Ansaldo – Elettronica), vivacchia su commesse residuali (Fincantieri), cede quote di traffico ad altri porti esteri e italiani (Livorno – Civitavecchia).
    I genovesi, ma non sono i soli nel paese, vogliono amministratori nuovi e soprattutto non collusi con le vecchie logiche di potere. Le due realtà su cui si è soffermato OLI rispondono, in parte, a questa esigenza di novità. Ma sembra esistere incomunicabilità tra i due modi di intendere la politica e solo parziale affinità sulle logiche di gestione e di amministrazione.
    Come evitare che il Comune finisca, come già avvenuto nelle elezioni piemontesi, in mano alle destre? Là infatti una presenza significativa del movimento “Cinque Stelle” ha portato alla vittoria la Lega e ad una giunta di centro destra. E’ questa l’alternativa voluta dagli elettori un tempo di sinistra e oggi insoddisfatti?
    Che fare? Forse la soluzione è nelle mani dell’elettore, accantonando impossibili o utopistici accordi tra partiti e movimenti così diversi. Infatti l’attuale legge prevede il voto disgiunto (la facoltà di votare per il sindaco e optare contestualmente per un partito non apparentato con la sua coalizione).
    Inutile dire che il voto disgiunto, a Genova, potrebbe evitare un probabile ballottaggio ed i relativi rischi di una saldatura tra le destre, sotto l’autorevole guida dei “poteri forti”, sempre presenti e alla ricerca di come poter influire sulle scelte nella gestione della cosa pubblica.
    Il risultato potrebbe essere l’affermarsi, sin dal primo turno, di un sindaco “nuovo” che coesista con una nutrita e coesa pattuglia di opposizione cui delegare il controllo, per evitare il riaffiorare della logica spartitoria, dei compromessi, o che si perpetui il malcostume recentemente venuto a galla nelle commissioni comunali in tema di “prendi il gettone e scappa”.
    Ma fino ad ora poco si parla del “voto disgiunto”, quasi fosse una cosa disdicevole. E questo anche sui quotidiani locali di informazione.
    (Vittorio Flick)

  • OLI 337: ELEZIONI – Lista Doria, la sfida della partecipazione

    Foto di gruppo delle candidate e candidati della lista Doria

    La lista viene presentata nella piccola sala del punto di incontro in salita Santa Caterina, affollata da giornalisti, simpatizzanti e da cadidate e candidati che si rendono riconoscibili appuntandosi la spilla bianca e arancione “marco Doria X Genova”.
    Il candidato sindaco ne spiega le “particolarità”. La prima è quella più fortemente simbolica: l’elenco è di 39 nomi, non di quaranta. Il quarantesimo candidato non può esserci perché la legge italiana non consente ancora agli immigrati di essere eletti ed elettori. Questa provocazione politica viene applaudita con convinzione, e troverà spazio sulle notizie di stampa del giorno dopo.
    Non trova invece spazio un’altra notazione di Doria, che commentando la forte presenza femminile, il 59 % dei nomi, dice “E’ un dato significativo, ma non è stato difficile ottenerlo, perché in giro ci sono un sacco di donne capaci, in gamba, oneste”. Certo che bisogna cercare dove non si sono già consolidati i meccanismi del potere, con i loro tetti di cristallo.
    I 39 nomi sono allineati in ordine alfabetico perché “Non esistono candidati o candidate più importanti di altri”. Doria, nel parlare, usa con attenzione i generi maschile e femminile. Aggiunge: “Sono tutte persone serie, oneste, competenti, disinteressate. Tutte con una grande passione per l’impegno civile”.
    Tra loro anche una componente storica della redazione di Oli, Eleana Marullo.
    A mia memoria la democrazia dell’alfabeto non è mai stata molto praticata nelle competizioni elettorali, e ci sarà ben un motivo. Ma questa scelta comunica un messaggio che va oltre la materiale concretezza di non favorire la piccola cerchia dei predestinati. Doria lo esplicita dicendo che la sua lista “E’ un tassello di democrazia partecipata. Sono singole e singoli cittadini non in rappresentanza di organizzazioni o associazioni”.
    La sfida ora è garantire un futuro all’esperienza di partecipazione che ha entusiasmato il popolo dei comitati per le primarie di Doria. Tutte le esperienze collettive dopo l’entusiasmo della crescita, del riconoscimento reciproco, incontrano inevitabilmente fasi di crisi, difficoltà nel riconoscere e gestire le differenze interne, nel coniugare partecipazione e democrazia con i ruoli di direzione. Questa è la sfida politica più importante, e più difficile.
    L’intenzione c’è. Doria nel suo brevissimo discorso ha detto che la spinta delle primarie “deve vivere per cinque anni”.
    L’obiettivo, dice Doria, è di “provare a rinnovare un po’ la politica cittadina, dando spazio ad una società civile che rivendicava di avere parola”.
    Ora intenzioni e speranze devono diventare vita vissuta.
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 337: ELEZIONI – Il Movimento 5 Stelle di Genova

