Farmaci – Risparmiare sulla salute non sempre è giusto

“La salute al giusto prezzo”: s’intitola così un colorato dépliant distribuito dall’Assessorato alla Salute della Regione Liguria. Ed ecco il testo. “Per curare alcuni disturbi è possibile trovare in commercio farmaci ugualmente efficaci e sicuri con nomi e prezzi diversi. Gli attuali studi scientifici hanno evidenziato che i farmaci appartenenti alla categoria terapeutica degli Inibitori di Pompa Protonica, utilizzati per i disturbi correlati alla secrezione acida gastrica, il trattamento dell’ulcera peptica e della malattia da reflusso gastroesofageo, sono sostanzialmente sovrapponibili in termini di efficacia e tollerabilità. Dal 1° febbraio 2007 per questa classe di farmaci sarà a carico del Servizio sanitario regionale il prodotto CON IL PREZZO PIU’ BASSO. I cittadini che vorranno comunque un medicinale diverso, lo potranno avere pagando la differenza di prezzo.”


La delibera 1666/2006 prevede infatti che a carico della sanità pubblica sarà solo il prezzo del generico (il lausoprazolo) mentre a carico del cittadino la differenza del costo del farmaco prescritto dal medico di famiglia (da 5 a 13 euro per 14 compresse). Ma la stessa delibera prevede che un analogo provvedimento riguardi, oltre gli Inibitori di Pompa protonica (IPP, categoria di farmaci che costituisce attualmente la prima voce di spesa), anche i farmaci ipocolesterolemizzanti, antidepressivi, antagonisti dei recettori alfa adrenergici.
Si tratta di un provvedimento discutibile: se l’azione degli IPP è pressappoco equivalente, la stessa cosa non vale per le altre categorie di farmaci citati. Oggi il medico di medicina generale sa bene come il diritto alla salute vada coniugato con il controllo della spesa sanitaria. In questa direzione già si muove senza essere obbligato alla scelta di un particolare principio attivo. Non è un caso che l’AIFA (l’organismo nazionale deputato al controllo della congruità prescrittiva) abbia stigmatizzato la decisione regionale.
A maggiore chiarimento è forse utile ricordare come i “generici”, farmaci fuori brevetto prodotti da diverse case farmaceutiche, non sono sempre la stessa roba come si vuol far credere. Basti ricordare che oggi è tollerata per farmaci considerati identici una differenza in meno di principio attivi del 20% a compressa! Inoltre, ad eccezione del lausoprazolo, la sostituibilità in farmacia del “generico” farà sì che le varie ditte produttrici, per scalzare il prodotto concorrente, faranno offerte al ribasso e le farmacie opereranno di conseguenza in barba alle effettive caratteristiche del prodotto.
Si dice che lo scopo, nobile, è l’ottimizzazione delle risorse. Ma i dubbi restano. E in ogni caso l’ottimizzazione è il risultato di un procedere che affronta contemporaneamente aspetti sui quali invece si tace. Ad esempio: quanto spende la Regione per il convenzionamento esterno della diagnostica (mammografie, ecografie, tac, risonanza magnetica, ecc.) reso inevitabile dalle catastrofiche liste di attesa? E quanto per la fisioterapia, oramai solo trascritta dal medico di famiglia e gestita direttamente dagli istituti privati? E perché, come già si fa con l’eparina, la Regione non acquista direttamente i farmaci tramite le sue farmacie? E poi che tristezza! Qualcuno ricorda lo slogan “la salute non ha prezzo”?
(Irene Primi, medico di famiglia)