Minori marocchini/1 – Come mandare a scuola i venditori di fiori

Il convegno “Un futuro shakerato – studenti stranieri nelle scuole italiane” organizzato per il 30 e 31 ottobre dall’Ufficio scolastico regionale della Liguria, ha presentato, nella sua seconda giornata, il libro “Un futuro credibile” redatto a cura di Claudia Nosenghi e Danila Berretti e pubblicato dal Ministero della Pubblica Istruzione: un’esperienza di contrasto al lavoro minorile che ebbe luogo a Genova tra il 2002 e il 2005 raccontata attraverso una serie di testimonianze e riflessioni ed accompagnata da una indagine che ne riporta con accuratezza i passaggi e gli esiti, pur con alcune omissioni.


Si trattò di una sperimentazione complessa gestita dal Centro risorse alunni stranieri (creato dallo stesso ufficio scolastico) in collaborazione con l’associazionismo (Forum antirazzista di Genova, Circolo Olympic Maghreb della Uisp, Associazione dei mediatori culturali) e con i soggetti che ne garantirono il finanziamento (Fondazione Spinola, con un contributo iniziale della Cgil).
L’obiettivo era quello di favorire la frequenza scolastica dei minori nordafricani che tra la fine degli anni ’90 e i primi del 2000 a scuola non ci andavano per vendere fiori nelle strade. Lo strumento usato fu quello di borse di studio concesse alle famiglie, a condizione che i ragazzi frequentassero la scuola.
Le contraddizioni, i punti di successo e i limiti di questa esperienza, le condizioni che la resero possibile, e quelle che ne stabilirono il termine, delineano uno spaccato della vita della nostra città e delle sue trasformazioni: il passaggio di generazioni nella immigrazione nordafricana, i conflitti e i cambiamenti individuali e collettivi che ne sono seguiti; lo sgomento di scuole come la Baliano di vico Vegetti investite dall’aumento repentino di ragazzi stranieri che non dicevano una parola d’italiano e la conseguente fuga degli italiani; la rete di relazioni tra soggetti istituzionali e sociali capace di mettere in moto molte energie e il suo successivo indebolimento.
Nel libro si legge che il punto più innovativo fu l’avere discusso su cosa volesse dire veramente diritto allo studio e intercultura, al di fuori delle astrazioni teoriche, l’avere messo a diretto contatto gli insegnanti, gli educatori, i politici, con i pastori e i contadini del Marocco, padri e zii dei ragazzi, per trovare dei punti di mediazione tra aspettative apparentemente inconciliabili.
Purtroppo alla platea di ragazzi e insegnanti raccolta nell’aula magna del Cassini è stata offerta di questa esperienza una presentazione molto anodina, incapace di sollecitare interrogativi, e di rendere chi ascoltava partecipe delle rivelazioni, dei pensieri e delle inquietudini che l’hanno accompagnata.
Meglio leggere il libro, disponibile presso il C.R.A.S. Salita della fava Greca, 8 – Genova e tra breve scaricabile dal sito http://www.scuolenuoveculture.org/.
(Paola Pierantoni)