Categoria: Africa

  • OLI 402: ESTERI – Voci dalla stampa internazionale

    Ucraina
    The Los Angeles Time, 13/03/2014: “E’ cosi difficile da capire lo shock dei russi per il fatto che alti funzionari statunitensi (come il senatore John McCain, l’assistente del Segretario di Stato Victoria Nuland) flirtano con estremisti che sono stati denunciati come antisemiti, xenofobi e persino neonazisti da numerosi gruppi per i diritti umani e anti-diffamazione?”. http://www.latimes.com/opinion/commentary/la-oe-english-ukraine-neofascists-20140313,3347970,5402504.story#axzz2wDbBYdkq

    Stati Uniti e Russia esportano il 56% delle armi nel mondo
    Stockholm International Peace Research Institute, 17/03/2014: “I cinque principali fornitori d’armi durante il quinquennio 2009-2013 sono gli Stati Uniti (29% delle esportazioni mondiali), Russia (27%), Germania (7 %), Cina (6%) e Francia (5%). Questi 5 topo fornitori rappresentano il 74% del volume totale delle esportazioni di armi nel mondo. Gli USA e Russia insieme rappresentano il 56% per cento del volume delle esportazioni di armi.” http://www.sipri.org/media/pressreleases/2014/AT_march_2014

    Siria: il New York Times spiega perche la città di Yabrud è caduta nelle mani del regime
    The New York Times, 16/03/2014: “Si è lamentato amaramente della coalizione di opposizione in esilio, che recentemente aveva promesso denaro per sostenere i combattenti ribelli e il governo locale, e per la costruzione di una panetteria. Il denaro non è mai arrivato, ha detto, chiamando gli esuli un branco di bugiardi e ipocriti.” http://www.nytimes.com/2014/03/17/world/middleeast/syria.html?ref=todayspaper&_r=2

    Marocco: La disuguaglianza di genere
    The New York Times, 17/03/2014: La : “La disuguaglianza di genere in Marocco continua”. La disuguaglianza di genere è forse finita in qualche altro paese? http://www.nytimes.com/2014/03/17/world/africa/gender-inequality-in-morocco-continues-despite-amendments-to-family-law.html?ref=todayspaper

    Afghanistan: Hamid Karzay dice che non vuole più alcune truppe USA nel paese
    The Huffington Post, 15/03/2014: «Ma negli ultimi anni ha sposato un nazionalismo combattivo”. Dopo aver respinto il prolungamento della presenza militare americana, i media si sono rivolti all’improvviso contro di lui. http://www.huffingtonpost.com/2014/03/15/karzai-us-troops_n_4971735.html

    Africa: la presenza della NATO
    Reuters, 13/03/2014: “Un numero crescente di nazioni europee che partecipano mostrano la loro crescente preoccupazione per la sicurezza in Africa Occidentale. Centrale per lo sforzo internazionale è il fiorente rapporto tra gli Stati Uniti e la Francia, ex potenza coloniale e “poliziotto” tradizionale della turbolente regione.” http://www.reuters.com/article/2014/03/13/us-africa-usa-security-analysis-idUSBREA2C1G420140313

    Russia/USA: sospensione dalla FIFA e divieto di partecipare ai mondiali di calcio
    Cbs Sports, 13/03/2014: “La risposta della Russia si legge: “Alla luce delle aggressioni militari degli USA nei confronti di vari Stati sovrani come la Jugoslavia (senza motivo particolare), l’Iraq e la Libia (presunta presenza di armi chimici), del tentativo di invadere e occupare la Siria e dei numerosi casi di violazioni dei diritti umani in tutto il mondo rivelati da E. Snowden, noi rispettosamente chiediamo di convocare d’urgenza una sessione di emergenza della Fifa per prendere in considerazione la sospensione adesione degli USA dalla FIFA negando alla squadra degli Stati Uniti il diritto di partecipare alla prossima Coppa del Mondo 2014 in Brasile.” http://www.cbssports.com/general/eye-on-sports/24481105/us-senators-to-fifa-kick-russia-out-of-2014-world-cup

    Iraq
    Reuters, 08/03/2014: Circa due dozzine di donne irachene hanno dimostrato il Sabato a Baghdad contro un progetto di legge approvato dal gabinetto iracheno (…) dispone che le ragazze raggiungono la pubertà a nove anni, il che li rende pronte per il matrimonio, rende il padre unico custode dei figli e condona il diritto del marito di insistere nel rapporto sessuale con la moglie quando vuole.” http://www.reuters.com/article/2014/03/08/us-iraq-women-islam-idUSBREA270NR20140308