    Si dicono l’unica vera alternativa ai partiti tradizionali, e dove sono arrivati fino ad oggi, nei comuni come nelle regioni, hanno sostanzialmente mantenuto le promesse fatte agli elettori: riduzione degli stipendi quando ritenuti troppo elevati (specialmente nelle regioni), rinuncia ai rimborsi elettorali, limitazione dei mandati elettoriali a massimo due, complessivi. Poi, naturalmente, rinuncia al “leaderismo”, ossia chi entra è solo un portavoce, un terminale di una organizzazione di democrazia diretta ben più numerosa che un semplice “ufficio di partito”.
    Queste sono le ragioni di Paolo Putti e degli altri 32 della “splendida lista” del Movimento a Genova, tra cui annoverano professionalità di ogni genere, dipendenti, disoccupati, manager aziendali. Un pot-pourri nato dalla voglia di fare qualcosa di diverso. Vivono sul web, abbastanza ignorati dai mezzi di comunicazione, vuoi per inesperienza nel contatto con la stampa, ma soprattutto per una forma di censura preventiva, dettata dalle logiche commerciali che legano la pubblicità con i redazionali, già assaporata in interviste girate ma non mandate in onda e omissioni di presenza in dibattiti dove Doria e Musso sono ormai dati come gli unici contendenti, il primo sicuramente “quasi” vincitore, il secondo distaccato ma “pericoloso”.
    Di questo non si preoccupano più di tanto, era previsto, e ci sorridono: a supporto, a sopperire alla mancanza di uscite sui giornali, ci sarà presto Beppe Grillo, che come sempre ha iniziato il suo tour italiano a supporto delle liste.
    Il programma, in lavorazione da oltre un anno, tocca molti temi, è stato costruito in riunioni pubbliche, ora numerose, ora meno, con l’apporto di associazioni ed esperti ma anche con uscite fantasiose, ma interessanti, come la connessione dati condominiale, un sistema per abbattere i costi di internet e farlo arrivare davvero a tutti. Grande attenzione ecologica, un progetto sulla “spazzatura” davvero esaltante, con alla base il sistema Vedelago e il PAP (la raccolta porta a porta) che potrebbe risolvere il problema di avere un gassificatore e ridurre notevolmente la Tia, la tassa sui rifiuti, oltre che creare posti di lavoro. Non è fantascienza, a Capannori lo fanno da anni, e un milione e mezzo di risparmio ha permesso qualche decina di assunzioni.
    Paolo Putti, il portavoce e candidato sindaco, è stato il portavoce del movimento no gronda, lavora in una cooperativa sociale e si occupa di progetti per ragazzi di strada, la sua vera passione dopo la fisica (pochi esami mancano per una laurea) e la fotografia. Alcuni altri candidati sono Stefano De Pietro, nostro redattore dal 2009, informatico, Mauro Muscarà, uno dei fondatori del movimento no-gronda di Genova, Diletta Botta, commerciante di Sestri Ponente, Cristina De Pietro, laureata in giurisprudenza. A seguire una serie di persone con le migliori intenzioni di “fare rete”, come si usa dire all’interno del Movimento, ossia di sviluppare quella serie di contatti di base per poter far arrivare nelle aule di Tursi le idee dei cittadini. Una particolarità importante è che per potersi candidare occorre non essere iscritti ad alcun partito politico (una precedente militanza è ammessa), non aver subito condanne penali (occorre consegnare il certificato penale a Beppe Grillo), dichiarare di accettare i principi base del Movimento descritti nella cosiddetta “Carta di Firenze”, essere residenti nel comune dove ci si candida. E frequentare assiduamente le riunioni plenarie del Movimento, il vero cuore del sistema, dove nascono le proposte condivise. Più che un sistema “a votazione”, viene usato il criterio della “condivisione” delle iniziative, che richiede un cammino critico e costruttivo, e la più ampia base di accettazione delle proposte. Per i progetti più grandi, a livello cittadino, viene proposta la “democrazia partecipata” con metodi già in uso in altri paesi europei, sfruttando le tecnologie messe a disposizione da internet e dall’informatica. L’intero processo richiede, ovviamente, la partecipazione delle persone, la cittadinanza attiva, che è il vero scopo del Movimento, più che il semplice ingresso negli scagni di Tursi.
    Raccontare il Movimento 5 Stelle in poche battute non è facile, meglio lasciare spazio ai nomi dei candidati e assicurare che, dice Paolo Putti, in più di un anno di lavoro il “grande vecchio” Beppe non si è mai visto un volta, non ha mai posto veti, non ha mai interferito nella vita politica e organizzativa. Davvero, solo un nome e una garanzia per il simbolo, per avere quella risonanza mancante nei media tradizionali ed evitare le “liste di disturbo”, con segni o nomi simili e assonanti, restando protetti dal copyright del marchio.

