Carige – Il partito dei soldi e l’antipolitica

Sole 24 Ore, 8 luglio 2007 “Sportelli Intesa, 12 pretendenti”. Sono 198 gli sportelli che Intesa-San Paolo deve – lo impone l’Antitrust – cedere. In pista, per acquistare, varie cordate e tra queste una composta da Popolare di Bari, Credito Valtellinese, Veneto Banca e Carige. E’ questa la “novità” che la Carige annuncia da tempo. Per mesi la sua dirigenza ha detto di essere sotto attacco. Anche il cambio della guardia alla Fondazione è stato fatto intendere come una operazione difensiva. Avvalorata dai partiti che hanno eletto all’unanimità il nuovo presidente, e i vari consigli di amministrazione e di indirizzo. E che hanno approvato il fatto che la Fondazione invece di restituire alla società – come per Statuto – le rendite delle sue cospicue immobilizzazioni le abbia ulteriormente investite in titoli della Carige di cui è il principale azionista.


A gennaio del 2006 la Fondazione dichiarava di detenere il 43% del capitale della Banca Carige. La legge Ciampi (1998) e la “legge sul risparmio” limitano al 30% la partecipazione bancaria della Fondazione? Ma chi se ne frega. Da allora la partecipazione della Fondazione al capitale Carige è ancora cresciuta. E’ perché siamo “sotto attacco”, hanno detto all’unisono durante mesi di interviste il presidente della Fondazione e quello della banca; noi vogliamo essere cacciatori e non lepri. Così facendo invece ci mettiamo al sicuro e non finiremo come altri nel grande risiko bancario europeo, ridotti a vassalli dei colossi italiani, Unicredit e Intesa, o stranieri. Così salviamo le nostre “palanche”ed anche l’identità cittadina.
“Sotto attacco”, “Carige in pericolo” e simili. Per mesi la stampa locale ha avvalorato queste affermazioni. L’accordo bipartisan per il governo della Fondazione ne è stato la conseguenza naturale. Così come il tacito assenso al reinvestimento in titoli della Carige di capitali che avrebbero dovuto riversarsi nel sociale. Eppure qualche dubbio avrebbe potuto sorgere. Basterebbe leggere l’intervista al presidente di Carige, Berneschi, comparsa su Repubblica 5 luglio 2007. Genova – è pressappoco il ragionamento di Berneschi – ha perso, negli ultimi 20 anni, 250 mila abitanti e insieme se ne sono andati i loro risparmi. “La Carige ha lottato disperatamente per riempire quel buco nei suoi conti…Ho perso il 10% dei risparmi ma espandendomi all’esterno della Liguria, inventando altro, ho recuperato, incrementato…”.
Berneschi non ha detto quale sia stata la funzione della Fondazione nella sua azione di “recupero”. Ha detto però che per lui ” è un grande conforto” che “il presidente della fondazione abbia le idee così chiare”. Anche se, ha mostrato comprensione per chi di fronte ai tagli alle erogazioni abbia arricciato il naso. Ma, ha concluso, non è solo la Fondazione Carige l’unica a far così…
Una battuta facile da aspettarsi dal presidente di Carige. Ma dagli altri: il presidente della Fondazione, i consiglieri di amministrazione, quelli del consiglio di indirizzo, i partiti che li hanno indicati? Niente, neppure una parola. I tempi della contestazione e delle dimissioni di don Balletto sono lontani…
(Manlio Calegari)