    Russia: una sofisticata analisi di politica internazionale del senatore McCain
    The Huffington Post, 17/03/2014: “La Russia è un distributore di benzina mascherato da paese”, ha detto McCain a Candy Crowley del programma “Stato dell’Unione” della CNN.” http://www.huffingtonpost.com/2014/03/16/mccain-russia_n_4974361.html

    Gran Bretagna
    The Telegraph, 13/03/2014: “Uno dei più grandi comandanti militari della Gran Bretagna, Viscount Slim, è stato accusato di aver molestato bambini in una scuola per i giovani disagiati mentre prestava servizio come rappresentante della regina in Australia.” http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/australiaandthepacific/australia/10696544/Britains-finest-WWII-general-accused-of-child-sex-abuse-in-Australia.html

    Mondo: cosa si mangia per colazione nel mondo
    Yahoo, 14/03/2014: “Questo sguardo a ciò che nel mondo si mangia per colazione è incredibilmente delizioso”. https://www.yahoo.com/food/this-look-at-what-the-world-eats-for-breakfast-is-79560875552.html?soc_src=mags

  • OLI 394: ESTERI – Voci dalla stampa internazionale

    Nelson Mandela: citazioni
    CommonDreams elenca alcune citazioni di Nelson Mandela poco diffuse dai media principali:
    – “Quando gli Stati Uniti d’America o la Gran Bretagna svolgono le elezioni non chiedono osservatori provenienti dall’Africa o dall’Asia, ma quando abbiamo gli elezioni vogliono gli osservatori.”
    – “Si dice che nessuno conosce veramente una nazione fino a quando non è stato all’interno delle sue carceri. Una nazione non dovrebbe essere giudicata dal modo in cui tratta i suoi primi cittadini ma i suoi ultimi”.
    – “Superare la povertà non è un compito di carità, è un atto di giustizia. Come la schiavitù e l’apartheid, la povertà non è naturale. E’ prodotta dall’uomo e può essere superata e sradicata dalle azioni degli esseri umani.”
    – “Sappiamo troppo bene che la nostra libertà è incompleta senza la libertà dei palestinesi.”
    – “Nessuna singola persona può liberare un paese. Si può liberare un paese solo se agisci in un collettivo.”
    – “Se c’è un paese che ha commesso atrocità indicibili nel mondo sono gli Stati Uniti d’America. Essi non si preoccupano degli esseri umani.”
     https://www.commondreams.org/headline/2013/12/06-0

    Nelson Mandela: Reagan e il regime dell’apartheid
    McClatchyDC: “Possiamo abbandonare un paese che si è schierato con noi in ogni guerra che abbiamo combattuto, un paese strategicamente essenziale per il mondo libero?” Domanda Reagan in un’intervista alla CBS del 1981. L’amministrazione Reagan ha invitato gli alti funzionari della sicurezza sudafricana negli Stati Uniti, violando un embargo delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti hanno posto il veto ad una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che avrebbe imposto sanzioni economiche a Pretoria. Reagan aveva anche iscritto Mandela nella lista internazionale dei terroristi degli Stati Uniti” http://www.mcclatchydc.com/2013/12/06/210943/in-ronald-reagan-era-mandela-was.html

    Nelson Mandela: cancellato nel 2008 dalla lista USA dei terroristi internazionali
    CNN: “L’ex presidente sudafricano Nelson Mandela sarà rimosso da una lista dell’anti terrorismo degli Stati Uniti nel quadro di un disegno di legge che il presidente Bush ha firmato Martedì 1 luglio 2008.” http://edition.cnn.com/2008/WORLD/africa/07/01/mandela.watch/

    Nelson Mandela: lacrime di coccodrillo
    SpyGhana: “Non era Israele uno dei più potenti amici dell’apartheid del Sud Africa? Mandela era “un uomo di visione”, “il padre della sua nazione”, “un uomo umile”, “un combattente per la libertà” quando lo Stato di Israele sosteneva solidamente del Sud Africa? Ronald Reagan, l’America e l’Occidente, in generale, vedevano Mandela come “un combattente per la libertà”? Il libro di Jimmy Carter “Palestine: Peace Not Apartheid” parla, direttamente o indirettamente, di questa relazione tra l’apartheid del Sud Africa e lo Stato di Israele?” http://www.spyghana.com/nelson-mandela-death-stop-shedding-crocodile-tears-part-l/

