Categoria: Circolo Zenzero

  • OLI 402: LETTERE – Caro Sergio, ecco l’equivoco

    Caro Sergio,
    In occasione dell’incontro su Conflitto e Capitale allo Zenzero, ho ricordato con emozione le mie tappe di iscritta Fiom all’Ilva, delegata e la decisione di dimettermi.
    Era per me un privilegio parlare con te del bilancio, ancorché in perdita, di una militanza sindacale figlia della tua azione politica e della tua capacità di difendere diritti e lavoro.
    Posso ammettere che se tu non fossi stato Segretario Cgil io, allora, non avrei nemmeno sperato in una svolta. Te ne sono grata.
    Quello che volevo capire era con che occhi vedessi le piazze, il desiderio di cambiamento del 2002 legate al decennio che ci è piombato addosso dopo. Quali le tue emozioni di leader rispetto allo scarto tra l’occasione unica e la perdita dell’occasione stessa che, a mio parere, ha accelerato il declino di questo paese. Più semplicemente se ti capitava di ripensarci passeggiando con i tuoi figli, quale fosse il tuo bilancio interiore.
    Hai risposto: Non equivocate un grande consenso sociale con un pari consenso politico e poi hai ammesso credo di aver sbagliato ad aver accettato la richiesta di fare il sindaco di Bologna, dovevo stare da un’altra parte a provarci.
    Al tuo fianco Deborah Lucchetti – portavoce dell’associazione Abiti Puliti che si sta battendo per i diritti minimi dei lavoratori tessili in Bangladesh, in Cambogia e Vietnam – ci ha fornito dettagli inediti da un girone dantesco.
    Allo stesso tavolo, parlavate di lavoro, ma si poteva percepire uno scarto tra il patrimonio emotivo di Deborah, che raccontava di svenimenti di massa sulle macchine da cucire e di come agire un cambiamento concreto, e il tuo patrimonio umano di una pacatezza vuota che mi è parsa distante dalla passione che aveva animato la tua azione sindacale anni fa. Come se la politica di questi anni avesse spento qualcosa in te. La tua analisi lucida sulla tua impossibilità di incidere in Europa per frenare il TTIP, sull’importanza del made in, e la storia del lavoro in questi anni in Italia e nel mondo si è conclusa con la previsione che le persone che lavorano rivendicheranno rispetto e lo faranno con strumenti inediti in condizioni mutate.
    Mentre dal suo osservatorio Deborah raccontava di un conflitto solitario, aspro, che andrebbe appoggiato anche da noi, fatto di scioperi, arresti di lavoratori e della difficoltà di trattare con un padrone incorporeo come le multinazionali, sostenute da governi intenti ad ostacolare i diritti. Governi che decidono salari da fame e favoriscono la devastazione del territorio. Scelte globali che impattano in Italia con aziende che lasciano macerie e politiche che smantellano tutele sociali a favore della finanza, in un’assenza del conflitto capitale-lavoro. Il tutto favorito da una pericolosa incomprensione delle dinamiche della globalizzazione da parte di sindacati, partiti e società civile.
    Deborah chiedeva se era possibile incrinare questa idea putrida di sviluppo e, nel riconoscersi minoranza, sollecitava una svolta seria ad una maggioranza di cui tu, in quel contesto, eri rappresentante. Ma a me non è parso che fossi particolarmente animato dalla volontà di essere parte di questa svolta.
    Poi il dibattito è finito. Ed io ho compreso perché ho equivocato. Non si trattava di consenso sociale e nemmeno di consenso politico.
    Si trattava di persone
    (Giovanna Profumo)
  • OLI 401: ECONOMIA – Al circolo Zenzero il conflitto capitale

    “VOGLIAMO VEDERCI CHIARO!”
    secondo ciclo di incontri di Economia

    Progettiamo un mondo diverso, in cui l’economia e la finanza siano al servizio dei bisogni delle persone e non delle regole del mercato. Un mondo in cui la gestione dei beni comuni sia finalizzata al benessere di tutti e non al profitto di pochi, nel rispetto degli equilibri naturali e dei diritti delle generazioni future.
    La crisi economica, esasperata dalla finanziarizzazione, ha evidenziato i limiti dell’Unione europea e della sua moneta unica. Per superare la crisi bisogna agire sulla moneta o sulle politiche europee?
    Venerdì 14 marzo 2014, ore 18
    Il conflitto capitale-lavoro
    nell’epoca della globalizzazione

    Relatori: Deborah Lucchetti e Sergio Cofferati
    L’incontro si terrà presso il Circolo ARCI Zenzero, via Torti 35, Genova. Per info nuovafinanzapubblicagenova@gmail.com
  • OLI 400: ECONOMIA – Al circolo Zenzero: Euro sì? Euro No?

