Grandes commis/1 – L’IRI, la Resistenza e Gamberale

“Gli stati generali della portualità ligure” (Palazzo San Giorgio, 16 marzo): un titolo eccessivo, ma un’occasione per un confronto tra istituzioni e operatori sui temi che da tempo affliggono la portualità: logistica e infrastrutture, rapporto tra pubblico e privato, tra porto e città. La giornata ha registrato significative assenze (il mondo del lavoro per dirne una) e due rilevanti presenze: Mario Moretti, amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato (FF.SS.), e Vito Gamberale, presidente del fondo italiano per le infrastrutture (F2i), intervistati da Luigi Leone, capo redattore del Secolo XIX, in veste di moderatore.


Vito Gamberale ha immediatamente chiarito che il fondo, che ha come soci la Cassa Depositi e Prestiti, ossia lo Stato, e alcuni istituti di credito e fondazioni, non fa beneficenza. Lo scopo è quello di fare investimenti infrastrutturali di lungo periodo, naturalmente redditizi. E tra questi non può essere annoverato il Terzo Valico. In quanto alle diffuse preoccupazioni che il fondo F2i non fosse che una forma surrettizia per reintrodurre l’IRI nella gestione dell’economia pubblica, Gamberale ha ricordato l’importanza strategica che l’IRI ha avuto nello sviluppo economico italiano del dopoguerra. Per Gamberale, ignorare il ruolo delle partecipazioni statali in quel periodo significherebbe rifiutarsi di capire una pagina fondamentale della storia dell’Italia: infrastrutture, comunicazioni, siderurgia, cantieristica, impiantistica. Una pagina chiusa, ma che non per questo deve essere ignorata o adulterata : “L’IRI è stato per lo sviluppo economico dell’Italia nel dopoguer ra, quello che la Resistenza è stato per la Liberazione”.
(Oscar Itzcovich)