    Gli altri candidati: Assanti Gironda Mauro, Baratelli Enrico, Bernucci Flavio, Boccaccio Andrea, Bonafè Laura, Bortolai Maurizio, Burlando Emanuela, Camisasso Stefano, Campi Giorgio, Capelli Cristina, Cecere Daniele, Cervetto Maria Anna, Cinquegrana Leonardo Renato, Colaianni Delio, Collami Marco, Colombo Fabio, Di Bernardo Carlo, Faggiano Maria Antonietta , Fiannacca Gabriele, Gaglia Diego, Gastaldi Cosimo Carlo , Lapini Roldano Giuseppe, Marino Carlo, Mezzone Lucio Alessandro, Ottonello Enrica, Panzera Cristiano, Pastorino Iliana, Pastorino Luisa , Pazienti Enrico, Rebora Daniele, Rebora Patrizia, Scarcella Barbara, Sonnino Marina, Valcavi Severino Adolfo.
    (Ivo Ruello)

  • Oli 337: ELEZIONI – Lettera a Marco Doria

    Caro Marco Doria,
    dunque non si presenteranno liste civiche per i Municipi: una scelta per mancanza di tempo ed organizzazione, questa la Sua risposta, più che comprensibile.
    Ci si potrà presentare presso un altro partito come “indipendente”, va bene, non è proprio la stessa cosa però, anche se i “partiti non sono tutti uguali”. Grande delusione fra volontari, appassionati “guardiani del territorio.
    Nelle riunioni del Comitato del Levante-Medio Levante si è visto molto entusiasmo presso i cittadini: persone che hanno voglia di politica vera, desiderano essere ascoltati, parlare di grandi temi, ma pure della quotidianità che affrontano tutti i giorni, dalla buca del marciapiede al bus che non arriva, al parco deturpato, al parcheggio invasivo.
    Tanti sono i piccoli problemi che toccano anziani, mamme, bambini nella vita di tutti giorni e che dovrebbe essere compito dei Municipi risolvere, come pure il fatto che un mattino ci si svegli e ci si trovi con le ruspe che innalzano muri o tirano giù alberi.
    E che il tutto accada senza che si sappia se sia lecito.
    Argomenti di competenza del Municipio, a volte pure bypassato, ma ciò non significa che il Municipio sia un passaggio inutile. In realtà c’è stato finora un fraintendimento nel cogliere il ruolo di tale istituzione, un iter malinteso nello spirito del decentramento, nel fine della Riforma, grande incompiuta poiché non si è realizzata la Città Metropolitana. Non si deve però gettare alle ortiche quanto di positivo potrebbe essere svolto dal Municipio, che invece è stato vissuto spesso come nemico dai cittadini e mal interpretato dai suoi rappresentanti.
    Cerchiamo di cambiar passo a questa istituzione, non ignoriamola.
    Molte proteste dei cittadini si sono levate perché interventi sul territorio sono piombati sulla loro testa. Il problema? La trasparenza.
    A concorrere per l’approvazione di un parcheggio, è il parere del Municipio, sia pure non vincolante, tenuto in considerazione dalla stessa Amministrazione, confidando nel fatto che i rappresentanti del Parlamentino conoscano il territorio.
    Il progetto è portato a conoscenza dell’opinione pubblica tramite i media quando va bene, di solito se ne discute in Sala Rossa talvolta in Commissione, spesso soltanto negli uffici e comunque tra intimi in Municipio. Manca sovente un’informazione precisa e capillare presso la cittadinanza.
    Perciò si dovrebbe operare anche all’interno di questa istituzione.
    E chi deciderà nei Municipi dopo le prossime elezioni? Gli eletti dei partiti della coalizione e saranno tanti quelli che già c’erano, alcuni intravisti ai Comitati e con cui è giusto e opportuno collaborare, nessuno demonizza i partiti.
