Categoria: Centro Storico

  • OLI 423: SIRIA – Cartoline da Genova per ricordare la guerra

    Domenica 15 marzo, Genova.
    Il pomeriggio è sospeso, con il cielo grigio gravido di acqua.
    Si incontrano in piazza Cernaia, nel cuore del centro storico, famiglie, ragazzi e ragazze che vogliono commemorare i 4 anni dallo scoppio della guerra siriana. Scambiano palloncini rossi, legano ai fili sagome di stoffa leggere che raffigurano bambini e bambine, che grazie a quei palloncini possono volare. Così li portano in processione per i vicoli bui del centro storico. La Siria sfila a Genova, grazie ad Alessandra Raggi animatrice di un movimento colorato di persone che non dimentica il conflitto che insanguina il suo territorio, un movimento che porta nelle piazze della città – San Lorenzo prima e Matteotti dopo – le voci e i corpi dei bambini siriani vittime di questa tragedia.
    Camminano tra i turisti, superano l’Acquario di Genova fino al punto in cui il molo si arrende al mare, e sotto la pioggia e mazzi di palloncini rossi, si fermano sul pontile per farne volare alcuni verso Sud.
    Le foto, scattate a dispetto del brutto tempo, sono le cartoline che Genova spedisce alla Siria e ai suoi figli più piccoli.

    Marco Doria ha dato la sua solidarietà tramite F.B. all’inziativa, ma l’evento non ha registrato la presenza di politici e assessori.
    Peccato, non sanno cosa si sono persi.

    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 415: PAROLE DEGLI OCCHI – L’amico ritrovato

    Genova, 16 ottobre 2014, Via Luccoli 98 r
    Nell’aprile del 2013 era stata organizzata una veglia per la chiusura della libreria Assolibro di Via San Luca. 
    A distanza di un anno e mezzo, Fabio Masi e i suoi soci sono nuovamente in centro storico con il  negozio L’amico ritrovato. Una bella notizia per la città.
  • OLI 383: PAROLE DEGLI OCCHI – Libricidio nella città vecchia

    (foto di Giovanna Profumo)
    Genova, giugno 2013 –  Via San Luca, dov’era la Libreria Assolibro.
  • OLI 362: PAROLE DEGLI OCCHI – Rinascita della Maddalena

    Scuola di teatro negli spazi del Laboratorio Sociale di Vico del Papa a Genova
    (Foto di Paola Pierantoni)
  • Oli 319: CENTRO STORICO – La grande fatica della Maddalena

    In Oli 317 avevamo riportato una testimonianza molto critica sull’efficacia dell’intervento dell’incubatore di imprese nel centro storico. L’articolo aveva ricevuto due commenti, che pur riconoscendo le difficoltà: mi sono trovato in una situazione simile l’anno scorso … problemi burocratici, di comprensione sugli intenti dei proponenti …, sostenevano l’azione positiva svolta dall’incubatore: io ho visto nascere nuove belle attività … ha sostenuto molte attività esistenti … e anche attività di animazione territoriale … L’incubatore della Maddalena c’è e lavora.

    Giovedì 3 novembre un workshop del Convegno “Eurocities – planning for people” è stato l’occasione per raccogliere qualche informazione di sintesi, che andasse oltre le singole esperienze.
    Tra il 2005 e il 2011 ci sono stati, a sostegno delle imprese, tre bandi nella zona Giustiniani, Maddalena e Pré: per imprese femminili; per imprese già esistenti; per insediamento di nuove imprese.
    Le risorse (3.350.000 €) provengono dalla legge 266/1997, cosiddetta “legge Bersani” e dal Programma di Iniziativa Comunitaria Urban 2 per ulteriori 700.000 €.
    I soldi destinati alle imprese sono stati 2.920.000, attraverso contributi a fondo perduto per la ristrutturazione dei locali (60% delle spese), e finanziamenti a tasso 0,50% per gli investimenti necessari.
    Il resto è destinato a iniziative di animazione economica e sociale del territorio.

    Nell’area della Maddalena era previsto un finanziamento di 1.698.452 €, ma di questi sono stati effettivamente impegnati 1.007.380: il 59%. Le imprese interessate all’intervento sono ventisette, di cui: otto nuove (una sola è già attiva, cinque hanno appena fatto domanda, delle altre una non ha dato corso al progetto, e una è cessata), e diciannove già esistenti (ma di cui una è cessata, e tre non hanno dato corso al progetto). Fin qui i dati.
    L’impressione è quella di una gran fatica.

