Categoria: Sergio Cofferati

  • OLI 417: REGIONALI 2015 – L’usato sicuro: il candidato sindacalista

    “I sindacati li sento, li guardo, non so sinceramente cosa vogliano fare”, risponde serafico Sergio Cofferati a Lilli Gruber , su Ottoemezzo, il 4 novembre, come se a Roma a sfilare ci fosse stato il suo ologramma. Fa l’occhiolino a sinistra e si mette l’elmetto da pompiere, tante le sollecitazioni commoventi, come le definisce lui, a presentarsi alle primarie Pd, in vista delle elezioni regionali in Liguria.
     Proprio non sa , ma pochi giorni dopo, dal foyer del teatro Carlo Felice lo comunica al mondo, per fare un favore alla comunità, pare sottendere il suo accettare la sfida. Non dice che il Pd genovese non sa più che a santo votarsi, a fronte della novella Lella di Spezia, una renziana della seconda ora come Pinotti e dintorni. E vorrebbe schierare un usato sicuro. Insomma, tutto un nuovo che avanza per la gioia degli affranti cittadini-elettori. Soltanto sei mesi fa, alla vigilia delle elezioni europee l’ineffabile Sergio dichiarava urbi et orbi (Oli 404): “Cinque anni sono molti, ma il mio lavoro dovrebbe ancora proseguire all’insegna della continuità dell’impegno” . Gulp, ma non era venuto a Genova per fare il papà?
    Sarebbe stato interessante un suo commento alla Commissione in Comune per l’inserimento dei lavoratori Ilva, svoltasi il giorno prima dell’alluvione: sono 765 e la situazione si trascina dal 2005. “Ma non sono lavoratori che faranno corsi di formazione per essere ricollocati, ritorneranno all’Ilva”, afferma un rappresentante sindacale al grido di “tornate sul web” rivolto ai grillini, che chiedono chiarezza sui ruoli assegnati. Era per dare maggior dignità agli incarichi, spiegano i 5 Stelle e altri, ma i sindacati non l’hanno presa bene a sentire qualcuno che sindaca nelle loro proposte.
     Come recita la delibera, “tra impiegati, operai e persone con conoscenze informatiche”, 163 sono gli assegnati alle manutenzioni, 131 al Verde, 99 ad Amiu “per ripristino ambientale”, 28 ad Aster “per attività specialistiche”, mentre 28 operai saranno nelle scuole “per lavori di pubblica utilità”, che non significa fare il bidello o aggiustare un banco.
     Con il dovuto rispetto dei lavoratori, le collocazioni non appaiono del tutto congrue alle esigenze del Comune e della città, dai 42 uscieri, ai 58 per i cimiteri e altre decine di incarichi fumosi. E’ un accordo-pilota, il primo in Italia, eppure… Storia amara è quella dell’Ilva, ma forse i cinquecento euro oltre la cassa integrazione conforteranno un po’ i lavoratori: tanti ragazzi precari prendono quei soldi lì come stipendio globale, se mai lavorano.
     Si capisce il furore dei dipendenti Ilva, cause note purtroppo, dai proprietari, ad una gestione dissennata, alla crisi del settore.Comunque i sindacati rassicurano, precisano che al Comune non costerà nulla, paga tutto la Società per Cornigliano. Che è una società nata con Statuto a firma del sindaco Pericu, per la bonifica delle aree siderurgiche, al 45% ne è proprietaria Regione Liguria e per l’altra metà Comune e Provincia, in una sorta di matrioske verso altri rami sempre pubblici, con finanziamenti governativi e poteri d’appalto. A retribuzione zero ne è presidente il vicesindaco di Genova, prima presidente di quel Municipio.
    Solidarietà per i lavoratori, ma chi parla per loro ha un’aria fumosa, un’aria stizzita, un’aria feroce anche con chi cerca di dare un aiuto.Viene il dubbio se per davvero si sono avute a cuore le vite degli altri, il futuro delle persone, che magari in questi dieci anni di trattative avrebbero potuto ricollocarsi altrove, ancor prima della crisi economica globale, invece di far credere ad un posto di lavoro nell’acciaio, che non ci sarebbe stato più.
    Ecco, questi sono i sindacati di cui anche Cofferati è stato per anni la guida, oggi più che mai sulla scena, al ricordo dei tre milioni in piazza di dodici anni fa, quando si approssimavano la globalizzazione moderna, il web e il cellulare – non per parafrasare Renzi, ci mancherebbe – ma perché nel bene e nel male, il tempo ha lasciato segni indelebili.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 406: POLITICA – Pd e dintorni, tra il fresco e il vecchio