    “VOGLIAMO VEDERCI CHIARO!”
    secondo ciclo di incontri di Economia 

    Progettiamo un mondo diverso, in cui l’economia e la finanza siano al servizio dei bisogni delle persone e non delle regole del mercato. Un mondo in cui la gestione dei beni comuni sia finalizzata al benessere di tutti e non al profitto di pochi, nel rispetto degli equilibri naturali e dei diritti delle generazioni future. 
    La crisi economica, esasperata dalla finanziarizzazione, ha evidenziato i limiti dell’Unione europea e della sua moneta unica. Per superare la crisi bisogna agire sulla moneta o sulle politiche europee?

    Martedì 25 febbraio 2014, ore 18
    Euro si o euro no?
    Relatori: Marino Badiale e Marco Bertorello
    L’incontro si terrà presso il Circolo ARCI Zenzero, via Torti 35, Genova.
    Per info nuovafinanzapubblicagenova@gmail.com 
  • OLI 398: ECONOMIA – Al Circolo Zenzero, un po’ di chiarezza

    “VOGLIAMO VEDERCI CHIARO!”
    Secondo ciclo di incontri di economia
    Progettiamo un mondo diverso, in cui l’economia e la finanza siano al servizio dei bisogni delle persone e non delle regole del mercato. Un mondo in cui la gestione dei beni comuni sia finalizzata al benessere di tutti e non al profitto di pochi, nel rispetto degli equilibri naturali e dei diritti delle generazioni future. 
    Il prossimo appuntamento: 

    Mercoledì 12 febbraio 2014, ore 18 
    Quale futuro per lo stato sociale? 
    Relatore: Mario Calbi
  • OLI 377 – MUSICA: Dal Ticino, storia, Beatles e Liguria

    Circolo Zenzero, 10 maggio, a programma la conferenza-concerto I Beatles e i sogni degli anni Sessanta: musica, cultura, società. Interpreti Marco Zappa, Renata Stavrakakis e Ginger Poggi, presentati dal professor Nando Fasce
    L’idea è quella di riascoltare per chi c’era e proporre a chi non c’era un pezzo fondamentale della storia sociale e musicale del secolo breve. Gli interpreti avvisano presenti fin dall’inizio: non suoniamo i Beatles come quarant’anni fa, non sarebbe giusto e nemmeno vogliamo farlo; qui proviamo un’altra strada, partendo da quello di cui disponiamo oggi musicalmente.
    L’esperimento dicono abbia funzionato bene anche in università, dove, già in mattinata, il gruppo di Marco Zappa ha suonato e spiegato i Beatles agli studenti insieme a Nando Fasce.
    Ed allo Zenzero non è stato un Amarcord – anche se molti dei presenti conoscevano a memoria musica e testi – perché strumenti utilizzati, bouzouki, flauti in legno, vari tipi di percussioni, e la voce bellissima di Renata Stavrakakis, hanno favorito un ascolto fresco e ironico.
    I tre vengono dal Ticino, Ginger Poggi, batterista, è nato a Voghera ma abita in Svizzera, ha iniziato a suonare nelle navi Costa a ventan’anni, Marco invece mostra le dita “bruciate” dagli strumenti.
    Presenti a numerosi festival in India, Grecia, Chicago, Sud Africa, hanno suonato nella cattedrale di Liverpool, dove una sola arcata “contiene mille persone” ed un semplice suono può durare dodici interminabili secondi.
    Amano la Liguria e Genova al punto di cantare in genovese ed aver messo in musica, tra le altre, anche la famosa poesia di Caproni l’Ascensore.
    Il nuovo cd PolentaEPéss verrà presentato a Genova al Teatro della Tosse l’11 ottobre prossimo.
    (Giovanna Profumo – foto Stefano Emilio Porta)

  • OLI 364: TEATROGIORNALE – AAA giovani italiani cedesi

    A partire dal 31 gennaio 2013 OLINEWS pubblica i contributi di Arianna Musso che, ispirandosi ad una notizia, ne trarrà un testo letterario. 
    Dal corriere.it: Ricerca in Italia? Meglio fare il lampredotto.