    Molto tempo, lavoro, investimento, denaro e competenze, per risultati che paiono perdersi in una realtà ancora immutata.
    Ma davvero esistono alternative a questo rosicchiare poco per volta le zone di abbandono e di degrado?
    Un imprenditore che aprirà il suo negozio a Marzo evoca l’immagine di una strada “aperta di negozi dall’inizio alla fine, senza limiti di orario”, ma arrivarci è difficile.

    Le persone con cui parlo ammettono le difficoltà: molti proprietari non affidano i loro spazi all’Incubatore perché contano su maggiori possibilità speculative, e preferiscono lasciarli sfitti; gli spazi gestiti dall’Incubatore sono in genere troppo grandi, e quindi di fatto costosi, per alcune micro-attività; c’è un’esitazione comprensibile delle persone a buttarsi nell’impresa, così, uno per volta, in una via in cui lo sfruttamento della prostituzione appare come l’attività più fiorente. Qui, osservo, mi pare che il punto cruciale non sia l’utilizzo dei cosiddetti “bassi”, ma l’assenza di un’azione investigativa che colpisca quello che è evidente a chiunque passi di lì: dietro all’aumento e al continuo ricambio di giovani prostitute straniere non può che esserci un’attività organizzata di sfruttamento. Possibile che Polizia e Carabinieri non riescano a venirne a capo? Già, conferma il mio interlocutore, forse è più comodo lasciare correre.
    Intanto, una dopo l’altra, festeggiamo ogni luce che si accende.
    (Paola Pierantoni – fotografie dell’autrice)

  • OLI 317: CITTA’ E CANDIDATI – Maddalena: meglio nascere fuori dall’Incubatore?

    Porto alcuni vestiti a riparare in una sartoria che ha aperto da pochissimo tempo in Via della Maddalena. Vedere una bella vetrina illuminata e piena di colori, che interrompe la triste sequenza delle saracinesche abbassate è una festa, così dico alla signora: “Allora, l’Incubatore comincia a funzionare …”, ma sono subito smentita: “L’Incubatore? Solo pubblicità ingannevole”. Infatti mi spiega che, dopo aver visitato i locali proposti dall’incubatore, valutate le condizioni di degrado, i costi di ristrutturazione, le voci per cui erano effettivamente previsti finanziamenti a fondo perduto, e gli affitti, ha ben pensato che era meglio andarsi a cercare qualcosa sul mercato privato. Così ha trovato un locale per un affitto più sostenibile (250 euro mensili), di quelli che le erano stati richiesti per gli spazi dell’Incubatore (sui 300 / 350 euro).
    Mi dice: “Non vedi che quasi nessuno ha aderito al bando? La strada continua ad essere deserta”. In effetti è così. Le chiedo: “Ma secondo te che tipo di attività ha senso aprire in una strada come questa? Per che tipo di clienti?” Mi risponde: “Certo non per i turisti! Pochi passano di qui, e il turismo che viene a Genova è un turismo povero. Qui servono artigiani, attività che non si trovano più in giro. Invece, fuori dall’Incubatore, pare che stia per aprire una sala giochi: te la figuri qui la clientela?”
    Indirizzare il tessuto economico, tipo e qualità degli esercizi commerciali, è centrale, perché determina il tipo di vita che poi si svolge in un quartiere. Il centro storico dovrebbe tornare ad attirare la popolazione cittadina perché concentra esercizi commerciali che offrono cose e servizi utili, e ristorazione popolare. Non regalini e souvenirs. Tantomeno slot machines. Pare che il Comune non abbia la possibilità di indirizzare le licenze di vendita: si può trovare una via per superare questo ostacolo? Occorre dare una svolta capace di ripopolare in tempo rapido le zone in abbandono, altrimenti il destino di chi ci prova, uno per volta, è segnato.
    Dalla chiacchierata viene fuori anche un’interessante storia di mancato accesso al credito: l’impossibilità della mia interlocutrice di ottenere un prestito di 2000 euro per completare gli adempimenti necessari all’apertura dell’attività. Prova con la Confapi, che però non prevede prestiti inferiori a 5000 euro, e per cui serve comunque il possesso di un bene da ipotecare, o di un conto corrente con almeno 2500 euro.
    Da noi non è prevista la povertà. Il pensiero corre al microcredito: se ne parla per le donne dei Paesi “svantaggiati”, e invece serve qui.
    In rete scopro l’esistenza del “Fondo Microcredito FSE 2007 -2013” della Regione Sardegna (http://www.sfirs.it/documenti/15_309_20110704004335.pdf ), nulla di simile in Liguria. Forse non ho cercato abbastanza, e magari ci arriverà qualche segnalazione incoraggiante.
    In attesa, resta la poco incoraggiante osservazione della mia interlocutrice: “Chi mi ha aiutato sono stati solo i fornitori, sono stati loro i miei “finanziatori”, perché hanno accettato di farsi pagare a 90 giorni, a 60 giorni, dandomi un po’ di respiro”.
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 310: CENTRO STORICO – La Maddalena dimenticata?