    A poco più di anno dalle elezioni politiche, il circolo Pd di Albaro, una sezione che ha visto passare tanti vip del partito, incontra due parlamentari liguri, un bersaniano ed un civattiano. Folta platea, tante facce nuove, i vecchi iscritti si guardano intorno, quasi a contarsi, mancano alcuni storici, tutti aspettano curiosi il quarantenne sindaco di Bogliasco Luca Pastorino, che arriva in uno smilzo cappottino blu insieme al veterano Mario Tullo e l’ immancabile sigaro. Fermento in platea, tanti alzano la mano, iniziano le domande.
    Senti risposte che non ti aspetti dall’ex segretario ds, pensi a stoccate per Renzi ed invece dopo una premessa lunga un tot, dal partito che non si vede, alla base inconsistente, all’’indecorosa mancanza di parità di genere nella legge elettorale, bla bla bla, Tullo dichiara in nonchalance che “ il Paese ha bisogno di una scossa, Matteo ha la capacità di far passare messaggi a cui la gente crede, se fallisce lui ci sono solo macerie, intanto andremo a dire in Europa che faremo le riforme istituzionali, pur se contare delle palle è un rischio grave”.
    Il pubblico si rianima, si rivolge a Luca, in ritardo, reduce da un altro incontro con il sindaco Doria sulla Città Metropolitana, appare stanco e alla domanda se si aboliranno o no le Province, resta sul vago, “non ci saranno oneri aggiuntivi, occorrerà costruire una rete di servizi più efficace..” e non ne sa di più, conclude. Ma non è in Parlamento? E come sindaco di Bogliasco farà parte della nuova riforma, essendo Genova fra le città metropolitane. Inciampa poi sulla disoccupazione giovanile, butta lì una percentuale errata, lui dei “giovani” civattiani, sfiora l’argomento senza scaldare i cuori.
    L’esordio non è entusiasmante a sentire il vecchio e il nuovo corso. Come Sergio Cofferati che spazia sul territorio da levante a ponente in campagna elettorale, in gran spolvero allo sciccoso cine Ritz di Albaro, dura però riempire trecento posti. Da Lilli Gruber è stato travolto dall’autrice di “Se potessi avere mille euro al mese””  sul  provvedimento del governo “Garanzia Giovani”, una proposta che l’ex sindaco di Bologna ha stracciato: “Di per sé non cambia una virgola per i ragazzi vittime del 40 per cento di disoccupazione, questo provvedimento altro non è che un ammortizzatore sociale nato per illudere i giovani visto che non dà lavoro”, dichiara, magari avrà pure ragione, però un po’ di autocritica non ci stava male. Lo ha fatto Landini al congresso Cgil, dove dice che di sicuro bisogna cambiare, “non perchè ce lo chiede Renzi, ma perchè ce lo chiedono i precari, i lavoratori, i giovani. C’è una crisi di rappresentatività che non si può nascondere”.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 404: ELEZIONI EUROPEE – Sergio, beato fra le donne

