Ateneo – Fa scandalo il tutor che dice la verità

Non sono un sovversivo. E nemmeno un “falsone”, almeno non più di quanto le convenzioni per essere socialmente accettabili consentano e impongano di essere. Non intendo impossessarmi degli schemi mentali di alcuno e, almeno per i prossimi due o tre anni, non ho in programma di diventare il guru di una qualsiasi setta. Al momento cerco di convogliare le mie esuberanti energie in qualcosa di più costruttivo. Quanto ho scritto finora sotto lo pseudonimo di Pupil è solo il mio personalissimo e quindi arbitrario punto di vista. Non credevo che qualcuno potesse aversela a male, men che mai un docente della Facoltà. Per cosa poi?


Per aver detto che i lavori di bassa manovalanza non li fanno i professori ma generosamente li cedono ai tutor? O perché ho elogiato un sontuoso posteriore che i docenti non hanno avuto occasione di ammirare? Ma come potrebbero dal momento che, non partecipando direttamente alla elaborazione dei piani di studio, entrano a contatto con gli studenti solo in sede di esame o in orario di ricevimento? Volutamente non faccio riferimento alle lezioni. Non venitemi a contare che la lezione è occasione di scambio tra docenti e discenti: la storia della fatina del dentino al confronto è realistica e credibile.
Insomma, scrivo ma mi sento avvilito. Anzi no, incazzato. Non mi aspettavo certo una medaglia al merito per quello che ho scritto ma ho coltivato – ingenuamente – l’illusione che non fosse poi così difficile distinguere ciò che è scritto con tono leggero, forse un po’ ironico, da un atto di accusa. Neppure penso che i miei colleghi o ex colleghi tutor abbiano pensato che volessi, con quello che ho scritto, sminuire o ridicolizzare i loro sforzi. Ve lo garantisco: la nostra è spesso una vera fatica. Tutti noi, loro ed io, lavoriamo per il meglio ma non per questo siamo tenuti a condividere e a plaudire alle scelte della facoltà.
A volte ho il dubbio che i nostri docenti davvero amino far credere che l’università sia come cercano di dipingerla nelle loro stucchevoli brochure, quelle propinate al salone dell’immatricolazione. Foto di soleggiati giardini di melangolo (in effetti a Balbi 4 ce n’è uno ma c’è anche un’alta cancellata di ferro sempre chiusa che ne preclude l’accesso agli studenti) e di plasticose facce di giovanotti pelati dal sorriso ebete con sotto il solito slogan demenziale tipo “sviluppa le tue facoltà”…
(The Pupil)