    Nelson Mandela: la riabilitazione
    CounterPunch: “Mandela ha trascorso gran parte della sua vita adulta trattato come un “terrorista”. Bisognava premiare il suo lungo cammino per la libertà e la fine del regime di apartheid razziale del Sud Africa. Mandela fu riabilitato in un “statista” in cambio della rapida trasformazione del Sud Africa in un avamposto del neoliberismo, privilegiando il genere di apartheid economico che molti di noi in occidente ne stanno, ora, subendo una forte dose.”
    http://www.counterpunch.org/2013/12/06/mandela-a-dissenting-opinion/

    (Saleh Zaghloul)

  • LE CARTOLINE DI OLI – L’isola di Gorée

    Disegno di Guido Rosato

    L’isola di Gorée è annoverata tra i siti turistici più famosi al mondo per la sua storia. All’epoca della schiavitù, la maggior parte degli schiavi catturati nella sub regione di Mali, Gambia, Benin, Burkina ecc… passavano attraverso Gorée per essere “esportati” verso gli Stati Uniti, nei campi di canna da zucchero.
    Si parla di più di un milione di schiavi e per questa ragione la maggior parte dei presidenti africani, europei e statunitensi hanno visitato l’isola.
    Il sindaco Joseph Ndong è l’attuale presidente della federazione calcio senegalese ed è originario di questa località. Il primo deputato nero nel parlamento francese, Blaise Diagne, era anche lui nativo di Gorée.

    Monumento alla liberazione dalla schiavitù, Gorée
    Foto da internet

    Situata a qualche chilometro dalla capitale senegalese, Gorée prima dell’indipendenza faceva parte di quattro dipartimenti del Senegal, successivamente di Dakar, Saint Louis e Rufisque. Le persone la abitavano erano considerate come cittadini francesi, ma – nonostante la  situazione turistica – Gorée ha sempre avuto problemi di infrastrutture.
    A nord dell’isola, di fronte a Dakar, si trova un grande museo storico che è stato costruito dai francesi tra il 1852 e il 1856 ed ha preso nome dal vice Ammiraglio Jean II D’Estrée, che sottrasse l’isola agli olandesi nel 1667.
    Nel 1977 il Senegal ne intraprese un impegnativo restauro, diretto dal belga Guy Thilmans. Dopo dodici anni, il nuovo museo fu inaugurato il 3 marzo 1989.
    Chiedo ai nostri amici turisti che vogliono visitare il Senegal di dare un’occhiata a Gorée, per vedere come i nostri antenati schiavi furono trattati in quel luogo.
    (Moustapha Niang)

  • LE CARTOLINE DI OLI – Quando l’immigrazione diventa mortale

    Disegno di Guido Rosato
    Tutta la comunità senegalese è in collera dopo la morte del giovane Mame Mor Diop, 25 anni.
    Il 19 luglio, a Ventimiglia, mentre scappava dalla polizia, è caduto in acqua, secondo le informazioni raccolte da un connazionale senegalese. Il giovane Mame Mor è morto nel fiore degli anni lasciando la famiglia a cui lui provvedeva.
    Quel che è accaduto è una vergogna e dimostra ancora una volta l’incapacità dei nostri governanti a trattenere la gioventù africana in Africa.
    I giovani connazionali di Mame Mor sono uccisi o torturati ogni giorno e rischiano la loro vita in Europa per aiutare i loro genitori, mentre i nostri leader africani non cercano una soluzione per fermare l’emigrazione.

    Manifestazione di protesta a Ventimiglia
    Foto da internet

    I soldi che i giovani africani spendono per venire in Europa potrebbero essere un punto di partenza per un lavoro in Africa: il Dio che è in Africa è lo stesso che è in Europa, l’Europa non fa la fortuna, è come qualsiasi paese del mondo.
    Amici, l’Italia non può più contenere i suoi immigrati: sono milioni gli africani.
    Non è facile a dirsi, ma la realtà è che tocca a noi africani educare i giovani e far capire loro che soltanto il lavoro paga, permette di credere in se stessi e di rimanere nel proprio paese.
    Ma le autorità italiane, dal canto loro, devono essere consapevoli che l’immigrato è un essere umano come tutti gli altri e non una bestia selvaggia da cacciare e uccidere: se lascia il suo paese, è per cercare una vita migliore.
    (Moustapha Niang)