    Campeggia già per tutta la città la faccia bonaria e barbona di Sergio Cofferati, di nuovo in corsa per le Europee 2014, beato tra le donne candidate, con Marina, sindaco di Stella, provincia di Savona, Maria Chiara da Lerici, operatrice sociale e Carlotta, assistente per dieci anni di Roberto Speciale, ex europarlamentare, magari la più titolata per la Ue, avendo fondato con l’onorevole il Centro in Europa, che ha come vocazione, vedasi nel sito…aggiornare le insegnanti della scuola primaria. Un’associazione culturale, piena di buoni intenti, con la collaborazione di firme illustri, ma anche centro di corsi di formazione, uno di mille, cui contribuiscono pure il Comune di Genova e la Regione Liguria: come staff sempre Roberto Speciale e la dott.ssa Carlotta.
    Sempre nel sito alla voce “ materiali” il top è l’intervista a Francesca Balzani, europarlamentare, brillante tributarista, reclutata dall’ex sindaco Vincenzi e divenuta poi in Europa relatrice del Bilancio europeo, ora Assessore al Comune di Milano e arringata dall’assessore regionale Raffaella da Spezia perché oserebbe ambire a fare il prossimo governatore della Liguria, non essendo neppure iscritta al partito, in cui la spezzina ha fatto tutta la gavetta.
    Anche Francesca è desolatamente tra i parlamentari italiani che hanno abbandonato l’Europa, non si ricandiderà, solo i Francesi hanno fatto peggio, sono in tredici,  sette invece gli italiani che hanno lasciato a metà  il seggio europeo negli ultimi cinque anni, di cui quattro del Pd, Ds, ecc., in buona compagnia di Bersani, Serracchiani, e altri transfughi vari che in questi anni, pur di essere in Europa avevano cambiato casacca, bandiera, look : quasi ventimila euro al mese sono miele per gli orsetti golosi.
    Nessuna traccia di manifesti per Alessia Mosca, nominata direttamente da Matteo Renzi, forse per parare i colpi del partito liquido, non certo di provata fede a livelli locali. Così per l’altra candidata Renata Briano, assessore regionale all’Ambiente, a suo tempo sbarcata in Regione direttamente con il listino del presidente. Alla conferenza stampa di presentazione l’altro candidato maschio, il ragazzo Brando, un curriculum nel partito da paura, praticamente ha iniziato dalle scuole medie, nel suo sito Fb non è ancora stato rimosso l’appello alle primarie 2012 pro Bersani: Sono il più giovane candidato di tutta Italia, dichiara orgoglioso, “nato in Liguria” sottolinea nei manifesti.  L’unica definita renziana doc è Maria Chiara, operatrice sociale di Lerici, invano cerchi il suo curriculum, ma sul quotidiano on line di Spezia si legge che scelte come Brando e Maria Chiara sono  finalmente espressione del territorio.
    E il giovane ministro Andrea Orlando saltabeccato dall’Ambiente alla Giustizia? Forse lo si considera in un ministero non di peso, visto che tranne leggi ad personam, i cittadini non vedono riforme da decenni. “Cinque anni sono molti, ma il mio lavoro dovrebbe ancora proseguire all’insegna della continuità dell’impegno – dichiara l’europarlamentare uscente Sergio Cofferati – l’obiettivo è quello di completare un lavoro complesso, dalle infrastrutture alle attività produttive, dai servizi ai diritti delle persone e sul sito Pd invita a scaricare un libretto in cui dice di raccontare tutto quello che ha fatto a Bruxelles. Nel libretto pieno di foto di giovani cittadini, vanta il 97 per cento di presenze con undici incarichi come relatore e persino altri 20 come relatore ombra. Auguri.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 402: LETTERE – Caro Sergio, ecco l’equivoco

    Caro Sergio,
    In occasione dell’incontro su Conflitto e Capitale allo Zenzero, ho ricordato con emozione le mie tappe di iscritta Fiom all’Ilva, delegata e la decisione di dimettermi.
    Era per me un privilegio parlare con te del bilancio, ancorché in perdita, di una militanza sindacale figlia della tua azione politica e della tua capacità di difendere diritti e lavoro.
    Posso ammettere che se tu non fossi stato Segretario Cgil io, allora, non avrei nemmeno sperato in una svolta. Te ne sono grata.
    Quello che volevo capire era con che occhi vedessi le piazze, il desiderio di cambiamento del 2002 legate al decennio che ci è piombato addosso dopo. Quali le tue emozioni di leader rispetto allo scarto tra l’occasione unica e la perdita dell’occasione stessa che, a mio parere, ha accelerato il declino di questo paese. Più semplicemente se ti capitava di ripensarci passeggiando con i tuoi figli, quale fosse il tuo bilancio interiore.
    Hai risposto: Non equivocate un grande consenso sociale con un pari consenso politico e poi hai ammesso credo di aver sbagliato ad aver accettato la richiesta di fare il sindaco di Bologna, dovevo stare da un’altra parte a provarci.
    Al tuo fianco Deborah Lucchetti – portavoce dell’associazione Abiti Puliti che si sta battendo per i diritti minimi dei lavoratori tessili in Bangladesh, in Cambogia e Vietnam – ci ha fornito dettagli inediti da un girone dantesco.
    Allo stesso tavolo, parlavate di lavoro, ma si poteva percepire uno scarto tra il patrimonio emotivo di Deborah, che raccontava di svenimenti di massa sulle macchine da cucire e di come agire un cambiamento concreto, e il tuo patrimonio umano di una pacatezza vuota che mi è parsa distante dalla passione che aveva animato la tua azione sindacale anni fa. Come se la politica di questi anni avesse spento qualcosa in te. La tua analisi lucida sulla tua impossibilità di incidere in Europa per frenare il TTIP, sull’importanza del made in, e la storia del lavoro in questi anni in Italia e nel mondo si è conclusa con la previsione che le persone che lavorano rivendicheranno rispetto e lo faranno con strumenti inediti in condizioni mutate.
    Mentre dal suo osservatorio Deborah raccontava di un conflitto solitario, aspro, che andrebbe appoggiato anche da noi, fatto di scioperi, arresti di lavoratori e della difficoltà di trattare con un padrone incorporeo come le multinazionali, sostenute da governi intenti ad ostacolare i diritti. Governi che decidono salari da fame e favoriscono la devastazione del territorio. Scelte globali che impattano in Italia con aziende che lasciano macerie e politiche che smantellano tutele sociali a favore della finanza, in un’assenza del conflitto capitale-lavoro. Il tutto favorito da una pericolosa incomprensione delle dinamiche della globalizzazione da parte di sindacati, partiti e società civile.
    Deborah chiedeva se era possibile incrinare questa idea putrida di sviluppo e, nel riconoscersi minoranza, sollecitava una svolta seria ad una maggioranza di cui tu, in quel contesto, eri rappresentante. Ma a me non è parso che fossi particolarmente animato dalla volontà di essere parte di questa svolta.
    Poi il dibattito è finito. Ed io ho compreso perché ho equivocato. Non si trattava di consenso sociale e nemmeno di consenso politico.
    Si trattava di persone
    (Giovanna Profumo)
  • OLI 401: ECONOMIA – Al circolo Zenzero il conflitto capitale