    A questo punto i Comitati che funzione svolgeranno? Un iter parallelo di collaborazione e/o di controllo nei confronti di tale istituzione?
    Luogo istituzionale di discussione dovrebbe essere democraticamente il Municipio, un Municipio che informi o coinvolga i cittadini: quanti abitanti sapevano che nell’area del rio Fereggiano con il suoi parcheggi e i suoi edifici abusivi si comprometteva la sicurezza di chi vi abitava?
    Con il Suo discorso al convegno degli amministratori locali Pd, svoltosi la settimana scorsa, Lei sottolinea che “lo sviluppo è attenzione all’ambiente… ai beni comuni… che negli enti locali ci potrà essere l’alternativa a coinvolgere in modo trasparente nei processi decisionali i cittadini”.
    E le siamo grati perché, a differenza di molti Amministratori o futuri Sindaci, Lei ha sempre usato la parola cittadini e non elettori.
    I temi importanti sono ben altri oggi, per carità, tenendo sempre presente “la città vivibile e operosa” che Lei ha evocato con il dipinto della città comunale nell’Allegoria del buon governo di Ambrogio Lorenzetti.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 337: ELEZIONI – Il Giornale: giochi di parole

    Il Giornale, martedì 27 marzo, titola “Il professore vuol sfidare la legge e candida un immigrato irregolare”. L’articolo di Giulia Guerri, dedicato alla conferenza stampa di presentazione della lista Marco Doria, cita nell’incipit esattamente le parole usate da Doria per presentare il quarantesimo candidato, virtuale, della sua lista, “un cittadino genovese che vive e lavora nella nostra città, paga le tasse, ma ad oggi non ha diritto a partecipare alla vita politica della comunità, perché non ha la cittadinanza italiana”.
    Ora, la lingua italiana non è un’opinione, se un cittadino paga le tasse, non può essere un immigrato irregolare. Si capisce che per un quotidiano abituato ad usare il cosiddetto “metodo Boffo”, travisare le parole è un gioco da ragazzi; all’indecenza però ci dovrebbe essere un limite.
    Sorge tuttavia un dubbio: che l’articolo sia scritto in buona fede? Che il pubblico de Il Giornale sia sovraffollato di persone “regolari” che non pagano le tasse, ergo chi paga le tasse è irregolare? Non è praticamente questo che teorizzava anni fa Silvio Berlusconi, dichiarando di sentirsi “moralmente autorizzato ad evadere” tasse troppo elevate? Il dubbio permane: agli onesti la poco ardua sentenza.
    (Ivo Ruello)

  • OLI 335: ELEZIONI – Il tarlo del dubbio

    L’appuntamento organizzato per l’8 marzo dalle donne di Snoq (Se Non Ora Quando) ha avuto pieno successo di partecipazione, e a Palazzo Ducale si è dovuta sostituire in gran fretta la piccola “Sala Camino” con i più vasti spazi del “Munizioniere”.
    Le organizzatrici intendevano garantire l’interazione più ampia possibile tra pubblico e candidati, ma qui c’è stato invece un serio inciampo. Con un sorteggio casuale le e gli aspiranti sindaco sono stati suddivisi in quattro gruppi di discussione, centrati su quattro diversi argomenti: rappresentanza delle donne nei luoghi decisionali; il lavoro e i lavori; la città a nostra misura; pubblicità, stereotipi e violenza. Da parte sua il pubblico si è distribuito qua e là sulla base delle proprie ‘affinità elettive’, ma anziché un maggiore approfondimento, si è avuta una frammentazione del tutto casuale del confronto.

