Rapporto Inail – Fatalismo duro a morire sulla piaga-infortuni

Il 5 dicembre tradizionale appuntamento per il rapporto annuale dell’Inail.
Vengono esibite le analisi e i grafici. E, come sempre, viene proposta la fotografia globale: i dati dell’occupazione, il numero degli infortuni denunciati, di quelli riconosciuti, il tasso infortunistico, quello grezzo e quello normalizzato, il numero degli infortuni mortali. In Liguria e nelle province.
Anno dopo anno queste fotografie si accumulano e non permettono di capire: difficile trovarci un bandolo. Si, il tasso di infortunio diminuisce, ma quanti dovremmo aggiungerne se potessimo contare tutti quelli non denunciati?
Gli infortuni mortali, in compenso non diminuiscono affatto, e quanti dovremmo aggiungerne, se contassimo i morti per malattia professionale?


Il mondo del lavoro è sempre più imprendibile, indefinibile e nessuno lo sta indagando a fondo. Ogni tanto si apre uno squarcio sui cambiamenti: in occasione della manifestazione dei migranti un lavoratore dei cantieri di Sestri aveva detto: ormai lì di immigrati che lavorano nelle ditte di appalto saremo 500, 600. E quali saranno gli indici infortunistici alla cantieri navali italiani? I grafici, gli istogrammi, le torte statistiche non dicono più nulla, anzi comunicano un sentimento misto di noia e intolleranza. Qualcosa, invece, lo dicono gli interventi al microfono.
Righi, Direzione regionale del ministero del lavoro, se la cava in cinque minuti portando i saluti “a un convegno di un argomento di tale e tanta importanza che la questione degli infortuni è stata più volte richiamata dal Capo dello Stato”.
Bartolini, presidente dell’Ordine dei medici, spende forse tre minuti per dire che il problema “è complicato e delicato perché accanto a situazioni di correttezza ci sono anche situazioni di simulazione, ma con la collaborazione di tutti possiamo fare un bel lavoro”.
Il cappellano del lavoro evoca il Natale e l’assistenza a chi soffre. Corradi, direttore di Confindustria si prende più tempo: deve lamentarsi del decreto Bersani, dei vincoli alle imprese, dell’inasprimento delle norme sanzionatorie, del carico fiscale, inoltre deve attaccare il governo “travolto dalle sue divisioni”, e reclamare più fondi alle imprese “virtuose”. Alla fine, ricordandosi l’ordine del giorno, dice che bisogna fare formazione per la sicurezza ai ragazzi nelle scuole e “intensificare i rapporti tra sindacato e imprese”
La realtà torna in sala con gli interventi di Montaldo e di Anna Giacobbe della Cgil, che introducono l’argomento del mercato del lavoro illegale, e raffreddano gli animi ricordando che gli infortuni diminuiscono anche perché nel frattempo è cambiata la strutture economica e produttiva. Concludono proponendo di pianificare interventi selettivi, per poter poi misurare i risultati.
Ma queste parole, pure apprezzabili e sensate, non sembrano avere dietro una forza che le sostenga e cadono in un contesto di distrazione e di indifferenza.
(Paola Pierantoni)