    Firenze, pensilina dell’autobus.
    Una giovane donna bionda alza il cappuccio della figlia più grande. La bambina sta giocando con i piedi della sorellina che escono dal marsupio. La piccola avrà sei mesi, occhi azzurri, cappellino rosa.
    – Look, bird! – Esclama la donna indicando un merlo che vola.
    – Dove?- La grande smette di torturare il piede della sorellina e alza il naso.
    – Dove si dice where. Anche se non abitiamo più a Zurigo può sempre capitare che incontri dei bambini non italiani, magari dei turisti, devi saper parlare con loro – La mamma le parla sorridendo, con un dito tra le mani della piccola.
    – Dei bambini come Anne?- La bimba continua a tirare il piedino della sorellina.
    – Come Anne, come Can, come Didier.
    – Ma Can era turco.
    – Ma parlavamo in inglese, ti ricordi ?
    – Torniamo a Zurigo ?
    – No amore, non torniamo più a Zurigo perché la mamma ha cambiato lavoro: non faccio più la ricercatrice in medicina molecolare ma vendo i panini col lampredotto più buoni di Firenze.-
    – Insieme a nonna Gilda!- grida la bambina e saltella felice del tono entusiasta della sua mamma.
    Arriva l’autobus, la mamma la prende per mano e la tira per farla salire; la bimba sfila inavvertitamente la scarpina di lana rosa della sorella che cade sul marciapiede.
    (Arianna Musso)

    Segnalazione: venerdì 8 febbraio ore 17,30 circolo Zenzero, via G. Torti 35 Genova, presentazione del numero 4 della rivista “Quaderni di San Precario”

  • OLI 357: MOBILITA’ – Un tocco di Zenzero per il trasporto pubblico

    Premetto che io sono una cittadina
    La Signora bionda si precisa così, e non è la sola. Con un gessetto e una lavagna forse disegnerebbe un fosso: dentro la politica, fuori i cittadini come lei.
    L’8 novembre, al Circolo Zenzero , si è discusso di mobilità genovese, tema difficile da masticare, ma con un assessore, tre consiglieri comunali, sindacato, WWF, e un revisore dei conti, la storia del trasporto pubblico e di AMT assume contorni più definiti pur nella tradizionale contraddizione. Una situazione – spiega Andrea Gamba, FILT-CGIL – generata dai tagli governativi che, insieme alla scelta di privatizzare, hanno prodotto l’estrema sofferenza dell’azienda con la creazione della bad company Ami per svuotare del debito AMT e la vendita del 41% della parte sana per 23 milioni di euro a Transdev che stipulò un contratto per importare consulenze tecniche da Parigi: costo per AMT 20 milioni di euro. Ma a Genova vennero solo studenti. Prima della privatizzazione, ha detto Gamba, AMT forniva un servizio di 31 milioni di chilometri con un costo di 1 euro a biglietto. A fine percorso, nel 2011, AMT perde 7 milioni di euro con un servizio di circa 28 milioni di chilometri e tariffe a 1,50 euro, al quale aggiungere il prezzo pagato dai dipendenti, da quali è più facile recuperare risorse.
    Sotto la lente finiscono amministrazioni comunali precedenti e Regione Liguria che non ha svolto quello che era il suo ruolo di regia così come la legge le attribuisce, che ha affrontato il problema in modo non lucido, non chiaro. Perché il servizio di trasporto – ha spiegato l’assessore Anna Maria Dagnino – va gestito e pianificato dalle regioni.

    Vincenzo Cenzuales ,WWF spiega che la Liguria è una delle regioni che investe di meno nel trasporto pubblico, i soldi li spende per costruire strade: 25 milioni per un pezzetino di tunnel della Fontanabuona, 250 milioni a Spezia, 250 milioni a Savona e 75 milioni di euro per altre strade. E’ la stessa Regione che avrebbe dato due milioni e otto per il parcheggio dell’Acquasola chiamandolo di interscambio, ricorda Cenzuales. Che, però, propone una serie di soluzioni possibili: corridoio di qualità per dimezzare i tempi di percorrenza e risparmiare soldi, piano del traffico, onda verde – semafori sincronizzati sui tempi degli autobus – corsie gialle, marciapiedi, il tutto arricchito dai proventi delle blu area che dovrebbero servire esclusivamente per finanziare il trasporto pubblico.
    Clizia Nicolella, Lista Doria, punta, da medico, sulla salute, togliere traffico privato significa prevenire malattie. Paolo Putti, M5S, invece porta i presenti ad Aubagne, cittadina francese dove il trasporto pubblico è gratuito grazie ad una tassazione per le imprese che hanno più di 10 dipendenti. L’Europa chiede all’Italia di incentivare la mobilità pubblica entro il 2020, pena il pagamento di forti sanzioni, quindi per il M5S il traffico privato va fortemente limitato, tassando i parcheggi dei centri commerciali, multando in base al reddito i cittadini.
    In luglio AMT aveva un bilancio che viaggiava a meno 35 milioni di euro e la rottura di ogni rapporto sindacale – spiega Dagnino – quindi prima di immaginare politiche diverse bisognava avere un’azienda viva e la nuova giunta l’aveva morta. La prima contraddizione del sistema è che in Italia non si è deciso se il trasporto pubblico è un servizio sociale oppure no, ma viene affidato a società per azioni che seguono la logica del codice civile. E’ su questa base che AMT rischiava liquidazione e il fallimento.
    Pare un giostra che riporta i presenti sempre allo stesso punto di partenza. Ma allo Zenzero c’è chi chiede di fare scelte impopolari sulla mobilità, per il futuro e la salute dei figli, per i pedoni. La Signora Bionda chiede il perché della dissennata scelta di fare le strisce gialle in via Barrili, la ragazza propone di esporre il biglietto all’autista o di farlo direttamente davanti a lui, c’è chi cita Gallino e chiede che la politica rompa la spirale dei tagli. Ma il tempo non basta. A breve, in agenda, un altro incontro.
    (Giovanna Profumo – Foto dell’autrice)