    “VOGLIAMO VEDERCI CHIARO!”
    secondo ciclo di incontri di Economia

    Progettiamo un mondo diverso, in cui l’economia e la finanza siano al servizio dei bisogni delle persone e non delle regole del mercato. Un mondo in cui la gestione dei beni comuni sia finalizzata al benessere di tutti e non al profitto di pochi, nel rispetto degli equilibri naturali e dei diritti delle generazioni future.
    La crisi economica, esasperata dalla finanziarizzazione, ha evidenziato i limiti dell’Unione europea e della sua moneta unica. Per superare la crisi bisogna agire sulla moneta o sulle politiche europee?
    Venerdì 14 marzo 2014, ore 18
    Il conflitto capitale-lavoro
    nell’epoca della globalizzazione

    Relatori: Deborah Lucchetti e Sergio Cofferati
    L’incontro si terrà presso il Circolo ARCI Zenzero, via Torti 35, Genova. Per info nuovafinanzapubblicagenova@gmail.com
  • OLI 378: SINDACATO – Epifani e l’estetica della piazza

    Da la Repubblica 20 maggio 2013
    Alla Fiom invece Epifani rimprovera quella che definisce “l’estetica delle piazze”. Quando si hanno responsabilità di governo il punto non è tanto stare nelle piazze quanto risolvere i problemi che le piazze propongono, “perché l’estetica delle piazze, cioè stare lì e non risolvere mai i problemi, non funziona. La gente ti chiede soluzioni”
    Guglielmo Epifani, nuovo segretario Pd, è stato alla guida della Cgil per otto anni (dal 2002 al 2008). Sergio Cofferati, suo predecessore nel sindacato, nonché membro del Parlamento Europeo per lo stesso partito, era a Roma in piazza sabato 18 maggio. C’è chi dice che il secondo avrebbe agito nello stesso modo fosse stato segretario del Pd e al posto del primo.
    E’ evidente che esiste un problema di estetica nel Pd e nel sindacato.
    Ma questa faccenda dell’estetica delle piazze non può e non deve essere liquidata come una boutade. Impone a chi fa politica o sindacato una riflessione: cosa si va fare in piazza? E soprattutto: per quale ragione negli ultimi dieci anni solo in Piazza sono state poste le richieste più urgenti ai governi del paese?
    E’ stato per soddisfare un senso estetico che sono state occupate strade e piazze al G8 di Genova? Quanto compiacimento estetico muoveva i Girotondi? Quale sottile pulsione ha spinto i tre milioni che si sono riversati a Roma per l’articolo 18 nel marzo 2002? Cosa ha accompagnato i moltissimi che si sono ritrovati, in tante manifestazioni, contro le politiche di smantellamento di stato sociale e diritti?
    Ma è sufficiente pensare alle donne: per quale pulsione estetica sono andate in tutte le piazze italiane  il13 febbraio 2011? In nome di cosa si sono riviste quest’anno per ballare nel billion rising?
    Certo, a Roma, il 18 maggio c’era la satira dei cartelli ed esasperazione, ma c’era anche sul palco il pacato disappunto di Sandra Bonsanti, la denuncia di Gino Strada e la rabbia di Fiorella Mannoia, che chiedevano per ogni persona presente di risolvere i problemi.
    Nessuno di loro era lì per un esercizio di stile.
    Ma questa faccenda dell’estetica delle piazze rivela l’uomo Guglielmo Epifani, la sua scissione tra partito e sindacato come se le due componenti non potessero stare insieme nella storia del leader.
    E svela inoltre la difficoltà di sanare i dissidi di quella parte del Pd che è Cgil e che non incontra la Fiom di Landini, l’assenza di Susanna Camusso racconta anche questa storia, fatta di scissioni e tattiche interne di cui ai lavoratori e ai disoccupati non importa davvero nulla.
    L’estetica delle piazze è un concetto che offende, evoca la perdita di tempo, il nulla di fatto. Se a dirlo è l’ex segretario generale della Cgil l’offesa ha un peso maggiore: rasenta il disprezzo.
    Sabato 22 giugno a Roma ci sarà la manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil. La prima manifestazione unitaria dopo tanto tempo. In agenda parole d’ordine simili a quelle che sono state dette sabato: Lavoro, equità, contratti.
    Cosa sceglierà il Pd? E che farà Epifani?
    Rinunceranno all’estetica della piazza?


