Cambiare è possibile?/2 – Il sermone laico di una cattolica

Con la Bindi all’Unità il clima è austero. Nessun siparietto musicale per una platea esigente per età, estrazione, genere e fede. Pubblico meno festoso, ma solidale e vicino ad una scelta già data per sconfitta. A differenza di Veltroni, la candidata è intervistata da Manzitti direttore di Repubblica-il Lavoro. La Bindi si augura che davanti a lei ci siano coloro che avevano abbandonato la politica e che adesso vogliono ritornare. Per questo parlare di regole “è un fatto essenziale” perché i tre milioni di lettori di “La casta” e i trecentomila firmatari dell’appello di Grillo, non vanno sottovalutati. Devono essere messi in condizione di cambiare senza essere utilizzati per legittimare l’esistente.


“Il 2 agosto ho fatto la proposta di abbassare da 5 a 1 euro la quota di partecipazione alle primarie. Oggi Veltroni ha detto sì!”.
“Vision” tetra la sua: l’Italia è stanca, divisa. Ha accumulato in dieci anni molti ritardi. Per queste ragioni è scesa in campo, “un solo candidato non era una scelta: era una ratifica”. Il problema è aver applicato alle primarie una legge elettorale che non va, con liste senza preferenza. La Bindi dice basta ai partiti del Signor Berlusconi, Casini, Fini, Rutelli perché un leader deve esprimere la cultura di coloro che lo hanno eletto. Non se stesso.
“Son donna di partito. Volete che sia io che mi metto a mandare a casa i miei colleghi? Noi non bastiamo più…”.
Esamina le parole sicurezza, lavoro, immigrazione, globalizzazione, ambiente, per dar loro un senso e solo dopo una soluzione. Il valore della laicità è un punto fermo: ne parla da cattolica e a Genova, sentendola parlare, non può non venire in mente Don Balletto. Troppo importante il suo dio per essere imprigionato in un partito. Invece il suo PD dovrà saper accogliere l’islamico chiedendogli di fare un passo verso la laicità, insieme a tutti gli altri. Come lei. Gli sguardi sono attenti e vigili. C’è un certo spessore nell’aria. Lei è tranquilla e precisa nelle risposte. La platea che la ascolta sembra guardarsi dentro.
(Giulia Parodi)