  • OLI 352: LAVORO – Al circolo Zenzero, se gli operai diventano fantasmi

    A Genova le uniche attività in crescita sono le palestre e gli esercizi che vendono bevande e tramezzini. Le grandi aziende cittadine – il porto da tempo fa storia a sé – sono la sanità (ospedali e ambulatori), Comune, Regione e quel che resta della Provincia. Quando si parla di fabbriche, Ilva, Fincantieri, Latte Oro e simili, la parola d’ordine è “salvare” che vuol dire che stanno annegando. I loro dipendenti, operai e impiegati, non hanno voglia di finire sott’acqua e per questo manifestano in modo più o meno clamoroso ma basta vederli sfilare per capire che non sanno a che santo votarsi. Il “padrone” pubblico o privato, carte alla mano invoca “l’oggettività” della sua crisi che – sostiene – trarrebbe origine da vicende che si svolgono sempre più lontano dal luogo dove sorge la fabbrica. Altri paesi e altri operai che si trovano a migliaia di km, gruppi finanziari con nomi esotici, irriconoscibili. I protagonisti di questa penosa vicenda, in particolare gli operai, non sono degli ingenui. Sanno benissimo che il mondo globale, trasformato in unico grande mercato, produce fatalmente il genere di congiuntura che oggi li travolge. Pensano anche che sarebbe necessario fare qualcosa: che le banche, le aziende e, perché no, i sindacati, i centri di cultura dovrebbero interrogarsi su quello che sta succedendo, fronteggiarlo o almeno cercare di porre le basi per risolvere domani quello che oggi costringe alla difensiva, a pensare a “salvarsi”. Invece di tutto questo non succede niente. E se qualcuno cerca di parlarne, di approfondire, gli occhi si alzano al cielo, come se solo lassù potesse trovarsi la soluzione. In controtendenza va il libro di Luciano Gallino, La lotta di classe dopo la lotta di classe. Intervista a cura di Paola Borgna, Laterza, Roma-Bari, 2012. Gallino, professore universitario, studioso di profilo internazionale e protagonista della sociologia industriale italiana fin dagli anni Cinquanta, a partire dal 2000 ha dedicato almeno una decina di titoli al tema della globalizzazione e ai suoi effetti sull’organizzazione del lavoro. Titoli importanti che mostrano come siamo in un grande pasticcio e come sarebbe necessario che la politica – a cominciare dalle rappresentanze dei lavoratori – imparassero a fare il loro mestiere misurandosi con la complessità del problema, tecnico, economico finanziario ma specialmente umano. E’ quello che ha tentato di fare con il suo La lotta di classe dopo la lotta di classe. Nel giro di meno di una quindicina d’anni il mondo ha visto un concentramento di ricchezza d’un livello mai conosciuto in precedenza; un fatto che ha polverizzato processi culturali, organizzativi, sistemi di valore fino a ieri giudicati imprescindibili. Interrogarsi sul “che fare”, scrive Gallino, è necessario, irrinviabile. E’ sicuramente un buon motivo per andare Giovedì 18 ottobre alle ore 20.30 allo Zenzero Circolo ARCI, via Torti 35, Genova dove a introdurre la riflessione sul libro sarà Nando Fasce docente di Storia contemporanea della nostra Università.
     (Martina Buch – immagine da Internet)