  • OLI 384: AFRICA – I governanti esiliano i giovani (ma comprano case in Europa)

    Il 1960 è l’anno di indipendenza per la maggior parte dei paesi africani, dopo molti anni di colonizzazione. Da allora, molti dei paesi africani sono rimasti com’erano prima dell’indipendenza. Eppure il continente possiede enormi ricchezze: oro, diamanti, ferro, per citarne alcune.
    Ma questo vecchio continente ha seri problemi di sviluppo.
    E’ questo che spinge i suoi giovani ad espatriare verso l’Europa e ad imbattersi in enormi problemi: alcuni prendono le canoe per raggiungere l’Europa, perdendo la vita in mare.
    Se l’Africa fosse stata ben governata, i suoi giovani non avrebbero bisogno di lasciarla ma, purtroppo, non è questo il caso. E’ l’ora che i governanti sappiano che l’Africa non appartiene a loro ma ai suoi figli. I governanti devono fare in modo che i giovani africani rimangano nei propri paesi. Per farlo, si devono utilizzare le risorse del continente per servire il paese, creando lavoro per i giovani. Ma la maggior parte dei governanti usa la ricchezza per il profitto della propria famiglia. Alcuni comprano grandi case in Europa o in Asia.
    Quando l’Africa uscirà da questa dittatura, che continua a crescere, allora i giovani sapranno che l’Africa appartiene a loro e prenderanno in mano il destino del continente. La ricchezza, l’intelligenza, la capacità e la forza intellettuale non sono utilizzate, di chi è quindi la colpa?
    (Moustapha Niang – traduzione Eleana Marullo – foto Giovanna Profumo)

  • OLI 384: ESTERI – Voci dalla stampa internazionale

    I militari USA in Africa
    Reuters, articolo di Peter Apps: “Tuttavia, con circa 4000-5000 persone a terra in ogni momento, gli Stati Uniti ora hanno più truppe in Africa che in qualsiasi altro tempo dal suo intervento in Somalia due decenni fa.” “Ci sono due ragioni principali: per contrastare al Qaeda e altri gruppi militanti, e per aumentare la propria influenza in un continente che potrebbe diventare una destinazione sempre più importante per il commercio e gli investimenti americani, vista la crescita della presenza della Cina in Africa (…) Altri temono che l’influenza militare degli USA possa essere utilizzata per portare via le risorse”. http://www.reuters.com/article/2013/06/27/us-usa-africa-military-idUSBRE95Q1EZ20130627

    L’abdicazione di un capo di una dinastia (di un sovrano assoluto) a favore di suo figlio è considerata riforma.
    The Economist, 29 giugno 2013: “Altri motivi possono aver spinto Hamad a dimettersi. Ora sessantunenne, ha a lungo sostenuto le riforme in altre parti del mondo arabo, al punto da finanziare generosamente le rivoluzioni in Libia e Siria. Tuttavia sentiva un certo disagio per non riuscire a praticare in casa ciò che predicava fuori”. http://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21580197-remarkable-emir-bows-out-hard-act-follow

    Razzismo in Israele: le ragazze ebree non devono uscire con i neri.
    MondoWeiss, 30 giugno 2013, articolo di David Sheen: “Aggressione a Tel Aviv: Le ragazze ebree non devono uscire con i neri!” “Questa è la stessa reazione che mia nonna ha affrontato in Germania, quando i nazisti hanno impedito ai tedeschi di camminare con lei, perché era ebrea.” http://mondoweiss.net/2013/06/attack-jewish-blacks.html

    Chi sono le principali minacce alla sicurezza per gli arabi?
    The New York Times, 01 luglio 2013, articolo di Mark Landler e Jodi Rudoren: “Un recente sondaggio di 20.000 persone in 14 Paesi fatto dal Centro Arabo per la Ricerca e gli Studi Politici in Doha ha trovato che Israele e gli Stati Uniti sono visti come le principali minacce alla sicurezza.” http://www.nytimes.com/2013/07/02/world/middleeast/mideast-chaos-grows-as-us-focuses-on-israel.html?ref=todayspaper&_r=2&
    (Saleh Zaghloul)