    (Giovanna Profumo – galleria fotografica dell’autrice)

  • OLI 377: SINDACATO – La Fiom e il futuro

    Da Repubblica ed.Genova, 7 maggio 2013: Scuola, mobilitazione flop, la Cgil convoca i precari, rispondono solo in venti.

    Giuseppe Filetto ci racconta che appena una manciata di precari si è presentata all’assemblea indetta da Flc-Cgil per discutere con i lavoratori senza posto fisso. Sono più di duemila nella scuola, ma pochi si sentono rappresentati.
    A Bologna, il 30 aprile (OLI 376), Landini ha detto, riferendosi a FIOM e a Cgil, che “o il sindacato torna ad essere quel soggetto in grado di riunificare e permettere alle persone – ai precari, ai giovani alle persone che lavorano – di tornare ad essere insieme protagonisti del proprio futuro per cambiare la situazione, o c’e il rischio che il sindacato” stesso non abbia “più futuro”. Questo per Landini è il “punto di fondo”. Nodo al quale si aggiungono i dodici milioni di cittadini che non hanno votato insieme al sentimento di solitudine che porta a non credere più nella capacità di cambiamento di istituzioni e sindacato.
    Il tempo è un altro fattore prezioso per Landini, “Non possiamo più aspettare” è il titolo della manifestazione di sabato 18 maggio a Roma.
    L’ex ministro Barca con un video, è intervenuto a Bologna su cittadinanza, esclusione sociale, welfare come fonte di lavoro e innovazione. Bisogna chiudere con il liberismo. Lo stato deve tornare a produrre i servizi, consapevole della propria ignoranza, “la prima delle regole è che le regole si possono cambiare”. Va proposto lo sperimentalismo democratico, quindi la possibilità di modificare i modelli di funzionamento di sanità, scuola, servizi partendo dagli errori per correggerli. Va data una scossa alla macchina dello stato arcaica e autoreferenziale, tale perché funzionale alle classi amministrative, politiche e private che ne ricavano benefici. Barca immagina dei “partiti palestra” dove dibattere.
    L’Europa mantenga quanto promesso: con l’unione economica e monetaria è stato ceduto il potere di emettere moneta, fissare i tassi di interesse, comprare quando fosse necessario i titoli del nostro debito, “ma solo una parte di questa sovranità l’abbiamo ceduta a qualcuno, un’altra parte è evaporata” non si è creato “in Europa, se non per la Banca Centrale, un potere di politica sociale, di politica economica che assorbisse e sostituisse gli stati nazionali in ciò che veniva meno”. Il diritto di cittadinanza europeo è stato disatteso. Non il meglio di scuola, sanità e servizi per tutti gli stati, ma solo una competizione tra poveri, proprio partendo dal tema del lavoro.
    Sergio Cofferati ha ragionato, nel sindacato ma da europarlamentare, del “rigore a senso unico”. Le persone senza “una vita dignitosa rischiano di essere prigioniere della paura ed avere comportamenti che sfuggono alla razionalità”. Lo scenario è stato a lungo sottovalutato da Berlusconi e Tremonti. Mentre il governo dei tecnici, con la riforma delle pensioni e dell’articolo 18, ha penalizzato il soggetto debole. In Europa è cresciuta la povertà e il lavoro povero. Qui si parla di filantropia, ha detto Cofferati, di tagli lineari di beni e servizi, mentre nell’America di Obama introduce una forma di protezione sanitaria. Vanno riunificate le categorie a partire dal contratto dell’industria, ma anche gli strumenti come il reddito minimo garantito. Valori, rappresentanza sociale, e politica: bisogna ripartire da qui.
    Che cosa vuol dire essere di sinistra oggi? – ha chiesto Cofferati.
    Continua
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)