    Il tentativo di ricucire il tutto in seduta plenaria tramite ‘riassunti’ delle discussioni in gruppo è stato confuso e dispersivo, e sono iniziati gli abbandoni della sala.
    Quando il microfono è tornato nelle mani del pubblico nuovamente riunito, il dibattito ha ripreso vita, ma la gestione troppo rigida dell’interazione col pubblico ha limitato il confronto.
    A peggiorare la situazione per chi non avesse conquistato le prime file, un’acustica punitiva aggravata dal brusio di persone distratte.
    Il tema che ha avuto più spazio anche nel dibattito plenario è stato quello della rappresentanza delle donne nei luoghi decisionali: fino a che punto candidate e candidati intendono impegnarsi su questo punto? Come pensano di riuscirci?
    Stando al Corriere Mercantile del 9 marzo questo è stato un tema di divisione: “Le quote rosa dividono i candidati”. Stando al Secolo XIX invece “Nessuno si è sbilanciato”. La Repubblica, più appropriatamente, osserva che c’è stato un consenso diffuso sull’obiettivo di una pari rappresentanza politica delle donne, e di una loro maggiore presenza nelle aziende partecipate. Solo Giuliana Sanguineti (Partito Comunista dei Lavoratori), e Si Mohamed Kaabour (lista civica ‘Fratelli e fratellastri’ promossa da cittadini italiani di origine straniera), vi hanno anteposto, rispettivamente, l’accesso paritario al lavoro e la diffusione di una cultura del rispetto tra le nuove generazioni.
    Certo, avendo dato forfait sia Vinai che Rixi mancava la destra più a destra.

    Inoltre tra i presenti le diversità di accento erano sensibili: Musso si è limitato a parlare di utilità pro – tempore di “quote” di donne, mentre Doria ha colto il punto politico di una presenza che “Può introdurre un punto di vista diverso rispetto a quelli dominanti”, e Putti (Movimento 5 stelle) ha affermato che “C’è bisogno delle donne per realizzare la nostra visione di città”.
    Meglio soprassedere sui deliri filosofici di Siri e sulla patetica scenetta familiare di Giuseppe Viscardi.
    Tuttavia questa diffusa adesione degli uomini ad un obiettivo potenzialmente destabilizzante mi lascia nel dubbio: non è che, al fondo, consapevole o no, ci sia la convinzione di poter comunque continuare ad interpretare la realtà secondo i propri modelli?
    Le donne discutono da un’infinità di tempo su quanto il loro ingresso nei luoghi del potere possa riuscire a modificarne i meccanismi, o su quanto invece siano loro a modificare se stesse, adottando metodi e riti maschili.
    Per far pendere la bilancia verso un vero cambiamento i numeri sono importanti solo se sono tanto grandi da essere a loro volta destabilizzanti: almeno il 50%, certo, ma anche il 50% non basta.
    (Paola Pierantonifoto di Giovanna Profumo)

  • OLI 333: MOVIMENTO 5 STELLE – Putti, human lab e i coccodrilli

    New Yorl stories – foto dal web

    Grillo sovrasta sulla parete nel piccolo info point del movimento Cinque Stelle di Genova.
    Ricorda lontanamente la mamma di Woody Allen in New York stories che, trasformatasi in nuvola, incombe sul figlio, ossessionandolo dallo sky line della città.
    Venerdì 24 febbraio alla conferenza stampa al punto di incontro del gruppo genovese il portavoce Paolo Putti non stringe più tra le mani un passamontagna, come nel settembre scorso. I mesi di campagna politica hanno forse influito a modificare il copione a beneficio di maggiore concretezza. I sostenitori del movimento ne hanno fatta parecchia di strada anche da quel padre minaccioso che, con una sola dichiarazione, può danneggiare il lavoro di molti.