  • OLI 382: SOCIETA’ – I martiri dell’ignoranza

    La prima volta che ho sentito il racconto di Lanciné Camara, giovanissimo cittadino della Costa D’Avorio, sulla sua piccola amica albina, è stato durante un laboratorio teatrale a cui partecipiamo entrambi, il ‘Laboratorio Immigrati’ di Vico Papa: quindici persone impegnate ormai da un anno a mettere in scena la storia della immigrazione a Genova.
    Una sera, nel corso di una delle improvvisazioni che fanno parte di questo lavoro, ciascuno dei partecipanti doveva raccontare un episodio della propria vita legato ad una forte emozione.
    Lanciné, giovane immigrato della Costa D’Avorio, parlò di quando, andando a scuola, passava ogni mattina davanti alla casa di una ragazzina della stessa età.
    La conosceva perché frequentavano la locale parrocchia cattolica, ma non erano compagni di scuola perché a lei, albina, non era permesso andarci: essere albini in molti paesi africani è uno stimma che ti esclude.
    Si sorridevano e si guardavano al di là della recinzione del giardino, ma una mattina la sua piccola amica non c’era più. Lui non osava nemmeno chiedere cosa ne fosse stato, perché anche solo parlarne era cosa proibita. Poi seppe che era stata uccisa e fatta a pezzi dai suoi stessi parenti. Ci disse: “era il mio primo amore”.
    Lanciné si è fatto testimone di questo dramma, ed è riuscito, anche se nostro concittadino solo da due anni, a promuovere un’iniziativa d’informazione e sensibilizzazione che si è svolta lo scorso venerdì 14 giugno nella ‘Sala Clerici’ della Biblioteca Berio.
    Il titolo era “L’albinismo in Africa: un dramma sociale e culturale”.

    Il pubblico, numeroso ed attento, è stato informato della dimensione dell’abinismo in Africa (un caso ogni 4000 abitanti, e fino ad uno su 1000 in Nigeria), degli aspetti medici particolarmente pesanti causati dalle alte temperature, dal sole, dalla carenza di cure e di prevenzione che espongono a sofferenze e danni gravi alla vista, alla pelle: moltissimi i casi di tumore. Si è parlato delle iniziative di sostegno, sensibilizzazione, aiuto che molte organizzazioni – tra queste la “Associazione Di Cooperanti Tulime ONLUS” (http://www.tulime.org/2011/10/13/progetto-albini/) – stanno svolgendo in diversi paesi africani.

    Ma è stato Lanciné a dare col suo intervento la dimensione culturale, sociale, emotiva di questo dramma. “Gli albini non sono considerati persone! Una leggenda racconta che gli albini spariscono ma non muoiono mai, simbolizzano una maledizione degli dei. Le famiglie in cui nascono sono sommerse dalla vergogna e dalla paura, e in tanti casi arrivano all’infanticidio. Oppure sono considerati incarnazione di un potere magico, benefico o malefico … “.
    L’ambiguità che rappresenta un essere come l’albino, alimenta pratiche occulte: spesso sono cacciati, uccisi, mutilati, vittime di crimini rituali. C’è un mercato dei loro organi, ritenuti magici. In una situazione di miseria, è un mercato che rende.
    Che vada bene sono esclusi, soli, abbandonati. Dice Lanciné: “Alla luce del sole, quelli che restano nel buio diventano martiri dell’ignoranza degli altri, e la sorte che tocca a chi è in minoranza è uno specchio che ingrandisce i mali della società”.
    Ogni società ha i suoi albini, e l’Europa e l’America ne sanno qualcosa.
    L’incontro si è concluso con un messaggio di speranza, il video del grande compositore Salif Keita, albino, che canta: io sono un nero, la mia pelle è bianca, io sono un bianco e il mio sangue è nero, e io adoro questa differenza, questa differenza è bella. Ognuno, al suo turno, avrà il suo amore, e la vita sarà bella. 
    (Paola Pierantoni – foto dell’autrice)

    Pubblichiamo anche la bella poesia che Lacine Camara ha scritto e letto al convegno, qui nella traduzione di Marina Bonelli

    Dio! Clemente e misericordioso, Dio!
    Te ne prego, non abbandonare Mukidoma!

    Sarò consegnato all’indegna prigione della diversità
    dove l’orizzonte della mia esistenza non sarà che avversità.
    Invano cercherò una luce per illuminare i loro occhi,
    dove già la mia differenza giustificherà la mia inferiorità

    Pregando per non avere un figlio che mi assomigli,
    la loro pioggia di sputi seguirà la mia apparizione
    e per maledire lo zerou-zerou che mi rappresenterebbe,
    mi bagneranno con parole irridenti e denigranti.

