Politica- spettacolo – Mattatore quel Grillo e anche un po’ razzista

Facile è ormai parlar male di Garibaldi, arriva a dargli del “cretino” la raffinata elaborazione del pensiero leghista; un po’ meno facile è criticare Beppe Grillo, in questo momento di grandi consensi politici per il comico nostro concittadino. Ebbene, senza nulla togliere alla sua capacità di dare corpo e voce alla rabbiosa delusione di una gran massa di italiani che si sentono irrisi dal potere, non solo partitico (da ricordare le sue precedenti e altrettanto coraggiose invettive contro oligarchie bancarie, telefoniche, televisive, ecc.), è difficile non provare una reazione di rifiuto, di indignazione, di fronte alla sua ultima sortita contro Prodi, paragonato a un malato di Alzheimer.


Forse non è più tempo per questioni di stile, di linguaggio, buon gusto, sensibilità, mentre dalle piazze (ma anche dai salotti) sale il tuono del vaffa…; qui però c’è di mezzo una violenza verbale mirata contro una persona, un’ingiuria che è espressione di profonda e incivile arroganza, in altre parole di razzismo. Pretesto per l’odiosa battuta -si difende il comico- sarebbe una presunta amnesia di Prodi. Solo che il precedente uso dell’epiteto “valium” contro la stessa persona, toglie ogni dubbio sul senso ultimo della sua aggressione: lui uomo di spettacolo, padrone ormai anche della scena politica, grazie a un eloquio travolgente, una verve pimpante, giudica quasi con compatimento dall’alto un premier che certo non brilla per doti oratorie o risposte fulminanti. Gli dà del malato di Alzheimer (demenza senile), forse pensando che in un eventuale testa a testa tv, tra loro due non ci sarebbe partita. Ma Grillo, come la parte meno attenta della società, confonde le regole dello spettacolo con quelle della politica.
Non è scritto da nessuna parte che un buon presidente del Consiglio dev’essere per forza scattante e di bell’aspetto, sguardo vivace e sorriso sempre smagliante (ce n’era già uno che cercava simpatia con le barzellette e le corna nelle foto di gruppo). Chi l’ha detto che non sia più affidabile come capo del governo un tipo calmo e prudente, magari con le gote cascanti, ma competente, serio, di poche e oneste parole? Qui non siamo sempre sul set di beautifull o sulla piazza del vaffa.
Quanto a lui, a Grillo, se è vero che le parole colpiscono come pietre, dopo il lancio di quel termine razzista, è rimasto un segno sgradevole sull’espressione grifagna della sua maschera di mattatore senza macchia e senza paura.
(Camillo Arcuri)