Ilva/2 – Con o senza variazioni il Piano è saltato

I protagonisti, governo, enti locali, sindacati e Riva, sottoscrivono nel 2005 l’Accordo di programma. Allegato il Piano industriale che prevedeva entro il 2010 la conversione dello stabilimento “dal caldo al freddo” e il mantenimento dell’organico (2700 unità). Da parte dagli enti locali un contributo sostanzioso per sostenere con la Cassa integrazione straordinaria (Cigs) l’avviamento a “lavori socialmente utili” di 650 persone per un periodo massimo di 36 messi (“esubero temporaneo”).
Dopo meno di tre anni si scopre che il Piano, redatto in mesi di discussioni, non è così chiaro come si era detto. Ad esempio le 2700 unità comprendevano o no il turn over? Sorge il sospetto: non è che Riva ci sta imbrogliando?


Da qui l’incontro di Roma presso il Ministero dello Sviluppo economico del 28 marzo scorso richiesta da istituzioni e da sindacati nella riunione del comitato di vigilanza dell’accordo tenutasi il 15 febbraio in Prefettura (Repubblica del giorno dopo). Nell’occasione Riva dice “scusate ma mi ero dimenticato di dirvi che c’è qualche cambiamento del Piano: lui lo chiama “variazione”: niente investimenti nel settore della banda stagnata ma aumento della capacità produttiva attuale nel settore dello zincato e l’istituzione di un centro di servizi (Steel District Park). Sulla centrale elettrica, tema qualificante del PI, nessuna indicazione solo che si stanno vagliando nuove ipotesi. Finora, sarebbero state impegnate il 55% delle risorse previste dal Piano (ma quelle effettivamente spese pare che non superino il 25%). Infine per quanto riguarda l’occupazione, la “variazione” di Riva prevede un quarto anno di Cigs (e questa è la novità) e un organico a regime di 2200 un ità (un’altra novità ma si era capita).
Il tutto viene motivato – si fa per dire – in poche pagine, chiamate “Nota informativa sulla variazione del nostro Piano industriale” che potrebbero essere più realisticamente definite una presa in giro. Otto sbrigative paginette dove si parla dell’espansione siderurgica nei paesi asiatici, dell’aumento dei prezzi delle materie prime, del petrolio e del trasporto marittimo, della debolezza del mercato nazionale della banda stagnata e, per contro, del vigore di quello dello zincato. Più qualche serie storica di dati raccattata qua e là (stile “copia e incolla”), da tabelle, grafici o istogrammi tratti da fonti d’origine e qualità diverse di cui peraltro non si offre alcuna spiegazione.
Attorno al tavolo dove Riva appoggia la sua Variazione le facce sono per lo più basite (del genere: e ora chi glielo va a dire a quelli là). Qualcuno lo avverte: se pretende di tirare troppo la corda finirà per perdere qualche pezzo a Cornigliano. In ogni caso del Piano e della Variazione bisognerà tornare a discutere. Riva lo fa, ma a modo suo: lascia a casa sette apprendisti poi, dopo il casino, ne riassume cinque ma dove vuole lui. In più denuncia operai e sindacati per gli scioperi.
E il Piano industriale a cinque anni? Ma quale? Del resto, lui lo aveva già detto: “Il mercato cambia e noi ci adeguiamo. Io i budget li faccio a tre mesi” (Repubblica 25 luglio 2007).
(Oscar Itzcovich)