    Mi accuseranno di aver commesso un grave crimine, 
    quello di essere nato con la pelle troppo bianca!
    Allora la mia anima sarà chiusa in una prigione,
    dove la pena sarà immensa come l’universo.

    Resterò dunque perso nella mia solitudine.
    Una brezza malinconica profumerà la mia vecchiaia.
    Le mie labbra resteranno serrate, la mascella digrignante,
    racchiudendo una energia di dolore e gemiti.

    Non avrò lenti, non avrò occhiali
    che mi diano il santo piacere di vedere bene.
    E il sole stesso si armerà dei suoi raggi,
    per spezzare il mio corpo e infiammare la mia pelle.

    Poiché un corpo di albino è una merce appetibile.
    Senza dubbio, sarò abbattuto, smembrato, e venduto!
    Certamente proprio dalle mani dei miei vicini.
    Probabilmente proprio per volontà dei meii genitori!

    Così sarò sacrificato agli dei! 
    I feticci avrebbero grandi poteri celesti
    gli stregoni saprebbero fabbricare i migliori talismani.
    Ecco chi saprebbe guarire da ogni disgrazia!
    Ecco chi potrebbe riempire di pesci le piroghe,
    ecco chi potrebbe concedere tutti i poteri.

    Dio, clemente e misericordioso, Dio!
    Ti prego, non abbandonarmi!
    Non abbandonare Mukidoma,
    almeno là, anima in pace, 
    troverò un pò di serenità.
    (Lanciné Camara)


  • OLI 381: ESTERI – Voci dalla stampa internazionale

    USA, PRISM, Infrastrutture di tirannia globale 
    The Atlantic, 7 giugno 2013, Conor Friedersdorf: “Bush e Obama hanno costruito infrastrutture che qualsiasi Diavolo avrebbe desiderato.”
    New York Times, 9 giugno 2013, articolo di Mark Mazzetti e Michael S. Schmidt: “Quando ti rendi conto che questo è il mondo che hai contribuito a creare, che sarà peggiore per le prossime generazioni e che estenderà le capacità di questa architettura di oppressione, allora realizzi che sei disposto a correre ogni rischio e non importa che cosa sarà il risultato”, ha detto il signor Snowden.

    Africa: Possesso della terra, dei semi e dei mercati dell’Africa
    The Guardian, 10 giugno 2013, articolo di George Monboit  intitolato “Africa, permettici di aiutarti – proprio come nel 1884”  “Uno degli scopi dichiarati della conferenza del G8, che sarà ospitata da David Cameron la prossima settimana, è quello di salvare i popoli dell’Africa dalla fame. Per assolvere a questa grave responsabilità, le potenze europee hanno scoperto, per la loro indubbia difficoltà, che le loro aziende devono estendere il proprio controllo e la proprietà in gran parte dell’Africa. Come risultato, essi si troveranno in possesso della terra, dei semi e dei mercati dell’Africa”.
    Palestina: Il 90% delle acque di Gaza è inadatto al consumo umano
    Reuters, 10 giugno 2013, articolo di Stephanie Nebehay : “Un investigatore dei diritti umani delle Nazioni Unite ha accusato Israele, lunedì, di imporre punizioni collettive su 1,75 milioni di palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza”
    “Quarantasei anni fa, come oggi iniziava l’occupazione israeliana della Palestina. Sei giorni di guerra si sono trasformati in 46 anni di occupazione,” ha detto, al Forum di Ginevra, Falk, un ricercatore indipendente. “La viabilità di Gaza ha bisogno di urgente attenzione e non può essere lasciata alla mercé della continua occupazione israeliana”, ha detto.  La striscia di Gaza è governata dal movimento islamista Hamas, attorno alla quale Israele mantiene un assedio a causa di quello che considera problemi di sicurezza. Falk, che ha visitato Gaza lo scorso dicembre facendo ingresso attraverso l’Egitto, ha detto che il 70 per cento della popolazione di Gaza dipende dagli aiuti internazionali per la sopravvivenza e che il 90 per cento dell’acqua è “inadatta al consumo umano”. “Nel primo trimestre del 2013, Israele ha demolito 204 case e strutture palestinesi in Cisgiordania, spostando 379 palestinesi”, ha detto, citando dati Onu. “Israele detiene quasi 5.000 palestinesi, molti detenuti arbitrariamente e sottoposti a torture, confessioni forzate, isolamento e la negazione delle visite familiari”, ha detto.”
  • OLI 369: MALI – Quando l’Africa ci interessa

