Lettere – Il dono di Epifani

11 ottobre. Dal Corriere della Sera,: “Guglielmo Epifani insieme a Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti…ha fatto un dono alla democrazia italiana. Ha insegnato, a una coalizione rissosa e inconcludente, che le controversie si possono risolvere con il voto” (corsivo non firmato). Invece Massimo Giannini firma il suo commento (Repubblica): “Per la democrazia è una vittoria benefica, e non solo simbolica”.
Non si può dire che Epifani non sia stato consapevole del gran dono che stava facendo alla democrazia. Per aver esternato questa consapevolezza si era preso delle critiche, sia dai suoi colleghi Bonanni e Angeletti, sia da commentatori ed esponenti politici. Il 1 ottobre aveva dichiarato a Repubblica: “Nelle mani dei lavoratori e dei pensionati c’è una grande responsabilità: con il loro sì al referendum si approverà il protocollo sul welfare e eviterà anche che salti il banco”. Il quotidiano aveva tradotto questa affermazione in un titolo a tutta pagina che diceva: “Soltanto il sì al referendum può salvare questo governo”. Le critiche erano scese a pioggia sul malcapitato, a riprova che la peggiore mancanza, nell’odierno spazio pubblico, è dire la verità. Il sì ha vinto largamente, non ci possono essere dubbi. Di fronte all’ampiezza del risultato, le denunce di brogli, anche se fossero dimostrati, cambierebbero poco le cose. D’altronde tutti i protagonisti si erano già detti sicuri di questo esito, il che sarebbe singolare, se non conoscessimo com’era stata impostata la consultazione.


Per l’Iraq ci hanno spiegato che democrazia non significa solo andare a votare. Significa anche una cornice di stato di diritto che permetta un vero pluralismo, un’informazione libera e un voto realmente libero. Un voto è realmente libero quando l’elettore ha una possibilità di scelta. Nessuna di queste condizioni è stata osservata in questo caso. Il 95% dei media era schierato per il sì. Gli organizzatori della consultazione erano tutti a favore del sì. Gli scrutatori dei seggi, che erano della RSU (cioè della triplice sindacale), erano tutti per il sì. Ma soprattutto non c’erano alternative. Quando andiamo a votare scegliamo tra due alternative di governo, non tra una proposta e il nulla. In questo caso la scelta era tra una proposta e il nulla. O vince il sì o salta il banco. O il sì o il diluvio. O mangiare la minestra, o saltare dalla finestra.
Questa è stato il dono di Epifani alla democrazia italiana. Milioni di lavoratori hanno dovuto sottostare all’ennesimo, umiliante rito di sottomissione all’oligarchia dominante, votando con il fucile alla schiena. Rendiamo onore a tutti loro, qualunque voto abbiano espresso. Doppio onore a chi, come nei sistemi totalitari, ha avuto il coraggio di depositare nell’urna il proprio inutile, dileggiato no.
(Pino Cosentino)