    Nel 2009 un bando di riqualificazione cercava di risollevare le sorti di via della Maddalena, a Genova. A fine 2010 un articolo di Repubblica rilevava che il bando era andato deserto: i pochi commercianti che resistevano denunciavano le condizioni di degrado a cui è abbandonata la strada, scarsa illuminazione, assenza delle forze dell’ordine, spaccio ( http://genova.repubblica.it/cronaca/2011/03/14/news/negozi_in_fuga_dai_vicoli_l_ultima_lacrima_della_maddalena-13577517/ ).
    A febbraio 2011 l’assessore alla sicurezza Scidone, durante una passeggiata organizzata dal regista Sergio Maifredi, affermava, constatando il deprimente susseguirsi di serrate “E dire che abbiamo messo in campo varie iniziative, a partire dall’incubatore d’imprese. Servono tanti negozi normali, supermercati, fruttivendoli dove possano rifornirsi le famiglie” (Corriere Mercantile 10/2/2011).
    In effetti in questi giorni, camminando per via della Maddalena, sembra essere apparso qualche nuovo negozio, un paio di sartorie che richiamano l’antico nome “contrada di sartoria”, proprio perché quartiere specializzato in questa attività.
    Eppure il degrado è palpabile e commercianti ed artigiani, da soli, non possono opporsi ad esso.
    Nel 2005 un articolo di Marco Preve (http://www.casadellalegalita.org/index.php?option=com_content&task=view&id=3950&Itemid=28 ) analizzava le cause del degrado, che minacciava, in quegli anni, di inghiottire nuovamente una strada recentemente recuperata, grazie all’apertura di locali e negozi. Certamente in questi giorni bui per la Maddalena vale la pena riprenderne i punti principali. I cosidetti “padroni dei carruggi” hanno responsabilità non da poco nelle derive che affliggono il centro storico: Preve fa il nome di Salvatore Canfarotta “Sono suoi, o comunque della sua famiglia, molti degli appartamenti della zona tra via della Maddalena e via Garibaldi dove, come raccontato nei giorni scorsi da Repubblica, si consuma l’assalto sempre più massiccio della prostituzione al cuore istituzionale e nobile di Genova. Fosse solo questione di cosce e decoro, ma si dice che con gli affitti, specie quelli in nero, c’è da guadagnare parecchio. Tanto che il prefetto ha deciso di fare un censimento delle proprietà e di incrociare i dati con quelli del Fisco. Alcuni di questi presunti padroni dei caruggi, sono noti da sempre. Salvatore Canfarotta è uno di loro. Una decina di anni fa, un’inchiesta lo coinvolse con il padre e la loro agenzia immobiliare. Erano accusati di sfruttamento della prostituzione sempre per la questione degli alloggi affittati a prostitute. «Ci hanno condannato solo per favoreggiamento e ci hanno dovuto restituire le case che ci avevano sequestrato – spiega Canfarotta sulla porta della sua attività in via Canneto il Curto – ma la cosa assurda è che tutto si basava sulle dichiarazioni di straniere, la loro parola contro la nostra, senza nessuna prova”.
    Tra gli altri nomi citati dal giornalista di Repubblica, Salvatore Zappone (sempre per la zona della Maddalena) e Vito Rosacuta per la zona di Prè (vd OLI 309).
    La conclusione dell’articolo di Preve mette a fuoco quale sia una priorità per fermare il degrado del centro storico: “la trasparenza degli affitti, così come l’effettiva abitabilità di alcuni bassi trasformati con sorprendente rapidità in alloggi (un ramo dei controlli che sarà affidato alla Polizia municipale), possono diventare i punti forti di una strategia in grado di contenere il fenomeno della prostituzione, incentivare il recupero urbanistico e al tempo stesso allontanare chi cerca di arricchirsi in barba al Fisco”.
    Sarebbe interessante sapere quale sia stato l’esito di questi controlli.

    (Eleana Marullo)