    figura 1 – da facebook
    figura 2 – Fondo Kati – da flickr

    Il 1° marzo è stata ufficialmente dichiarata la fine dell’emergenza Nord Africa, iniziata nel 2011 con il diffondersi delle primavere arabe e la sorte dei 13mila richiedenti asilo ancora in carico ai centri di accoglienza rimane da definire. In rete c’è già chi è in vena di bilanci e strumentalizzazioni, e sottopone alle ire collettive di Facebook un documento con l’elenco dei rifugiati a Milano secondo la provenienza (vedi figura 1), obiettando che, tra i rifugiati, non ci sono profughi libici e per questo bisogna “rimandare tutti a casa”. A guardare bene il documento, si legge che il primo paese, per provenienza, è il Mali: ma cosa succede in Mali, e cosa c’entra tutto con l’emergenza Nord Africa? Se si considera l’Africa come un continente con una storia in rapida evoluzione e il movimento delle primavere arabe come una violenta onda d’urto che ha avuto ripercussioni anche a sud del Sahara, diventa tutto più comprensibile. A parlare del Mali, durante il ciclo di conferenze Africa Oltre: conoscere l’Africa al di là degli stereotipi, ci sono Giorgio Musso, ricercatore di Storia dell’Africa, Marco Aime, docente di antropologia all’Università di Genova e Ismael Diadié Haidara, storico, responsabile del Fondo Kati library di Timbuktu (figura 2), biblioteca che conserva manoscritti andalusi di centinaia di anni, che testimoniano la penetrazione araba in Spagna. Diaidié è uno dei tanti abitanti del Mali in fuga dal Nord del paese. Il Mali è stato presente quest’ultimo anno sulla stampa, a causa del conflitto in corso, ma ancora di più per la disponibilità di petrolio e per l’intervento armato della Francia. Il relatore descrive le carestie e turbolenze sociali avvenute negli anni, lontano dai media internazionali: il Mali divenne indipendente nel 1960, grazie anche all’opera di movimenti indipendentisti, attivi a partire dal 1948. Nel 1962 vi fu la prima grande ribellione del Nord, repressa nel sangue. La seconda avvenne nel 1990 e anch’essa finì nel sangue, risolvendosi grazie alla mediazione dell’Algeria. Fecero seguito accordi tra il governo maliano e minoranza tuareg, che popolava il nord ed era stata protagonista dei movimenti indipendentisti. Nella rivolta del 1990 aveva lottato a fianco dei tuareg anche il Fronte islamico di salvezza (Fis) dell’Algeria. Dopo le elezioni algerine del 1992, le elezioni vinte dal Fis furono annullate e l’Algeria sprofondò nella guerra civile che sarebbe durata un decennio. I guerriglieri del Fis furono spinti a sud, nel Mali, dove si unirono ai movimenti indipendentisti preesistenti. Nel 2007 si formò Al Qaida per il Maghreb islamico, che si finanzia in Mali – racconta Diaidié Haidara – soprattutto attraverso i proventi del traffico della droga. I vuoti di potere creatisi in seguito alle rivolte arabe del 2011 (e qua ci si collega con gli avvenimenti recenti e con l’effetto domino causato dai mutamenti del nord Africa) aprirono nuovi spazi i gruppi islamisti. Il crollo del regime di Gheddafi causò l’afflusso di milizie di tuareg armati, prima controllati dal regime libico, nella parte settentrionale del Mali. I tuareg, coalizzati nel Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad (Mnla), combatterono per l’indipendenza dal governo centrale del Mali. Ad aprile 2012 risale l’alleanza tra il Mnla e gli islamisti, con conseguenze nefaste sulla popolazione: persecuzioni, torture, taglio delle mani e dei piedi, violenza sessuale sulle donne, distruzione di mausolei e monumenti, perdurati fino all’intervento francese. Gran parte della popolazione del nord del Mali è fuggita dalle persecuzioni, tra loro anche il relatore Diadié Haidara, che ha lasciato incustoditi i 12mila manoscritti del Fondo Kati ma che, in fuga a 55 anni dall’ennesima catastrofe del suo popolo, cerca di far conoscere all’opinione pubblica internazionale quello che sta succedendo.
    (Eleana Marullo)