Guardando quelle ragazze nude sulla strada

Caro Augias, abito a Roma in piazza dei Navigatori e dalle 21 in poi io e le mie figlie dobbiamo assistere alla mercificazione di ragazze e donne, praticamente nude, che si vendono sotto casa nostra. Sono stata femminista e mi creda la mia coscienza è fortemente scossa da questa progressione che trasforma il corpo femminile in una merce. Fenomeno vasto che comincia con certa pubblicità e infatti prostituzione e immagine pubblicitaria della donna sono state non a caso tra le tematiche affrontate dal movimento femminista negli anni Settanta. Oggi il fenomeno è più grave, tanti segni mi fanno capire che la maggior parte di quelle donne sono in pratica delle schiave guidate da sfruttatori.
Il vecchio ‘magnaccia’ diventa quasi una figura affettuosa, al paragone. La nostra cultura non ha saputo confrontarsi con il bisogno maschile di prendere il sesso senza affrontare il resto. Lo considero una sconfitta culturale delle donne e della sinistra tutta. Non mi piace un addetto stampa del mio governo che va per la strada a cercare chissà che. Non mi piace un deputato che non si accorge che le donne devono drogarsi per poter stare con lui a pagamento. Credo che tutto questo dovrebbe essere oggetto di profonda riflessione, nei luoghi della sinistra prima che in Parlamento. Bisognerebbe fare qualcosa per quelle ragazze, non solo parlarne.
(Carla Modesti, lettera a Repubblica, 30 settembre 2007)