    Di Grillo non si parla. E nemmeno di grillismo.
    In via dei Giustiniani, arteria sofferente del centro storico di Genova, Paolo Putti presenta lo human lab che vuole essere una “restituzione di umanità a un pensiero politico troppo legato ad una visione di tecnici come era quello di urban lab”. Il candidato parla dell’idea di isolamento trasmessa dalla “chiatta in mezzo al mare” dove “un gruppo di persone decidono le sorti urbanistiche della città”, distanti dal contatto con i cittadini, fisicamente separati anche da un ponte levatoio, “ci mancavano i coccodrilli nell’acqua marina…” commenta Putti. E abbraccia un altro modo di far politica, partendo dal desiderio di imparare, dalla consapevolezza (la stessa che ha animato Marco Doria ndr) di sapere di non sapere.
    Dibattito con le persone, acquisizione di competenze, promozione della comunità, restituzione di cittadinanza, sono le parole chiave di questa fase della campagna politica che vede i promotori del movimento in campo nei quartieri per ascoltare la gente e i loro bisogni. E’ il tempo del territorio, dell’analisi dei problemi che in ogni parte della città hanno dimensioni diverse. E’ anche il riconoscimento del fatto che la politica deve fornire ai cittadini gli strumenti per essere criticata, per dare alle persone un valore alla partecipazione.
    Si giudica con perplessità un Puc “in cui si parla di una città con almeno quarantamila nuove unità e svariate migliaia di nuovi posti di lavoro” e si ricorda la gronda.

    Privo della rete di “accoglienza privilegiata” e della “forza dei partiti” – ha rinunciato a livello nazionale ad un milione e seicentomila euro di rimborsi elettorali – senza una sede fissa e strutture, il Movimento 5 stelle fa quello che può e quello che può è già molto, considerato che una giornalista segnala un possibile 7-8% di preferenze.
    E’ la battaglia di Davide contro Golia, ammette Paolo Putti che va giocata fino in fondo per produrre il cambiamento, o vincendo le elezioni o in consiglio comunale. Di conti elettorali dice di non farne, ma la parola ballottaggio s’insinua come ipotesi non troppo amena.
    E i partiti? Con loro nulla a che fare. Visti dall’info point del Movimento paiono come i coccodrilli evocati da Putti attorno alla chiatta di urban lab.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 329: PRIMARIE – Candidati a confronto, da Monti alle manutenzioni

    Se gronda e terzo valico sono stati il punto più vivacemente dibattuto nel corso del confronto tra i candidati alle primarie del centro sinistra di lunedì 30 gennaio (vedi articolo), è stato possibile cogliere accentuazioni e differenze anche su altri argomenti, magari partendo da posizioni apparentemente uniformi.
    Tutti d’accordo, ad esempio, sul grande sollievo per l’uscita di scena di Berlusconi.
    Ma mentre Roberta Pinotti non solleva nessuna obiezione al nuovo governo, Sassano è esplicitamente critico verso le “politiche neo liberiste di Monti”. E mette le mani avanti, precisando che le alleanze politiche a Genova devono essere diverse da quelle che si sono – temporaneamente – costituite a livello nazionale. Che abbia motivo di temere qualcosa da qualcuno dei suoi colleghi in gara?
    Marco Doria parla di “senso di liberazione e felicità” per il passaggio di fase, e di soddisfazione per il “recupero di credibilità europea”, ma si chiede anche: “Ci sono dei margini di discussione sulle politiche di Monti? Posso mettere in discussione la destinazione delle risorse?”. Ad esempio il famoso acquisto degli aerei da guerra. E sottolinea che la questione delle decisioni nazionali sulla destinazione delle poche risorse disponibili è cruciale per una città dove tra breve esploderanno due bombe ad orologeria: il trasporto pubblico e le scuole comunali.
    Sollecitata da una domanda sulle politiche di parità di genere, Roberta Pinotti annuncia di voler “abbattere le liste di attesa per i nidi”, facendo ricorso anche all’intervento privato. Sassano afferma di non avere nessuna obiezione alla presenza dei privati nella gestione dei servizi, inclusi i nidi, ma precisa che è necessario “Che il pubblico continui a gestire in proprio almeno una parte di questi servizi, altrimenti perderà tutta la sua competenza, la sua autorevolezza, e quindi la capacità e possibilità di esercitare un vero controllo”. Sottolinea anche che i nidi non sono solo un aiuto alle madri che lavorano, ma il primo passo di un percorso educativo, per cui il mantenimento di una elevata qualità è cruciale.
    Tutti d’accordo sulla questione della cittadinanza a chi nasce in Italia, definita necessaria, doverosa. Ma il punto controverso, la moschea, lo tocca solo Doria: va realizzata, subito, nessun ripensamento, nessun cambio di collocazione è più ammissibile.
    Roberta Pinotti, verso la conclusione, afferma con decisione “Ci sono cose in città che bisognerebbe fare e nessuno ha il coraggio di fare”. Nella sala si crea un clima di sospensione e di attesa. Qualche voce qua e là chiede: quali? Pinotti risponde: “Un esempio? Le manutenzioni”.
    Le manutenzioni?
    (Paola Pierantonidisegno di Guido Rosato)

