Alta voracità – Il ministro-giudice svela: il prezzo non è giusto

“Alta voracità”, una inchiesta di Riccardo Bocca, documentava come la saga dell’alta velocità era diventata una voragine per le casse dello Stato (l’Espresso, dicembre 2006). Costi eccezionali rispetto a quelli del resto dell’Europa (anche considerando la complessa conformazione orografica dell’Italia), ma anche rispetto a quelli previsti inizialmente (quintuplicati!). Uno sperpero di cui ha dovuto tener conto l’ultima finanziaria per sanare il buco generato. Sottratta al bilancio dello Stato dalla finanza creativa del governo Berlusconi, la voragine di circa tredici miliardi di euro si è finalmente palesata. A provocarla è stato un sistema perverso per cui tutte le opere sono state assegnate con trattative private a consorzi controllati dalle solite poche imprese. Nemmeno l’ombra di gara pubblica.


Ora sono state revocate le concessioni rilasciate per la realizzazione di alcune tratte di alta velocità ferme alla fase di progettazione (Milano-Verona; Verona-Padova; Terzo Valico) e si è deciso di tornare alle gare pubbliche europee. Benché sia una indispensabile ridefinizione del Terzo valico, che comunque non era ancora partito, e un enorme risparmio per lo Stato, il provvedimento ha provocato scomposte reazioni nei soggetti interessati e nella stampa locale.
Apocalittica la reazione di Lanfranco Vaccari che accusa il governo di non avere nessuna strategia rispetto alle grandi opere: “La revoca delle concessioni … rappresenta un colpo forse decisivo a quelle infrastrutture ferroviarie indispensabili per recuperare competitività, senza le quali il declino del Paese esce dal novero degli incubi eventuali per entrare in quello delle certezze inesorabili” (Secolo XIX, 27 gennaio 2007)
Insidiosa quella di Massimo Minella che presenta, in esclusiva, un “piano ancora coperto dal massimo riserbo” per far ripartire un progetto che non è mai partito. Una serie di articoli (Lavoro-Repubblica, 24 gennaio, 27 gennaio, 5 febbraio) annunciano il miracolo: si chiama Co.Fer.Ge.Mi., un consorzio privato delle stesse imprese a cui è stata appena revocata la concessione. Secondo quanto riportato, i privati vogliono pagare l’alta velocità, lo Stato non ci metterà un euro. Purtroppo, come spesso accade, il miracolo non esiste. Il 6 febbraio sul Secolo XIX il ministro per le infrastrutture Di Pietro dichiara: “Un falso storico. Dicono: anticipiamo noi i soldi, poi lo Stato ci restituisce 370 milioni di euro all’anno per 40 anni. Ma questo a casa mia si chiama prestito, peraltro a tassi superiori rispetto al mercato. In questo modo si incide solo sul debito pubblico, ovvero si buttano via miliardi di euro. E poi chi l’ha detto che quella è la cifra giusta? ”
Già, qual è la cifra giusta? Secondo Di Pietro, oggi non si può attribuire un valore e una redditività al Terzo valico. “Per questo motivo ho chiesto alla Bei (Banca europea per gli investimenti) di farci avere uno studio dettagliato sull’opera”.
“Uno studio del genere lo abbiamo già commissionato noi, anni fa – a distanza risponde l’ingegnere Mauro Moretti, amministratore delegato di Ferrovie – e i risultati furono deludenti. Per quanto ci riguarda, il Terzo valico ha una redditività bassissima”. Un’affermazione che Moretti ripete da tempo e che viene criticata dai sostenitori del Terzo valico. Con quali argomenti? Su che basi? Non si sa.
(Oscar Itzcovich)