Morattiscuola. Il rito mortificante delle graduatorie

In difesa dell’informazione torna conto riferire della solita confusione, intrisa di disperazione, storicamente collegata al periodo delle nomine scolastiche a Genova. Il pieno dell’imprecisione per i precari si è raggiunto anche in questa sfasciata occasione. Come da sempre, ci ricordiamo. E sempre di più con la morattiflessibilità, crediamo, capiterà.


2004 ma in via Assarotti è un gran svolazzare di fogli di carta e di tabulati, contesi da una massa inferocita e abbruttita dallo scazzo – perché siamo comunque d’estate – e dall’ossessione di trascrivere i cognomi di quelli davanti e di quelli di dietro nel punteggio. Che non si sa mai che mi passino davanti!
Lo spazio è bello arieggiato e razionale: tra la porta d’ingresso e quella che immette agli uffici, in questi giorni di “lavoro intenso” rigorosamente chiusa; il grosso tavolone con quel che resta degli elenchi, qualche sedia o rebigo da dividersi con la portineria. No monitor, no display, solo fogli legati assieme, non cartellinati, non separati che so per materia, per database (troppo difficile, forse!?), per raggruppamenti di classi di concorso e per ordine di scuola o alfabetico. Come ai bei tempi di Croce e di Gentile (forse c’erano meno nomi!), però con il computer!
Fuori nell’atrio, tra le macchine, quasi un percorso a ostacoli, le disponibilità delle cattedre. Anche qui appesa al muro solo una copia da guardarsi in 4 o 5 (tre copie no! solo una perchè così è più straziante, più sofferto, devono aver pensato tra uffici e uscieri). Il grosso della truppa sbanda a gruppuscoli tra lo sbigottimento e l’acredine insicura se fermarsi o tornare (magari nel pomeriggio), comunque quasi nessuno pare lamentarsi del servizio messo a disposizione dalla dir.scol.reg. della Liguria per l’ennesima volta, della totale mancanza di un’informazione dignitosa e non incerta sui contenuti e furbesca nella tempistica (la geremiade era cominciata a fine giugno per protrarsi di rimando in rimando cotidie), nessuno sembra pretendere uno straccio di efficienza.
Nessuno si sente preso in giro o umiliato da quest’uso borbonico e canuto dell’informazione. O peggio nessuno pensa che, come in politica, il metodo equivale al contenuto: sei precario è il minimo che ti può capitare. O peggio: ossa da dividersi come bocconi per i cani (oggi tre immissioni in ruolo, l’anno prossimo vedremo… azzuffatevi tra di voi). Ecco la sostanza che purtroppo pare sfuggire alla gran parte dei convenuti in quel luogo demoniaco e kafkiano che è il Provveditorato agli Studi di Genova, anche se non si chiama più così.
Perché? Perché tutti, indistintamente, sono troppo attenti alle sfumature del contesto, al corso abilitante o siss da fare per salire in graduatoria, al punteggio che non è stato conteggiato -mi spetta di diritto!-, al ricorso, alla scuola vicina a casa, all’orario spezzato su due classi, alla drittata suggerita o all’inganno che sicuramente il ministero ha messo in piedi e che bisognerà evitare.
Nessuno sembra aver fiducia in niente e in alcuno. Il miglior viatico per un nuovo anno di scuola.
Auguri!
(Elio Rosati)