  • OLI 328: PRIMARIE – Marta Vincenzi, la donna cannone e il teatro della politica

    Ricorda Lenny Bruce, o il Truman Capote del film “A sangue freddo”.
    E’ sul palco – solo uno spot bianco ad illuminare la figura – per un reading di un’ora e mezza su come ha guidato il Comune negli ultimi cinque anni.
    La pièce è anticipata da un video – davvero modesto rispetto a lei – dedicato ad un auspicato senso civico ed etico dei genovesi, uno spottone elettorale che ha come refrain “qui a Genova, noi facciamo così”, citando Pericle.
    Teatro Modena, mercoledì 18 gennaio ore 17.00: per Marta Vincenzi platea al completo, insieme ad una parte di palchi.
    Nell’attesa dell’attrice, dagli altoparlanti, un rassicurante Lucio Battisti garantisce un tuffo nel passato preceduto da “La donna cannone” di De Gregori che – si è autorizzati a pensare – sarà stata messa in scaletta da un antagonista politico.
    Marta Vincenzi leggerà per un’ora e oltre quella che appare più una memoria difensiva che un progetto amministrativo per il futuro. Leggerà per smontare, una ad una, le prove di accusa di un’area di partito che non ha esitato a metterla sul banco degli imputati.
    Di fatto, la Prof. propone un ripasso che spazia dalla cultura ai sacrifici dei dipendenti comunali, per toccare le risorse dell’ente falcidiate da “cinque manovre in quattro anni, tutte durissime”. Ne emerge una giunta che ha dovuto opporre “una resistenza strenua per obbiettivi minimi continuamente messi in discussione”, un gruppo che “le ha prese tutte in faccia” con risorse, conti alla mano, passate dai duecento milioni del 2007, ai poco più di quaranta del 2012 “che possono diventare ottantatre o ottantacinque solo con l’incremento della tassazione”.
    Traguardare il futuro era ed è il desiderio della Sindaco e farlo riappropriandosi di un’utopia urbanistica concretamente realizzabile. Da qui il nuovo Puc secondo Marta.
    Consapevole che Genova è la città meno accessibile d’Italia, la Sindaco ricorda il nodo ferroviario già iniziato, un nuovo passante autostradale (senza chiamarlo Gronda) le infrastrutture cittadine, la strada di Scarpino “che è finita”, e tutto quello che è a progetto.
    Marta accenna ai quattro milioni di visitatori e spettatori tra musei, acquario e Ducale, teatri e Porto Antico nel 2011, e il fatto che oggi “il Carlo Felice c’è” anche grazie allo sforzo e ai sacrifici dei lavoratori del teatro.
    In costruzione, ancora, quattro asili nido e aumentati di seicento i posti disponibili.
    Ridotti debito e costi dell’amministrazione di quello che nel 2007 “era uno dei comuni più indebitati d’Italia”.
    Il teatro di Marta vede in scena una tigre disposta, per difendere il cucciolo della sua politica, a tirar fuori artigli e denti. E’ la parte migliore di lei. Quella in cui si vorrebbe credere, nonostante la stanchezza di chi in platea sonnecchia un po’, nonostante gli anni passati senza comunicare nulla al cittadino, nulla che non attenesse a Notte Bianca.
    Certamente Marta è migliore di molti del suo partito. Più sincera e ostinata. Se non altro nel ricostruire una storia che, trasmessa nel tempo, avrebbero dato un senso al suo essere la Sindaco.
    Ma il teatro di Marta è fedele ai tempi della politica.
    Finita la campagna elettorale, purtroppo, abbandona il cartellone.
    Peccato. Per cinque anni si recita a soggetto.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)