Metodi da SS per gli immigrati

Metro, 6 dicembre 2007
Fin da piccola mi hanno insegnato che gli ignoranti vanno ignorati. A volte è meglio il silenzio di mille parole di fronte a frasi offensive. Ma stavolta è stato più forte di me, stavolta qualcuno ha oltrepassato il limite. Siamo in un Paese democratico e ogni cittadino ha il diritto di esprimere le proprie opinioni liberamente, ma rispettando i diritti altrui. Mi rivolgo al consigliere comunale di Treviso Giorgio Bettio – che durante una seduta del Consiglio comunale avrebbe detto che contro gli immigrati occorre usare gli stessi metodi che le SS adoperavano nei lager, punirne dieci per ogni torto fatto a un nostro cittadino e al ministro Ferrero che si è detto indignato. Mi rivolgo a quest’ultimo per dirgli che la sua indignazione ora come ora serve a ben poco: è arrivato il momento di intervenire.


Il mio è un appello a tutti i politici e a tutti gli esseri umani. L’appello di una figlia di immigrati, che ogni giorno per un motivo o per l’altro si trovano ad essere il capro espiatorio su cui far ricadere i problemi sociali. Mi chiedo come si possa eleggere consigliere comunale un personaggio che si richiama agli ideali nazisti.
Sono cittadina italiana, ma in queste situazioni mi vergogno di esserlo, mi vergogno di appartenere ad un Paese dove si chiede di trattare gli esseri umani come bestie. Caro signor Giorgio Bettio, vorrei aiutarla a riflettere. Non so nulla della sua vita personale, ma se avesse studiato un minimo di storia, diritto o economia, non sarebbe arrivato a fare quelle affermazioni. Primo, l’economia ci insegna che gli immigrati sono una risorsa per un paese. Secondo, le leggi non sono emanate dagli immigrati. Terzo, studiare la storia insegna a non dimenticarsi del passato: sono stati scritti fiumi di libri sulle tragedie storiche e sulle varie immigrazioni, a partire da quella veneta. Sembrano semplici parole quelle del consigliere di Treviso, ma se nessuno reagisce e si permetterà ad altri di pronunciarsi in tal modo, la storia potrebbe ripetersi. Impariamo a non giudicare senza conoscere e a non avere paura di ciò che non è uguale a noi. Il diverso può diventare una risorsa e una ricchezza per il nostro bagaglio culturale.
(Rashea El Nakoury)