Immigrati/2 – E un prete avverte basta prepotenze

Purtroppo nessun politico di rilievo era presente alla manifestazione dei senegalesi davanti al tribunale; né in seguito ha sentito il bisogno di commentare il fatto. Forse anche per questo è apparso ancora più importante il commento di don Piero Tubino, ex direttore della Caritas. Quella senegalese, ha detto don Tubino, è una comunità (col permesso, a Genova, sono circa 1.000) che non ha mai dato segnali di questo genere. Eppure oggi si ribella con una protesta pacifica e legittima a quella che ritiene una prepotenza della polizia.


E’ il sintomo di uno stato d’animo che negli anni a venire si estenderà sempre di più. E’ passato il tempo che i popoli del Terzo Mondo subivano senza ribellarsi. Riceviamo continui ammonimenti a non comportarci come nel passato, a non continuare con le nostre prepotenze ma sembra che siamo incapaci di imparare la lezione. Siamo di fronte a una migrazione epocale…e di fronte a questo sconvolgimento cosa siamo capaci di fare? Di tamponare qua e là; di vivere giorno per giorno…
Esempi del “tamponare qua e là” di cui ha detto don Tubino potrebbero essere considerati:
1) la scelta dei DS di far tagliare il nastro della “Festa dell’Unità nazionale”, il 25 agosto, giorno successivo alla manifestazione, ad una bambina di nome Awa, senegalese.
2) il fatto che Skender Ndoj, albanese di 41 anni immigrato irregolare sopravvissuto al crollo del Museo del mare dove morì il connazionale Albert Kolgjegja non verrà rimpatriato solo perché Repubblica ha lanciato (27 agosto 04) un appello a suo favore.